Camillo di Christian RoccaTutti gli uomini contro il presidente (più un caso ridicolo)

Milano. L’ultimo eroe del fronte anti Bush si chiama Dean, come Howard, quello già archiviato in Iowa. Quest’altro Dean si chiama John, e ha scritto un libro, Worse than Watergate, con il quale sostiene che le bugie di Bush sono peggiori del Watergate. Il penultimo eroe anti Bush è inglese, faceva l’ambasciatore di Sua Maestà a Washington e ha raccontato che Bush spiegò subito a Blair la necessità di far fuori Saddam. Il terz’ultimo uomo contro il presidente è Dick Clarke, ex capo della struttura antiterrorismo nel decennio in cui al Qaida ha pianificato gli attacchi all’America. Clarke ha accusato Bush di aver sottovalutato il pericolo terrorista nei sette mesi e mezzo di presidenza precedenti l’11 settembre. Si può andare ancora indietro, fino a Paul O’Neill, ex ministro del Tesoro, cacciato perché non voleva dare l’ok a quel taglio di tasse che poi ha fatto impennare l’economia e i posti di lavoro. Anche lui ha detto che Bush voleva subito attaccare l’Iraq. Nessuno però sembra ricordare che dopo l’11 settembre è stato invaso l’Afghanistan, non l’Iraq. La guerra contro Saddam è iniziata due anni dopo, nel 2003.
L’ultimo accusatore, John Dean, è il più interessante. La propaganda anti Bush, con tutta la sua formidabile potenza di fuoco, a cominciare dagli editoriali di Paul Krugman sul New York Times, descrive John Dean semplicemente come un ex membro dell’Amministrazione Nixon. Uno di cui c’è da fidarsi, se dice che le bugie e gli imbrogli di Bush&Cheney sono "peggiori del Watergate". Né Krugman né gli epigoni italiani, però, hanno raccontato chi sia veramente John Dean. A causa dello scandalo Watergate, nel quale era implicato fino al collo, Dean fu condannato a quattro mesi di galera. E, peraltro, se la cavò più che bene, visto quello che si è scoperto successivamente. Dean era uno dei consiglieri legali della Casa Bianca, a un certo punto, nel 1972, subito dopo essere stato licenziato, diventò il principale testimone anti Nixon nella Commissione d’inchiesta sul Watergate. Fu lui a svelare che il presidente era al corrente dell’operazione Watergate, cioè dell’irruzione dentro il quartier generale dei Democratici (che si trovava nel palazzo Watergate) per piazzare microfoni e spiare le mosse degli avversari politici. Nel 1991, però, è uscito un libro, Silent Coup, che ha raccontato un’altra verità. Secondo gli autori, l’ideatore dell’irruzione al Watergate fu proprio John Dean. La sua fidanzata Maureen, oggi sua moglie, era grande amica, confidente e compaesana della maîtresse di un giro di prostitute di Washington a disposizione di alcuni deputati democratici. Dean, si legge sul libro, cercò di sfruttare la notizia per accreditarsi nel giro Nixon. Così cercò di ottenere le prove dell’affaire sessuale e mandò qualcuno a rovistare nei cassetti del quartier generale dei Democratici. Dean ha negato con decisione, ma la sua querela alla casa editrice però non è arrivata a giudizio. Un altro personaggio del Watergate, Gordon Liddy, uno che ai tempi si rifiutò di testimoniare e per questo si fece due anni e mezzo di galera, un paio di anni fa ha iniziato una battaglia personale contro Dean, raccontando una versione più piccante dello scandalo Watergate. Secondo Liddy, Dean fece compiere l’irruzione al Watergate per far sparire le foto delle squillo a disposizione dei deputati, una delle quali ritraeva proprio la sua fidanzata. Anche in questo caso, il processo tra i due si è concluso con un nulla di fatto (ma entrambi dicono di aver vinto). Quanto alle accuse di essere un "bugiardo seriale", Dean ha dovuto ammettere che un suo precedente libro, Blind Ambition, era inaccurato perché non ha avuto la possibilità di rileggere il testo prima della pubblicazione. Secondo il magazine di destra Insight, Dean ha detto che sua moglie, la stessa del caso Watergate, non gli aveva consentito di usare la penna per correggere le bozze del libro, perché una volta aveva macchiato di inchiostro le lenzuola del letto.

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