Camillo di Christian RoccaRepubblicani 2004 /6

Al Madison Square Garden, lunedì sera, è arrivato Michael Moore nelle vesti di inviato per il quotidiano Usa Today. Era circondato da cinque guardie del corpo, non si è ben capito se sue oppure fornite dagli odiati servizi segreti. All’inizio le maschere del Garden non sapevano se bloccarlo o chiedergli un autografo, poi dopo un quarto d’ora di discussioni Moore è riuscito a raggiungere i banchetti riservati ai giornalisti e si è seduto esattamente sotto la postazione del Corriere della Sera. Subito sono arrivate decine di telecamere e altrettanti cronisti e fotografi. Caos, spintoni e microfoni schierati per captare le reazioni del regista alla prima giornata di convention. Il più lesto ed efficace è stato un giornalista della Stampa, il quale non ha avuto paura ad affrontare un energumeno con il distintivo "secret service" al collo e con un auricolare a spirale come quelli che si vedono nei film. Moore ha parlato a lungo, fino a quando una cronista della Associated Press, seduta una fila sotto la sua, gli ha urlato di smetterla di "screditare il giornalismo". Moore non se l’aspettava e non ha replicato. Sul palco parlava John McCain, ma i giornalisti guardavano solo Moore. Poi McCain ha citato "un cineasta fraudolento" e il Garden è diventato una bolgia con bordate di fischi rivolte a Moore. Il regista ha ridacchiato, ha alzato le braccia in segno di vittoria e ha indicato ai delegati che Bush è prossimo alla sconfitta. McCain, di fatto, era l’unico a non essersi accorto della presenza di Moore e quasi non riusciva a capire perché in sala ci fosse tutto questo entusiasmo per la sua battuta sul regista. I fischi e i buu continuavano, così McCain ha detto: "Be’, se vi è piaciuta così tanto ve la ripeto: c’è un regista fraudolento…". Altri fischi eccetera. I giornalisti infine sono stati allontanati dai body guard, ma alla cronista della Ap non è bastato: ha chiamato i responsabili della sala stampa e discusso con un signore che sembrava un pezzo grosso del giornale per il quale scrive Moore. Alla fine ha vinto lei. Moore non aveva diritto a quel posto ed è stato scortato in piccionaia, gate 77, dove ci sono sedie scomode e non c’è un tavolino su cui scrivere. Si tratta dello stesso posto riservato al Foglio, ma il Foglio è rimasto nella postazione più comoda.

C’è l’insegna luminosa di Al Jazeera, in alto, guardando il palco sulla destra. Sta tra la Fox e l’agenzia di notizie economiche Bloomberg. I democratici, a Boston, all’ultimo minuto l’avevano tolta inventando le scuse più diverse. Con Kerry impegnato a dimostrare di essere un leader di guerra, non volevano che qualcuno lo fotografasse con alle spalle il logo della tv che per gli americani è la voce dei terroristi. Bush, evidentemente, non ha questi problemi.

Il Family Research Council, gruppo iper-conservatore, ha distribuito confezioni di biscotti della fortuna cinesi. Nel classico bigliettino interno c’era scritto: "Ragione numero 1 per vietare la clonazione umana: Hillary Clinton".

I cartelli con le scritte di incitamento ai candidati sono una delle cose più belle, ma contemporaneamente meno spontanee, delle convention politiche americane. Ci sono delle squadre di efficienti inservienti che a un certo punto spuntano dal nulla e distribuiscono con precisione i cartelli ai delegati. Così capita che mentre un oratore dice una frase ad effetto, improvvisamente diecimila persone alzano un cartello che espone esattamente quella frase. I repubblicani avevano criticato l’eccessivo utilizzo dei cartelli preconfezionati che i democratici avevano fatto a Boston. Così a New York si vedono anche moltissimi cartelli di lodi a Bush scritti a pennarello, con grafia incerta e colorati manualmente. Solo che non sono spontanei neanche questi, ma preparati dall’organizzazione della convention e distribuiti strategicamente per far credere che i repubblicani siano più creativi dei democratici.

Rudy Giuliani ha criticato gli europei per non aver compreso il pericolo del terrorismo arabo e islamico. E ha ricordato, tra i buu del pubblico, che l’Italia non consegnò alla giustizia i responsabili del sequestro dell’Achille Lauro.

Quando John McCain ha detto che l’America è orgogliosa del servizio reso al paese da John Kerry, è partito un caloroso e spontaneo applauso del pubblico repubblicano.

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