Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 30 dicembre 2003

La
prima pagina del quotidiano di Largo Fochetti, cioè La
Repubblica (Rep.), ieri 29 dicembre si apriva con "I giudici:
Tanzi resta in carcere". Rep. è tornata giustizialista
come ai tempi in cui il caporedattore era Antonio Polito ("Ecco
i verbali che lo inchiodano", è il sommario di prima
pagina) e continua ad analizzare il caso Parmalat come se si
trattasse di un imprevisto, di un semplice caso di truffa e di
falso. Insomma non ravvisa responsabilità per chi avrebbe
dovuto controllare. Anzi. Massimo Giannini, il republicones addetto
alle questioni delicate, mercoledì scorso ha intervistato
con affetto, e per due pagine, il governatore di Bankitalia.
Sullo stesso argomento non era male l’impaginazione della prima
pagina di domenica. Il titolo di centro pagina era "Tanzi
in carcere a Milano". Il commento, di fianco, aveva questo
titolo: "Tramonta il mito dell’imprenditore". La fotografia
che illustrava i due titoli era, ovviamente, su un imprenditore
il cui mito è tramontato. Tanzi? No, Berlusconi.
Sempre domenica c’era un editoriale di Eugenio Scalfari su Rete
4 (secondo Scalfari il decreto del governo recepisce in pieno
le richieste di Ciampi) che inizia come un qualsiasi articolo
di Enzo Biagi: "Il Natale è passato, il Capodanno
è vicino e i nostri cuori si sono colmati di affetti e
di memorie presenti e lontane nello spazio e nel tempo".
L’editoriale, poi, finisce con una poesia natalizia di Rainer
Maria Rilke dedicata "a tutti i nostri lettori e a tutte
le persone consapevoli e piene d’amore per gli altri". C’è
molta tenerezza. Perfino Michele Serra, criticando gli uomini
di Osama che fanno di tutto l’Occidente un fascio, arriva a scrivere
che Osama, mettendo tra i suoi obiettivi il Cupolone e Las Vegas,
come se fossero la stessa cosa, "rischia di farcelo sembrare
difendibile, l’Occidente". Rischia.
Domenica c’era anche un bell’articolo di Andrea Manzella (anticipato
sabato sul Foglio) sui doveri del Guardasigilli in tema di Grazia.
Ieri l’inviato a Londra Stefano Citati ha scritto che "il
servizio di controspionaggio britannico" ha "organizzato
e pilotato dal 1997 la campagna di informazione sulle armi proibite
di Saddam". Qualche giorno fa, Guido Rampoldi aveva scritto
che i servizi segreti britannici si erano opposti con tutte le
forze all’intervento in Iraq.
Tahar Ben Jelloun commenta da par suo il sentimento della piazza
araba che sarebbe colpita "dalla distruzione delle case
palestinesi, dalle incursioni dell’esercito di Sharon nei campi
di rifugiati, dalla brutalità delle rappresaglie israeliane.
La sorte di Saddam non li appassiona. In compenso, il modo in
cui Gheddafi ha voltato gabbana per avvicinarsi ad americani
e inglesi li fa ridere". (continua)

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