Ora,
dunque, è ufficiale. Tony Blair non ha sexed up, non ha
cioè esagerato la minaccia di Saddam manipolando i rapporti
dei servizi segreti. Chi ha sexed up, chi ha imbroglicchiato
a fini politici e ideologici, è stata la Bbc. E, in Italia,
Rep. Il quotidiano di Largo Fochetti, sulla scia delle tormentate
corrispodenze dall’Estremo Oriente di Marco Lupis Macedonio eccetera,
su questo punto, sulle accuse a Tony Blair, ha condotto una campagna
senza precedenti e si è schiantata contro un muro. Anche
se, Lupis docet, farà finta di niente. Ogni editoriale
e ogni commento sui temi internazionali comparso in questi mesi
su Rep. ha contenuto un riferimento alle acclarate bugie di Blair.
Ma non è colpa degli editorialisti se hanno scritto questo,
anche se, magari, qualche giornale inglese avrebbero potuto sfogliarlo.
E’ colpa di Rep. e del suo corrispondente da Londra, Enrico Franceschini,
il quale invece di raccontare quello che succedeva s’è
messo in testa di far cadere Blair.
Franceschini, ovviamente, è liberissimo di credere che
Blair sia un imbroglione e che vada abbattuto, ma in questi mesi
di inchiesta Hutton non ha mai (di nuovo: mai), raccontato come
via via, durante le audizioni della commissione, il castello
di carta creato dal giornalista della Bbc Andrew Gilligan andava
crollando. Rep. ha deciso di non farlo sapere ai suoi lettori.
Di più. Ogni qualvolta la Bbc chiedeva scusa, ammetteva
le sue colpe, si stracciava le vesti, criticava Gilligan, pensava
di licenziarlo, tutta roba che finiva in prima pagina sui giornali
inglesi di destra e di sinistra, pro o anti Blair, Franceschini
s’occupava d’altro oppure imbrogliava le carte.
Questa rubrica, Red. Corr., lo ha fatto notare una cinquantina
di volte, l’ultima il 24 gennaio. Quattro giorni prima il Foglio
aveva anticipato una clamorosa svolta nella vicenda: da lì
a qualche giorno la Bbc avrebbe trasmesso uno speciale del suo
principale programma di informazione politica, Panorama, con
il quale discolpava Blair e accusava il proprio giornalista.
Rep. ovviamente non ne diede notizia, e quando lo fece ribaltò
la frittata ribadendo che Blair aveva mentito. Non solo aveva
mentito, e qui siamo al 23 gennaio, ma sarebbe stato responsabile
della morte di David Kelly ("forse spingendolo a togliersi
la vita"). Il Foglio a partire dal 14 agosto ha seguito
l’inchiesta Hutton e riportato le testimonianze e le prove che
discolpavano Blair. Certo non l’ha fatto per ragioni ideologiche
anche perché, come dice D’Alema, è "il giornale
della destra becera" mica della sinistra chic alla Blair.
Non è neanche un covo di intelligentoni, ma una redazione
dove si leggono i giornali inglesi. Rep., da Londra, o non li
ha letti, cosa improbabile, o ha deciso di infinocchiare il suo
milione di lettori.
La cosa più incredibile è capitata ancora ieri.
In teoria nessuno aveva la notizia del rapporto che Hutton ha
poi letto ieri mattina. Ma solo in teoria. In pratica, tutti,
tutti tranne Rep., si aspettavano la piena e completa assoluzione
di Blair, come poi è effettivamente avvenuto. Di più.
Un giornale, il Sun, l’altro ieri aveva ricevuto una copia del
rapporto Hutton e ha anticipato tutti. I giornali inglesi di
ieri avevano la notizia. Rep., invece, ha confezionato una pagina
con questo titolo (poi precipitosamente modificato in ribattuta,
ma rimasto su Internet): "Caso Kelly, l’ultimo ostacolo
ma Hutton condannerà il governo". Il testo di Franceschini
è ancora peggio. Su Blair termina con questa frase (poi
precipitosamente tagliata in ribattuta, ma rimasta su Internet):
"Sommata alla condanna complessiva del suo governo, potrebbe
però pesare sul giudizio che di lui darà la Storia".
Per il giudizio su Rep. non è necessario scomodare la
Storia, è sufficiente la cronaca con la c minuscola.
29 Gennaio 2004