La cosa che Silvio Berlusconi non deve assolutissimamente fare è seguire i consigli dei cosiddetti esperti di geopolitica. Prepari, piuttosto, il suo discorso parlamentare di domani senza neanche sbirciare le cose che gli suggeriscono ambasciatori e giornalisti. Sono sofismi, politichese, feluchese, chiacchiere e distintivi. Faccia di testa sua, come già fa le formazioni del Milan, dica quello che un imprenditore farebbe se fosse a capo dell’azienda Iraq, dica quello che chiedono le forze politiche irachene, comprese quelle più antiamericane, dica quello che ogni persona di buon senso sa e cioè che all’Iraq servono le truppe occidentali, da sole o con la Nato non importa, per garantire a) la sicurezza dei cittadini; b) la transizione a un governo democratico.
Ogni imprenditore, ogni persona di buon senso, perfino ogni allenatore di pallone sa e capisce alla perfezione che in Iraq bisogna restare anche oltre il primo di luglio, quando gli iracheni, con l’egida dell’Onu, si autogoverneranno. Signor presidente imprenditore, spieghi la mission dell’impresa in Iraq: liberare il paese dalla dittatura (ed è stato fatto) e aiutarlo a costruire un futuro libero, democratico e di benessere. Per riuscire nell’impresa la miglior difesa è l’attacco, come diceva il teorico dell’esportazione del bel giuoco, Arrigo Sacchi. In Champions League servono due punte e Gattuso su Zidane, in Iraq servono più truppe, non di meno, e la risolutezza di chi sa che sta combattendo per difendere non solo se stesso ma anche l’Islam dal suo scisma terrorista.
Dica che al momento della nuova risoluzione Onu e del nuovo governo iracheno, se richiesti, manderà altri soldati e altri civili e altri soldi e altri tecnici e altri ingegneri e altri, come cantava Edoardo Bennato, "dotti, medici e sapienti per parlare, giudicare, valutare e provvedere e trovare dei rimedi per la giovane" democrazia "in questione". Rivendichi quanto è stato già ottenuto, non solo la cacciata degli assassini talebani, ma anche la caduta di una dittatura imperialista che condivideva il medesimo progetto politico di Osama bin Laden: conquistare il mondo arabo e musulmano, colpire gli americani, distruggere Israele.
Le difficoltà sono enormi e aumentano. Ed è ovvio, visto che per i fascisti di Osama e di Saddam e di Teheran (la prego, li chiami per nome in Parlamento: fascisti islamici) con il trenta giugno e la democrazia si metterà male. Intensificheranno gli sforzi, i fascisti. Contro gli americani, contro gli iracheni democratici e, certo, contro di noi, alleati più deboli. E’ sconfortante, ma non ceda alla sindrome di Caldarola: raddoppi gli sforzi per sconfiggere l’ultimo totalitarismo del Novecento.
Faccia le corna a Caracciolo
L’esperto Lucio Caracciolo, sull’Espresso delle patacche, aveva già suggerito di esportare in Iraq, testuale, la democrazia "alla beduina". Ieri è andato oltre. Su Repubblica le ha fatto un elenco di tre richieste irrevocabili ("trittico strategico", lo chiama lui) da rivolgere a Bush, pena il ritiro, senza sapere, l’esperto, che le prime due sono state già attuate (copertura Onu per preparare le elezioni entro i primi mesi del 2005; e nomina da parte di Brahimi di un governo iracheno provvisorio entro il 30 giugno) mentre la terza (forza militare Nato) è già una richiesta americana. Caracciolo, di suo, vorrebbe anche gli eserciti della Lega Araba in Iraq. Gli risponda in Parlamento che, altro che democrazia alla beduina, questa è esportazione della dittatura. L’esperto gliene ha suggerita un’altra geniale: di spiegare a George W. che il nuovo governo iracheno dovrebbe essere composto anche da "irriducibili baathisti, radicali sciiti, mafiosi curdi". Gli risponda con le corna, come fece a quel vertice europeo. E dica, piuttosto, che si impegnerà con Bush per far processare e punire i volenterosi torturatori di Abu Ghraib, purché non se ne parli più. E si batta, ora che campionato e coppe sono finite, per anticipare le elezioni irachene, per mostrare come la battaglia sia per la democrazia. Credo che seguirà a pieno il mio consiglio, cioè non mi ascolterà affatto e quindi non dirà niente di tutto ciò.