New York. L’idea è nata alla Casa Bianca di Bill Clinton, poi è stata abbandonata, ora è sostenuta da George Soros ma anche da alcuni neoconservatori, ed è appoggiata ufficialmente dal segretario di Stato, Colin Powell. Il diavolo e l’acquasanta, il miliardario anti Bush e la lobby che ha condizionato la politica estera del presidente texano, i falchi e le colombe di ogni tipo. Tutti insieme per un ambizioso progetto di politica internazionale che coinvolge le Nazioni Unite. Sembra impossibile, eppure è vero. L’impresa poteva riuscire solo a Marco Pannella, il quale, insieme con il centro studi Freedom House, è riuscito a convincere persone che ferocemente si odiano a sostenere un progetto politico comune.
La proposta è di estrema semplicità: l’Onu con il suo buon 40 per cento di regimi non democratici è in crisi, rischia la paralisi e di ribaltare gli ideali e lo spirito originari. La soluzione rigeneratrice non può che spettare alle nazioni democratiche, le quali dovrebbero mettersi dietro a un tavolo per promuovere i valori della democrazia e dei diritti umani dentro le Nazioni Unite e quindi nel mondo. A Varsavia nel 2000 e poi a Seul nel 2002 si è costituita la Comunità delle democrazie, un club di paesi democratici che però fin qui non aveva strumenti per farsi valere dentro le istituzioni internazionali. Ora su iniziativa di dieci paesi, di tre osservatori (tra cui l’Italia) e grazie alla attività di lobbying dei radicali e di Freedom House, lo strumento c’è. A Ginevra, il prossimo 15 e 16 marzo, a latere della Commissione Onu sui diritti umani, si costituirà il "Gruppo democratico dentro l’Onu" con l’obiettivo di far assumere posizioni e iniziative comuni ai paesi democratici ogni qual volta l’Assemblea generale e gli altri enti dell’Onu si occuperanno di temi riguardanti la democrazia e i diritti civili e politici. Sullo sfondo c’è la costituzione dell’Organizzazione mondiale della Democrazia (Wdo), sul modello dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), e di altri organi internazionali istituiti ad hoc. Il Gruppo permanente di Stati democratici che si costituirà a Ginevra nasce dalla consapevolezza che ci sia interdipendenza tra pace, sviluppo, diritti umani e democrazia e che sia un dovere dei paesi liberali impegnarsi nella promozione della democrazia. Per farlo, si legge sui documenti costitutivi, c’è bisogno di rafforzare il processo di consultazione e coordinamento dentro l’Onu dei paesi democratici, per incoraggiare e facilitare le azioni in difesa della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
La prima firmataria è Madeleine Albright
A sostegno dell’iniziativa dei paesi fondatori c’è un appello, che sarà reso pubblico a giorni, sottoscritto da personalità politiche e intellettuali di tutto il mondo, rivolto ai ministri degli Esteri di tutti i paesi democratici. L’obiettivo è quello di convincerli a impegnarsi seriamente su questo progetto, di farne uno strumento prioritario di politica estera. La prima firmataria è Madeleine Albright, ex segretario di Stato nell’Amministrazione Clinton, poi ci sono Emma Bonino, George Soros, i neocon Jeane Kirkpatrick, che è l’ex ambasciatrice reaganiana all’Onu, e Michael Ledeen dell’American Enterprise Institute. Poi, ancora, Kenneth Roth, il direttore di Human Rights Watch, e decine tra professori universitari, direttori di centri studi, ex ministri e parlamentari americani, europei e italiani.
Colin Powell, con una lettera ufficiale, ha fatto sapere che gli Stati Uniti "sostengono l’idea di un Gruppo democratico dentro l’Onu". Il segretario di Stato ha aggiunto che questo progetto "promuove valori e obiettivi che sono quelli propri degli Stati Uniti, dei suoi amici democratici e contenuti nell’idea originale delle Nazioni Unite". Qualche giorno fa, il sottosegretario di Powell, Lorne W. Craner, che al Dipartimento di Stato ha la delega sulla democrazia e sui diritti umani, ha confermato l’impegno americano e l’appuntamento di Ginevra. La macchina, insomma, è partita. Marco Pannella è stato a New York per una serie di incontri con i cosponsor dell’iniziativa, Freedom House e l’Open Society di Soros. Il segretario dei radicali, Daniele Capezzone, è stato invece invitato a Washington per spiegare il progetto, martedì prossimo, all’American Enterprise Institute, il centro studi più ascoltato dal presidente Bush.