Per sapere che cosa pensa Bill Clinton, cioè l’unico presidente liberal degli ultimi 24 anni, a proposito della guerra in Iraq, del comportamento di George Bush è necessario leggere l’intervista a Time nella quale spiega che avrebbe fatto la stessa cosa che ha fatto Bush, concedendo però agli ispettori Onu il tempo di concludere il lavoro. Una differenza, dice Clinton, di approccio, ma spesso (nota per D’Alema) "come in Bosnia e in Kosovo ci conduce allo stesso posto". Clinton ammette: "Ho fatto anch’io cose in modo unilaterale". I neocon sono pazzi invasati? "Be’, prima di tutto, penso che dopo l’11 settembre avessimo bisogno di un po’ di zelo missionario". "Sull’Iraq ho ripetutamente difeso il presidente Bush dalla sinistra". "Io non penso che siamo lì per il petrolio. Non siamo andati lì per ragioni imperiali o finanziarie. Siamo andati lì perché lui s’è convinto delle analisi di Wolfowitz e Cheney secondo cui gli iracheni sarebbero stati meglio, che avremmo potuto scuotere i regimi autoritari del medio oriente e che avremmo usato il nostro potere per far crescere le possibilità di pace tra palestinesi e israeliani". "Lasciatemi essere chiaro su questo, dopo l’11 settembre chiunque fosse stato presidente avrebbe pensato: bin Laden ha trasformato tre aerei in armi di sterminio". "Seduto lì, da presidente, vuoi prendere bin Laden, fare l’Afghanistan e tutto il resto. Ma avresti detto anche: la mia prima responsabilità ora è quella di fare tutto il possibile per essere certi che i terroristi non riescano ad avere armi chimiche o biologiche. Avrei dovuto fare questo. Ecco perché ho sostenuto questa cosa dell’Iraq".
23 Giugno 2004