New York. C’è anche un George W. Bush buono, compassionevole, solidaristico, diciamo di sinistra, là fuori. Solo che non lo si vede, non se ne parla, non se ne sa niente, perché ovviamente fa più notizia il Bush guerrafondaio, stupido, bigotto e bugiardo, il texano dalla camminata arrogante, l’ostaggio della cricca di ebrei neocon, la caricatura dei film di Michael Moore. Eppure, in una sola settimana, Bush ha reso credibile la profezia di un sostenitore insospettabile, Bob Geldof, il cantante che negli anni 80 organizzò i concerti Live Aid per aiutare i poveri e gli affamati africani. Nel 2003 Geldof disse: "Magari penserete che sono impazzito, ma vi dico che l’approccio di Bush sull’Africa è il più positivo dai tempi di Kennedy". Che cosa ha fatto, dunque, Bush? Intanto è l’unico leader che chiede al mondo un impegno morale per diffondere la libertà e la democrazia dove non ci sono, necessarie per sconfiggere nel lungo termine l’ideologia della morte. Lo strumento non è solo l’uso della forza ma, come ha detto ieri all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, anche l’aiuto ai riformatori del mondo arabo e l’istituzione di un fondo per la democrazia dentro l’Onu. Bush ha ricordato l’esempio della leader democratica della Birmania, Aung San Suu Kyi, poi ha definito "genocidio" il massacro sudanese in Darfur e, infine, ha promosso un’"iniziativa globale di pace" insieme con il governo italiano. Ma queste, per i critici sono soltanto parole.
Eppure nei giorni scorsi Bush ha fatto tre cose concrete, ovviamente trascurate dai giornali. Primo: Bush da tempo ha dichiarato guerra non solo al terrorismo ma anche all’Aids, per liberare dalla schiavitù della malattia 45 milioni di persone. Ora sono arrivati i primi dati ufficiali del suo impegno. Una relazione ancora parziale, presentata al Congresso, ha svelato che la Casa Bianca, attraverso le sue agenzie federali, ha già curato con i nuovi farmaci antiretrovirali 25 mila persone malate di Aids in 6 paesi dell’Africa sub sahariana e in Guyana, Haiti e Vietnam. A giorni il rapporto completo renderà noto il numero totale dei sieropositivi curati in altri sei paesi africani. La diffusione dei farmaci antiretrovirali non è l’unico obiettivo dell’ambizioso "Piano d’emergenza per il soccorso Aids" di Bush, che in cinque anni costerà 15 miliardi di dollari ai contribuenti americani. Entro giugno 2005 saranno 200 mila i malati che riceveranno direttamente da Washington, oppure attraverso università o associazioni non governative, i farmaci anti Aids, mentre nei prossimi anni il programma beneficierà due milioni di persone, finanzierà la prevenzione per sette milioni di africani e l’assistenza per dieci milioni di orfani di genitori uccisi dal virus. Bush ha presentato il piano al recente G8 di Savannah, in Georgia. Il commento di Vittorio Agnoletto, leader no-global-no-Aids-no-tutto-purché-sia-no-America, è stato: si tratta di "briciole di elemosina al posto di diritti" e di "qualche medicinale gratis per i governi consenzienti in cambio della difesa degli interessi delle multinazionali che condannano 38 milioni di persone sieropositive alla morte per non potere accedere ai farmaci".
Secondo: in questi giorni Bush ha presentato un piano per cancellare il cento per cento dei debiti dei paesi del Terzo Mondo. Non una parte né una quota, tutto: il cento per cento. Una notizia che avrebbe dovuto far scattare in piedi Lorenzo-Cancella-il-debito-Jovanotti o quantomeno il sindaco dei 2 mondi Walter Veltroni. Invece niente. Zero. La proposta di Bush va oltre il piano di riduzione del debito che di recente ha aiutato 27 paesi poveri a risparmiare 900 milioni di dollari l’anno, ma che ancora li costringe a pagarne 800 ogni dodici mesi. Il Dipartimento del Tesoro americano ha preparato la proposta cancella debito, appoggiata dal cancelliere dello Scacchiere dell’orrendo Tony Blair, per il forum multilaterale di Parigi. Il Tesoro ha anche aggiunto che tutti gli aiuti futuri stanziati dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale non dovranno più essere prestiti, ma sovvenzioni. Ieri Bush lo ha ricordato in diretta televisiva sul palco delle Nazioni Unite: i giornali lo racconteranno? Il Washington Post ha scritto che i paesi ricchi e le burocrazie di Fmi e Banca mondiale hanno accolto molto freddamente l’idea di Bush. In ballo ci sono miliardi di dollari e nessuno vuole rinunciarci. Bush sì. Così, alla maniera di Agnoletto, sono partite le prime critiche: Washington non lo fa perché ci crede, ma perché vuole migliorare la sua immagine all’estero. Altri dicono che è una misura troppo drastica, quindi ingiusta. C’è chi sostiene che l’Amministrazione americana voglia far pagare il costo alle istituzioni internazionali, mentre i francesi sospettano che sia un modo indiretto e perfido degli americani per obbligarli a rinunciare a quel debito iracheno che la Parigi-amica-dell’islam no, no, no, non vuole cancellare. Insomma, qualsiasi cosa faccia o dica Bush, anche qualcosa di sinistra, buonista e multilaterale, a spiegarlo ci deve necessariamente essere qualcosa di nascosto, un affare della Halliburton, la spartizione del mondo, l’avidità dei neocon, l’imperialismo, il petrolio o, come direbbe Agnoletto, il potere delle multinazionali.
Terzo: l’Amministrazione Bush spende ogni anno dieci miliardi di dollari in aiuti ai paesi stranieri. Dieci miliardi di dollari ogni anno. Due anni fa, in aggiunta, Bush ha lanciato l’idea del Millenniun Challenge, un nuovo programma di finanziamenti vincolati alle politiche riformatrici che i paesi beneficiari avranno intrapreso. Bush aveva chiesto al Congresso 2 miliardi e mezzo di dollari da raddoppiare nel 2006. Il Senato mercoledì ha concesso soltanto la metà di quella cifra. Poco, pochissimo, diranno i critici d’Oltremare (ma solo se saranno costretti a farlo sapere). Loro, cioè noi, intanto finanziamo i killer di Hamas.
22 Settembre 2004