In Iraq si voterà con la proporzionale, un “disastro” dicono i neocon
Il Foglio, 30 giugno
La pochezza di Paul Krugman
In uno dei suoi consueti travasi di bile, il Michael Moore del commento economico così-spesso-sbagliato-che-ora-è-costretto-a-scrivere-di-politica
spiega che la colpa dei disastri in Iraq sia da attribuire al fatto che la squadra americana fosse composta da gente come Simone Ledeen, figlia di Michael Ledeen. Krugman vuol dire che la ragazza, giovane, preparata, laureata e con un Mba – ma il fustigatore non lo dice – sia stata mandata lì non per le sue capacità ma perché il paparino neocon le aveva trovato un bel posticino. Primo: se un genitore vuole trovare un posto e raccomandare un figlio non lo manda a Baghdad, dove rischia la vita e Simone l’ha rischiata, piuttosto al Ministero delle Poste o a uno di quei party di Manhattan molto chic dove certo Krugman non può mancare. Secondo: So, per cento, che Simone non aveva detto ai suoi genitori che voleva andare a Baghdad. Terzo: se Krugman avesse fatto una telefonata a Simone Ledeen, o anche a suo padre, avrebbe ricevuto le dritte giuste per scrivere un articolo di critica all’operato dell’Amministrazione Bremer.
30 giugno
Caro Luca,
mi interrogo da settimane su uno dei miei sex symbol di
riferimento: Alanis Morissette. La musica del suo ultimo disco è come sempre uguale, e vabbè. I testi, però, sono apparentemente diversi. Apparentemente.
Re: no subject
>GQ, luglio
Let the freedom reign
Il Foglio, 29 giugno
Let the freedom reign/2
29 giugno
Al direttore
Titolo dell’Unità di oggi: “Baghdad, Saddam umiliato in casa. Espugnato il governo della città, della provincia, della regione e del paese. Iracheni e americani, insieme, hanno
cantato Bye bye, baby”.
Il Foglio, 29 giugno
Ops
Financial Times, prima pagina:
“Intelligence backs claim Iraq tried to buy uranium“
28 giugno
John Kerry, il candidato figlio di Bush padre
Ritratto (lunghissimo) della possibile presidenza di un liberal
indeciso, realista ed esportatore di stabilità
Il Foglio, 26 giugno
Al direttore
Per
un imperdonabile errore di battitura, Furio Colombo ha scritto
che è doveroso intonare il canto partigiano Bella Ciao
in caso di vittoria del centrosinistra alle provinciali di Milano.
Il cotonato direttore dell’Unità intendeva dire: Wella
Ciao.
Il Foglio, 25 giugno
Improvvisamente, un giorno
Titolo di oggi del New York Times in prima pagina:
“Gli iracheni contattarono Bin Laden contro i nemici sauditi, lo dice un documento”.
25 giugno
Chissà perché
In Italia nessuno ha dato peso alla notizia del 23 giugno pubblicata sulla prima pagina di tutti i giornali americani. Un memo firmato da Bush il 7 febbraio 2002 diceva esplicitamente ai suoi di rispettare la convenzione di Ginevra nei confronti dei combattenti talebani catturati nella guerra in Afghanistan.
25 giugno
Neocon e neolib
Robert Kagan e Ivo Daalder insieme dicono che ora la colpa della frattura transatlantica è della Francia.
25 giugno
Pagina in aggiornamento
Se non ci fossero, andrebbero inventati.
22 giugno
Ve lo dice Rep.
Guido Rampoldi ieri su Rep. ha firmato un reportage. Eccone un passaggio. Leggetelo con attenzione:
“I Wazir e i loro ospiti stranieri combattono in Afghanistan da vent´anni: prima contro i russi, poi contro i tagichi, ora contro gli americani. Tra questi guerrieri c´è Nek Mohammad, il capo dei Wazir ribelli al Pakistan. Un mese fa, nel corso d´una cerimonia che Islamabad volle interpretare come una resa, Nek Mohammad regalò una scimitarra al generale pachistano Hussain. Le foto che ritraggono la consegna della spada lo mostrano con un sorriso sarcastico, appropriato a quella beffa. Oggi il trentenne Mohammad organizza una guerriglia che pare in grado di compiere attentati anche a Karachi. E´ diventato il nuovo eroe della gioventù Wazir e il fondamentalismo tifa apertamente per lui. I precedenti gli sono favorevoli: come ricordano alcuni storici pachistani, alla fine dell´Ottocento un guerriero scaltro come Mohammad e sinistro come Bin Laden, mullah Powinda, per vent´anni si fece beffe dell´Impero britannico, finché morì di morte naturale”.
Ci siete? Vi siete appassionati alla storia di Nek l’invincibile, scaltro come una faina e pronto a farsi beffe dell’impero britannico?
Ok, tenetevi forte: è morto venerdì scorso, tre giorni prima dell’articolo di Ramp.
Rebel tribal leader is killed in Pakistan
By Justin Huggler, Asia Correspondent
19 June 2004 – The Independent
“Nek Mohammed, the young Pashtun who led the tribal resistance that frustrated and humiliated the Pakistani military in their attempts to hunt down al-Qa’ida leaders, was killed yesterday“.
22 giugno
Ci siamo sbagliati: c’era una connessione Al Qaida-Iraq
Qualche giornale americano comincia a chiedere scusa. Qui la Post-Gazette di Pittsburg. Anche il Nyt, in una didascalia, s’è un pizzico rimangiato le accuse ammettendo che la Commissione non ha detto che non c’erano legami tra Osama e Saddam. (grazie a 1972, the number one). Ieri ne ha parlato anche William Safire in un editoriale sul NYT.
22 giugno
Emma for Iraq
Il Foglio, 22 giugno
W Kerry
E’
favorevole alla ricerca scientifica sulle cellule staminali
finanziata con soldi federali.
22 giugno
Kofiannanellum
L’Onu impone in Iraq il sistema partitico proporzionale, i neocon vorrebbero il collegio uninominale, l’unico sistema elettorale che può garantire un rapporto diretto vero tra eletto e territorio e l’unico che può evitare un futuro partitocratico per l’Iraq. Le ragioni di Michael Rubin.
20/21 giugno
Il New York Times stronca il libro di Clinton
Un libro che è specchio della sua presidenza. Critiche alla sua politica contro Osama e a quelle pagine inutili sulla visita a Pompei.
20/21 giugno
Verso la democrazia in Medio Oriente
Amir
Taheri racconta gli effetti benefici provocati in Medio
Oriente dalla destituzione della dittatura islamista afghana
e della dittatura panaraba e nazicomunista di Saddam.
20/21 giugno
La Gazza e il ridicolo
Oriana Fallaci scimmiotta Oriana Fallaci con sei righe pro Totti sulla prima pagina della Gazzetta. Scatta subito l’indignazione di Michele Serra. I giornalisti della Gazzetta si riuniscono per votare un documento (57 voti a favore, 2 contro) in favore dei valori dello sport e contro quel testo piccino della Fallaci. Chi vince il premio del ridicolo? I giornalisti della Gazzetta.
20 giugno
Sull’Iraq (nonostante Bush) non ci siamo sbagliati, parola dei falchi liberal, cioè di quella sinistra americana che i giornali italiani non raccontano.
Numero speciale di New Republic.
Il Foglio, 19 giugno
Scelga Diliberto come vice
Secondo John Kerry, il Progetto Varela, cioè il movimento democratico e nonviolento cubano, è “controproducente”.
19 giugno
Faccela vede’
Il New York Times chiede a Bush e Cheney di mostrare la prova del collegamento tra Al Qaida e Iraq. Ma la polemica non era sul fatto se la Commissione sull’11 settembre avesse o meno escluso il collegamento?
19 giugno
Fratello Abruzzo, dove sei?
Il Corriere della Sera pubblica le foto dell’ostaggio americano decapitato (e fa bene). L’Ordine dei giornalisti stavolta non dice nulla.
19 giugno
Emma for Iraq
Kofi Annan ha detto che non riesce a trovare un rappresentante da inviare in Iraq. Il governo italiano gli suggerisca Emma Bonino e si ricordi che un’altra radicale, Adelaide Aglietta, mentre tutti si davano malati, ebbe il coraggio di accettare di far parte della giuria popolare e quindi di consentire l’avvio del processo di Torino contro le Brigate Rosse.
18 giugno
Clamoroso (se vero)
MOSCOW, Russia (CNN) — Russian intelligence services warned Washington several times that Saddam Hussein’s regime planned terrorist attacks against the United States, President Vladimir Putin has said
Ps
Sul sito di Repubblica è la nona (nona) notizia ed è presentata così: “Putin dà una mano a Bush”. Sul sito del New York Times è tra le brevi “international”. Il Foglio, non me ne ero accorto neanche io, ce l’aveva già oggi in prima pagina: “Una conferma arriva dai servizi russi: nell’autunno 2002 a Baghdad emissari pianificavano attentati antiamericani”.
18 giugno
Speciale: il New York Times chieda scusa12 righe
Saddam non organizzò l’11 settembre, ma la Commissione conferma che c’entra con Al Qaida.
18 giugno
Qui le altre connessioni.
La
Commissione ha confermato i collegamenti(Stephen Hadley
su Usa Today)
Fred Kaplan su Slate
James Joyner su Tech
Central Station
Wall
Street Journal (la commissione ha parlato anche di rapporti
Al Qaida- Iran, con la enne)
Washington
Times (editoriale)
Dichiarazione di Tom Kean, presidente della Commissione sull’11
settembre:
“What we have found is, were there contacts between al-Qaeda
and Iraq? Yes. Some of them were shadowy – but they were there”.
Il senatore Lee Hamilton, altro membro della Commissione:
“I must say I have trouble understanding the flack over
this. The Vice President is saying, I think, that there were
connections between al Qaeda and Saddam Hussein’s government.
We don’t disagree with that. What we have said is what the governor
just said, we don’t have any evidence of a cooperative, or a
corroborative relationship between Saddam Hussein’s government
and these al Qaeda operatives with regard to the attacks on the
United States. So it seems to me the sharp differences that the
press has drawn, the media has drawn, are not that apparent to
me.”
(da andrewsullivan)
Qui il testo del Dipartimento
di Giustizia clintoniano che parlava di patto e di accordi
per lo sviluppo di armi di sterminio tra Saddam e Al Qaida.
Qui Cheney spiega
tutti i rapporti tra Al Qaida e l’Iraq e definisce vergognoso
il titolo del Times.
18 giugno
McCainfor vicepresident
Stavolta con Bush, però.
Intanto fanno campagna
insieme.
18 giugno
Philip Roth non sposa un fascista
Il suo nuovo libro (esce a ottobre in America). E se parlasse anche della caccia alle streghe neocon?
Il Foglio, 18 giugno
Che fine ha fatto il ragazzo di Tien An Men?
Vanity Fair, 17 giugno
Non è successo niente
Talk show su Sky, ore 22.45. Due soli ospiti: per il centrosinistra
Cirino Pomicino; per il centrodestra De Michelis.
17 giugno
Basta che non sia il Trap
Max Boot, neocon, spiega sul Los Angeles Times e sul financial
Times che l’Amministrazione Bush avrebbe bisogno di un commissario
tecnico
17 giugno
Paul Krugman non azzecca una previsione economica fin dal 1982
17 giugno
La mancia è antidemocratica
Daniele Archibugi scrive su Dissent un serio saggio-manifesto contro l’uso americano della mancia. Io ho cambiato spesso idea sull’argomento. Ora credo che sia un modello perfetto di funzionamento della società. W la meritocrazia.
17 giugno
Produzione industriale record
Quel
pessimo comandante in capo dell’economia Usa registra
la più grande crescita della produzione industriale da
sei anni.
17 giugno
Contract with Amazon
Newt Gingrich, ex leader repubblicano al Congresso, si diverte
a scrivere
su Amazon recensioni dei libri che legge.
16 giugno
La connessione
Tutti i giornali e tutti i siti titolano: “Saddam non aveva legami con Al Qaida”. Lo avrebbe stabilito la Commissione parlamentare sull’11 settembre. Eppure a leggere le anticipazioni del rapporto (che sarà reso pubblico a luglio) la Commissione dice un’altra cosa, dice che Bin Laden aveva chiesto all’Iraq spazi per aprire campi di addestramento di terroristi e che Saddam già nel 1994 aveva mandato un suo uomo in Sudan a incontrare Bin Laden (Camillo ne aveva parlato qui). La Commissione, che sembra non affrontare i possibili altri legami emersi in questi giorni né il caso Zarqawi, dice tutto questo, cioè molto più di quello che fin qui hanno negato editorialisti e politici italiani, solo che non ha trovato prove che questi contatti si siano trasformati in “una relazione collaborativa”.
“Bin Laden is said to have requested space to establish training camps, as well as assistance in procuring weapons, but Iraq apparently never responded,” the report said. “There have been reports that contacts between Iraq and al-Qaida also occurred” after bin Laden moved his operations to Afghanistan in 1996, “but they do not appear to have resulted in a collaborative relationship”.
Bin Laden made overtures to Saddam for assistance, the commission said in the staff report, as he did with leaders in Sudan, Iran, Afghanistan and elsewhere as he sought to build an Islamic army.
While Saddam dispatched a senior Iraqi intelligence official to Sudan to meet with bin Laden in 1994, the commission said it had not turned up evidence of a “collaborative relationship” (da Apnews).
PS
I titoli di NYT e Wp non sono su questo ma sul fatto che in origine l’attacco all’America avrebbe dovuto essere portato con 10 aerei.
16 giugno
Lo sputo di Totti
Io l’ho sempre detto che fuori dal Raccordo Anulare non è presentabile.
16 giugno
C’è gran voglia di realismo, ma è la libertà l’opzione più realista
16 giugno
Trentacinquemila dollari
E’ quanto paga d’affitto, al mese, Nicole Kidman per il suo loft a Soho.
16 giugno
Se pensate che i neocon siano finiti vi sbagliate di grosso (Los Angeles Times)
16 giugno
Linus ringrazia Camillo
Che ricambia
16 giugno
Al direttore
Vi faccio vedere come perde un forzaitaliano.
Il Foglio, 15 giugno
Europei: con queste capigliature non si va da nessuna parte
14 giugno
Uniti nell’Ulivo
“Il progetto della lista Uniti nell’Ulivo e’ fallito. Il responso degli elettori e’ stato molto chiaro”. Pietro Folena
“L’effetto Prodi ha portato una novita’ e un risultato politico clamoroso. Se si votasse domani Prodi batterebbe Berlusconi senza problemi”. Pierluigi Bersani.
“Purtroppo il centrosinistra non ha ottenuto il risultato sperato, anche grazie alla strategia sbagliata nella formazione della lista Uniti nell’Ulivo, che ha ridotto la capacità di offensiva unitaria dell’insieme dello schieramento di centrosinistra”. E’ il commento di Achille Occhetto.
Dice Di Pietro: “Io ho un grande rapporto politico con Occhetto, spero di continuare a mantenerlo. In queste ore ci incontreremo e decideremo il da farsi: o prendiamo atto che l’elettorato non si è sommato oppure facciamo i politici della capa tosta”.
Marco Rizzo, comunista italiano: “Crediamo sia un errore progettare un partito riformista nel centro sinistra, mischiare Ds con Margherita: la sinistra faccia la sinistra e il centro
si comporti da centro per poter battere Berlusconi”.
14 giugno
Una delle polemiche più insensate di sempre: lamanipolazione di Nexsus
Gli exit poll erano corretti. Così precisi non sono mai stati. Ma gli ulivisti, lividi per l’insuccesso, ieri sera, oggi sui giornali e ancora oggi in tv fanno una polemica senza alcun senso.
QUESTI I PRIMI EXIT POLL ELABORATI DALLA NEXSUS: FORZA ITALIA: 20,5/23.5 AN:10,5/12,5 UDC: 5/7 LEGA: 3/5 LISTA PRODI: 30,5/33 VER4DI:1,5/3,5 PDCI: 1,5/3 OCCHETTO DI PIETRO; 2/3,5 AP UDEUR: 1/2 PRC:4,5/6,5 LISTA BONINO: 2/4 NUOVO PSI:1/3 SGARBI:0/1,5.
I dati veri sono esattamente a metà della forbice, con l’eccezione di Prc il cui risultato è all’estremità
alta della forbice.
14 giugno
Sintesi
Perde Berlusconi. Il governo tiene, specie se si tiene conto delle debacle dei governi europei. Va maluccio l’Ulivo (bene alle Amministrative). Non c’è una maggioranza alternativa. Secondo le aspettative la Bonino, quindi male. E’ l’unica ad ammettere il risultato negativo. L’Ulivo canta vittoria nonostante fino all’altro ieri parlava di sorpassi clamorosi che non ci sono stati. La difesa dei forzitaliani è debole, in attesa di sentire il Cav.
PS
Blair alle Europee ha perso il 5 virgola qualcosa, i Conservatori l’8 per cento. I dati della clamorosa sconfitta del Labour, quelli che nel weekend hanno eccitato gli opinionisti italiani, riguardavano le Amministrative. In ogni caso dire che gli inglesi abbiano votato contro la guerra è ridicolo, visto che i Conservatori erano e sono favorevoli all’intervento.
14 giugno
Brad Mehldau e Joshua Redman in concerto per Kerry
12 giugno
Torna la colonna jazz
12 giugno
Come votano i foglianti
Io così: “Radicali, come sempre, con prefrenze Pannella, Bonino, Della Vedova. Alle provinciali di Milano, Ombretta Colli in modo che sia eletto il mio amico, fogliante, ex repubblicano ed ex radicale, Max Bruschi”.
Il Foglio, 11 giugno
“Don’t Worry, we’re americans”
L’ostaggio polacco racconta sul Corriere come è stato liberato e ricorda la frase che gli disse il soldato americano.
Su Rep. e sull’Unità viene rigettata la ricostruzione del governo italiano, del generale Sanchez, dei polacchi e si dà credito a Gino Strada.
PS Sulla strumentalizzazione degli ostaggi
La sinistra non ha fatto altro che dire al governo di non strumentalizzare, i giornalisti democratici non hanno fatto altro che scrivere editoriali per dire di non strumentalizzare. Contemporaneamente hanno avanzato dubbi, ipotesi, congetture, misteri, retroscena per spiegare altre verità sulla liberazione: sono stati i servizi polacchi, c’entra la mafia irachena, Pisanu di qua Martino di là, il riscatto, gli ulema eccetera eccetera fino a fare l’elogio dei liberatori americani, per un giorno non più torturatori-imperialisti-
della-guerra-preventiva-e-unilatereale ma quelli che hanno davvero fatto tutto senza che Berlusconi sapesse niente. Gli unici ad aver strumentalizzato sono i giornalisti democraticieantifascisti e i politici di centrosinistra.
11 giugno
Rampini per esempio
Oggi scrive un editoriale su Rep. nel quale dice che Bush è andato a Canossa, come dimostrano tutte le concessioni fatte all’Onu. Però non dice quali siano queste concessioni (faccia un elenco, please) e spiega che in America nessuno dice che Bush sia andato a Canossa perché la potente macchina di propaganda bushiana ha cloroformizzato tutto. A parte la risibilità dell’affermazione: ve li immaginate Nbc, Cbs, Abc, New York Times e compagnia nelle mani della propaganda di Bush? E di altre tipo “la destra radicale di Bush e Perle”. Ma provi Rampini (che è preparato, il suo recente libro sui neocon non lo condivido affatto ma è scritto da uno che sa le cose, anche se poi le mescola insieme ad altre che non c’entrano niente) a fare uno sforzo: confronti la risoluzione con quella dell’ottobre scorso, vedrà che non c’è nessuna Canossa. Questa risoluzione è la continuazione di quell’altra. L’unica differenza, decisa a dicembre e non ieri, è che le consultazioni per formare il governo provvisorio, ora legittimato ufficialmente come già peraltro il consiglio governativo, sono state condotte da Brahimi. La svolta è di 8 mesi fa. E a Canossa, come ha scritto anche Liberation, ci sono andati Chirac e l’Onu. Forse perché preoccupati da Oil-for-Food, ma questa è un’altra storia.
11 giugno
Pumping Kerry
Il regista di Pumping Iron, il documentario che lanciò Schwarzenegger, sta ultimando un film sul suo grande amico John Kerry. Uscirà a settembre
Vanity Fair, 10 giugno
Finalmente
Angelo Panebianco scrive oggi un editoriale sul Corriere della Sera perfetto. Il titolo è: “La democrazia disinformata”. Svolgimento: la maggior parte dei politici che va in tv a parlare di Iraq eccetera non sa di cosa parla. E’ una antica fissazione camillesca.
10 giugno
Qui un bel sito
italiano su Reagan (ma l’autore di quel ritratto non sono
io)
10 giugno
I Reagan Democrats ovvero le masse operaie della rivoluzione conservatrice
10 giugno
Il piano di Wolfowitz per restituire l’Iraq agli iracheni
Il Foglio, 10 giugno
Al direttore
Fenomenali i compagni dell’Unità anni Ottanta. Pare che fossero anticomunisti provetti ben prima delle figurine di Veltroni. Credevano al comunismo ma non fino al punto da pensare che fosse una cosa seria e solida. Solo cowboy e zoticoni ci potevano credere. Pare che Reagan non l’avessero capito perché neanche i giornali americani ci avevano preso. In fondo sempre colpa degli americani è. Berlinguer, poi, si sentiva più sicuro sotto “l’ombrello della Nato”, come disse a Pansa e poi a Piazzesi. Già. Ma Alberto Ronchey nel suo ultimo libro dice che proprio ai tempi di Reagan “si rafforzavano i sospetti sulla sincerità di quella dichiarazione”, tanto che ripubblicando le due famose interviste “l’Unità aveva omesso quei passaggi” sull’ombrello Nato. Mica perché stava in curva sud a tifare Urss, era l’ennesimo gesto dell’ombrello al compagno Breznev.
Il Foglio, 10 giugno
La prossima vittoria di Reagan: libertà di ricerca sulle cellule staminali
Il Foglio, 9 giugno
PS
Oggi e domani: referendum days
9 giugno
Bonino c’entra
La lista Bonino è l’unica che fa campagna sui temi in gioco una volta che eleggeremo i deputati regionali. Su uno dei due siti di Emma Bonino c’è anche una relazione sull’attività dei sette deputati radicali in Europa
9 giugno
1546
La Francia di Chirac e la Russia di Putin dicono, infine, di sì al riconoscimento del governo provvisorio iracheno, il più rappresentativo dei governi di tutto il mondo arabo (e di gran lunga), e al processo che ha portato alla liberazione di un popolo e alla prossima piena sovranità del 30 giugno. La risoluzione Onu passa con 15 voti a favore e nessuno contro. Uno dei paesi che ha votato a favore è la Spagna di Zapatero. Dopodomani il presidente iracheno sarà abbracciato dai capi di Stato e di governo del G-8 a Savannah, in Georgia. Nel frattempo gli americani liberano i tre ostaggi italiani, con le armi.
La sinistra italiana è divisa tra chi dice che Bush è un boia, chi sostiene che il governo iracheno è un governo fantoccio (Achille Occhetto, già fan del generale Giap, al Tg1 della sera). Ma per fortuna c’è anche una sinistra moderata, seria, diciamo, autorevole: naturalmente invoca una svolta.
9 giugno
Il Foglio, 9 giugno
Stralci (dedicato a Furio Colombo secondo il quale la 1511 aveva tutti i verbi al futuro e al condizionale)
“welcoming the progress made in implementing the arrangements for Iraq’s political transition referred to in resolution 1511 (2003) of 16 October 2003”
9. Notes that the presence of the multinational force in Iraq is at the request of the incoming Interim Government of Iraq and therefore reaffirms the authorization for the multinational force under unified command established under resolution 1511 (2003) having regard to the letters annexed to this resolution;
Stralci (dedicato a quelli che l’Onu non c’era)
Recalling the establishment of the United Nations Assistance Mission for Iraq (UNAMI) on 14 August 2003
Stralci (dedicato a quelli che le truppe sono occupanti)
Recognizing that international support for restoration of stability and security is essential to the well-being of the people of Iraq as well as to the ability of all concerned to carry out their work on behalf of the people of Iraq, and welcoming Member State contributions in this regard under resolution 1483 (2003) of 22 May 2003 and resolution 1511 (2003),
Stralci (dedicato a quelli che gli iracheni non ci vogliono)
Recognizing the request conveyed in the letter of 5 June 2004 from the Prime Minister of the Interim Government of Iraq to the President of the Council, which is annexed to this resolution, to retain the presence of the multinational force,
Stralci (dedicato a quelli che le truppe sono un impedimento alla pace)
Welcoming the willingness of the multinational force to continue efforts to contribute to the maintenance of security and stability in Iraq in support of the political transition, especially for upcoming elections, and to provide security for the United Nations presence in Iraq, as described in the letter of 5 June 2004 from the United States Secretary of State to the President of the Council, which is annexed to this resolution,
Stralci (dedicato a quelli che la guerra è per il petrolio)
Recognizing the benefits to Iraq of the immunities and privileges enjoyed by Iraqi oil revenues and by the Development Fund for Iraq, and noting the importance of providing for continued disbursements of this fund by the Interim Government of Iraq and its successors upon dissolution of the Coalition Provisional Authority,
Stralci (dedicato a quelli che non un soldo non un uomo alla guerra illegale)
15. Requests Member States and international and regional organizations to contribute assistance to the multinational force, including military forces, as agreed with the Government of Iraq, to help meet the needs of the Iraqi people for security and stability, humanitarian and reconstruction assistance, and to support the efforts of UNAMI;
9 giugno
Nel frattempo
I fascisti comunisti (o i comunisti fascisti) mettono una bomba al comizio di Gianfranco Fini. Sei feriti.
9 giugno
Reagan il rivoluzionario, astenersi riformisti
Editoriale del Foglio.
Il Foglio, 8 giugno
Richard Perle su Reagan
Il Foglio, 8 giugno
Peggy Noonan su Reagan
Il Foglio, 8 giugno
Tutti reganiani
8 giugno
Il New York Times è come Rep.
Dedica pochissimo spazio alla morte di Reagan e continua a sparare
su Reagan.
6 giugno
Recensire Rep e scoprire che intervista Cossutta per ricordare Reagan
Ieri è morto Ronald Reagan, uno dei giganti del secolo, l’uomo che ha sconfitto, con il Papa, il comunismo e liberato centinaia di milioni di persone. Rep. lo “ricorda” con il solito Zucconi (e vabbé) e con un’intervista, indovinate a chi?. Ad Armando Cossutta. Non se se avete capito bene? Armando Cossutta, il leader sovietico del Partito comunista italiano. Che, nell’occasione, critica Reagan (ovviamente), loda addirittura Craxi per non aver consegnato agli americani i terroristi arabi a Sigonella (una delle grandi vergogne italiane). Il capo dei terroristi andò a vivere a Baghdad, ospite prediletto di Saddam. Questa intervista a un comunista per dire che gli amici ogni tanto devono saper dire di no. Così Rep. è riuscita a fare un pezzo anti Berlusconi anche in morte di Reagan.
6 giugno
Recensire Rep e stupirsi sempre di più di Serra
Michele Serra, teorico della superiorità della razza di sinistra, ieri ha superato se stesso. Prima ha scritto che i deficienti che hanno urlato “10, 100, 1000 Nassiryah” non erano una minoranza, ma solo qualche deficiente, appunto. Questo gli è servito per dire che la giornata della manifestazione anti Bush è stata “civile”, grazie al comportamento della sinistra piazzaiola e grazie al fatto che, a differenza di Genova, Alleanza Nazionale non ha detto ai poliziotti di picchiare i manifestanti. Ovviamente nessun riferimento alla Genova messa a fuoco e devastata dai noglobal. Quello non vale.
Il meglio è nel finale: la giornata è stata bellissima “con due sole cadute di inciviltà, lo slogan di un centinaio di farabutti di sinistra e i titoli di un centinaio di pagine di giornali di destra”. Serra, dunque, paragona chi invoca altri morti italiani ai titoli del Giornale e di Libero. Come direbbe il teorico della superiorità della razza di sinistra: Serra è un farabutto.
6 giugno
Recensire Rep e le balle di Scalfari
L’editoriale di Scalfari è, al solito, fenomenale e impossibile da recensire nella sua interezza. Ma un passaggio, quello che per il suo ragionamento è essenziale, va sottolineato. Scalfari dice che l’Onu non ha fatto niente, anzi ha subito il volere americano nella composizione del governo iracheno (e se fosse vero, qualcuno dovrebbe spiegare a D’Alema intervistato nello stesso numero di Rep., che il suo commento non sta in piedi). Per dimostrarlo Scalfari scrive prima cose false, cioè che Brahimi non riconosce il nuovo governo (e basta leggere i comunicati ufficiali, non Repubblica, per sapere che non è così. Qui le parole di Annan e qui quelle di Brahimi), poi ripete una cosa che già la settimana scorsa Rep. ha sostenuto e cioè che “Brahimi aveva inizialmente suggerito un´incompatibilità assoluta, necessaria proprio per marcare la famosa discontinuità tra l´ieri e l´oggi”. Solo che non è vero. E’ un falso, è la tipica mistificazione di Repubblica. Brahimi ha detto “Not necessarily from the Governing Council, in my vision“. Non necessariamente, ma non ha mai escluso la compatibilità, tantomeno di tipo assoluto. Ha sempre detto, fin dall’inizio, che in accordo con il Consiglio governativo e gli alleati, avrebbe compilato una lista e che da quella lista avrebbero scelto gli iracheni. Piuttosto la cosa su cui Brahimi non è stato accontentato è un’altra. Lui voleva un governo di tecnici, in modo che l’Onu potesse gestire il processo politico. I partiti iracheni, all’unanimità, gli hanno detto no, grazie, facciamo da soli. Voi garantiteci la sicurezza che a governarci pensiamo noi.
6 giugno
R-Day
Qui il suo discorso in Normandia nel 1984
Qui il suo discorso al Parlamento inglese del 1982
Qui il discorso sull’impero
del male del 1983
6 giugno
L’inno americano è difficile da cantare? Ecco
una soluzione pragmatica per renderlo più facile.
5 giugno
The future belongs to the free
E’ passato in secondo piano, ma il discorso di Bush del 2 giugno
all’Accademica dell’Aviazione è uno dei più belli
che abbia mai pronunciato. E non ha rinunciato al grande sogno.
Ai
realisti
Some who call themselves “realists” question whether
the spread of democracy in the Middle East should be any concern
of ours. But the realists in this case have lost contact with
a fundamental reality. America has always been less secure when
freedom is in retreat. America is always more secure when freedom
is on the march
Scontri
This is not a clash of civilizations. The civilization of Islam,
with its humane traditions of learning and tolerance, has no
place for this violent sect of killers and aspiring tyrants.
This is not a clash of religions. The faith of Islam teaches
moral responsibility that enobles men and women, and forbids
the shedding of innocent blood. Instead, this is a clash of political
visions.
Che cosa vogliono loro
In the terrorists’ vision of the world, the Middle East must
fall under the rule of radical governments, moderate Arab states
must be overthrown, nonbelievers must be expelled from Muslim
lands, and the harshest practice of extremist rule must be universally
enforced. In this vision, books are burned, terrorists are sheltered,
and suicide.
Che cosa vogliamo noi
Our vision is completely different. We believe that every person
has a right to think and pray and live in obedience to God and
conscience, not in frightened submission to despots. (Applause.)
We believe that societies find their greatness by encouraging
the creative gifts of their people, not in controlling their
lives and feeding their resentments. And we have confidence that
people share this vision of dignity and freedom in every culture
because liberty is not the invention of Western culture, liberty
is the deepest need and hope of all humanity. The vast majority
of men and women in Muslim societies reject the domination of
extremists like Osama bin Laden. They’re looking to the world’s
free nations to support them in their struggle against the violent
minority who want to impose a future of darkness across the Middle
East. We will not abandon them to the designs of evil men. We
will stand with the people of that region as they seek their
future in freedom
George Bush, 2 giugno
5 giugno
Il nuovo disfattismo
Victor Davis Hanson è uno dei più lucidi analisti
di oggi.
5 giugno
La differenza
Tra Corriere e Repubblica sta tutta nel francese prescelto per commentare in prima pagina lo sbarco in Normandia. Il Corriere ha scelto Andre Glucksmann che parla di “diritto al D-Day” di cui godono tutti i popoli e che andrebbe codificato nelle leggi internazionali. Rep., invece, si affida a Jean Daniel, il quale scrive che i soldati americani in Iraq “ritenevano di incarnare il Bene, convinti com’erano che Saddam Hussein, al pari di Hitler, rappresentasse il Male”.
5 giugno
Tutti gli uomini per vicepresidente
Secondo
la Cnn. C’è anche Bill Clinton, ma non
può.
5 giugno
Geni
Gaetano è un genio, lo so perché era mio compagno di banco al liceo e mi passava le versioni di greco e di latino. Ha ascoltato anche lui l’ineffabile Furio Colombo domenica scorsa a Radio Radicale (ne ho scritto il 31 maggio), e mi ha mandato questa mail con una serie di commenti su altri svolazzamenti di Madame Verdurin. Eccone uno.
5 giugno
L’angolo del trash: La lista manette, chiacchiere & distintivi.
E’ difficile riuscire a mettere insieme una lista come quella Di Pietro-Occhetto, eppure ci sono riusciti. Magistrati, carabinieri, ex comunisti sovietici, di Potere Operaio, cattocomunisti, comunisti Rai, bolliti, proibizionisti, c’è di tutto. Mancano solo Travaglio (che certamente la voterà), Vattimo (che si candida coi comunisti unitari), Tabucchi (che si candida coi comunisti portoghesi) e Massimo Fini.
Leggete la lista dei candidati:
Di Pietro-Occhetto-Giorgio Calò-Giulietto Chiesa-Diego Novelli-Elio Veltri-Tana de Zulueta-Pancho Pardi-Dacia Valent-Ernesto Pallotta (che di sé dice: “Fondatore ed editorialista del Giornale dei Carabinieri) e Pino Arlacchi.
Guardate, infine, il loro manifesto elettorale.
4 giugno
Sondaggi
Secondo il Corriere di oggi al 57 per cento degli italiani l’America sta “molto” o “abbastanza” simpatica (al 36 per cento no). Il 33 per cento degli italiani ha un atteggiamento “sempre” favorevole all’America. Il 41 per cento “favorevole, tranne ora che c’è Bush”. (Idiozia figlia della propaganda odierna: il 10 novembre, due mesi dopo l’11 settembre e con le Torri ancora fumanti, gli stessi che ora protestano contro Bush boicottarono l’Usa day e organizzarono cortei con annesse sbruciacchiature della bandiera americana).
Quel che conta è che gli sfavorevoli “sempre” sono solo il 15 per cento. Ancora meno quegli italiani per cui gli Usa sono “per niente simpatici” (13 per cento). Tra di essi, a occhio, comunisti, fascisti, antagonisti, disobbedienti, occhetti-dipietri, verdi e la quasi totalità dei giornalisti, i quali ogni giorno raccontano un’Italia che non esiste (se non al 13 per cento)
4 giugno
248 mila posti di lavoro in più a maggio, un milione di posti di lavoro guadagnati in tre mesi. Oh, come va male l’economia di Bush
Ci avevano detto che l’impetuosa crescita economica americana era farlocca perché i posti di lavoro non crescevano. E ora che crescono da tre mesi? Intanto oggi il New York Times informa che Paul Krugman è in vacanza
4 giugno
Tenet via
4 giugno
I-Pod killed the DJ stars
Buona notizia.
4 giugno
Notizie fondamentali
Dopo 41 anni di servizio da Peter Luger, il primo cameriere del tempio della bistecca di Brooklyn, ha aperto una steak house a Manhattan, Wolfgang’s steakhouse. Se non ne capite l’importanza sono affari vostri (tra l’altro, a differenza di Peter Luger, Wolfgang accetta credit cards).
Seconda notizia: Jean-Georges Vongerichten ha aperto una steakhouse rococò al Time Warner Center che si chiama V Steakhouse.
4 giugno
Gran ritratto di Judith Miller
La grande e antipatica giornalista del New York Times piena di sé e odiata da tutti i colleghi. Prima dell’11 settembre raccontava che sarebbe arrivata una catastrofe, e la prendevano per pazza (poi, arrivato l’11 settembre passò per una Cassandra). Dopo l’11 settembre ha raccontato al mondo delle armi di Saddam, ed è stata presa sul serio (e ora che le armi non si sono trovate passa per pazza ideoligica).
Sempre sul New York Magazine
4 giugno
Siamo sicuri che Saddam non avesse alcun legame con Al Qaida?
No, non siamo sicuri
Il Foglio, 3 giugno
Cecchin’ out
Caso Cecchi Paone, si dice coming out non outing.
3 giugno
I falsi dell’Unità
Sabato, in prima pagina, ha pubblicato una lettera di Giovanni Gentile. Un documento storico che avrebbe dimostrato come il filosofo siciliano fosse il mandante dell’omicidio Matteotti. Era un falso, una notissima parodia del 1925 di Tilgher. Il giorno dopo, in seguito alle proteste della famiglia Gentile, l’Unità ha pubblicato una rettifica (mica è l’Espresso o la Repubblica) ma a pagina 25, con un articolo di Bruno Gravagnuolo che riconosceva l’errore ma accusava ugualmente, oggettivamente dicevano i comunisti, Gentile (è l’Unità, infatti).
Sul Foglio di oggi un articolo di Marina Valensise racconta la vicenda
3 giugno
Scrive la stagista di Kerry accusata da Drudge di avere una storia con il senatore
E ricostruisce tutto quello che le è capitato. Ha scoperto che probabilmente tutto è partito dalla campagna di Wes Clark.
Sul New York Magazine, sempre più bello, con la nuova
direzione di Adam Moss
3 giugno
Control room
Vanity Fair, 3 giugno
Blog, in attesa della democrazia
Vanity Fair, maggio
Il nuovo governo iracheno
Tutti
i partiti iracheni (forse tranne quello di Chalabi),
Usa, Onu, Lega Araba ed Egitto hanno detto ok. In Italia si invoca
la svolta
Il Foglio, 2 giugno
Bush sul nuovo governo iracheno e Kerry sulle armi di distruzione di massa
2 giugno
Si credono i Migliori/2
Il marchesino Michele Serra, quello che: “Sapesse, contessa, la politica di una volta!”, almeno questa volta ha tutto il nostro convinto sostegno. Sì.
Se il marchesino protesta: “Mi fa schifo un partito che si riunisce a congresso due volte ogni dieci anni e il cui leader viene eletto per acclamazione”, modestamente, noi protestiamo con lui.
A starci sullo stomaco, vogliamo dirlo con franchezza, è soprattutto la storia dell’acclamazione del leader, come ad Assago, tanto per parlar chiaro. In democrazia tutto ciò è intollerabile, il marchesino ha ragione da vendere. Era meglio prima. Si faceva un bel congresso, con la sua bella discussione, si eleggeva il suo bel segretario, che faceva degli altri congressi, che intanto chissenefrega, perché Togliatti comunque stava lì finché moriva.
Poi un altro bel congresso e veniva Longo, che stava lì anche lui finché campava, ma designava un erede, poi moriva, e a quel punto, congresso, Berlinguer. A vita.
Morto Berlinguer, toccava a Natta. Siccome Natta non moriva, l’erede disse in giro che intanto era lì lì. Ma tutto questo, senza acclamazioni.
Mentre il nostro marchesino, ancora piccino, agitava i pugnetti.
Andrea Marcenaro
Il Foglio, 2 giugno
GWB, un texano alla Casa Bianca
Ritratto di fine mandato della presidenza Bush
(Attenzione, articolo sterminato: per stamparlo meglio qui)
Il Foglio, 1 giugno
Tutto Chalabi
Lunghissimo
e molto antipatizzante ritratto del New Yorker su
Chalabi, l’uomo cui l’Iraq deve la sua liberazione. Le accuse, qui, non sono chiacchiere in libertà ma sono circostanziate, eppure sempre accompagnate dalla versione di Chalabi e da tutti i meriti della sua azione. Non è nascosta neanche la guerra che gli ha scatenato la Cia. Chi crede che Chalabi sia un malfattore troverà mille spunti, chi pensa sia un modernizzatore,
democratico, liberale e, diciamo per capirci, occidentale, altrettanto.
1 giugno
Simone Ledeen
Come sapete la giovane figlia di Michael Ledeen ha lavorato per la Cpa a Baghdad, rischiando quotidianamente la vita per aiutare l’Iraq. Il Washington Post fa un lungo racconto sul suo lavoro e su quello di altri 5 ragazzi come lei, e dimostra le buone
e candide intenzioni americane in Iraq.
1 giugno