Caro Christian, mi sono sempre chiesto perché gli americani chiamino le automobili con l’anno di produzione. Una Buick del ’59, una Cadillac del ’66, eccetera. E soprattutto mi sono sempre chiesto: come accidenti fanno a sapere di che anno sono, la Buick e la Cadillac, eccetera? Adesso mi hanno spiegato che di solito le macchine americane non sono note con un nome di modello (e questo mostrerebbe la grande civiltà di quel popolo: niente Tipo, niente Duna, niente Vito e niente Touareg), ma con l’anno di uscita del modello. Anche se io mi ricordo una meravigliosa Ford Torino con i riporti in legno. Ma ancora devo capire: come si distingue una Buick del ’59 da una del ’58? Tu hai imparato, o sai solo distinguere un neocon del ’39 da uno del ’41 (che è altrettanto difficile: i neocon si assomigliano tutti).
Caro Luca, ho imparato un’altra cosa l’altro giorno in Carolina del sud. Sono andato in un posto che sia chiama Charleston, come il ballo, dove tutti hanno strani pick up scassati e capelli lunghi con i riccioli, insomma un ceppo etnico a metà strada tra i ZZ Top e Bo and Luke del telefilm Hazzard, la cui macchina, ti ricordo, si chiamava Generale Lee ed era una Dodge Charger del 1969 (a proposito di telefilm mito: qui è appena uscito un film tratto da Starsky e Hutch). Insomma, in questa landa disperata dove va ancora molto forte la bandiera sudista ho scoperto che i pomodori verdi fritti, come quelli del film, esistono davvero. Li ho ordinati, li ho mangiati e, infine, li ho vomitati alla fermata del treno.
Caro Christian, ripulisciti che ho trovato la ragazza per te. Intanto è israeliana. Poi è cosmopolita. Suo padre è russo e sua madre è di Giava. Adesso abita a Parigi. Sa suonare la chitarra, l’armonica e il clarinetto. Ha fatto un cd bello assai. Si chiama Keren Ann e ha trent’anni. Lo so che penserai che è uno di quei fittoni che vengono a me per le ragazze francesi sui trenta con le vocette angeliche e la chitarra, e le canzoni sonnolente, tipo Carla Bruni. Ma io sono già fidanzato. Anche tu, d’accordo. Lasciamo stare. Tanto non ci si sarebbe filata nemmeno, a noialtri di provincia.
Caro Luca, il punto è che noialtri di provincia siamo convinti che gli altri siano più fighi di noi. Non è vero. L’altro giorno, a New York, sono entrato in un negozio di telefonini per ricaricare la scheda del mio cellulare americano. A un certo punto è entrato un tizio capellone che aveva problemi con la sua batteria (seguimi: con la batteria). Ha confabulato con il commesso, si è girato e mi sono accorto che era Pat Metheny. Ora, vedere il più grande chitarrista del mondo con un problema al telefonino, come l’ultimo dei provinciali, fa già molta impressione ma, secondo te, come mai non ha capito al volo la mia battuta “Ehi, Pat, ho qui il contrabbasso, magari potremmo fare un trio”?
Caro Christian, bravo. Gli hai fatto vedere come siamo spiritosi, noialtri di provincia. E non è vero che siamo sempre così esterofili: io dei critici cinematografici americani mi fido e non mi fido. Per esempio, gli è piaciuto “In America”, che era una fesseria imbarazzante. Quindi, quando ho visto che le critiche di “School of rock” erano tutte uguali, mi sono insospettito. Dicevano tutti più o meno così: “è un filmetto di un’ovvietà suprema, che pare uscito dagli anni Ottanta, dove tutto è prevedibile dall’inizio alla fine e la sceneggiatura uguale a mille altre, eppure mi sono divertito un sacco”. Beh, alla fine è esattamente vero. Mi sono divertito un sacco anch’io, e ho trovato formidabile Joan Cusack (quella di “caffè, tè, mè?”, per capirsi), che fa la preside zitella con un’anima da Stevie Nicks. No, quello che dici tu è John Cusack: suo fratello.
Caro Luca, qui nel Nuovo Mondo mi manca molto il Grande Fratello. Non capisco perché non lo trasmettano anche per gli italiani all’estero, in fondo quest’anno il selezionatore era Mirko Tremaglia, no? Anche a me i critici americani fanno venire qualche dubbio, per esempio hanno detto mirabilie di quella lì, come si chiama, dài… Bridget Jones (la sorella di Indiana, credo), per la parte cafona in Cold Mountain (un polpettone pacifista) e non hanno premiato Nicole Kidman, forse perché pur interpretando una contadina sembra lo stesso uscita da un servizio fotografico di Vogue. Qui la critica, invece, esalta un film del 1965, stesso anno della Corvette: “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo. New York, come sai, è la capitale della cultura europea, così per settimane è stato impossibile riuscire a ottenere un biglietto: sold out per Gillo Pontecorvo. Infine ci sono andato. L’attore principale si chiama Brahim Haggiag, ed è uguale a Enrico Lo Verso. Te lo consiglio: il film è veramente bello, nonostante non abbia capito una parola né di arabo né di francese.