Washington. Al 1150 della 17a strada della capitale dell’impero c’è un edificio che può far rimanere stecchiti legioni di teorici della cospirazione e di chi pensa che l’11/9 e la guerra al terrore si spieghino col complotto della lobby ebraica. Il palazzo ospita l’American Enterprise Institute, centro studi conservatore, e la rivista Weekly Standard, vetrina delle idee neocon. Qui c’è il Project for a New American Century, il Pnac, covo della lobby filoisraeliana insediata al Pentagono. Così dicono gli amanti dell’analisi geo-pulp.
Bill Kristol, direttore del settimanale, e Gary Schmitt, direttore esecutivo del Pnac, nelle loro stanzette del quinto piano restano ogni volta increduli. "Non siamo molto amati, è vero", dicono al Foglio, ma certo non si aspettavano le due ultime novità. Provengono da Bruxelles e da Broadway. Il Belgio, prima. Un autonominato "Tribunale di Bruxelles", sponsorizzato da ambienti del Social Forum e idealmente vicino al Tribunale Bertrand Russell, ha deciso di processare in nome del popolo non solo vallone o fiammingo, ma mondiale, la "multinazionale della guerra totale", nelle persone di Kristol e Schmitt. Il Pnac in realtà è uno dei più piccoli centri studi d’America, con cinque persone di staff, quattro stanze e sette computer (forse meno di quanto abbia a disposizione Italianieuropei di Amato e D’Alema) e con un bilancio ridicolo se paragonato ai think tank tradizionali. L’accusa del "Tribunale" muove dal documento fondativo del Pnac, secondo cui l’America avrebbe bisogno di aumentare la spesa per la difesa al fine di assumersi le responsabilità che le sono state affidate, di rafforzare i legami con gli alleati democratici, di sfidare i regimi ostili agli interessi e ai valori americani e di promuovere all’estero la causa della libertà. Per i tribunalisti di Bruxelles questo documento di condanna delle dittature sarebbe il male assoluto: "Noi crediamo che il programma del Pnac, messo in pratica dal gabinetto di guerra di Bush, porti direttamente alle violazioni della legge internazionale, a migliaia di non necessarie vittime di guerra e alla destabilizzazione dell’intero pianeta".
I mozzaorecchi globali non citano, chissà perché, nessuno dei documenti bipartisan del Pnac, forse perché sono stati firmati da esponenti democratici e clintoniani, forse perché non lo sanno. Intanto si organizzano per il 15 aprile, giorno d’inizio del processo "popolare". Kristol è stato convocato con lettera ufficiale: "Siamo davvero seri sul concedere una impeccabile difesa". Ovviamente non ci andrà, anche perché uno che deve conquistare il mondo non può sprecare tempo. Kristol, però, fa notare il capo d’imputazione: "Il Project for the New American Century, e in particolare i suoi membri che fanno parte del gabinetto di guerra di Bush, hanno predicato, pianificato e commesso crimini contro la legge internazionale e contro l’umanità". Ma c’è di più, se mai gli imputati "invocassero il diritto alla libertà di parola", nel loro caso non gli potrà essere riconosciuto. Motivo? Nessun motivo, hanno deciso così, le regole sono regole.
La barzelletta sui neocon continua a Broadway, dove il premio Oscar Tim Robbins ha portato sulle scene newyorchesi una nuova produzione teatrale: "Embedded". L’argomento è la guerra in Iraq, protagonista è la cabala ebraica responsabile di vittime innocenti. I personaggi sono "Woff", Paul Wolfowitz, e "Pearly White", Richard Perle, seguaci di un misterioso filosofo "di nome Leo Strauss", il cui pensiero Robbins stravolge fino a trasformarlo nell’esatto contrario. Woff e Pearly si rivolgono più volte a un ritratto di Strauss, il nume, il patron dei cattivi, e lo salutano con un sinistro "hail Leo Strauss", che non è male considerato che Strauss scappò dalla persecuzione nazista. Ma forse, come i tribunalisti, Robbins non sa che cosa stia recitando.
Kristol e Schmitt sanno, invece, che l’élite europea e americana se li immagina come i due burattinai che manovrano i fili alla Casa Bianca. Eppure non si capacitano del fatto che continuino a immaginarseli, quando basterebbe leggere i loro articoli e, magari, scoprire che ogni settimana criticano la condotta di Rumsfeld, la clausura dell’Amministrazione e il modo con cui Bush sta conducendo la campagna elettorale.
13 Marzo 2004