Camillo di Christian RoccaScrittrice anti islamica dice le stesse cose della sinistra anti Bush

Fate attenzione a queste frasi tra virgolette. Riflettono i "dubbi sull’opportunità di muovere guerra a Saddam Hussein". E’ un giochino, il mio. Chi può credere alla favoletta secondo cui "facciamo questa guerra per liberare l’Iraq" come "dicevano Bush e Blair"? Chi può davvero pensare che "la facciamo per portare la libertà e la democrazia in Iraq come al tempo di Hitler e di Mussolini la portammo in Europa poi in Giappone"? Cari Bush e Blair, "vi sbagliate". Indovinello: chi è l’autore? Piero Fassino? Francesco Rutelli? Gad Lerner? Nanni Moretti? Chi, se non loro, se non i generosi fustigatori degli esportatori angloamericani della democrazia, avrebbe potuto sintetizzare meglio le cause dell’attuale pantano iracheno? Eppure quelle frasi non sono di nessuno dei suddetti neoprog, anche se, certo, le condividono. Andiamo avanti, allora. Chi ha scritto "la libertà e la democrazia non sono due pezzi di cioccolata da regalare a chi non la conosce e non vuole conoscerla, a chi non la mangia e non vuole mangiarla". Chi? Curzio Maltese? Giorgio Bocca? Howard Dean? Massimo D’Alema? Gino Strada? No, nessuno dei cinque, anche se pare farina del loro sacco.
Ci ho preso gusto con questo giochino: secondo voi chi smonta così sapientemente le tesi dei neocon, di molti liberal americani e dei laburisti blairiani? Pensateci. Chi scrive, ancora, che "in Europa l’operazione riuscì perché in Europa i due pezzi di cioccolata erano un cibo che conoscevamo bene, un patrimonio che ci eravamo costruito e avevamo perduto e che volevamo ritrovare"? Forse Barbara Spinelli? No, ma è certamente d’accordo, sottoscriverebbe. E allora chi è l’opinionista che spiega in bello stile che "in Giappone riuscì perché nonostante i ferrei legami con l’autoritarismo, la marcia verso il progresso il Giappone l’aveva già incominciata nella seconda metà del 1800"? Sarà Eugenio Scalfari? Non è nemmeno lui? Strano, eppure scrive queste cose tutte le domeniche. Dài, fate uno sforzo, quale opinionista o politico sostenitore dell’inadeguatezza, rebus sic stantibus, dei popoli mediorientali e islamici alla democrazia, può aver ribadito questi concetti, diciamolo, un po’ razzisti? Chi, per loro e in loro conto, ha scritto con chiarezza quanto loro stessi spiegano da due anni, e cioè che il mondo arabo e musulmano non è ancora pronto, è unfit, per la libertà e la democrazia? Frasi come quelle che seguono, non sono, alla lettera, le loro? Leggetele: "La libertà e la democrazia, cari miei, bisogna volerle" oppure "sono concetti troppo estranei a quelli su cui si basa il totalitarismo teocratico" oppure "troppo estranei al tessuto ideologico dell’Islam". Di più: "Signor Bush, signor Blair, credete davvero che a Baghdad gli iracheni accoglieranno le vostre truppe come sessant’anni fa noi le accogliemmo nelle città europee cioè con baci e abbracci, fiori ed applausi?" Chi è, Giulietto Chiesa? (No, Giulietto Chiesa non avrebbe accolto con baci e abbracci neanche allora). E allora chi, se non un pacifista con o senza se e con o senza ma, negherebbe che "se anche ciò accadesse", cioè se davvero ci fossero gli abbracci e baci, potrebbe essere addirittura peggio? Agnoletto-marcorizzo-diliberto-occhetto-melandri, certo non negherebbero, ma purtroppo la frase non è loro. Chi, oltre a loro, al Manifesto, all’Unità, a Liberazione, al Tg3 e a Repubblica, avverte in modo indefesso che "oltre due terzi degli iracheni sono sciiti che sognano di instaurare una Repubblica Islamica dell’Iraq ossia un regime sul modello del regime iraniano"? Non sono loro, i Garimberti, i Zucconi, i Rampoldi, i Pirani quelli che "invece di scoprire il concetto di libertà", l’Iraq diventerebbe "un secondo Afghanistan anzi un secondo Vietnam", anzi "peggio"? Sono loro, sì. Eppure queste frasi le ha scritte qualcun altro, nonostante siano identiche ad altre mille analisi sulla "Pax americana" e su "quell’ipotetico secondo Vietnam" che si potrebbe "allargare" fino a "far saltare in aria l’intero Medio Oriente", e a coinvolgere "dalla Turchia all’India, con un’inarrestabile reazione a catena".
Chi le ha scritte? Be’, avete capito che queste frasi non sono degli oppositori di sinistra della guerra dell’Iraq, ma avete bene inteso come rappresentino alla perfezione chi crede che la società islamica non sia pronta per la democrazia e per la libertà. Sono, badate bene, le tesi ideologicamente opposte a quelle dei neoconservatori e degli idealisti di sinistra, americani e inglesi. Sono, guardate un po’, frasi di Oriana Fallaci, tratte dal suo nuovo libro "La forza della ragione". Fallaci, al contrario di chi non voleva liberare l’Iraq da sinistra, ha il coraggio di dirle con forza e senza nascondersi dietro relativismi culturali perbenisti e fighetti. Dice le cose con brutalità, pane al pane vino al vino. Sostiene, al contrario di Bush e Blair, che tutto l’Islam sia fondamentalista. Ci avverte, se avesse ragione lei, che siamo nella merda. Non ha ragione lei, così come non avevano ragione quelli che, hanno sostenuto che non ci poteva essere una democrazia italiana, greca, spagnola, sudamericana, asiatica o dell’ex blocco sovietico. Così come non hanno ragione gli attuali oppositori della liberazione dell’Iraq. Gli arabi e le società islamiche sono, come noi, normali. Non sono inferiori, ci vuole tempo, denaro e pazienza. L’asse Fallaci-sinistra italiana, con la comune soluzione razzistocentrica secondo cui i popoli mediorientali non sono ancora capaci di godere le gioie di una società libera, avrebbe preferito che gli iracheni continuassero a essere annichiliti da Saddam, il quale in fondo era pure un bel laico.

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