Milano. L’Afghanistan de-talebanizzato s’è dato una Costituzione, ma anche l’Iraq liberato solo otto mesi fa procede con fatica verso la piena sovranità. Ieri è cominciato ufficialmente il conto alla rovescia verso il trasferimento dei poteri a un governo iracheno indipendente. Si discute e si dibatte ancora sulla procedura e alcuni nodi sono irrisolti, ma ora ci sono scadenze perentorie da rispettare e un approdo finale, il 30 giugno 2004, passato il quale l’Amministrazione provvisoria americana di Paul Bremer si scioglierà. Sei mesi di tempo, dunque, per il pieno passaggio di poteri. Domenica americani e iracheni hanno preso una decisione importante: la regione curda, che fin dal 1991 gode di autonomia amministrativa in seguito all’intervento alleato e alla "no-fly zone" armata che impediva a Saddam di attaccare, resterà semiautonoma. Non è una divisione su base etnica del territorio. La parte curda dell’Iraq, oggi suddivisa in tre governatorati, farà parte del nuovo e futuro Iraq federale. Secondo i progetti fin qui redatti dai cinque membri curdi del Consiglio governativo iracheno, le regioni curde godranno di ampie competenze su sicurezza, leggi fiscali e ricavi sui giacimenti petroliferi. Al governo centrale di Baghdad andrebbero i poteri di battere moneta e quelli di difesa.
L’idea iniziale era diversa, ma vista l’accelerazione dei tempi di trasferimento di sovranità, l’Amministrazione americana, d’accordo con il Consiglio governativo, ha deciso di mantenere lo status quo nella parte settentrionale del paese piuttosto che cambiare un sistema di autogoverno che peraltro funziona abbastanza bene.
Entro il 28 febbraio, il Consiglio governativo e l’Amministrazione Bremer dovranno approvare la Costituzione provvisoria, chiamata Transitional Administration Law, che conterrà una carta dei diritti fondamentali, la codificazione della libertà di parola, di associazione politica e religiosa e con esse anche l’uguaglianza dei diritti di tutti gli iracheni senza distinzione di razza, genere ed etnia; le garanzie di un giusto processo e dell’indipendenza del potere giudiziario; la separazione dei poteri e una forma di governo federale. Entro i prossimi due mesi si dovranno stabilire i termini per eleggere un’Assemblea costituente che scriva la Costituzione definitiva. Se ne sta occupando un sottocomitato, presieduto da Adnan Pachachi, che confronta vari modelli costituzionali. "Abbiamo a disposizione meno tempo di quello che hanno avuto i padri fondatori degli Stati Uniti", ha detto al Washington Post un politico iracheno.
Entro il 31 maggio l’Assemblea nazionale
Contemporaneamente gli iracheni lavorano per nominare, entro il 31 maggio 2004, un’Assemblea nazionale provvisoria che poi eleggerà il nuovo governo che alla fine del mese successivo erediterà i poteri di Bremer. L’iter è già iniziato. In ciascuna delle 18 province irachene, altrettanti gruppi di 15 persone (cinque nominati dal Consiglio governativo, cinque dai consigli provinciali, e uno ciascuno dalle cinque più grandi città) stanno scegliendo i membri per comitati ristretti (caucus) che, entro il 31 maggio, sceglieranno localmente i deputati per l’Assemblea nazionale. A questo meccanismo rappresentativo si combinerà qualche forma di elezione diretta per andare incontro alle richieste dell’ayatollah Ali Sistani, il principale leader religioso sciita che insiste per una scelta democratica del primo governo post occupazione. Non si sa ancora quale sarà il numero dei parlamentari né se l’organo legislativo sarà mono o bicamerale (nella seconda ipotesi qualcuno vorrebbe trasformare l’attuale Consiglio governativo nella seconda Camera, ma gli americani sono contrari).
Gli iracheni hanno avanti a sé anche altre scadenze. Entro la fine di marzo dovranno stabilire le regole delle future relazioni giuridiche con le truppe americane che resteranno anche dopo il trasferimento dei poteri; nelle prossime settimane partirà il servizio di telefonia mobile e le prime aziende irachene parteciperanno a subcontratti da 18,6 miliardi di dollari per la ricostruzione del paese. Cento giudici hanno appena terminato un corso di due settimane sui crimini di guerra, organizzato dal Defense strategy for internazional studies in preparazione del processo a Saddam. Il 19 gennaio, per la prima volta senza il tutore americano, gli iracheni si rivolgeranno al Consiglio di sicurezza per chiedere il ritorno in Iraq delle Nazioni Unite.