La
prima pagina del quotidiano di Largo Fochetti, cioè La
Repubblica (Rep.), ieri 21 gennaio si apriva con "Parmalat,
il piano di Tremonti". Il ministro Pietro Lunardi, dopo
lo scoop di Rep. della settimana scorsa sui rapporti d’affari
con Calisto Tanzi, ha annunciato querela ai republicones. A pagina
8 c’è un’altra puntata del caso Travaglio-D’Alema, detto
anche "pezze al culo-ricchi". Travaglio l’altro ieri
su Rep. aveva chiamato in correità il collaboratore di
Rep. Guido Rossi. Ma Rossi, in un boxino, smentisce Travaglio,
che è giornalista di Rep. in comproprietà con l’Unità.
Non ci avete capito niente? Be’, provate allora a leggere l’articolo
della sempre informata Liana Milella sul lodo Schifani: "Il
problema dellegislatore non mandare a sentenza in fretta il processo
di Berlusconi, ma assicurarsi che il premier potesse fare il
presidente del Consiglio e del semestre di presidenza Ue senza
comparire in aula a Milano". Certo, un refuso può
capitare (Red. Corr. è spesso pieno di refusi). Certo,
un verbo può saltare (succede anche qui). Ma il senso?
Leggete qui: "Anche su questo la Corte apre uno spiraglio
e la sentenza risente dei compromessi per ampliare la prima,
risicata maggioranza (otto a sette) favorevole alla bocciatura".
Ancora: "Il sistema delle sospensioni ‘non è un chiuso’,
scrive, e non è escluso che il ‘legislatore non possa
stabilirne altre’. Tuttavia, il lodo automatico ‘menoma’ il diritto
dell’imputato alla difesa". Continua l’esplicativa Milella:
"Di un processo conciato così non si vede la fine,
ignorando il principio della ragionevole durata e la giurisprudenza
della Consulta. Per colmo d’ironia, la Corte contesta ai ‘padri’
del lodo un privilegio conferito alle sole cinque cariche, mentre
parlamentari e alti giudici ne sono fuori in barba al principio
dei cittadini uguali di fronte alla legge". "Per colmo
d’ironia" e "in barba". Infine: "Un lodo
pieno di ‘gravi elementi d’intrinseca irragionevolezza’ doveva
essere fermato per sempre". Titoli di coda, fine.
Buona la copertura sulle primarie americane, la cronaca di Alberto
Flores D’Arcais e il commento di Zuccopycat. Enrico Franceschini,
da Londra, ha scritto un’infinità di articoli. Ottima
l’intervista a Martin Amis, più scontata la scoperta che
"Oxford assolve e loda" la lussuria. E c’era bisogno
dell’autorevole Oxford? (continua)
22 Gennaio 2004