La
prima pagina del quotidiano di Largo Fochetti, cioè La
Repubblica (Rep.), ieri 8 gennaio si apriva con "Parmalat,
banche nella bufera". Ma l’articolo del giorno è
di Michele Serra, umoralista in servizio permanente effettivo
(tranne pausa per la Befana). A Serra, teorico della superiorità
antropologica della razza di sinistra, i vertici di Rep. hanno
chiesto di commentare la notizia sul vaccino che debellerà
la varicella. Serra invece che esultare e salutare la nuova conquista
intona il classico "qui un tempo era tutta campagna",
la sindrome da via Gluck che infesta la sinistra italiana. L’umoralista,
in fondo, era un ragazzo di Berlinguer, il quale fece campagne
contro l’introduzione della tv a colori e contro le autostrade.
Il teorico della superiorità della razza di sinistra è
preoccupato da quanto si perderanno le nuove generazioni senza
più varicella e morbillo: "Il dolce ricordo delle
lunghe degenze domestiche, tra nuvole di borotalco e montagne
di figurine e giornali a fumetti, ci impedisce di accogliere
la notizia con l’entusiasmo prescritto". Così come,
tra qualche anno, l’umoralista chic certamente accoglierà
con poco entusiasmo la notizia di una nuova cura anti cancro.
Volete mettere "il dolce ricordo delle lunghe degenze, tra
nuvole di morfina e montagne di capelli rinsecchiti dalla chemio"?
Per Serra, il morbillo significa soltanto "un pigro indugiare
tra il letto e il divano" e chi lo vuole debellare è
mosso da "un quid di efficientismo malsano", nonostante
l’articolo di cronaca di Elena Dusi dica che "il morbillo
l’anno scorso è stato responsabile di un’epidemia che
solo in Campania ha colpito 10 mila bambini e ne ha uccisi tre".
Ma in fondo erano napoletani, quasi certamente di destra e i
loro genitori non hanno idea di quanto siano flaneur le giacche
di velluto cachemirizzato.
Fenomenale la disinformazia contenuta nell’articoletto da Palermo
su "Talpe, Ciuro accusa il procuratore Lo Forte". Dal
titolo, ovviamente, non si capisce niente. Rep. non ha mai raccontato
questa incredibile storia di intrecci tra mafia e antimafia,
per l’unico motivo che non conveniva, che smontava le tesi republicones.
Ora che lo fa, però, imbroglicchia e non scrive la notizia,
cioè che il maresciallo Giuseppe Ciuro, in carcere per
mafia, ha vissuto nove anni nella stanza di Antonio Ingroia,
il pm con il quale ha costruito, carta dopo carta, il processo
contro Marcello Dell’Utri (vedi articolo in prima pagina. Che
avete capito? Non su Rep, su quella del Foglio di oggi). (continua)
9 Gennaio 2004