New York. The Passion of the Christ non è un film religioso, è un film di guerra. Guardate i venti secondi che Mel Gibson ha dedicato, nel finale, alla risurrezione. Nella caverna entra la luce, Gesù si desta con lo sguardo impaurito, in sottofondo c’è un gran battere di tamburi, musica marziale. Gesù sembra risorgere per guidare una guerra. Il giornalista del New Yorker, Peter J. Boyer, e il rabbino Eugene Korn, in una affollatissima sala del Centro di storia ebraica di New York, hanno raccontato a un pubblico che per metà aveva già visto The Passion, le loro impressioni su un film che il rabbino definisce "la rivisitazione del peggiore pensiero teologico cristiano del Medio Evo".
L’estate scorsa il rabbino fu invitato da Mel Gibson, il quale non manca occasione per autodefinirsi cattolico tradizionalista e preconciliare, a una visione privata del film a Houston. Alla fine della proiezione, Korn gli chiese come avesse potuto presentare una lettura dei Vangeli che non teneva conto della tradizione teologica della Chiesa e del Concilio Vaticano. Gibson gli rispose: "C’è molto revisionismo in giro". Aggiunge il rabbino Korn: "Gibson non crede nella Chiesa come istituzione, i cattolici dovranno scegliere se stare con la lettura dei Vangeli fatta da Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II oppure con l’interpretazione deviata di Mel Gibson".
Al dibattito erano presenti anche studiosi e professori universitari cattolici, i quali hanno dimostrato come The Passion violi tutti e nove i criteri sull’interpretazione della morte di Cristo fissati nel documento della Conferenza episcopale americana del 1988 che ora, con preoccupazione, i vescovi statunitensi hanno rimandato in libreria. Secondo Sister Mary Boys, docente di teologia, il film viola anche il Concilio di Trento del 1545-1563 che vieta la libera interpretazione delle Sacre Scritture e stabilisce che l’unica valida è quella ufficiale della Chiesa. Ovviamente Gibson è liberissimo di fare quel che vuole, è un artista, hanno ripetuto i convegnisti. Ma il problema è che lui sostiene di aver fatto un film filologico, storico, con l’esatta interpretazione delle Scritture: "Io non c’entro, sono i Vangeli", ha detto Gibson in televisione. Il quale, sulle responsabilità degli ebrei nella morte di Cristo, in un’intervista alla Abc, ha detto che in fondo "in Israele c’erano ebrei e romani. Non c’erano norvegesi".
Pornografico, antisemita, psicotico
Gli opinionisti, intanto, si sono scatenati. Christopher Hitchens ha scritto sul Daily Mirror che Gibson "ha fatto un film per attrarre la comunità dei gay cristiani sadomasochisti, una nicchia di mercato non ancora sufficientemente esplorata". Il suo consiglio è "non andate a vederlo". Hitchens in questo articolo, e in un altro pubblicato da Vanity Fair, ha svelato come la fonte di Gibson siano "le visioni della Crocifissione vissute da una suora tedesca del XIX secolo, Anne-Catherine Emmerich, la quale credeva che gli ebrei usavano il sangue dei bambini cristiani durante i rituali della Pasqua ebraica". Aggiunge Hitchens: "Nel caso ve lo foste dimenticati, il film è ambientato durante la Pasqua ebraica".
Andrew Sullivan, che è cattolico e gay, giudica il film "pornografico, perché riduce tutto il pensiero, il sentimento e la personalità umana a mera carne. La parte fondamentale del film è un disgustosissimo momento di sadismo che non ha fondamento reale nei Vangeli". Secondo Sullivan, il film non ha "un movente antisemita, piuttosto uno psicotico e sadomasochista". Gibson, continua Sullivan, "non fa niente per attenuare i pericolosi elementi antisemiti della storia e va in qualche modo più avanti, esagerandoli e sottolineandoli".
Leon Wieseltier su New Republic ha scritto che "questa è la più grande storia mai raccontata, ma nella versione di Dario Argento". Gibson "è in modo sconcertante ignorante del suo stesso patrimonio religioso", il suo film "è senza alcun dubbio antisemita, chiunque dica il contrario non sa niente o sceglie di non sapere nulla della storia visiva dell’antisemitismo, nell’arte e nel cinema". E se è vero che in The Passion "sono i romani che torturano Gesù", è altrettanto vero che "sono gli ebrei che complottano per convincerli. I romani sono brutali, ma gli ebrei sono il male".