La
prima pagina del quotidiano di origine indipendente ma ora in
corso di trasferimento in Largo Fochetti, quartiere della Garbatella,
cioè Repubblica (Rep.), l’unico giornale del mondo occidentale
che si premura di definire "di origine ebraica" l’autore
di un articolo comparso sulle sue pagine, ieri due dicembre si
apriva con "Trasporti, il grande caos".
La recensione, però, inizia da pagina 9, dal reportage
di Guido Rampoldi (Ramp!). All’inizio del suo articolo non c’è
scritto in maiuscolo la città da dove ha inviato il pezzo,
come si fa comunemente. Non c’è scritto, insomma "dal
nostro inviato" a Damasco o a Saigon oppure a Forlimpopoli.
Ramp! escogita una formula nuova, che va valorizzata: "DI
RITORNO DA BAGDAD". Geniale, anche se le informazioni in
possesso di Red. Corr. dicono che Ramp! abbia lasciato Bagdad
già sabato mattina alle sei in punto, tanto che il suo
articolo di domenica, sulla "strage degli spagnoli"
non avrebbe dovuto datarsi "BAGDAD" ma "SPAPARANZATO
ALL’INTERCONTINENTAL DI AMMAN", visto che ha scritto del
massacro dal grand hotel della capitale giordana.
Michele Serra, umoralista e autore di origine comunista, ieri
ha scritto la sua rubrica eccezionalmente datata "APPENA
SDRAIATOSI SULL’AMACA". Il teorico della superiorità
antropologica della razza di sinistra si stupisce che in Italia
ci siano ancora fascisti, con tutte le brutture che quell’ideologia
comporta. Che ci siano ancora comunisti, invece, gli pare normale.
L’editoriale di prima pagina è di Curzio Maltese, "APPENA
FINITO DI SCRIVERE UN PROGRAMMA RAI CHE NON ANDRA’ IN ONDA".
Il tema, guarda un po’, è quello del conflitto di interessi
del Cav. e della legge Gasparri. Kurz. avverte che "forse
Ciampi non la firmerà" e in generale riesce a darsi
torto anche quando potrebbe avere ragione. Scrive, per esempio,
che "a colpi di Cirami e rogatorie, falsi in bilancio, i
processi sono arrivati alla prescrizione". Non è
vero. La Cirami prevede che i tempi di prescrizione siano sospesi
nel periodo in cui la Cassazione decide sul ricorso dell’imputato.
Come, poi, le aziende e la famiglia del Cav. abbiano potuto guadagnare
"miliardi" dal "Lodo Schifani" è un
mistero che solo un autore di satira come Maltese potrà
svelare. Ancora più fantastica, l’affermazione secondo
cui Mediaset e Piersilvio abbiano guadagnato dalla "abolizione
della tassa di successione". Forse che il Cav. sia morto
e non ce ne siamo accorti? Forse che anche il divieto alla fecondazione
assistita sia una manovra di Piersilvio per non avere fratelli
eterologi con cui doversi spartire il patrimonio del Caro de
cuius? Maltese, senza mai citarlo, critica anche Massimo D’Alema,
colpevole di aver barattato "una vitale riforma del sistema
radiotelevisivo con una vaga e poi neppure mantenuta promessa
di riforme istituzionali. Nasce da fallimenti come questi l’impossibilità
di essere normale della politica italiana, il clima isterico
sempre oscillante fra guerra civile e accordi segreti. Fra culture
autoritarie non è possibile il dialogo, soltanto il compromesso
cinico, l’inciucio alle spalle dei cittadini". Autoritario
il Cav., autoritario Max.
Rep. ha dato molto spazio all’accordo "virtuale" di
Ginevra tra un paio di esponenti della minoranza della sinistra
israeliana ed ex dirigenti di Arafat. Il titolo sulla "rabbia
di Rutelli e D’Alema" che accusano il Cav. per aver "tagliato
fuori dal negoziato" l’Italia è eccezionale. Ma di
quale negoziato stanno parlando? L’incipit dell’articolo di Pietro
Veronese, autore di origine omonima, "APPENA SCESO ALL’HILTON
DI GINEVRA", lo è ancora di più: "Questa
è la città delle mille bandiere. Già sede
della Società delle Nazioni, l’antenato dell’Onu, e oggi
di importanti agenzie delle Nazioni Unite, secolare luogo di
mediazione e negoziato diplomatico, Ginevra è internazionale
e pacifica per vocazione. Ma tra i tanti colori che sventolano
intorno all’iniziativa di pace tra israeliani e palestinesi,
vistosa è l’assenza di quelli italiani". Qualcuno
segnali a Veronese che un po’ più vistosa risultava l’assenza
dei governanti israeliani e palestinesi. (continua)
3 Dicembre 2003