La
prima pagina del quotidiano di origine indipendente ma ora in
corso di trasferimento in Largo Fochetti, quartiere della Garbatella,
cioè Repubblica (Rep.), l’unico giornale del mondo occidentale
che si premura di definire "di origine ebraica" l’autore
di un articolo comparso sulle sue pagine il 21 novembre, ieri
tre dicembre si apriva con "Proteste sulla Gasparri, attesa
per Ciampi". L’editoriale è di Michele Serra, autore
di origine comunista. Inizia con un elogio della tv partitocratica
che "si rivolgeva agli ex contadini per alfabetizzarli e
affrancarli dal dialetto, ai nuovi ceti medi urbani per acculturarli.
Divulgava Manzoni e Cronin, Omero e Dostoevskij, Collodi e Simenon.
I comici come Walter Chiari e Fo erano affabulatori torrenziali,
i modi e i tempi erano quelli del teatro". In effetti non
c’è più la tv di una volta, e nemmeno le mezze
stagioni, ma il liceo classico resta sempre il liceo classico.
"E, come diceva Gaber, arrivava al sabato sera televisivo
solo chi aveva già superato da anni l’esame del pubblico".
Oggi, in effetti, un autore come Serra al sabato televisivo c’è
arrivato presto, con Gianni Morandi. "Quella televisione,
per dirla in breve, esprimeva una classe dirigente", oggi
non più. Ovvio che Serra (Che tempo fa), Maltese e Travaglio
(Raiot) rappresentino le eccezioni. La pretesa superiorità
antropologica di Serra si può toccare con mano in questa
frase: "Nella volgarità formale e sostanziale dell’estetica
berlusconiana, in quell’ingordigia vanesia e incauta, da quattrino
facile, da successo disinvolto, un pezzo di Italia ha individuato
da subito, per istinto, per carattere, un nuovo conformismo,
acritico e aggressivo, antipolitico e anticulturale". Anche
mercoledì Serra era intervenuto sul tema accusando "la
legge Gasparri" di essere "filotelevisiva e dunque
(inevitabilmente) filoberlusconiana". Cioè, per essere
una buona legge, la legge Gasparri avrebbe dovuto essere antitelevisiva
oppure filoaspirapolvere. L’umoralista, infine, è stato
smentito da Marco Taradash, il quale ha precisato di non aver
mai "caldeggiato il modello Bagaglino in alternativa a Sabina
Guzzanti". L’umoralista non si è scusato per l’errore.
L’altro titolo di prima pagina è sulla fecondazione artificiale:
"Battuti i laici – Battaglia al Senato, i cattolici dell’Ulivo
votano con il Polo". Titolo corretto e non marchiato dal
pregiudizio politico. Così come molto belle sono le pagine
di Alberto Flores D’Arcais, autore di origine nobile, su un paese
del Kansas dove "chi non ha un’arma viene multato"
e quella sul convegno di Gabriele Nissim sui "Giusti del
Gulag", scritto da Susanna Nirenstein, autrice di origine
ebraica. (continua)
5 Dicembre 2003