Camillo di Christian RoccaEmma for Iraq

Emma for Iraq, la Bonino a Baghdad. E’ la proposta del presidente della commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva. E’ successo che a metà della settimana scorsa il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha deciso di non riaprire la rappresentanza dell’Onu in Iraq, la stessa smantellata dopo la strage che ad agosto ha ucciso Sergio Vieira de Mello e altri 20 funzionari internazionali. Nel paese non c’è ancora la sicurezza necessaria, ha detto Annan. Il vicepresidente iracheno Ibrahim Jaafari, in un’intervista al Corriere, ha ridicolizzato l’Onu: "E’ stato ideato per intervenire nelle condizioni di emergenza. Proprio la situazione in cui versa oggi l’Iraq. Se non vengono ora, a che cosa servono?". Ma la scelta dell’Onu è motivata anche da un altro elemento, quello che ha convinto Selva, e poi anche Alfredo Biondi, a proporre la Bonino: ogni volta che Annan ha individuato qualcuno da nominare come alto rappresentante in Iraq, il prescelto si è sempre rifiutato perché tiene famiglia.
Emma Bonino, che a Budapest ha appena ricevuto da George Soros il premio Open Society 2004, ne ha fatte di ogni tipo quando era commissario dell’Ue: si calava con le funi dagli elicotteri, sfidava il regime talebano, visitava zone di guerra, insomma non si è mai tirata indietro, come nel 1978 non si tirò indietro una sua compagna, Adelaide Aglietta, la prima ad accettare di far parte della giuria popolare al processo di Torino contro le Brigate Rosse, mentre gli altri giurati si davano malati per paura di ritorsioni.
Onorevole Bonino, lei ci andrebbe in Iraq? "Sono coraggiosa come molti altri, ma certamente non sono un’avventuriera, per cui finché gli Stati membri non decideranno di dare seguito alla risoluzione appena approvata dal Consiglio di sicurezza sarà difficile che l’Onu possa tornare in Iraq. A me nessuno ha mai offerto niente, né mi arriveranno proposte. E’ facile essere virtuosa quando non c’è nessuna tentazione". Un pessimismo condiviso anche da Marco Pannella, il quale ieri notava come non ci sia "incarico di massima responsabilità Onu o europea che non veda puntualmente avanzata la proposta di affidarlo a Emma Bonino", ma allo stesso tempo non c’è una volta che venga "seriamente raccolta dal governo italiano, da quello europeo o dall’Onu".
L’europarlamentare radicale non è scandalizzata dalla decisione presa da Annan: "Non si tratta di viltà. Annan non poteva far altro ­ dice Bonino al Foglio ­ visto che nessuno vuole ottemperare al dispositivo della nuova risoluzione che prevede l’invio di una brigata, cioè di 4 mila uomini, da destinare alla difesa del personale civile delle Nazioni Unite". In questo caso, spiega Bonino, citando ampi passaggi della risoluzione 1546, non si tratta di inviare truppe per stabilizzare il paese, da aggiungersi a quelle già presenti sul terreno. Il testo approvato all’unanimità l’8 giugno scorso, continua Bonino, al punto 13 parla esplicitamente di "creare un’unità distinta sotto il comando unificato della forza multinazionale con l’obiettivo mirato di provvedere alla sicurezza della presenza delle Nazioni Unite in Iraq. Chiede anche agli Stati membri di mettere a disposizione le risorse e gli uomini necessari. Senza questi 4 mila soldati i funzionari dell’Onu andrebbero a Baghdad a fare nulla, sarebbero costretti a restare chiusi dentro i palazzi". La decisione di Annan è stata interpretata dal fronte non interventista come un disconoscimento dell’Onu della svolta multilaterale impressa da George Bush, ma secondo la Bonino, il monito di Annan è rivolto soprattutto alle nazioni che fin qui hanno invocato l’Onu salvo poi non rispettarne le decisioni. Tra l’altro, spiega Bonino, le Nazioni Unite avrebbero tantissimo da fare, come prevede il punto 7 della risoluzione: "A luglio c’è da convocare una Conferenza nazionale che selezioni un Consiglio consultivo per il nuovo governo provvisorio, poi c’è da organizzare il processo elettorale, preparare il censimento, la nuova Costituzione e poi, ancora, contribuire alla ricostruzione, promuovere la riforma della giustizia e rafforzare lo Stato di diritto". Bonino conclude con una proposta a Silvio Berlusconi: "A giorni la Nato deciderà finalmente di raddoppiare il numero delle truppe in Afghanistan. In nome dell’Onu, l’Italia farebbe bene a offrire ad Annan i 4 mila soldati che lui stesso chiede per riaprire gli uffici a Baghdad. Potrebbe farlo inviando altri soldati o facendosi sostituire a Nassiriyah. L’opposizione griderebbe? Beh, da qui alle elezioni griderà lo stesso".

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