Camillo di Christian RoccaAmerica distratta "Parigi ha una storia di tentativi di comprarsi i nemici. E' fallimentare, oltre che immorale". Parla Rubin

New York. Gli Stati Uniti non sembrano essersi accorti di quanto sta succedendo in Francia a proposito dei due giornalisti rapiti in Iraq dalle stesse squadracce di Al Zarqawi che hanno ucciso Enzo Baldoni. Né le televisioni né i grandi giornali liberal notano con la dovuta evidenza come la gran parte dei gruppi terroristici arabi e islamici più politicizzati, Hamas, Hezbollah, Jihad islamico e tanti altri, abbia spiegato ai colleghi operanti in Iraq, con dichiarazioni pubbliche e appelli accorati, che sarebbe meglio se rilasciassero i due ostaggi francesi, e soltanto loro, perché la Francia in questa guerra non sta dalla parte degli odiati americani, ma vi si oppone. Una dichiarazione per tutte, questa dei giordani del Fronte d’azione islamico: "A causa della posizione del governo francese, che rifiuta l’occupazione anglo-americana dell’Iraq ci appelliamo alle persone che hanno rapito i due giornalisti affinché risparmino la loro vita". Sui giornali americani se ne parla soltanto di passaggio, anzi nelle scarne cronache da Parigi fioccano le lodi al governo francese sia per gli sforzi diplomatici in medio oriente sia per l’alleanza interna tra lo Stato laico e i musulmani moderati. Scrive il New York Times, senza approfondire oltre, che "il mondo islamico, mobilitato dalla Francia e dai suoi alleati, ha parlato con una sola voce nel chiedere che i giornalisti vengano liberati".

Ci sarebbe da ben riflettere, eppure niente. Sollecitato dal Foglio, Michael Rubin, analista dell’American Enterprise Institute, ed ex funzionario della Autorità americana a Baghdad, ricorda come "il governo francese abbia una lunga storia alle spalle di tentativi di comprarsi i suoi nemici. Non è soltanto una strategia immorale, è anche fallimentare. I francesi non capiscono che l’Islam militante pone una sfida ideologica alle democrazie, e la Francia non fa eccezione". Stessa cosa dice l’editorialista liberal conservatore, Andrew Sullivan: "Parigi non ha mai voluto essere coinvolta, ma ora l’idea che il capo degli appeaser possa sfuggire alla furia del terrorismo islamico diventa sempre meno convincente. Speriamo almeno che la Francia capisca il messaggio, che non c’è un modo di evitare questa battaglia. Da una parte c’è la civiltà, dall’altra la guerra santa. Possiamo e dobbiamo discutere sulle tattiche, ma i due fronti sono abbastanza chiari".

La profezia di Friedman, le parole di Allawi
Così capita che proprio nei giorni in cui a New York si celebra la convention del presidente americano che dopo l’11 settembre disse "ora o si sta con noi o contro di noi", alcuni gruppi terroristici dicano ufficialmente che la Francia sta con loro e non con l’America. Aveva visto giusto, dunque, l’editorialista liberal Thomas Friedman, quando l’anno scorso scrisse sul New York Times che la Francia non è più un alleato degli Stati Uniti ma addirittura un "nemico"? Sarebbe stato interessante leggere la sua opinione, oggi. Ma al New York Times non è venuto in mente. D’accordo, Friedman s’è preso un paio di mesi di aspettativa per scrivere un libro, ma pubblicare proprio ieri una lunga opinione del professore islamista francese, Tariq Ramadan, che fa la morale agli Stati Uniti perché gli hanno revocato il visto con il quale avrebbe dovuto insegnare in una università dell’Indiana il suo credo radicale e antisemita, sembra molto più che una concessione al politicamente corretto.
Michael Rubin un po’ giustifica i giornali americani, "c’è la convention, tutti gli occhi sono puntati su New York", un po’ non dimentica il pregiudizio del Times: "Se è così interessato ai visti ­ dice al Foglio ­ perché il New York Times non ha dedicato altrettanto spazio al caso di Issam Abu Issa, l’ex presidente della banca nazionale palestinese, a cui è stato revocato il visto su richiesta di Yasser Arafat, quando sarebbe dovuto venire a testimoniare al Congresso sulla corruzione palestinese?".
E se lunedì sera l’ex sindaco Rudy Giuliani ha ricordato gli errori e le concessioni italiane ed europee ai terroristi, ieri bisognava andare fino in Colorado per leggere, sul Rocky Mountain News, un editoriale che commentasse la strana alleanza tra gli assassini di innocenti e il governo Chirac: "La Francia sta montando una pressione diplomatica a tutto campo per liberare i giornalisti. Per la sua opposizione alla guerra, i gruppi islamici dentro e fuori l’Iraq hanno chiesto ai rapitori di lasciarli andare. Ma noi pensiamo che Parigi sia ingenua a ritenere che questa sia la fine della vicenda. Come ha detto il primo ministro Iyyad Allawi, un funzionario con una considerevole esperienza di terrorismo, ‘i francesi resteranno delusi da se stessi se pensano che possano rimanere fuori da tutto questo’". Ha aggiunto il premier iracheno: "La neutralità non esiste, come dimostra il rapimento dei francesi. Gli estremisti hanno anche loro nel mirino".

X