Camillo di Christian RoccaKEITH JARRETT, BRAD MEHLDAU, ECM GALLERY, BILL FRISELL, CHARLIE HADEN, BRANFORD MARSALIS

KEITH JARRETT TRIO

The-Out-of-towners (Ecm)
Quanti dischi avrà inciso Keith Jarrett: sessantasei? novantadue? centoventitré? Chissà. E con il suo classico trio, Gary Peacock al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria, quanti? una trentina? quatre-vingts cinq, come dicono i sempre complicati francesi? I suoi dischi sono sempre il massimo, decine, centinaia di brani che ripercorrono l’intero songbook americano del Novecento. Perfetto. Meraviglioso. Stupendo. Applausi. Non sbaglia mai, KJ. Però uno ogni tanto potrebbe alzare la manina e dire: che palle, caro meraviglioso pianista, cambia un po’, no? Torna ai tempi delle tue composizioni improvvisate. Ogni tanto lo fa, ma solo ogni tanto. Per il 2005 è già annunciato un cd live di KJ al piano-solo, registrato a Tokyo. Ora c’è questo nuovo disco con le solite stupende e inimitabili interpretazioni di Cole Porter e tutti gli altri. Poi, improvvisamente, il brano numero 4, quello che dà il titolo al disco. Un brano originale, scritto da KJ in persona come ai bei tempi: i 19 minuti di musica più belli del 2004.

BRAD MEHLDAU
Live in Tokyo (Nonesuch)
Quanti dischi avrà già inciso Brad Mehldau, così giovane così già il nuovo Jarrett? Stavolta è un po’ più semplice fare i conti: erano dieci, ora sono undici. Ma uno solo era in piano-solo, Elegyac Cycle, peraltro uno dei suoi cd più belli. Quindi ecco pronto il secondo disco solistico, made in Japan come quello di Jarrett del 2005 o come i Deep Purple del 1973. Il disco è bello, tenebroso, notturno, da ascoltare da soli oppure in due ma molto abbracciati. Due cover di Nick Drake accrescono l’aspetto malinconico, poi ci sono 19 minuti (19, eh?, vedi che tutto torna…) dell’onnipresente Paranoid Android dei Radiohead. Quante volte, eccetera?

ECM GALLERY A MILANO
Art Book Milano, Via Ventura 5, Milano
Quante foto avrà scattato Roberto Masotti e, soprattutto, quante copertine di dischi Ecm portano la sua firma? Impossibile stabilirlo, a meno che lunedì 20 settembre alle 18 non si vada a visitare l’apertura della mostra sui 20 anni della Ecm New Series, l’etichetta che ha rivitalizzato tre cose: la musica classica, la musica contemporanea e l’arte della fotografia stampata sulla copertina dei cd.

BILL FRISELL
Unspeakable (Nonesuch)
Il chitarrista Bill Frisell piace da matti a questa colonna jazz. Di lui, come di KJ e di BM, si potrebbe dire la stessa cosa: quanti diavolo di dischi ha fatto? Da una decina d’anni si occupa prevalentemente del genere che qui si definisce "avant-country", musica tradizionale del profondo sud americano, però d’avanguardia, però jazz, però-dovete-ascoltarla. Unspeakable è sempre lì, solo un po’ più avanti. Meno tradizione, più computer e diavolerie da dj. Non perdete il primo pezzo. Si intitola "1968", ed è davvero formidabile quel brano.

CHARLIE HADEN
Land of the Sun (Verve)
La Land of the Sun è il Messico e da sempre il contrabbassista Charlie Haden suona musica gringos ma con sapore d’oltrefiume. Questa colonna potrebbe usare il copia-e-incolla e ripetere le stesse cose anche su Haden, cioè quante decine di dischi ha inciso con quel retrogusto della revolución? Stavolta non è un pretesto. Lo stesso Ciarliaden, nelle note di copertina, scrive che aveva già suonato un brano di uno scomparso compositore mexicano, tal José Sabre Marroquin. Poi la figlia del de cuius gli portò gli spartiti con tutti gli altri brani del padre. Ciarliaden se ne innamorò (degli spartiti, non della figlia), chiamò il pianista Rubalcaba, e ora ha inciso questo imperdibile disco.

BRANFORD MARSALIS
Eternal (Marsalis music)
Quanti Marsalis esistono in natura? Wynton, Ellis, Delfeayo e Jason. Il migliore, fidatevi, è Branford e non solo perché piaceva a Sting. Questo suo nuovo disco lento e palloccoloso è uno dei suoi più belli di sempre.

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