Piero Fassino, sull’Iraq, è il più preparato e il più serio tra i leader della sinistra italiana. A "Porta a Porta", l’altra sera, il suo tasso di propaganda comiziesca era vicino allo zero. Fassino, a differenza dei suoi colleghi, se è costretto a dire una cosa a cui non crede, tipo abbandonare l’Iraq al suo destino, gliela si legge sul volto. Soffre. Non vorrebbe dirla, ma si capisce che deve farlo. Fassino non è D’Alema, per intenderci. E non sarebbe neanche uno Zapateros. Da Bruno Vespa ha invocato una svolta. Non importa, qui, notare che il 17 ottobre dell’anno scorso aveva già salutato la "svolta multilaterale" della risoluzione Onu numero 1511. Facciamo finta che ce lo siamo dimenticati. Fassino ha ammesso, e gliene va dato atto, che se in Iraq arrivasse l’Onu, il terrorismo non si placherebbe e ha aggiunto che la svolta consiste in una forza multinazionale autorizzata dall’Onu. Eppure la 1511 già "autorizza la Forza multinazionale sotto comando unificato a prendere tutti i provvedimenti necessari per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq" e poi "esorta i Paesi Membri a dare il proprio contributo, in virtù di questo mandato delle Nazioni Unite, anche con l’invio di forze militari, alla Forza multinazionale sopramenzionata". Quella richiesta di Fassino è stata esaudita sei mesi fa.
Fassino lo sa, tanto che allora lo riconobbe, ma ora chiede di più. Vuole una svolta politica. Dice che il Consiglio governativo iracheno è stato scelto dagli americani, e quindi non ha alcuna legittimità. Vero o forse no, ma Fassino dimentica che il Consiglio governativo è, con tutti i difetti, il governo più rappresentativo della storia irachena ed è ufficialmente riconosciuto come "il legittimo rappresentante del popolo iracheno". Da chi? Dalle Nazioni Unite. Questo non vuol dire che non debba essere mandato a casa. E, infatti, il 30 giugno si scioglierà, come previsto dall’accordo del 15 novembre 2003 scaturito dalla Risoluzione 1511.
Fassino invoca, ed è giusto, un nuovo imprimatur dell’Onu. Bene. Due cose, però. Primo: l’Onu dagli iracheni non è vista come un’istituzione non belligerante. Al contrario. L’Onu ha belligerato per 13 anni contro l’Iraq. E’ stato l’Onu, non Bush, a imporre le sanzioni contro l’Iraq, tolte solo dopo la liberazione. E’ stato l’Onu a gestire il programma "oil for food" che è servito ad arricchire Saddam, i suoi aficionados e i vertici delle Nazioni Unite. C’è in corso una tripla inchiesta, una curata dal Congresso, una da Kofi Annan e l’ultima dal Consiglio governativo iracheno. Ce n’è un’altra: quei fascisti che i compagni di Fassino chiamano "resistenti" anche quando uccidono venti bambini per volta, hanno già fatto bombardare il quartier generale dell’Onu, uccidendo l’inviato di Annan, Sergio Vieira de Mello e ventuno funzionari delle Nazioni Unite. Da non dimenticare un fatto: l’Onu affidò la sua sicurezza agli iracheni legati al vecchio regime, i quali si vendettero ai terroristi. La cosa è stato accertata da un’inchiesta Onu, e Kofi Annan ha licenziato il coordinatore Onu per la sicurezza responsabile della sciagurata scelta.
O con l’Onu (e Bush e Blair) o con Zapatero
Ma diamo fiducia al segretario ds, ché se la merita. Fassino non vuole cacciare l’esercito americano. Sa, e lo ha detto in tv, che in Iraq servono soldati e i soldati ce li ha soltanto l’America. Fassino chiede altro. Chiede che sia l’Onu a nominare il nuovo governo transitorio iracheno, l’organo che prenderà il potere il primo luglio e lo deterrà fino alle prime elezioni libere. Ottimo. La posizione di Fassino però è uguale a quella di Bush e Blair concordata da un bel pezzo con l’Onu, tramite Lakhdar Brahimi e gli iracheni. Qual è, dunque, il problema? Che cosa chiede Fassino? Perché bacchetta Bush invece di applaudirlo, visto che il presidente americano ha promosso e trovato un accordo con l’Onu uguale-uguale ai sogni di Fassino? Perché il segretario dei Ds non bacchetta quel membro del Consiglio di sicurezza che prima ancora che il Consiglio si sia riunito ha già detto che l’Onu non è in grado di trovare una soluzione? Quel membro è Zapatero, il quale non s’è ritirato soltanto dall’Iraq, ma anche dall’Onu. La stessa Onu che in tutti i comunicati e in tutti i documenti ufficiali, comprese le tre risoluzioni già adottate, dice che non tornerà in Iraq se i paesi membri, compresi dunque Spagna e Italia, non garantiranno la sicurezza. E la sicurezza si garantisce con i soldati in Iraq, non portandoli a casa. O si sta con Zapatero (e si fa un favore a fascisti, khomeinisti e wahabiti) o si sta con l’Onu (e si fa un favore a Bush e al compagno Blair).