Il guerriero Kerry spiega che la sua America saprà combattere meglio (ma si dimentica di dire per cosa)
Le critiche pesantissime di NYT, WaPo e LAT
Il Foglio, 31 luglio
Le frasi della Convention
31 luglio
Le parole di Kerry
Ottimo discorso, degno di una bella convention, sebbene suoni strano che il candidato alla leadership del mondo libero non citi l’Iran, non dica che cosa voglia fare dell’Iraq, del conflitto arabo-israeliano eccetera. Kerry ha soltanto spiegato ad americani, europei e alleati che in Iraq ci sarà un maggiore impegno Usa, se vincesse lui. Lo slogan, ottimo, è “l’America può fare meglio”. Non di meno. Di più, e meglio. La guerra al terrorismo si fa, perché sono stati loro, i nemici, a dichiararla. Troppo populista, poco liberale, e irrealizzabile il programma economico. Commovente il passaggio sulla ricerca scientifica che può salvare vite umane. In generale, la giornata di ieri, sembrava la convention del Pentagono non dei liberal di sinistra. Guerra, generali, soldati, veterani, Vietnam, onore, bandiere, chissa che ne pensa Pecoraro Scanio…
30 luglio
Kerry spiega come renderà l’America più forte
(e con quali uomini)
Il Foglio, 30 luglio
Democratici 2004 /3
Si aggira Bernard Henri Levy, ma non se lo fila nessuno.
Il Foglio, 30 luglio
Due Americhe
Alla Convention ci sono due Americhe, quella dei delegati che hanno tutto e quella dei delegati che non hanno niente
Il Foglio, 29 luglio
Edwards
Bravo, positivo, un po’ ripetitivo con sta cosa delle due Americhe ma efficace. Populista, stavolta anziché la bambina di quattro anni, l’immagine è quella di una giovane donna col marito in Iraq. Contro l’outsourcing e per un impegno di spesa sociale pazzesco. Kennedyano con lo slogan Hope is on the way, La novità è che ha parlato di guerra, di sicurezza eccetera. Ed è stato falco, falchissimo. Vuole più truppe e ha detto ai terroristi di Al Qaida che non potranno scappare tutta la vita, che non potranno nascondersi perché “WE WILL DESTROY YOU”.
29 luglio
I Democratici sono moderati e uniti, ma sono loro stessi a non crederci
Il Foglio, 29 luglio
Democratici 2004 /2
Notizie dalla convention
Il Foglio, 29 luglio
Caro Luca,
se si parla di cose serie allora divento serio. Io non sopporto Del Piero, credo che lui e chi lo teneva in campo abbia fatto perdere alla Juventus due scudetti consecutivi. Ma lo difendo, come difendo Bush. Io credo davvero che sia un grande campione, Del Piero non Bush.
Renosubject
GQ, agosto
Howell Raines, il direttore del New York Times ai tempi del falsario Jayson Blair, inizia a scrivere per il Washington Post. E fa danni.
28 luglio
T e T, Teresa e Ted (e il partito dei Clinton)
Secondo giorno di convention
Il Foglio, 28 luglio
Bob Shrum, il Karl Rove di John Kerry
Secondo giorno di convention
Il Foglio, 28 luglio
Democratici 2004
Notizie dalla Convention
Il Foglio, 28 luglio
Obama è un grandissimo
E’ un Edwards nero, con accenti blairiani.
28 luglio
Bill Clinton straordinario
Sembra un predicatore del sud che usa i trucchi retorici di Reagan
28 luglio
Un’America normale
Primo giorno di convention democratica a Boston
27 luglio
Quando Michael Moore censurò Paul Berman
Nel 1985 Paul Berman fu mandato da Mother Jones a fare un reportage sulla rivoluzione sandinista, nel frattempo arrivò come direttore un tal Michael Moore, il quale appena vide il servizio sul regime leninista lo cassò, non lo pubblicò, insomma censurò. Successe un putiferio. L’editore cacciò Moore, il quale al solito cominciò a spararle grosse.
Il Foglio, 23 luglio
Il programma di Kerry/3
Dio, Patria e Famiglia, una nazione “under god”
Il Foglio, 23 luglio
Pausa per un paio di giorni, poi Boston
23 luglio
Il programma di Kerry/2
La politica economica (e il protezionismo commerciale)
Il Foglio, 22 luglio
This land is your land
Fantastico cartone animato su Bush e Kerry
22 luglio
Il programma ufficiale di Kerry/1(La politica estera e di sicurezza)
I democrats presentano la Piattaforma e spiegano che il first strike è utile
Primo e lungo articolo di una serie
Il Foglio, 21 luglio
Le bugie che non ti ho detto
Dunque. Quattro commissioni indipendenti inglesi hanno stabilito che Tony Blair non ha mentito sull’Iraq e nessuna delle commissioni bipartisan americane ha confermato le accuse alla Michael Moore nei confronti di George Bush. La comunità dei servizi segreti di tutto il mondo, compresi gli ispettori Onu, credeva che Saddam avesse le armi. Al momento appare evidente che si sbagliavano: armi non ne sono state trovate 8armi di distruzione di massa ovviamente, ché armi convenzionali in violazione delle risoluzioni Onu ce n’erano a bizzeffe). C’era, però, la questione delle 16 parole sul caso Niger, l’accusa proveniente dai servizi britannici e da un dossier falso consegnato a Panorama (che non pubblicò, appunto perché falso) riguardante l’acquisto di uranio da parte dell’Iraq in Niger. Questa notizia, riassunta in 16 parole, entrò all’ultimo minuto nel discorso sullo Stato dell’Unione di Bush, ed era falsa. Ora, infine, si scopre e c’è la prova, fornita anche dall’avversario di Bush, l’ex ambasciatore in Niger Joseph Wilson, che l’Iraq tentò davvero di acquistare uranio dal Niger, solo che non ci riuscì. Lo ha stabilito la Commissione che indaga sull’11 settembre. Questo non prova che Saddam avesse le armi, prova che Saddam voleva e cercava le armi di sterminio. Lo ha scritto lunedì Safire sul New York Times e oggi il primo editoriale, quello che dà la linea al giornale, del Washington Post. (Questo per i bugiardi che continuano a dire che Bush e Blair hanno mentito, quando la loro colpa è evidente: aver puntato più sulle armi di sterminio che sull’esportazione della democrazia, la vera arma di protezione di massa).
21 luglio
Ottolenghi’s blog
Il miglior analista of the world sulle cose israeliane apre un suo blog, ancora molto incasinato, ma ci sta lavorando. Auguri.
20 luglio
Armi di attrazione di massa
Ci sono, sul web.
Con annesso blog “verso l’Organizzazione mondiale della democrazia“
20 luglio
Blog, una spiegazione
Il governatore Bill Richardson ha presentato i temi della Convention Democratica di Boston. Segue passaggio:
GOVERNOR RICHARDSON: We will also target “bloggers.” Bloggers, you know what that is, right?
A PARTICIPANT: I don’t know.
(Laughter.)
GOVERNOR RICHARDSON: Where is my — tell them. They’re the Internet people.
STAFF: Networks and websites reporting directly from the convention. GOVERNOR RICHARDSON: You know, not everybody writes like you. There are some people that — (laughter) — anyway, we feel good about this election.
20 luglio
Europa
Meglio un dissidente polacco, leader di Solidarnosc, anticomunista e di sinistra liberale o un candidato consociativo dei socialisti e dei democristiani europei? I polisti italiani e i diessini votano per la consociazione e bocciano la candidatura di Bronislaw Geremek a presidente del Parlamento Europeo.
20 luglio, sempre a rilento
Barroso
15 luglio
Si ritorna, lentamente
19 luglio
Chi vincerà le elezioni americane?
Simulazione elettorale, medie tra i sondaggi, le previsioni stato per stato. Si decide tutto in Florida, Ohio, Missouri (e forse Pennsylvania)
Il Foglio, 3 luglio
Krugman,il Michael Moore senza cappellino da baseball
Prendete la frase portante del suo editoriale di ieri sulla fiction di Moore:“Consider the Bush family’s ties to the Saudis. The film suggests that Mr. Bush and his good friend Prince Bandar bin Sultan, the ambassador known to the family as Bandar Bush, have tried to cover up the extent of Saudi involvement in terrorism. This may or may not be true. But what shocks people, I think, is the fact that nobody told them about this side of Mr. Bush’s life”. “Potrebbe essere o non essere vero, ma…”.
Prendete quest’altra:
“Fahrenheit 9/11″ is a tendentious, flawed movie, but it tells essential truths about leaders who exploited a national tragedy for political gain, and the ordinary Americans who paid the price”.
Il film di Moore è tendenzioso e pieno di inesattezze, ma “dice essenzialmente la verità”.
Infine:
“Viewers may come away from Mr. Moore’s movie believing some things that probably aren’t true. For example, the film talks a lot about Unocal’s plans for a pipeline across Afghanistan, which I doubt had much impact on the course of the Afghan war. Someday, when the crisis of American democracy is over, I’ll probably find myself berating Mr. Moore, who supported Ralph Nader in 2000, for his simplistic antiglobalization views. But not now”.
Moore dice un sacco di fesserie e magari un giorno, quando la crisi della democrazia sarà finita, Krugman lo dirà al mondo: “Ma non ora”.
Uno come Krugman non lo prenderebbero neanche a MicroMega.
3 luglio
Pausa per un paio di settimane
3 luglio
Land of the free
2 luglio in vista del 4 luglio
Proporzionale & populismo
Follini vuol tornare ai tempi infausti della democristianeria per fregare il Cav e i Ds, dire ciao ciao ad An e Rifondazione e tornare a governare con lo sguardo rivolto all’indietro, magari con Montezemolo il concertatore premier. Lo strumento è la legge proporzionale, l’unica che farebbe rivincere l’eterno democristiano che c’è nella politica italiana. Follini è il mio avversario.
Ma anche Fini è il mio avversario. Crede che i ricchi, anzi gli straricchi, d’Italia siano i 600 mila che dichiarano più di 70 mila euro lordi l’anno, che vuol dire 35 mila euro netti l’anno, cioè 70 milioni di lire annue, cioè poco più di 5 milioni di lire nette il mese. E’ ridicolo. Non è possibile che siano soltanto 600 mila gli italiani che guadagnano 5 milioni di lire (o più) il mese. E’ la prova che le tasse sono così alte, a quella aliquota, che gli italiani scelgono anzi sono costretti a evadere. Seconda cosa: se si abbasseranno le aliquote soltanto ai redditi inferiori è chiaro che gli italiani dichiareranno ancora meno. Quei 600 mila, se passasse la ricetta Fini, diventerebbero meno: scommettiamo? Di più: con le idee di Fini ci sarebbe un beneficio solo per chi guadagna il poco necessario per vivere, ma non per l’economia, quindi non per tutti. Per stimolare l’economia, come è evidente, si devono tagliare anche e soprattutto le aliquote più alte, quelle di chi ha i soldi da rimettere in circolo.
1 luglio
Stupid Red Men
Farheneit 9/11, la fiction di Mike Moore, è il primo documentario di sempre a essere importato nella repubblica popolare cinese.
Sulle balle di Moore le ultimissime sono qui, qui, qui
Avete notato come ora l’ultima difesa dei fan del superballista col cappello da baseball sia: “Lui non pretende di raccontare la verità”?
1 luglio
469 giorni dopo
Vanity Fair, 1 luglio
L’uomo che ha dato una cultura alla destra Usa lascia la National Review
Il Foglio, 1 luglio