La
prima pagina del quotidiano di origine indipendente ma ora in
corso di trasferimento in Largo Fochetti, quartiere della Garbatella,
cioè Repubblica (Rep.), l’unico giornale del mondo occidentale
che si premura di definire "di origine ebraica" l’autore
di un articolo comparso sulle sue pagine, ieri tre dicembre si
apriva con "Tv, la legge di Berlusconi". Ieri il giornale-azienda
del Carl. si è naturalmente scatenato contro la legge
Gasparri. E’ sceso in campo, il primus dip. inter pares, Ezio
Mauro, autore di origine della provincia granda, con un editoriale
durissimo: il Cav. ha attaccato e messo in crisi "lo stato
di diritto e la separazione dei poteri" e "adesso l’informazione
e il pluralismo". La Gasparri, secondo Mauro, "viola
la Costituzione, aggira le sentenze della Corte e dell’Antitrust,
irride il messaggio del presidente della Repubblica sul pluralismo
informativo, toglie ogni tetto allo strapotere economico e informativo
di Mediaset, dirotta nuove risorse sulle televisioni indebolendo
gravemente la carta stampata. Ma c’è molto di più",
al punto che "la qualità della nostra democrazia
da ieri è pericolosamente impoverita". Stesso tono,
quindi un doppione, per l’editoriale di Giovanni Valentini: "E’
un attacco alla libertà d’informazione", una "legge-vergogna"
e "bisogna dire senza mezzi termini che questo è
un attacco alla vita democratica del nostro Paese".
Di fronte al regime c’è da organizzarsi, ecco dunque a
pagina 2 la strategia, elaborata dal partito-azienda del Carl.,
cioè l’associazione cugina Libertà e Giustizia.
Ecco la sua proposta hard: "Accendi il desiderio spegni
la televisione". (Attenzione, non è una battuta è
una cosa vera).
Altro tema. Massimo Giannini, autore di origine quirinalizia,
ha intervistato Massimo D’Alema per una pagina intera. L’ex leader
della sinistra è intervenuto a tutto campo e sulla vicenda
irachena ha detto che a meno di "garanzie dal governo"
il centrosinistra voterà no al rinnovo della missione
italiana. D’Alema per la prima volta esplicita il contenuto della
fantomatica svolta che se lui fosse al governo imporrebbe agli
americani: che lascino all’Onu l’amministrazione dell’Iraq (l’ex
leader e i republicones fanno finta di credere che con Annan
al posto di Bush, Bin Laden e Saddam diventino statuette del
presepe) e che si definiscano "i tempi di una transizione
più rapida possibile per il passaggio dei poteri alle
autorità irachene". Giannini, per il resto autore
delle domande giuste, non gli fa però notare che la risoluzione
1551 obbliga già il Consiglio governativo (entro il 15
dicembre) a definire i tempi della transizione. Ma forse non
lo sanno, forse leggono solo Rep. (continua)
4 Dicembre 2003