Mentre in Italia si chiacchiera sul coinvolgimento delle Nazioni Unite in Iraq, martedì le Nazioni Unite hanno riunito il Consiglio di sicurezza per ascoltare la relazione dell’inviato di Kofi Annan, Lakhdar Brahimi, appena rientrato a New York da Baghdad e da un giro nelle capitali arabe ed europee. Il diplomatico algerino ha spiegato quale sia la situazione sul campo e ha esposto un piano, concordato con iracheni e coalizione anglo-americana, per il ritorno della sovranità al popolo iracheno. Brahimi ha proposto un calendario di cose da fare per accompagnare il passaggio dei poteri che la risoluzione 1.511 ha fissato per il primo di luglio. L’Onu, ascoltata la coalizione e il consiglio governativo iracheno, sceglierà un nuovo governo ad interim che gestirà la transizione democratica e avrà la piena sovranità amministrativa fino alle elezioni del prossimo gennaio. Il nuovo governo, ha spiegato l’inviato del segretario generale, dovrà essere scelto almeno un mese prima del passaggio dei poteri. In questo mese, quindi tra maggio e la fine di giugno, la nuova autorità dovrà stabilire i rapporti con la forza militare multinazionale già autorizzata dall’Onu. Il coordinamento della sicurezza, infatti, resterà sotto la guida americana, la quale ingloberà anche il nuovo esercito iracheno. Lo ha ribadito anche il prossimo ambasciatore americano in Iraq, John Negroponte, ieri al Senato. Il diplomatico guiderà un’ambasciata composta da mille funzionari americani e da 700 stranieri (la metà, quindi, dei tremila addetti previsti) e ha spiegato che il nuovo governo provvisorio, proprio perché non eletto, avrà autonomia amministrativa ma non legislativa. Brahimi ha confermato, e pare che questa sia anche una richiesta specifica del grande ayatollah al Sistani, il quale fin dall’anno scorso si è detto contrario a un governo non democratico ma con pieni poteri. Il presidente sarà sciita, mentre i due vice saranno uno sunnita e uno curdo. Dopo la formazione del governo, ha detto Brahimi ai membri del Consiglio di sicurezza, sarà nominata anche una conferenza nazionale di riconciliazione composta da 1.500 persone. Bush ha dato l’ok preventivo al piano, gli iracheni consultati dall’Onu sono d’accordo, al Palazzo di Vetro sono cominciate le consultazioni per un’eventuale nuova risoluzione e Brahimi sta per tornare a Baghdad per la messa a punto del progetto. Ieri Zapatero e Schroeder ne hanno discusso a Berlino, nel frattempo in Italia si chiacchiera.
29 Aprile 2004