Camillo di Christian RoccaCheney, i gay e le zucconate di Rep.

Repubblica dà le notizie a modo suo, come è noto. Il meccanismo funziona a meraviglia: prende una notizia vera, la trasforma, toglie un po’ di qua e aggiunge un po’ di là, la modella allo schema che ha in mente, la incarta con eleganza e la presenta ai lettori riconfezionata, praticamente un’altra notizia, lontana parente di quella originale. Ieri Vittorio Zucconi ha scritto una pagina per spiegare il motivo vero dell’improvviso, secondo lui, pronunciamento di Dick Cheney (che Zuccopycat definisce "neoconservatore", ma non è vero) a favore delle coppie gay. Per Rep. si tratta di un’abile mossa degli strateghi di Bush, di uno sporco trucco di Karl Rove per mostrare chissà che cosa e ingannanare chissà chi, ma non importa perché tanto ora c’è Zuccopycat a svelare per noi gli altarini dei perfidi cowboy texani. La notizia è vera, Cheney ha detto che lui non è contrario alle unioni gay, ma è la confezione di Rep. a non stare in piedi. Non è la prima volta, infatti, che il vicepresidente motiva la sua contrarietà all’emendamento che vieta le nozze omosessuali. Lo dice da sempre. E non lo dice il Foglio, che pure lo ha scritto per tempo, ma lo stesso Kerry. Tanto che, a febbraio, sei mesi fa, per spiegare il suo no all’idea di inserire nella Costituzione il divieto di matrimonio gay, Kerry disse: "Il vicepresidente Cheney e io abbiamo la stessa posizione". Sei mesi fa Rep. non se ne accorse: era impegnata a raccontarci Kerry come una specie di Pecoraro Scanio, pacifista pronto a ritirare le truppe dall’Iraq.

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