Negli Stati Uniti non passa settimana senza che esca un libro-scandalo su George W. Bush e la sua decisione di far cadere la dittatura di Saddam Hussein. L’ultimo della serie si intitola "Plan of Attack", Piano d’attacco, ovviamente all’Iraq, e ha creato un gran putiferio politico, forse ancora più grande e ancora più pericoloso per l’Amministrazione rispetto alle decine di libri precedenti. I motivi sono due, il nome dell’autore e i sospetti su una delle fonti. L’autore è Bob Woodward, il giornalista del Washington Post che trenta anni fa scoprì lo scandalo del Watergate (nel film "Tutti gli uomini del presidente" Woodward era interpretato da Robert Redford). La fonte o, meglio, una delle fonti è Colin Powell, il segretario di Stato di Bush. Il libro contiene tre passaggi sfavorevoli all’Amministrazione, ma tutti e tre favorevoli a Powell: 1) la decisione di inviare i marines fu presa prima della data ufficialmente dichiarata dalla Casa Bianca; 2) Powell non fu avvertito dei piani d’attacco, se non con un ritardo di un paio di giorni; 3) Powell era contrario all’intervento e definiva "la Gestapo" il gruppo dei falchi di Bush. In realtà non sono grandi novità, tutti sanno che Powell era titubante. Powell ha smentito sia di non essere stato messo al corrente dei piani d’attacco sia di aver dato di nazisti ai colleghi, ma certamente se Bush dovesse vincere le elezioni le chance di tornare al Dipartimento di Stato sarebbero bassissime. Woodward svela anche che Bush non era convinto delle prove sulle armi di sterminio irachene fornite dalla Cia. "E’ tutto qui quello che avete?", avrebbe detto, prima di prendere per buone le rassicurazioni della Cia. Il libro però è piaciuto al presidente, tanto che sul suo sito Internet lo consiglia ai suoi elettori. E lo stesso ha fatto lo suo sfidante John Kerry.
29 Aprile 2004