Charleston (Carolina del Sud). John Beautiful Edwards piace a tutti, finanche a Walter Veltroni, ma piace così tanto ed è così convincente tutte le maledette volte che apre bocca da risultare infine fastidioso. La gente va in deliquio, qualsiasi cosa dica. E, tra l’altro, dice sempre la stessa cosa, come un mantra: sono uno di voi, un figlio del Sud, mio padre era operaio (ma non dice che poi è diventato manager), io sono il primo della mia famiglia ad aver fatto l’università, da avvocato ho lottato per i diritti dei senza diritti e ora sono l’unico in grado di battere Bush al Nord, a Ovest, nel Midwest e (passando all’accento della Carolina) anche qui al Sud. La gente va in delirio, anche ieri quando ormai senza più voce ha detto: "Io potrei perdere la voce ma voi non avete perso la vostra". E’ un populista felice, ha scritto di lui David Brooks sul New York Times. Politicamente è un centrista, ha votato per la guerra a Saddam ma cerca di evitare i temi internazionali, così come le domande sulla sua scarsa esperienza legislativa al Senato, dove non ha ancora finito il suo primo mandato. Il terrorismo è una priorità, ma un presidente deve saper camminare e masticare chewing gum contemporaneamente, dice, per cui c’è da riconquistare posti di lavoro e da saldare la frattura tra le due Americhe, quella del 2 per cento dei privilegiati contrapposta a quella di tutti gli altri.
Edwards ci sa fare, con quel ciuffo kennedyano, la retorica semplice e comprensibile, il ditino alzato a indicare prosperosi scenari futuri e la postura da telepredicatore. L’Atlanta Journal ha riportato la frase di una fan dopo un suo comizio in New Hampshire: "Si è diretto verso di me e mi ha abbracciata, sono quasi svenuta. La sua pelle era così soffice. Odorava di fresco. Il suo profumo è rimasto sulla mia giacca. Non l’ho più lavata". La bella presenza del Pierferdi Casini della Carolina è anche il suo limite. Edwards lo sa, così non dimentica mai di far conoscere la sua età, 50 anni, per sottolineare come dietro quel volto che non necessita né di lifting come il Cav. né di iniezioni di Botox come Kerry ci sia una persona matura e affidabile. I militanti nella Carolina del Sud esprimono lo stesso concetto, esponendo cartelli con il suo bel faccione e la scritta: "Non prendetevela se sono bello".
Edwards è il senatore dell’altra Carolina, quella del Nord, ma qui al Sud, a Seneca, ci è nato. Guardando Il Fuggitivo, la serie tv su un innocente costretto a scappare dalla giustizia ingiusta, e imparando a memoria i quattro minuti e mezzo finali di ogni telefilm in cui Perry Mason svelava il vero colpevole, Edwards si convinse che il suo futuro sarebbe stato quello di avvocato delle cause perse. Che, con lui, diventarono vinte. Nessuno come Edwards riusciva a convincere le giurie popolari. Le donne se lo sarebbero portato a casa come un figlio, le giovani avrebbero voluto uscire con lui. Piaceva anche agli uomini, era uno di loro, non un borioso membro della casta forense.
In quindici anni di carriera, iniziata nel 1985 a 31 anni, ha ottenuto per i suoi clienti risarcimenti per oltre 175 milioni di dollari, un quarto dei quali sono finiti nelle sue tasche. Ha appena scritto un libro, "Four Trials", nel quale racconta la morte di suo figlio e quattro degli oltre settanta processi vinti: quasi quattro milioni di dollari per un alcolista diventato disabile a causa di un farmaco, venticinque milioni per una bimba che perse parte dell’intestino e così via.
La sua specialità erano i danni causati dal parto. Il Washington Post racconta quanto sia stato bravo, di come tutti lo temessero; il New York Times crede che abbia fatto più danni che opere di bene, se non per i familiari di chi ha difeso e per se stesso. I casi di Edwards hanno fatto scuola, tutti hanno cominciato a far causa agli ospedali e alle società farmaceutiche. Ora i dottori, per non rischiare, alla prima minima difficoltà fanno il parto cesareo anche se non sarebbe necessario. Non solo: le assicurazioni hanno alzato i premi, gli ospedali i costi e il numero delle malformazioni non è diminuito.
A urne ancora aperte, Edwards era in vantaggio su John Kerry, il bostoniano che snobba il Sud ma che non ne può fare a meno. Edwards è ben piazzato anche in altri Stati, ma è la Carolina che conta. Perdendo qui, a casa sua, la corsa è finita. Vincendo può continuare. C’è chi dice che anche la vittoria sia una sconfitta. Edwards, infatti, non è riuscito a trasformare il test della Carolina in una prova nazionale. La mitologia del sud come paradigma non ha funzionato. Howard Dean ha deciso di non investire denaro e il favorito Kerry non è caduto nella trappola. Edwards, al solito, punta sulla giuria. E, se va male, sulla vicepresidenza.