Milano. George Tenet si è dimesso da direttore della Cia. Lo ha annunciato, abbastanza stranito e senza un discorso scritto, George W. Bush, pochi minuti prima di lasciare la Casa Bianca per raggiungere l’Italia e la Francia. "Ho incontrato George Tenet ieri notte", ha detto Bush. Motivi personali, ufficialmente, per occuparsi della famiglia e dedicarsi alla scrittura e all’insegnamento. "Mi dispiace", "mi mancherà", "ha fatto un lavoro straordinario", ha ripetuto Bush. Tenet resterà al suo posto fino all’11 luglio, giorno in cui diventeranno sette gli anni alla guida della Cia. In quei giorni termineranno i lavori della Commissione parlamentare che indaga sull’11 settembre e sui fallimenti dell’intelligence. Tenet è uno dei funzionari governativi che rischia di più. Dal 12 luglio, in attesa che Bush trovi un sostituto, sarà il suo vice, John McLaughlin, a guidare the Agency. Tenet fu nominato nel 1997 da Bill Clinton, il quale preferiva cominciare le sue giornate leggendo rapporti scritti piuttosto che incontrare Tenet di persona. Bush lo ha confermato, restaurando la prassi dell’incontro mattutino. John Kerry conosce Tenet da molto tempo, pensa che le sue dimissioni fossero necessarie ma non crede possa essere il solo a pagare. C’è anche Rumsfeld, ha detto Kerry, e "le responsabilità sono dell’Amministrazione".
Per al Jazeera è stata una vittoria di Dick Cheney, certamente lo è per quei neoconservatori che dall’11 settembre invocano il licenziamento di Tenet. Ma anche ad Ahmed Chalabi, l’esule iracheno sostenuto dal Pentagono e odiato dalla Cia, deve essere sfuggito un sorriso. Per molti analisti le dimissioni sono da inquadrare nella guerra tra Pentagono e Cia, le cui battaglie precedenti sono state le rivelazioni sulle torture di Abu Ghraib e il caso Chalabi. C’è chi dice che Bush abbia fatto fuori i due contendenti, prima Chalabi poi Tenet, e chi sostiene che ora toccherà a Rumsfeld. C’è chi pensa che Tenet si sia dimesso davvero per motivi personali, ma la maggioranza dei commentatori crede che il direttore della Cia se ne vada a causa delle accuse che riceverà dalla Commissione sull’11 settembre. Le dimissioni sono arrivate proprio nei giorni in cui iniziano le indagini sulle notizie che, secondo la Cia, Chalabi avrebbe passato all’Iran (ma Chalabi accusa Tenet di essersi inventato tutto) e poche ore dopo che il rivale di Chalabi, Iyyad Allawi, il cui partito è finanziato dalla Cia, è stato nominato premier iracheno.
C’è chi dice sia stata la Cia a passare le fotografie di Abu Ghraib alla televisione Abc e poi ai giornali. E non va dimenticato che il rapporto del generale Antonio Taguba sulle sevizie ha escluso responsabilità del Pentagono, ma ha precisato che l’inchiesta non aveva affrontato il ruolo dei servizi segreti. Infine c’è il caso di Valerie Plame, l’agente segreta della Cia, nonché moglie dell’ex ambasciatore americano in Niger, la cui identità è stata rivelata dai giornali dopo che il marito aveva smentito la tesi secondo cui Saddam Hussein aveva acquistato uranio dal paese africano. I procuratori federali indagano su chi possa aver svelato il nome dell’agente Cia, il sospetto è che il responsabile sia alla Casa Bianca. Proprio ieri Bush ha nominato un avvocato che lo difenderà, qualora fosse costretto a testimoniare davanti a un grand jury.
I colpi a vuoto contro bin Laden
Tenet non può vantare un numero di successi paragonabile ai fallimenti. La Cia non aveva previsto gli attacchi alle ambasciate americane in Africa, né l’attentato alla Uss Cole né l’11 settembre. Nel 1998 l’Amministrazione Clinton bombardò una fabbrica di medicine in Sudan associata ad al Qaida e sospettata dalla Cia di produrre armi chimiche, ma le prove dell’uso militare non furono trovate. La Cia ha tentato almeno tre volte di individuare e uccidere Osama bin Laden, ma non c’è riuscita. In Kosovo, su indicazione dell’Agenzia, fu colpita l’ambasciata cinese di Belgrado. La guerra in Iraq fu anticipata di qualche giorno, contro il volere dei militari, perché la Cia aveva convinto Bush che Saddam poteva essere fatto fuori con un colpo solo, ma quel colpo non colpì il bersaglio. L’altro grande fallimento di Tenet sono le armi di sterminio. Bob Woodward, nel suo libro "Plan of Attack", racconta di una riunione del dicembre 2002 in cui, dopo aver visionato le prove sulle armi, Bush si stupì della scarsezza di informazioni. Ma Tenet rassicurò il presidente, spiegandogli che trovarle sarebbe stato facile come tirare un rigore a porta vuota.
Ci sarà soltanto da aspettare per capire che cosa sia successo. E occhio alle librerie: potrà mancare un bel libro di memorie?