Camillo di Christian RoccaSaddam non organizzò l'11 settembre, ma c'entra con Al Qaida

Milano. La guerra in Iraq è una tappa della campagna antiterroristica elaborata da George W. Bush per rispondere alla guerra dichiarata da Osama bin Laden con la fatwa del 1998 e con gli attacchi dell’11 settembre. Saddam era il dittatore che violava da dodici anni sedici risoluzioni dell’Onu sulle armi di distruzione di massa, che finanziava i kamikaze palestinesi, che ospitava terroristi internazionali come Abu Nidal e Abu Abbas, che minacciava i vicini, che nel 1993 a Kuwait City aveva organizzato un attentato contro Bush senior, che ogni tre giorni battagliava nei cieli iracheni con l’aviazione anglo-americana, che condivideva il medesimo progetto politico di Osama, cioè conquistare il mondo arabo, colpire gli americani, distruggere Israele. La destituzione di Saddam aveva l’obiettivo di ridisegnare il medio oriente e fare dell’Iraq un modello di convivenza civile e di governo rappresentativo diverso rispetto a quello delle dittature corrotte e inefficienti della regione. Serviva anche per dare un segnale ai regimi ambigui verso il terrorismo.
Bush e Blair non hanno mai mancato di spiegare tutto ciò, anche se hanno scelto di dare più peso mediatico alle altre due giustificazioni, cioè al pericolo delle armi di sterminio e alla possibilità che queste potessero essere cedute ai terroristi. Blair ha aggiunto anche il "moral case", la ragione morale dell’intervento contro il regime genocida del suo stesso popolo. Salvo nebulose segnalazioni di un incontro a Praga, mai provato, tra Mohammed Atta e i servizi iracheni, nessuno ha mai sostenuto che si faceva la guerra in Iraq perché Saddam era implicato nell’attacco alle Torri gemelle. Lo ha confermato ieri George Bush. Lo ha confermato ieri il governo inglese. Eppure ieri i titoli dei giornali lasciavano invece intendere il contrario. Lasciavano intendere, soprattutto, che il Congresso americano avesse istituito una commissione per trovare la prova, la smoking gun, dei rapporti tra l’Iraq e al Qaida e che avesse concluso definitivamente e inconfutabilmente che no, non ci sono mai stati rapporti tra Saddam e Osama né ci potevano essere visto che l’uno era laico e l’altro religioso. Non è così. La commissione indagava sugli attacchi terroristici del 2001 e sul fallimento dell’intelligence americana. Ha ricostruito la genesi di al Qaida, rintracciato le fonti di finanziamento, svelato quale fosse il piano originale, valutato la risposta e l’impreparazione dei servizi di difesa. I tre rapporti della commissione, che peraltro non sono definitivi, dedicano soltanto 12 righe alla connessione tra Saddam e bin Laden, solo 12 righe proprio perché non erano l’obiettivo dell’inchiesta.
La commissione non ha negato i rapporti tra Saddam e al Qaida, li ha confermati. Le 12 righe cominciano così: "Bin Laden ha anche sondato la possibilità di una cooperazione con l’Iraq quando risiedeva in Sudan". Continua la relazione: "Per proteggere i propri legami con l’Iraq, i sudanesi () organizzarono contatti tra Iraq e al Qaida. Un alto ufficiale dei servizi iracheni è andato tre volte in Sudan, e ha incontrato Osama nel 1994. Bin Laden ha chiesto spazi per campi di addestramento e assistenza per la fornitura di armi, ma apparentemente l’Iraq non ha mai risposto". Ancora: "I contatti tra al Qaida e Iraq proseguirono anche quando bin Laden tornò in Afghanistan, ma non sembra che abbiano portato a una relazione collaborativa".
La Commissione, dunque, come Bush, "non ha prove credibili che l’Iraq e al Qaida abbiano cooperato negli attacchi contro l’America". Ha le prove, invece, che incontri e rapporti e scambi di intelligence ci siano stati. Ci sarebbero mille altri indizi, inchieste dei grandi giornali liberal, compreso il New Yorker, per esempio sul ruolo di Zarqawi, fino alla connessione suggerita da un fresco libro di Stephen Hayes. Ma il documento ufficiale più probante resta quello che nel 1998 scrisse il dipartimento della Giustizia di Bill Clinton per mettere sotto inchiesta Osama: "Al Qaida ha raggiunto un accordo con l’Iraq per non operare contro quel governo, mentre su progetti particolari, che specificatamente includono lo sviluppo di armi, al Qaida lavorerà in modo cooperativo con il governo dell’Iraq".

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