New York. La convention repubblicana non ha fatto rimbalzare soltanto i sondaggi di George Bush, ma anche i dati d’ascolto di Fox News, il canale di notizie 24 ore su 24 di Rupert Murdoch. Per la prima volta una tv via cavo, pur raggiungendo 25 milioni di famiglie in meno dei rivali, ha battuto non uno ma addirittura tutti e tre i grandi network, cioè Nbc, Abc e Cbs. Fox News ha superato prima i 5 milioni e poi ha toccato quota 7,3 milioni contro i 5,9 di Nbc in occasione dei discorsi di Cheney e Bush. La rete di Murdoch è la casa dei conservatori americani e il suo slogan "fair and balanced", imparziale ed equilibrata, fa ammattire i liberal. La sinistra ha una vera ossessione per "Faux News", notizie false, ma non si rende conto che il suo successo è dovuto al fatto che sempre più gente non si fida dei tg tradizionali.
Nei cinema di Manhattan c’è un’altra spiegazione: un documentario a senso unico, stile Michael Moore, dal titolo "Outfoxed La guerra di Rupert Murdoch al giornalismo". Il regista è Robert Greenwald, già autore di una "vera storia" della guerra in Iraq e di un film sul furto elettorale del 2000. Il New York Times lo ha recensito con entusiasmo, più imbarazzato il Washington Post, mentre sul New York Post di Murdoch non è neanche citato nella lista dei film in programmazione.
Outfoxed a tratti è molto divertente, ma più che un documentario sembra una rassicurazione per spettatori di sinistra in cerca di qualsiasi argomento possibile contro Fox News purché non si affronti il vero motivo per cui le grandi tv liberal perdono spettatori e credibilità. Ovviamente Fox News non è imparziale né equilibrata, ma è talmente chiaro ed esplicito che non c’era bisogno di un film per svelarlo. Bastava sintonizzarsi.
Outfoxed invece denuncia, come fosse un segreto, il pregiudizio filo conservatore dell’impero mondiale di Murdoch (ma non dice che in Inghilterra sta con i laburisti di Blair e in Italia è cautamente centrista, con tendenza ulivista e santoriana nei talk show).
Outfoxed è efficace quando taglia e cuce al modo di Blob le frasi e le scorrettezze dei giornalisti della rete, cosa che si potrebbe fare con qualsiasi altro canale. Lo è di meno quando torna a denunciare. Intanto uno degli esperti che spiega come e perché Fox sia una vergogna per il giornalismo americano è un sedicente bugiardo. Si chiama David Brock, ed è l’ex rampante giornalista di destra che per conto dei repubblicani negli anni Novanta ne ha fatte di cotte e di crude, compresa una feroce inchiesta contro Anita Hill, l’accusatrice del giudice conservatore Clarence Thomas, salvo poi svelare in un libro di non aver mai creduto a quello che scriveva. Ma Brock a parte, Outfoxed non fa distinzione tra i notiziari, che non sono più squilibrati di altri, e i talk show, la vera novità introdotta da Murdoch. Fox, infatti, ha affidato le fasce orarie ad opinionisti battaglieri, in maggioranza conservatori, i quali dicono apertamente come la pensano e tendono ad avere ospiti di altro credo politico con cui azzuffarsi all’arma bianca. Almeno un paio però sono liberal: Greta Van Susteren, per esempio, scippata alla Cnn e dimenticata da Outfoxed, e poi Alan Colmes che invece è ritratto come se fosse un utile idiota, scelto in modo che tutti i liberal sembrino fessi come lui. I democratici sono ospiti in tutte le trasmissioni, sempre accanto alla controparte repubblicana. Alcuni di loro sono collaboratori fissi della rete. Secondo Outfoxed i commentatori di destra di Fox sono tutti pezzi grossi mentre quelli liberal, tranne Bob Shrum, sono sconosciuti. Solo che non dice una cosa: Shrum è il capo della campagna di Kerry, l’equivalente di Karl Rove per Bush. Insomma, il cervello di Kerry.
I liberal cercano di nascondere il successo di Fox News, lo caricaturizzano oppure spiegano che i telespettatori di Murdoch sono meno intelligenti degli altri. Eppure, come ha scritto il Wall Street Journal, in qualsiasi altro business non accecato dall’ideologia le aziende che perdono fette di mercato così velocemente come le stanno perdendo sia i network tv sia gli opinionisti liberal non avrebbero accusato i propri clienti.
8 Settembre 2004