New York. Taglia-e-cuci, copia-e-incolla, l’Unità s’è inventato un John Kerry che non esiste, e come tale l’ha spacciato ai lettori. Il giornale che fu di Antonio Gramsci, e ora non più, martedì ha pubblicato il discorso che il giorno precedente il candidato democratico alla Casa Bianca aveva tenuto all’Università di New York. Lo sfidante di Bush ha criticato con efficacia la mala gestione del dopoguerra iracheno e mai era stato così duro con il presidente. Eppure, anche adesso che s’è spostato decisamente più a sinistra, Kerry resta più a destra di Sandro Bondi. Un problemaccio, per Furio Colombo. Che cosa ha fatto, allora, l’Unità? S’è armata di buona volontà e certosinamente ha espunto dal testo di Kerry tutte le parti che lo avrebbero allontanato dalle tesi del Correntone Ds. Le prove? Eccone alcune:
Il Kerry dell’Unitàglia-e-cuci parte forte: "Nel combattere la guerra al terrorismo, i miei principi sono chiari e netti. I terroristi sono dei folli privi di qualsiasi giustificazione razionale". Manca qualcosa? Sì, una frase alla Oriana Fallaci. Quattro paroline di Kerry in versione Terminator: "We must destroy them", "dobbiamo distruggerli". Troppo per la terrazza romana radical chic: cancellare, please.
Un caso? No. L’Unitàglia-e-cuci s’è dimenticata di tradurre i passaggi in cui Kerry riconosce il pericolo che gli Stati Uniti stanno correndo, dove spiega che la guerra al terrorismo non è una fissazione di Bush. Eccone uno: "Per vincere l’America deve essere forte. E l’America deve essere furba. La più grande minaccia che abbiamo davanti è la possibilità che al Qaida o altri terroristi mettano le loro mani su un’arma nucleare". Perché mai l’Unitàglia-e-cuci ha cancellato questo passaggio innocuo? La spiegazione è nel taglio successivo: "Per prevenire che questo accada, dobbiamo fare appello alla totalità della forza americana: alleanze forti per aiutarci ad evitare che le armi più letali del mondo finiscano nelle mani più pericolose e un esercito potente, trasformato per affrontare le nuove minacce del terrorismo e della diffusione delle armi di distruzione di massa". Meglio non far sapere che il candidato anti Bush vuole un esercito potente, no? Molto meglio cancellare piuttosto che tradurre, un appello a "distruggere" i terroristi utilizzando "tutto il potere americano", compreso "il potere economico", che dite?
Sul testo dell’Unitàglia-e-cuci non si trova neanche il Kerry che esalta lo "straordinario coraggio delle nostre truppe" (oddio, sarà mica come Rumsfeld?). Kerry non ha denunciato Abu Ghraib, ma ha insistito sulla "straordinaria abilità e determinazione" dei soldati yankee. Meglio cancellare, allora. Via anche la lirica descrizione del lavoro delle truppe di occupazione: "Il loro servizio umilia tutti noi. Quando parlo con loro e quando guardo i loro familiari negli occhi so che dobbiamo loro la verità su quello che gli abbiamo chiesto di fare e su quello che ancora c’è da fare".
Il sostantivo plurale "truppe" probabilmente non piace in Via dei Due Macelli. Ogni volta che il Kerry originale lo pronuncia, il Kerry taroccato se lo dimentica per rispetto di Furio Colombo. Così sull’Unitàglia-e-cuci scompaiono un paio di punti centrali della ricetta kerrista: "Il presidente deve arruolare dai paesi nostri alleati, migliaia di addestratori qualificati, specialmente da quelli che non hanno truppe in Iraq. Deve fare pressioni sui nostri alleati della Nato perché aprano centri di addestramento di soldati iracheni nei loro paesi". E mentre il testo pubblicato dall’Unitàglia-e-cuci mostra un Kerry pacifista, nel testo vero si legge: "Il presidente deve arruolare truppe dai nostri amici e alleati per una forza di protezione (del personale, ndr) Onu. Questo non sarà facile. Ma anche i paesi che hanno rifiutato di mandare truppe in Iraq dovranno aiutare a proteggere l’Onu". Il giornale di Colombo ha riportato fedelmente il pensiero di Kerry solo in un caso, quando il senatore ha fatto la lista delle cose che in Iraq vanno male. Be’, no, una frase è stata tolta. Questa: "Sì, in Iraq ci sono stati alcuni progressi, grazie allo straordinario impegno dei nostri soldati e dei nostri civili. Scuole, negozi e ospedali sono stati riaperti. In alcune parti dell’Iraq, in effetti prevale la normalità".
23 Settembre 2004