Camillo di Christian RoccaUn modo per portargli da bere

Gentile presidente Silvio Berlusconi, c’è un modo semplice ed efficace per restituire al presidente della Repubblica il potere di grazia che gli spetta secondo Costituzione e per portare da bere all’assetato di legalità, cioè a Marco Pannella che per questo ha deciso di affrontare lo sciopero della sete. La bottiglia con l’acqua è accanto a lei. Il presidente Ciampi ­ come lei, del resto ­ si è mostrato favorevole al provvedimento di clemenza per Adriano Sofri e ha chiesto al Ministro della Giustizia il dossier sul detenuto di Pisa. La dottrina, praticamente unanime, e l’articolo 681 del codice di procedura dicono al Capo dello Stato che potrebbe fare a meno dell’istruttoria ministeriale, che potrebbe agire da solo, senza l’ausilio del Guardasigilli, perché il potere di grazia è suo e solo suo.
Resta il problema della controfirma del ministro "competente", un atto dovuto secondo i maggiori giuristi italiani, addirittura passibile di pena qualora il ministro si rifiutasse di controfirmare. Ma, certo, è comprensibile come il presidente Ciampi, in presenza di un fermo diniego del ministro Roberto Castelli, resti cauto e stia attento a non sollevare un conflitto costituzionale. Sia chiaro: Marco Pannella ha ragione quando dice che Ciampi potrebbe fare da sé e quando ripete che non facendolo è messo in discussione il suo ruolo di garante della Costituzione, ma non c’è dubbio che il conflitto istituzionale sia una cosa seria e delicata. Ecco perché, presidente Berlusconi, la nostra modesta proposta riguarda lei. Solo lei, a questo punto, di fronte alla cocciutaggine di Castelli e alla difficoltà di Ciampi, può portare da bere all’assettato e riconsegnare il potere di grazia al legittimo titolare. Dichiari che controfirmerà, in qualità di presidente del Consiglio, come strumento tecnico, l’eventuale atto di clemenza del Capo dello Stato. Oppure, in alternativa, e in caso di conflitto alla Consulta qualora il Guardasigilli non controfirmasse la grazia, dichiari fin d’ora che schiererà l’Avvocatura dello Stato dalla parte di chi sostiene con i padri costituenti che il potere di grazia è esclusivo del Quirinale.

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