Il 4 giugno di 15 anni fa il governo comunista cinese ordinò ai carriarmati di sparare sugli studenti che si erano radutati in piazza Tien An Men a Pechino per protestare contro la corruzione dei funzionari d governo e per chiedere aperture democratiche e libertà di espressione. Morirono centinaia, forse migliaia di ragazzi. Quindici anni dopo il governo cinese non ha cambiato idea, e sostiene ancora che quei ragazzi fossero ribelli che stavano mettendo in pericolo la sicurezza e il futuro del paese.
I martiri di Tien An Men in Occidente sono diventati icone di libertà e nonviolenza, in particolare uno di loro. A mezzogiorno del 5 giugno, il giorno dopo la carneficina, un ragazzo armato di due sacchetti di plastica si mise davanti a una fila di carriarmati impedendone l’avanzata. La scena è durata alcuni minuti. Appena il tank tentava di voltare a destra, il ragazzo coi sacchetti si spostava a destra. Se sceglieva la via mancina, il ragazzo si spostava a sinistra passandosi i sacchetti di plastica da una mano all’altra. L’immagine è stata ripresa dalle televisioni di tutto il mondo e da un fotografo americano. E’ stata ripresa da alcuni film, è stata stampata sulle magliette, poster e adesivi. E’ una delle immagini che hanno segnato il secolo scorso e la storia del comunismo.
Eppure il ragazzo del carroarmato è scomparso. Di lui non si sa più niente. Luigi Castaldi, sul Riformista, si è chiesto che fine abbia fatto. La risposta è: non lo sa nessuno. Nessuno conosce il suo nome, nessuno sa dove sia, nessuno sa se sia vivo o morto. Le immagini lo riprendono di schiena, la sua faccia non è riconoscibile. I giornali americani lo chiamano "l’uomo del carro armato". La rivista Time lo ha definito "il ribelle sconosciuto" e lo ha inserito nella lista dei venti più grandi rivoluzionari del secolo.
Il giornale popolare inglese Sunday Express scrisse di averlo individuato in Wang Weilin, 19 anni, figlio di operaio. Ma la notizia è stata smentita dai dissidenti cinesi, i quali sospettano che il giornalista britannico si sia inventato tutto. L’autore dello scoop ha confessato di non essere mai andato in Cina, e di essersi fidato di telefonate ricevute da alcuni amici del ragazzo. Preve: nessuna. Altri dissero che era appena arrivato da fuori e che si trattava di un contadino. Un funzionario del Dipartimento di Stato, Kent Wiedeman, il 6 giugno del 1990 disse in un’occasione ufficiale, al Senato di Washington, che l’Amministrazione americana era a conoscenza del suo nome. Ma in seguito nessuno ne ha più fatto riferimento. Fonti diplomatiche italiane confermano che nessuno oggi sia in grado di individuare il leggendario ragazzo e dubitano che possa essere vivo. Al Los Angeles Times uno dei direttori di Human Rights ha detto: "Se un uomo che ha avuto il coraggio di opporsi a un carroarmato fosse vivo e libero, certamente si sarebbe già fatto vedere, non sarebbe rimasto in silenzio". Alcuni credono che il ragazzo abbia passato anni nei campi di rieducazione, altri dicono che sia stato ucciso sul posto. Secondo fonti delle organizzazioni dei diritti umani, a Tien An Men furono arrestate ventimila persone, novantanove delle quali, 15 anni dopo, sarebbero ancora in galera. Pechino, ovviamente, non fornisce dati ufficiali. Nel 1999 un giornalista televisivo riuscì a chiedere al presidente cinese se avesse notizie del ragazzo. Jang Zemin rispose in un inglese basico: "Io penso lui non ucciso". Il presidente disse anche di aver condotto una ricerca negli obitori, negli ospedali, nelle prigioni ma di non averlo trovato. Il Los Angeles Times ha condotto una mini inchiesta tra i passanti di Pechino. Ovviamente lì nessuno sa niente. Quelle immagini in Cina non sono mai state viste. A tutt’oggi quella foto che ha fatto il giro del mondo non può essere scaricata da Internet.
Nel 1993, scrive ancora il Los Angeles Times, un avvocato australiano sostenne che un cinese che diceva di chiamarsi Wang Weilin stava cercando asilo politico. I militanti delle organizzazioni dei diritti civili scoprirono che si trattava di un impostore. Nel 1997 in Texas è comparso un altro pretendente ma ai primi riscontri non s’è più fatto vedere.
Jeff Widener è il fotografo che per Ap ha catturato l’immagine del ribelle sconosciuto. Si trovava al sesto piano del balcone di un albergo lì vicino. All’inizio pensò che quel ragazzo gli stesse rovinando l’inquadratura sui carriarmati che avanzavano verso quel che restava degli studenti. Poi sentì il ribelle sconosciuto urlare a squarciagola. Il ragazzo, racconta il fotografo, era così arrabbiato che doveva aver perso la ragione. Chi era presente si aspettava che da un momento all’altro dal tank partisse un colpo, del resto il giorno prima quei carriarmati avevano ucciso centinaia di studenti. Invece niente. Secondo Human Rights, in fondo anche l’autista del carroarmato è un eroe. Era un soldato che non stava eseguendo gli ordini, sapeva che sarebbe stato punito per il suo gesto. Ma credeva fosse sbagliato travolgere con il suo carroarmato un coetaneo armato di soli due sacchetti di plastica.
17 Giugno 2004