Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 21 gennaio 2004

La
prima pagina del quotidiano di Largo Fochetti, cioè La
Repubblica (Rep.), ieri 20 gennaio si apriva con "Parmalat,
svelati i veri conti". L’editoriale è di Giulio Anselmi:
"Istituti di credito sott’assedio. ‘Ma non siamo una lobby’".
Eugenio Scalfari, che aveva scritto che Bankitalia era tenuta
al rigoroso segreto e che il ministro Giulio Tremonti era un
mascalzone per aver chiesto palesemente alla Banca centrale di
violare la legge, ieri è stato preso in castagna, oltre
che da Red. Corr. che ha citato l’articolo 7 della legge bancaria,
anche da Bruno Tabacci, nella pagina delle lettere.
Giampaolo Cadalanu ha scritto un articolo sulle trattative tra
Onu, americani e iracheni come se la Casa Bianca avesse ammesso
di aver perso la sfida di Baghdad e si volesse consegnare mani
e piedi alle Nazioni Unite. Su tutti i giornali del mondo, compresi
Corriere e Stampa, le cose non erano esattamente così.

Il caso Travaglio-D’Alema-L’Unità, dopo che il giornalista
ha accusato i D’alema boys di essere arrivati al governo "con
le pezze al culo" e di esserne usciti "ricchi",
è diventato ufficialmente anche il caso Rep. Non solo
perché Travaglio ogni tanto vi scrive, ma anche perché
il giornalista girotondino ieri ha chiamato in correo, nella
pagina delle lettere, uno dei grandi collaboratori del giornale
di Largo Fochetti: Guido Rossi, il quale, spiega Travaglio, ha
la primogenitura dell’accusa al governo D’Alema ("l’unica
merchant bank che non parla inglese"). Di più: Guido
Rossi, ricorda Travaglio, è il garante di Libertà
e Giustizia, l’associazione politica padronale del proprietario
di Rep., Carl. De Benedetti.
Enrico Franceschini, sempre attento a ogni foglia che si muove
contro Tony Blair, non si è accorto dell’anticipazione
del Daily Telegraph, secondo cui la Bbc stasera si autoaccusa
sul caso Kelly e scagiona il premier. Ieri Franceschini ha preferito
raccontare di un "manuale per svelare i segreti del sesso
in macchina".
L’altro ieri, e ancora di più domenica, un paio di titoli
recitavano: "Svezia, opera d’arte su una kamikaze l’ambasciatore
israeliano la distrugge". Sul sito di Rep.it c’erano anche
le foto: bene, l’opera d’arte non è stato affatto "distrutta".
L’ambasciatore, giusto o sbagliato che fosse il suo gesto, ha
semplicemente staccato i fili dell’illuminazione. L’opera, hanno
raccontato tutti gli altri giornali, è rimasta intatta.
Per Leonardo Coen no, è andata "distrutta".
Coen ha scritto da Gerusalemme, il fatto è accaduto in
Svezia. Bel colpo, invece, l’intervista di Antonio Monda a Saul
Bellow.
Sabato un titolo a tutta pagina ha fatto dire a Kevin Costner,
tra virgolette, questa frase: "America, un colosso che fa
danni". Nell’intervista la frase non c’è affatto.
Il danno l’ha fatto Rep. (continua)

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