Camillo di Christian RoccaArchivio blog – Ottobre 2004

Raccolta mensile del blog


L’Asse del Moore

Com’è
che il film di Michael Moore è preso
sul serio solo da Osama e dal festival di Cannes?

31 ottobre


Mark Steyn prevede la vittoria di Bush e si dimetterà dallo Spectator se la sua previsione si rivelasse sbagliata

31 ottobre


Vincerà alla grande Kerry grazie all’affluenza record

Dice una tizia di Newsweek

31 ottobre


La (quasi) balla delle armi scomparse e la (certa) balla dei 100 mila morti

30 ottobre


Slate spiega perché lo scoop del New York Times non è vero

30 ottobre


Scommettiamo?

Quelli
che fino a ieri sostenevano che Bush avrebbe annunciato
la cattura di Bin Laden un paio di giorni prima delle elezioni,
ora sosterranno che quel video di Bin Laden è opera di
Karl Rove. Cioè, se Osama fosse stato catturato sarebbe
stato un complotto, ora che è tornato pure. Vedrete.

30 ottobre


Osama Bin Moore

Avete
notato che Osama cita Fahrenheit?
We agreed with Mohamed Atta, god bless him, to execute the whole
operation in 20 minutes. Before Bush and his administration would
pay attention and we never thought that the high commander
of the US armies would leave 50 thousand of his citizens in both
towers to face the horrors by themselves when they most needed
him because it seemed to distract his attention from listening
to the girl telling him about her goat butting was more important
than paying attention to airplanes butting the towers which gave
us three times the time to execute the operation
thank god.

30 ottobre


Osama Bin… aggiungete voi il cognome

Avete
notato che le parole di Osama sulla politica americana,
sul Patriot Act, sulle bugie e sui misfatti dell’Amministrazione
Bush le leggiamo tutte le settimane negli editoriali di Paul Krugman e di tanti altri?

30 ottobre


La Palestina, retroattivamente

Osama
ora dice che ha attaccato l’America per la sofferenza
del popolo palestinese. Quando dichiarò la guerra, con
la fatwa del 28 febbraio 1998, però diede 3 motivi e del
conflitto palestinese parlò solo di striscio. In realtà,
per la gioia di chi dice che l’Iraq non c’entra niente con Al
Qaida, ha parlato principalmente di Iraq come causa scatenante
la guerra santa contro americani, crociati e sionisti:
“First, for over seven years the United States has been
occupying the lands of Islam in the holiest of places, the Arabian
Peninsula…”
Parla della prima guerra in Iraq, 1991, con l’egida dell’Onu,
in difesa di un paese musulmano e con tutta la comunità
internazionale e con tutti i paesi arabi coinvolti, tranne la
Palestina di Arafat.

“Second, despite the great devastation inflicted on the
Iraqi people by the crusader-Zionist alliance, and despite
the huge number of those killed, which has exceeded 1 million…
despite all this, the Americans are once against trying to
repeat the horrific massacres”
.
Parla delle iniziative politiche anti Saddam degli americani
e dei missili lanciati da Clinton contro Baghdad

“Third, if the Americans’ aims behind these wars are religious
and economic, the aim is also to serve the Jews’ petty state
and divert attention from its occupation of Jerusalem and murder
of Muslims there. The best proof of this is their eagerness
to destroy Iraq,
the strongest neighboring Arab state, and
their endeavor to fragment all the states of the region such
as Iraq, Saudi Arabia, Egypt, and Sudan into paper statelets
and through their disunion and weakness to guarantee Israel’s
survival and the continuation of the brutal crusade occupation
of the Peninsula”.

30 ottobre


La dichiarazione di voto di Osama

Favorirà
Bush, ovviamente (anche se Zucconi su Rep. dice
il contrario before he voted against). Voglio vedere i cittadini
dell’Ohio o del Midwest o gli indecisi che si accoderanno alle
richieste del capo terrorista. Kerry ha risposto subito che lui
lo ammazzerà Osama. Ha fatto bene a dirlo, nella tipica
brutalità da born again cowboy. Ma sarà dura, almeno
così mi pare. E’ un peccato che il massacratore possa
incidere sulle elezioni, in qualsiasi direzione riesca a farlo.
(Tanto più che, secondo me, il vantaggio di Bush sarebbe
già stato più ampio del previsto).

30 ottobre


Perché ci dovremmo augurare la vittoria di Bush (e perché Kerry, se eletto, non potrà far altro che Bush)

Una risposta a Luca
Sofri
(cioè l’endorsement di Camillo)

Il Foglio,29 ottobre


L’incompetente o l’incoerente

L’Economist a malincuore per Kerry

29 ottobre


Facciano un telefono, invece di questa stupidaggine

29 ottobre


Un genio scrive

Caro
Chr.Ro., altro Red Soxs. La vera Inter d’America sono
i Chicago Cubs, una squadra di lovable losers che non
vince dal 1908 (anno in cui è nata chi?), il cui fuoriclasse
più rappresentativo usa mazze non regolamentari, che perde
per colpa dei suoi stessi tifosi, che per combattere la sorte
è ricorsa (inutilmente) a maghi degli effetti speciali,
che soprattutto è afflitta da quasi sessant,anni da “the
Billy Goat Curse
, la maledizione della capra (una roba
seria, niente a che vedere con “the Curse of the Bambino).
In America sono una leggenda: se giri il paese da New York a
Las Vegas con indosso la loro maglia la gente tocca ferro e ti
sbertuccia cantandoti “maybe next time, simpatico
stornello che tanto ricorda l’italico “non vincete mai”.

29 ottobre


E’ la stampa, bruttezza!

Non
avevo mai visto da vicino una campagna elettorale Usa,
né valutato i riflessi partigiani della stampa liberal
americana. Qui in tre settimane è successo che un grande
network ha mandato in onda uno scoop falso per avvantaggiare
Kerry mentre il più grande giornale ha scatenato un putiferio
anti Bush su un’altra vicenda (le armi scomparse) che si sgonfia
ogni giorno di più
. Mancano ancora cinque giorni,
mi sembra impossibile che la stampa possa fare peggio di così.
(Il peggio, però, arriverà dopo: brogli).

28 ottobre/sera


Una domandina, così

Ma
le 380 tonnellate, ripeto: 380 tonnellate, di armi che
mancano dai depositi, come sarebbero state portate via dai saccheggiatori?
Con i carrelli della spesa?

28 ottobre/sera


Un advisor di Kerry alla Abc, speranzoso sull’esito delle elezioni: “I titoli dei giornali ci sono favorevoli”.

28 ottobre/sera


2, e a casa

28 ottobre/ore 22.20


Kerry il reazionario, Bush il radicale rivoluzionario Jeff Jacoby sul Boston Globe

Rispostina,
per interposta persona, a Luca Sofri (domani sul
Foglio quella diretta e ampia)
“Kerry is a liberal Democrat, but in this campaign he is
running as a reactionary: one who wants to reverse course —
to go back to the attitudes and practices that guided US policy
when Clinton and the elder George Bush were in office. The younger
Bush may be a Republican, but he is running this year as a radical.
Profoundly transformed by 9/11, he sees the old playbook as feckless
and is set on a revolutionary new course”.

28 ottobre


Egemonia culturale (con pochi riscontri nella realtà)

Perfetto, Victor Davis Hanson.

28 ottobre


Quelli che dicevano che le armi non c’erano ora dicono che c’erano(e viceversa)

Il Foglio, 28 ottobre


I russi, i russi, gli americani

Forse
che forse le armi scomparse sono le famose armi che i russi
si portarono via il 7 di aprile?

28 ottobre


“He’s very tough, an extraordinarily good politician and a lot smarter than the people think”

Bill
Clinton a proposito di George Bush, all’American Magazine
Conference, martedì 26 ottobre a Boca Raton, Florida

28 ottobre


Di tacco e di punta

Nuova
rubrica di Camillo. Attacco e finale dell’articolo quotidiano
di Vittorio Zucconi.
Attacco: “Come nei sogni agitati delle notti peggiori,
più l´America corre verso l´elezione e più
il traguardo sembra allontanarsi”.
Finale: “Tra Bush «l´incompetente»
e Kerry «l´inaffidabile» qualcuno dovrà
vincere per forza, ma sarà la rassegnazione, non l´entusiasmo,
a decidere fra i due gamberi”.

28 ottobre


E ora per i nerazzurri è tutta discesa

28 ottobre


Provate voi a capire Il Manifesto

Un
tempo era a favore del ritiro israeliano da Gaza,
ora che Sharon si ritira è contrario, anche perché
la destra cattiva e colonizzatrice è contraria. Boh.

27 ottobre


La destra vera, quella dura e pura e antisemita, a favore di…Kerry

Anche
loro, in realtà, solo per andare contro Bush, definito
un comunista, antitetico ai principi conservatori, idealista
della democrazia e a favore degli immigrati. Meraviglioso, no?
Sullo stesso numero di The American Conservative un altro articolo
in favore di Kerry di Taki mentre l’antisemita Pat Buchanan si
tura il naso: voterà Bush nonostante abbia sbagliato su
“Iraq, Sharon, NAFTA, the WTO, open borders, affirmative
action, amnesty, free trade, foreign oil, and Big Government”.

27 ottobre


No, la stampa non è di sinistra

Studio
indipendente dimostra il pregiudizio di sinistra
della stampa americana. Il Project for Excellence in Journalism
ha analizzato nel mese di ottobre il New York Times, il Washington
Post, il Miami Herald, il Columbus Dispatch (Ohio), la Cnn, la
Fox, Pbs, Abc, Nbc, e Cbs. Risultati: più della metà
(59%) delle storie erano negative per Bush, solo un quarto quelle
su Kerry. Per Kerry una storia ogni tre era poitiva, solo una
ogni sette per Bush.

27 ottobre


Paul Berman vota Kerry (Brogli a Slate)

Ma
Paul si vergogna un po’. Spiega che non è un
one-issue voter, è certo che Kerry non sarà un
presidente di primo livello ma non voterà Bush nonostante
“I think that Bush, in his rhetoric about democracy and
ideologies of hate, has demonstrated a broader understanding
of these matters”.
I contributors di Slate votano in massa per Kerry, solo 2 preferiscono
Bush (e uno il libertarian Badnarik). Ma ci sono brogli. Alla
voce Christopher Hitchens viene messo: Kerry. Invece è
Bush, come spiega Hitch.

27 ottobre


Perché il liberal Kerry è diventato mistico

Fede,
religione, Bibbia e la città luminosa sulla
collina, firmate John Kerry (mentre il NYT svela che Bush è
un cristiano moderato, al contrario di come lo dipingono i suoi
avversati – tra cui il New York Times medesimo).

27 ottobre


E’ uscito l’I-Pod del Milan

27 ottobre


Impegno

E’
difficile poter scrivere un testo più idiota di quello
che si legge nella mozione unitaria del Gad o come diavolo si
chiama ora il centrosinistra.
Sintesi di Repubblica: La mozione “dispone il rientro
del contingente militare italiano” nel quadro di una serie
di iniziative che riguardano la Conferenza internazionale e la
sostituzione delle truppe.
Qualcuno ha capito che cosa voglia dire?
Il passaggio da fenomeni però è questo:”Si
impegna il governo: ad attivarsi per concorrere all’esito positivo
della Conferenza internazionale con la partecipazione di tutte
le parti interessate che garantisca uno svolgimento trasparente
e democratico delle elezioni irachene e permetta la nascita di
un Iraq libero e democratico”.
Cioè ora vogliono l’Iraq libero e democratico, al contrario
dei cattivoni americani che lo vorrebbero impedire. E come si
arriva all’Iraq libero e democratico, secondo i sapientoni del
centrosinistra? Facile, ritirandosi. E lasciando libero il campo
ad Al Zarqawi, il quale farebbe meno brogli di Jeb Bush in Florida.
Ma che cosa abbiamo fatto di male per meritarci questi qui?
Meraviglioso anche questo: “A chiedere nel quadro
della conferenza internazionale la sostituzione delle forze di
occupazione con forze multinazionali sotto egida Onu chiaramente
percepite come forze di pace, di assistenza umanitaria e di sostegno
alla ricostruzione, come passo essenziale di questo processo”.
L’egida Onu, caro Gad, c’è già, ci sono già
state tre risoluzioni. Te lo sei dimenticato, Gad?

26 ottobre/sera


La storia delle armi che Bush s’è fatto soffiare sotto il naso è un pacco, dice la Nbc (1)

“April
10, 2003, only three weeks into the war, NBC
News was embedded with troops from the Army’s 101st Airborne
as they temporarily take over the Al Qakaa weapons installation
south of Baghdad. But these troops never found the nearly 380
tons of some of the most powerful conventional explosives, called
HMX and RDX, which is now missing. The U.S. troops did find large
stockpiles of more conventional weapons, but no HMX or RDX, so
powerful less than a pound brought down Pan Am 103 in 1988, and
can be used to trigger a nuclear weapon” (NBC’s “Nightly
News,” 10/25/04).
Secondo voi, Repubblica domani rettificherà la pagina
che ha scritto oggi?
Ps del 27 ottobre. No, Repubblica non ha rettificato.
Ps II. Ha rettificato, però, in modo misero, la Nbc per
non dare l’aiutino a Bush: confermiamo che quando gli americani
sono entrati nel deposito non hanno trovato le armi, ma questo
non vuol dire che le armi siano state sottratte prima dell’arrivo.
Non le hanno trovate ma non è detto che non ci fossero.
Può essere che siano state sottratte prima, ma non lo
sappiamo.

26 ottobre/sera


Link Saddam-Al Qaida? (2)

Kerry
e i democratici stanno usando molto questo scoop (che
poi era già uscito due volte) del NYT come fosse la prova
dell’incapacità di Bush di combattere una guerra al terrore.
Quelle armi sono pericolose, aveva detto El Baradei dell’Onu,
se finissero in mano ai terroristi. Praticamente formulando l’idea
che sta alla base della guerra preventiva di Bush. Ora che le
armi sono davvero finite in mano ai terroristi, non dovrebbero
dimostrare la correttezza dell’analisi dell’Amministrazione?
Certo, anche l’incapacità di Bush, se fosse confermata
la notizia che si è fatto fregare. Ma se avesse ragione
la Nbc, cioè se le armi fossero scomparse prima dell’arrivo
degli americani a Baghdad, non verrebbe dimostrata la connessione
tra il regime di Saddam e i terroristi? Secondo voi Repubblica
lo ammetterebbe?

26 ottobre/sera


Smoking Gun? (3)

Domandina
per quei geni degli strateghi elettorali di Kerry:
non vi viene il dubbio che a furia di
parlare di esplosivi HMX e RDX
(che possono essere usati
in armi nucleari, come ha detto la Nbc) e di armi che erano in
Iraq ma che poi sono scomparse (prima o dopo l’arrivo degli americani,
non importa), il messaggio che passa possa essere quello secondo
cui in Iraq le armi di distruzione di massa c’erano?
Ovviamente sì, il dubbio viene anche a loro, ma tanto
Infine, per completare il quadro, si è scoperto che l’imparziale
Cbs (quella dello scoop falso sul servizio militare di Bush)
teneva al calduccio la storia delle armi rubate e aveva in mente
di trasmetterla il giorno precedente il voto. Un cadeaux per
Kerry e, mi raccomando, guai a parlare di “liberal media”…
In America c’è la censura, il Patriot Act, Guantanamo
la Fox News e Barbablù. (A proposito: nel meraviglioso
mondo delle cospirazioni, del bavaglio alla stampa e dell’avidità
delle corporation come si spiega, poi, che tutti i grandi giornali
invitano a votare per Kerry?).

26 ottobre/sera


Ispezioni? Quali ispezioni? (4)

Questa
vicenda delle armi rubate dimostra l’assoluta
inutilità delle ispezioni dell’Onu. Dunque, durante il
regime di Saddam (gennaio 2003, sette mesi prima dell’invasione)
l’Aiea individua materiale esplosivo devastante e di possibile
utilizzo in in’arma nucleare. E che fa? Se lo porta a casa? Lo
distrugge? Lo mette al sicuro? Denuncia il regime? Invoca altre
16 risoluzioni dell’Onu? No, compila un rapporto (appena vedrete
Team America vedrete come i due autori di South Park non sono
andati così lontano di dalla verità nello sfottre
Hans Blix). Questo.
E fa delle fotografie. E stop. E poi, 25 mesi dopo, passa una
velina al New York Times accusando l’Amministrazione Bush di
essersi fatto sfuggire “il pericoloso arsenale”. Così
pericoloso che, 7 mesi prima dell’invasione, per la stessa Aiea
non era pericoloso.

26 ottobre/sera


Cose che non troverete sui giornali italiani(e solo nascoste su quelli americani)

Bush è
favorevole alle unioni civili tra gay: “I
don’t think we should deny people rights to a civil union, a
legal arrangement, if that’s what a state chooses to do so”.
Il giornalista gli ha obiettato che la Platform del suo partito
si oppone alle unioni civili. Risposta di Bush: “Well, I
don’t”.
E ha aggiunto: “I view the definition of marriage different
from legal arrangements that enable people to have rights. And
I strongly believe that marriage ought to be defined as between
a union between a man and a woman. Now, having said that, states
ought to be able to have the right to pass laws that enable people
to be able to have rights like others”.
Sta forse dicendo che i Repubblicani su questo punto sbagliano?
Risposta di Bush: “Esatto”.

26 ottobre/sera


“Kerry? I cannot know for sure”

“I
do not hate this president. I admire him in many ways–his
tenacity, his vision of democracy, his humor, his faith. I have
supported him more than strongly in the last four years–and,
perhaps, when the dangers seemed so grave, I went overboard and
willfully overlooked his faults because he was the president
and the country was in danger. I was also guilty of minimizing
the dangers of invading Iraq and placed too much faith, perhaps,
in the powers of the American military machine and competence
of the Bush administration. Writers bear some responsibility
too for making mistakes; and I take mine. But they bear a greater
responsibility if they do not acknowledge them and learn. And
it is simply foolish to ignore what we have found out this past
year about Bush’s obvious limits, his glaring failures, his fundamental
weakness as a leader”.
Andrew Sullivan spiega perché sostiene John Kerry o, meglio,
perché non sostiene più Bush.
PS
Ma ce n’è uno, in natura, che considera Kerry un buon
candidato? (a parte Luca Sofri e George Bush, intendo)

26 ottobre/sera


Oggi sono tre gli articoli imperdibili

Tutti
sul Foglio. Il
primo è questo
: sulla duplice strage fondamentalista
in Iraq (reclute irachene uccise con colpo alla nuca) e in Algeria
(apostati in quanto tifosi di calcio). Il secondo è sempre
in prima pagina (quarta
colonna: polemiche
) e fa a pezzi le solite miserie intellettuali
scritte sulla eternamente scorretta Rep. dal solitamente corretto
Bernardo Valli. Terzo pezzo, stessa pagina
(ma d’apertura) la svolta “teocon” del laico Sarkozy.

26 ottobre/sera


Predicatori di destra e di sinistra

Jerry Falwell vs Jesse Jackson

26 ottobre


In tour con i 10 comandamenti

Vi
ricordate del monumento e del giudice
Roy Moore dell’Alabama
?
Ora il monumento va in giro in turné.

Il Foglio, 26 ottobre


“I am in fact a member of a small international regime-change left”

Christopher
Hitchens spiega perché uno di sinistra, di
sinistra vera, e non bushiano voterà Bush. The Nation,
suo antico giornale e covo dei marxisti rococò dell’Upper
West Side, gli ha chiesto di raccontare la sue nuove frequentazioni
a destra. Risposta di Hitch: “In the space I have, I can
only return the question. I prefer them to Pat Buchanan and Vladimir
Putin and the cretinized British Conservative Party, or to the
degraded, mendacious populism of Michael Moore, who compares
the psychopathic murderers of Iraqis to the Minutemen”.
Infine l’affondo: “What slightly disturbs me about most
liberals is their hypertense refusal to admit the corollary.
Anybody But Bush“–and this from those who
decry simple-mindedness–is now the only glue binding the radical
left to the Democratic Party right. The amazing thing is the
literalness with which the mantra is chanted. Anybody?
Including Muqtada al-Sadr? The chilling answer is, quite often,
yes. This is nihilism. Actually, it’s nihilism at best. If
it isn’t treason to the country
–let us by all means not
go there–it is certainly treason to the principles of the
left
“. Sottoscritto.

26 ottobre


Test con sorpresa (e forse con spiegazione della vittoria di Bush)

C’è questo test che circola su internet, è
lungo (sono necessari 10 minuti), ma divertente. Alla fine,dopo
aver risposto a domande di ogni tipo, ti dice se devi votare
Bush o Kerry. Fin qui tutto normale, come è normale che
a me abbiano suggerito di votare per Bush (io ho barato solo
due volte a causa della partigianeria della formulazione delle
domande). Ma la cosa incredibile è un’altra. Camillo,
come sapete, sarebbe un “one issue voter”: cioè
voterebbe Bush solo per la politica estera. Per il resto, sui
temi sociali, Camillo è liberal o liberale. Bush è
liberale su alcune cose (tasse e armi, commercio) e statalista
su altre. Tutta questa pappardella per dire che alla fine del
sondaggio, peraltro chiaramente filo-Kerry nella prima parte,
i curatori del sito mandano un raffronto tra le proprie scelte
e quelle della maggioranza degli americani (tratte da sondaggi
Zogby – non da questo test). Ebbene ho scoperto che le scelte
di Camillo, quelle che poi mi hanno portato a ricevere l’invito
a votare Bush, sono perfettamente simili a quelle della maggioranza,
grande maggioranza, degli americani. Mentre le scelte di Camillo
sui temi sociali (gay, aborto, matrimonio), le più distanti
dalla posizione di Bush, rientrano nella minoranza, grande minoranza,
degli americani. Ergo, sarà un giochino, ma sembra un’indicazione
di larga vittoria per Bush. Vedremo.

26 ottobre


Achille F.Kerry e Aureliana Heinz

Dite
la verità: non vi ricorda qualcos’altro questa
foto?

26 ottobre


E’ una falsa cialtronata alla Michael Moore, ma il video è molto divertente

25 ottobre/sera


Il New Yorker per Kerry

Secondo
il sito di John Kerry è la prima volta
che il settimanale radical chic invita a votare per un candidato.
Diciamo che le altre volte non ce ne’è stato bisogno.

25 ottobre/sera


I migliori blog dell’anno secondo il Washington Post

Praticamente hanno vinto i blog di destra.

25 ottobre/sera


Bella sconfitta del Polo

Sono
contento che i (pochi) votanti abbiano detto di
no al medico di Bossi e che non ci sia più una Mussolini
nel Parlamento italiano. Peccato, però, che abbiano eletto
Zaccaria e D’Antoni, cattoliconi di sinistra che non sono esattamente
la mia cup of tea. L’Ulivo fa bene ad esultare, ma non mi pare
affatto un annuncio di vittoria alle elezioni generali.
Peccato per Calderisi, l’unico per il quale avrei votato, ma
era previsto: la Toscana, per parafrasare Leonardo Sciascia,
è irredimibile.

25 ottobre/sera


Era questa

Non è
proprio un “october surprise”
ma pare che Kerry, al contrario di quanto aveva detto al dibattito
con Bush, non ha incontrato i membri del consiglio di sicurezza
dell’Onu per discutere di Iraq. Il Washington Times ha condotto
un’inchiesta e ha chiesto ai 15 ambasciatori dell’incontro. Pare
che nessuno abbiia incontrato Kerry.

25 ottobre


Umorismo

Il
Guardian, giornale senza dubbio umoristico, ha ritirato
dal suo sito il commento di un suo collaboratore che invitava
a uccidere Bush. E lo ha sostituito con queste scuse sia del
giornale sia del cretino (umorismo!, eh) che le ha scritte: “The
final sentence of a column in The Guide on Saturday caused offence
to some readers. The Guardian associates itself with the following
statement from the writer.
“Charlie Brooker apologises for any offence caused by his
comments relating to President Bush in his TV column, Screen
Burn. The views expressed in this column are not those of the
Guardian. Although flippant and tasteless, his closing comments
were intended as an ironic joke, not as a call to action – an
intention he believed regular readers of his humorous column
would understand. He deplores violence of any kind”. Qui
il testo “umoristico
conservato da un blogger americano.

25 ottobre


Umorismo/2

Altri
50 iracheni uccisi dalla “resistenza irachena”.
Ma, forse, ora nessuno dice più che c’è una resistenza
irachena, no? (dico a parte il gip di Bari…)
Vedrete che a poco a poco ci arrivano e sono certo che tra 20
anni riabiliteranno Bush, spiegandoci che quindi avranno ragione
loro sulla prossima idea sbagliata di cui saranno portatori.

25 ottobre


Bob Woodward, quello del Watergate, pubblica le 22 domande a cui Kerry non ha voluto rispondere

Mentre
Bush gli ha parlato per tre ore e mezzo in due
giorni. Perché Kerry non ha voluto essere intervistato?
Cade, infine, un’altra balla raccontata dalla stampa, cioè
quella secondo cui Bush ha paura di rispondere alle domande dei
giornalisti, al contrario dei coraggiosi democratici.

25 ottobre


Washington Post

Editoriale
triplo per indicare chi bisogna votare il 2 novembre.
Saltate il titolo e leggete solo la parte sulla politica estera
di Bush:
“But Mr. Bush has accomplished more than his critics acknowledge,
both in the practical business of forming alliances to track
terrorists and in beginning to reshape a Middle East policy too
long centered on accommodating friendly dictators. He has promised
the large increases in foreign aid, to help poor nations cope
with AIDS and for other purposes, that we believe are essential.
The campaign that Mr. Bush led to oust the Taliban from Afghanistan
seems easy and obvious in retrospect, but at the time many people
warned of imminent quagmire. Mr. Bush wasted valuable time with
his initial determination to avoid nation-building after Kabul
fell and his drawdown of U.S. forces. But even so, Afghanistan
today is far from the failure that Mr. Kerry portrays. Afghans
and U.S. security alike are better off thanks to the intervention.
In Iraq, we do not fault Mr. Bush for believing, as President
Clinton before him believed, that Saddam Hussein possessed weapons
of mass destruction. We supported the war and believed that the
Iraqi dictator posed a challenge that had to be faced; we continue
to believe that the U.S. mission to promote a representative
government in Iraq has a chance to leave the United States safer
and the Iraqis far better off than they were under their murderous
dictator”.
Poi leggete il commento sull’alternativa di Kerry:
“We have been dismayed most of all by Mr. Kerry’s zigzags on Iraq,
such as his swervings on whether Saddam Hussein presented a threat.
As Mr. Bush charges, Mr. Kerry’s description of the war as a
“diversion” does not inspire confidence in his determination
to see it through. But Mr. Kerry has repeatedly pledged not to
cut and run from Iraq, and we believe a Kerry administration
would be better able to tackle the formidable nation-building
tasks that remain there. Mr. Kerry echoes the Bush goals of an
elected Iraqi government and a well-trained Iraqi force to defend
it but argues that he could implement the strategy more effectively.
Mr. Kerry understands that the biggest threat to U.S. security
comes from terrorists wielding nuclear or biological weapons.
He pledges to add two divisions to the U.S. Army; try harder
to secure nuclear weapons and materials around the world, and
improve U.S. preparations for a bioterrorism attack. There is
no way to know whether he would be more successful than Mr. Bush
in slowing North Korea’s and Iran’s march toward becoming nuclear-armed
states, but he attaches the right priority to both problems”.
Ottimo articolo. Lo aspettavo da tempo questo articolo,
perché volevo vedere come se la cavava un tempio del giornalismo
liberal con una presidenza che, tutto sommato, ha trattato in
modo serio e senza le isterie del New York Times. Il Wa Po ha
sostenuto la guerra e l’idea di democratizzare il Medio Oriente,
ed è stato durissimo con i flip flop di Kerry. Ha risolto
così: il Wa Po riconosce le cose buone fatte da Bush e
ammette gli errori. Di Kerry spiega i fastidiosi zig zag ma scommette
sul fatto che sia credibile quando dice che vuole fare le stesse
cose che sta facendo Bush. Vi sembra un endorsement di Bush,
no?
No. E’ un endorsement di John Kerry. (E, mi raccomando, la stampa
non è di sinistra)

25 ottobre


Suppletive

Si
vota in sette collegi. Uno è il mio, a Milano.
Non voto perché sono a New York, né voterei visti
i due candidati (nei quattro voti uninominali alla Camera ho
sempre annullato la scheda). Ho guardato gli altri collegi e
tra 14 candidati mi piacerebbe ne venisse eletto uno, Peppino
Calderisi a Scandicci. Però è certo che perderà.

25 ottobre


October surprise?

Il
sito che ha scoperto la bufala anti Bush di Dan Rather
(Cbs), Power Line, ha ricevuto una soffiata: lunedì su
un grande giornale americano dovrebbe uscire una storia molto
pericolosa per John Kerry. Non si sa cosa, ma pare che l’argomento
lo riguardi e sia di politica estera.

25 ottobre


E’ ufficiale: al Guardian ci sono parecchie teste di cazzo

Ecco
come
si chiude, invocando gli assassini di presidenti americani (“dove
siete ora che abbiamo bisogno di voi?”), uno dei commenti
di sabato pubblicati dal giornale londinese della sinistra radical
chic:
“On November 2, the entire civilised world will be praying,
praying Bush loses. And Sod’s law dictates he’ll probably win,
thereby disproving the existence of God once and for all. The
world will endure four more years of idiocy, arrogance and unwarranted
bloodshed, with no benevolent deity to watch over and save us.
John Wilkes Booth, Lee Harvey Oswald, John Hinckley Jr – where
are you now that we need you?”.

25 ottobre


“Blair is the original neocon”

Per
sovramercato il Guardian lancia la più terribile
delle accuse possibili anche a Tony Blair. Non invoca Olivier
Cronwell ma fa di peggio: scrive che Blair è il “neocon
originale” sia sui temi di politica estera sia su quelli
di politica interna (io l’ho sempre detto: ultimamente qui).
Come direbbe Buttafuoco “barone mi disse”. Camillo
è d’accordo, i neocon infatti sono liberali di sinistra,
senza per questo aver perso il contatto con la realtà.

25 ottobre


Una corte federale ha stabilito che (almeno) le balene e i delfini non possono fare causa a George Bush

Non ci credete? Eppure una corte di San Francisco aveva deciso il contrario.

25 ottobre


Ho visto

Il
concerto dei Beach Boys: perdibile
Il film Sideways: imperdibile

24 ottobre


E io che vi avevo detto?

Da
Camillo, 14 ottobre:

“Una campagna del Guardian rivolta ai non americani: dateci la vostra e-mail, noi
vi diamo un
indirizzo di un elettore americano
di una contea swing, in
bilico, (Clark County, Ohio) per convincerlo a votare Kerry.
Sostegno straniero a un candidato contro il presidente? Uhm,
potrebbe avere l’effetto opposto
.14 ottobre”.
E, infatti, il Guardian ora è stato costretto a chiudere
il programma perché in Ohio la gente si è incavolata
per l’interferenza straniera e molti indipendenti si sono offerti
al partito repubblicano per lavorare da volontari. Se Kerry perde
Clark County, e quindi l’Ohio, dovrà ringraziare i volenterosi
babbioni d’oltremanica. Io ve lo avevo detto.

23 settembre


La dottrina Democratica del broglio preventivo

Il Foglio, 23 ottobre


Allarme brogli preventivi

Oggi
il quotidiano commento sui brogli preventivi in Usa
di Vittorio Zucconi cominciava così: “Una nazione
di schizofrenici interrogati da un esercito di nevrotici”.
E finiva così: “L´unico sondaggio che servirebbe,
quello per calcolare i brogli, non c´è ancora”.
Poi due boxini, per la seconda volta consecutiva, attribuiscono
erroneamente ai repubblicani il risultato che i sondaggi attribuiscono
invece ai democratici, e viceversa. Per cui, ripeto: per la seconda
volta in una settimana, chi legge i titoli e le figure di Rep.,
sa che i repubblicani sono sotto e i democratici sopra. Così
il 3 novembre sarà più facile spiegare – e convincere
– che ci sono stati brogli.
Oggi, dunque, sotto il simbolo dell’elefante c’è un 46
per cento. Sotto quello dell’asinello il 47. Nell’articoletto,
invece, è spiegato che i numeri andrebbero invertiti.
Siccome è la seconda volta che succede, o i republicones
non sanno che l’elefante è il simbolo dei repubblicani
e l’asinello dei democratici. O brogliano.

22 ottobre/sera


Paul Nitze, neocon e vincitore della Guerra Fredda

Il
necrologio del Washington Post. Tutti gli tributano grandi
onori e dicono che la sua strategia contro il male sovietico
sconfisse il comunismo, ma tutti si vergognano di dire che era
il maestro di Paul Wolfowitz nonché l’ispiratore della
politica estera dei neocon.

22 ottobre/sera


Tragedia, perfidia e la proprietà del New York Times

La
sconfitta degli Yankees a New York è vista come una
tragedia. Tutti hanno scritto editoriali e commenti. Il più
perfido è un inciso scritto dal New York Sun: “Ci
sono volute sette gare perché gli eroi di casa nostra
venissero sconfitti dai Red Sox, la squadra di proprietà
del New York Times”.

22 ottobre/sera


Chi ha fatto gli errori in Iraq?

Il
New York Times sta pubblicando una lunga inchiesta a puntate
sugli errori in Iraq compiuti dall’Amministrazione. Ho letto
la terza puntata, quella sulla decisione di sciogliere l’esercito
iracheno. Io non credo sia stato un errore, per due motivi. L’esercito
si era già dissolto con l’invasione, ed era necessario
far capire agli sciiti e ai curdi che il vecchio regime di Saddam
non sarebbe più tornato. Questa promessa, con l’esercito
sunnita fedele al dittatore e torturatore di sciiti e curdi ancora
in piedi, non sarebbe stata credibile senza lo scioglimento del
principale strumento di potere di Saddam. Infatti tra sciiti
e curdi la decisione è stata unanimemente apprezzata.
Ovvio, ha creato disastri tra i sunniti.
Ma l’inchiesta del Times svela una cosa che, ovviamente, è
stata sempre male interpretata dai giornali e dalla chiacchiera,
soprattuto italiana, cioè l’idea che Pentagono e neocon
non avessero piani, mentre il Dipartimento di Stato sì.
La decisione di sciogliere l’esercito, spiega infatti il NYT,
non è stata presa dai neocon del Pentagono, i quali invece
erano contrari. E’ stata presa dai consiglieri del Dipartimento
di Stato, quelli i cui consigli – secondo la vulgata – sarebbero
stati ignorati dalla cieca ideologia neocon. Balle, spiega il
Times. Jay Garner, il predecessore di Bremer, infatti non smantellò
l’esercito e non lo smantellò su precisa richiesta di
Douglas Feith, falco neocon del Pentagono. Poi Bush affidò
al Dipartimento di Stato (e alla Rice) la gestione post bellica.
E qui, spiega il NYT, è stata presa la decisione (osteggiata
dai militari del Pentagono e infine accettata anche dai neocon)
di smantellare l’esercito. Il principale sostenitore dell’idea
è stato Walter B. Slocombe, advisor di Paul Bremer. Volete
sapere chi è Slocombe? E’ l’ex sottosegretario alla Difesa
nelle Amministrazioni ta-ra-tà-tà di Bill Clinton.
Ripeto: non credo sia stata una mossa sbagliata. Ma continuare
con la balla dei piani ignorati per soddisfare le visioni ideologiche
dei neocon ora è spazzatura col timbro del New York Times.

22 ottobre/sera


Non un grandissimo endorsement

Kerry
continua a ottenere appoggi alla sua candidatura, principalmente
in funzione anti Bush. The New Republic, come il NYT, fornisce
più motivi contro Bush che pro Kerry. Estratti: “On
foreign policy, Kerry’s record is less impressive”; “And
his behavior in the current Iraq debate has not been exemplary”;
“Kerry’s greater failure was his vote against the $87 billion
supplemental to equip American troops and rebuild Iraq”,
” But…he should have supported the legislation anyway”;
“Building “firehouses in Baghdad”–a notion Kerry
has repeatedly mocked–is not only something we owe the Iraqi
people, it stems from the fundamentally liberal premise that
social development can help defeat fanaticism. Abandoning that
principle under pressure from Howard Dean is the most disturbing

22 ottobre/sera


Bush e le delusioni neocon

Ecco
il testo di un mio lungo articolo su Aspenia.

Aspenia, novembre


Emmebi è diventato un rubrichista del Foglio

Come la Soncini, come Diaco

22 ottobre


Odiare l’America

Storia
dell’antiamericanismo, dai naturalisti francesi,
a Kant, a Freud eccetera eccetera.
Piccolo pro memoria per quelli che dicono: no, è solo
critica a Bush.

Il Foglio, 22 ottobre


America Fuck Yeah

Canzoni,
dialoghi e alcune battute tradotte in italiano dal film
dell’anno
.

Il Foglio, 22 ottobre


Tutte le gaffe di Teresa

22 ottobre


Soncini scopre su Rolling Stone una Maureen Dowd patriottica e anti Kerry

Ovviamente
sul NYT queste cose non le dice, però qui
spiega che Bush non è affatto stupido (sennò Kerry
che sarebbe) e che ammette: “Ho smesso di comprare il vino
e la maionese francesi. Sono patriottica”. Sul Foglio di
oggi.

22 ottobre


Da qualche giorno mi scrive Bill Clinton

Dear Christian,
Yesterday I sent you

I’m counting on you.
Sincerely,
Bill Clinton

22 ottobre


E’ caduto Fidel Castro

21 ottobre/sera


Le 59 falsità di Fahrenheit 9/11

Definitivo
e lunghissimo.
Con riassunto di quattro pagine anche in italiano

21 ottobre/sera


E ora candidiamo il Gip di Bari

Siamo
l’unico paese del mondo che indaga e processa le
vittime, anziché i rapitori.
Meanwhile
in America, paese serio, uno dei torturatori di Abu Ghraib viene
espulso dall’esercito e condannato a 8 anni di carcere
.

21 ottobre/sera


Io lì a fare campagna elettorale non sarei andato

21 ottobre/sera


Re: no subject

“Caro
Luca, qui ho visto le seguenti magliette:
Bin Laden-Bush 2 a 0; Chi vota Bush vota Bin Laden; Fuck Bush
­ Kuck Ferry; Bush guerrafondaio; Bush criminale di guerra;
Bush terrorista; Bush bugiardo; Gioventù rivoluzionaria
comunista contro Bush. Poi, per fortuna, c’è l’America
vera”.
In ritardo e tra un po’ arriva anche quello di novembre

GQ, ottobre


Recensire le correzioni

C’è
un nuovo fantastico sito che riporta solo le correzioni
pubblicate dai giornali di tutta l’America. Quella di oggi è
del Dallas Morning News: “An Oct. 19 article on songwriter
John Bucchino incorrectly stated that he doesn’t read. The sentence
should have said he doesn’t read music.”

21 ottobre/sera


Le 10 parole della campagna elettorale Usa

GQ, ottobre


Tutto sui nuovi accessori (casse) per l’i-Pod

Dal NYT.
Prova di Camillo all’Apple Store di Soho:
quelle della Bose si sentono benissimo ma sono ingombranti e
inutili a meno che uno non abbia un impianto in casa. Quelle
della Jbl si sentono molto bene, ma sono a forma di ciambella
col buco e sono grandi. Le migliori, visto che stiamo parlando
di casse portatili da portarsi in giro e in vacanza, sono le
solite. Le hanno rifatte, però. Sono più resistenti,
migliori, con telecomando ma più bruttine

21 ottobre


Il film dell’anno

Team
America. Pupazzi contro il terrorismo. Casinisti,
ma buoni. I cattivi? I dittatori, i fondamentalisti, i fighetta
radical chic e i cinematografari “impegnati”. Dai geniali
autori di South Park. Fa morire dal ridere.
PS
Per sapere di più dei due autori consiglio, come feci
una ventina di giorni fa, di leggere l’articolo/saggio di Andrea
Mancia su Ideazione in edicola.
PS II
Mi è arrivata per interposta persona una critica
:
“I due autori di South Park non sono di destra”.
Primo: Io ho scritto che sono “libertari di destra”.
Ed è corretto. I due si definiscono “libertarians”,
e in America i libertarians sono considerati di destra, sia come
partito sia come centro studi (Il Cato), visto che non vogliono
lo Stato e se potessero liberalizzerebbero pure mammà.
Secondo: il New
York Times va oltre e dice che sono “conservative”

(“South Park,” with its class-clown libertarianism
and proudly juvenile disdain for authority, has always been hard
to place ideologically, but a number of commentators have discerned
a pronounced conservative streak amid the anarchy, a hypothesis
that “Team America” to some extent confirms).
Per saperne di più, ripeto: leggersi Andrea Mancia su
Ideazione. (terzo spot gratuito).

21 ottobre


Kerry mi sorprende sempre

Non
pensavo avesse flipfloppato anche sull’ultimo dei
suoi cavalli battaglia, cioè sul fatto che Bush ha affidato
la cattura di Bin Laden agli afghani facendoselo sfuggire. (La
cosa è stata smentita l’altro ieri dal generale Tommy
Franks sul Nyt). Allora, invece, Kerry disse: “But for the
moment, what we are doing, I think, is having its impact and
it is the best way to protect our troops and sort of minimalize
the proximity, if you will. I think we have been doing this pretty
effectively and we should continue to do it that way”.

21 ottobre


Louis Rossetto, fondatore di Wired

Per
chi voterà? ” Bush may be wrong about everything
else, but he is right about the issue that matters most for my
children’s future: stopping Islamic fascism. And Manchurian candidate
Kerry and the Copperheads, er, Democrats, are just a joke, preferring
to act as though this probably generation-spanning war is about
politics, not the survival of the West”.
“the alternative of not voting and allowing a billionaire
currency speculator like George Soros to pick the next U.S. president
is too dire to contemplate”.

21 ottobre


Qualcuno a Boston ha già vinto

21 ottobre


Finalmente il New York Times

Pubblica
un articolo di cronaca di prima pagina dove
spiega la politica di Bush in Medio Oriente senza farne caricatura.

21 ottobre


No liberal media, certo

Quanti
articoli avete letto sugli spot di Kerry? Dieci,
cento, mille? Il Washington Post ha scoperto che gran parte dei
video vengono prodotti solo per “fare notizia” e per
consentire ai giornali di scriverne, ma non vengono mai trasmessi
in tv.

21 ottobre


Quante Coppe dei Campioni ha vinto Laura Bush?

Gaffe
berlusconiana della miliardaria radical chic, Teresa
Heinz. Ha criticato la first lady per non aver mai lavorato
in vita sua. Poi le hanno detto che Laura Bush ha fatto l’insegnante
e così ha chiesto umilmente scusa.

21 ottobre


Kerry si avvicina in Florida

La notizia, oggi, è che Kerry è molto vicino a Bush in Florida.

20 ottobre


Veterani del Nevada

Il Foglio, 20 ottobre


Moore

Il Foglio, 20 ottobre


Communists for Kerry

Dopo
l’endorsement di Pyngyoang, i cubani di Cuba organizzano
una catena telefonica per convincere i parenti in Florida a votare
per il senatore democratico. (Ieri anche il presidente antisemita
della Malesia, nonché ex datore di lavoro di Paul Krugman,
s’è augurato la vittoria di Kerry).

20 ottobre


Questa è un po’ fortina

Invece
di rivendicare quello che è (e per il quale io
lo voterei anche) Kerry deve sempre travestirsi da qualcun altro,
con effetti comici. In un’intervista al Denver Post, Kerry ha
detto di avere “the best record in the Senate when it came
to Catholic issues”.

20 ottobre


47 e 45 per me “quasi” pari sono

Rep.
on line, forse dopo aver letto Camillo, cambia il ridicolo
titolo sul “pareggio 47 a 45”. E lo cambia così:
“Sondaggi, Bush-Kerry quasi pari”. Svolgimento: “Secondo
Cbs e New York Times il 47% è per il presidente, il 45%
per lo sfidante”.

20 ottobre


Per ritirarsi dalla Moncloa?

Sventato
un attentato islamista a Madrid. Oggi. Con Zapatero.
Via dall’Iraq. Il governo Zapatero, ironia, dice che i fondamentalisti
avevano preso l’esplosivo da Eta. (da 1972)

20 ottobre


Il film anti Kerry non verrà trasmesso

(Nel
pezzo sul Foglio ho scritto di sì, ma la notizia
è uscita dopo)

20 ottobre


Brogli

Dopo
avervi raccontato balle sull’America che non sostiene
Bush, sul pacifismo di Kerry, sulle cospirazioni dei neocon,
sull’identificazione dei neocon con la destra religiosa prima
e poi con la lobby ebraica poi, su Powell e sulla Cia, su Sistani
e su Al Sadr, su Rumsfeld e sull’Onu, sul nuovo Vietnam, sul
fatto che in Afghanistan non si sarebbe mai votato, sulla certa
vittoria di Kerry e, infine, sulle umiliazioni subite da Bush
nei tre dibattiti, ora i republicones passano alla balla preventiva
pur di non riconoscere la realtà. Non s’è ancora
votato, ma è chiaro: ci sono brogli, l’America non è
una democrazia. E’ una soluzione perfetta. Bush può vincere
solo con i brogli, mentre gli imbroglioni solo con i brogli possono
evitare di rispondere delle balle raccontate per anni.
E, se dovesse vincere Kerry, continueranno a festeggiare la sconfitta
del cowboy per nascondere il polso duro, e molto più di
destra, di Kerry in Iraq.

19 ottobre


47 e 45 per me pari sono

Titolo
di Repubblica on line di oggi:
“Sondaggi, Bush-Kerry alla pari”
Svolgimento: “Secondo Cbs e New York Times il 47% è
per il presidente, il 45% per lo sfidante”.
Comunque ha vinto Kerry: 3 a 0

19 ottobre


Ha vinto Kerry, già (4)

Sondaggio
Washington Post: Bush 50 per cento, Kerry 47. La media
tra tutti i sondaggi dà Bush in vantaggio di 3,4 punti
percentuali.
Comunque ha vinto Kerry: 3 a 0

19 ottobre


Precisazione

I
sondaggi non mi interessano e non sono affidabili se non
come segnale di una tendenza. Se li cito è perché
mi diverto a segnalare la tendenza dell’opinione pubblica opposta
ai desiderata dei giornali.

19 ottobre


In un seggio del New Mexico dove già si vota

Early
voting, computer, caos e l’espressione massima
della democrazia

Il Foglio, 19 ottobre


Sox in the City

Boston
Red Sox vince contro gli Yankees e stasera c’è
gara 6 a New York

19 ottobre


Entusiasticamente

Il
New York Times ha scritto un editoriale triplo per
spiegare perché bisogna eleggere Kerry presidente e perché
il giornale lo appoggia: be’, ci sono solo motivazioni contro
Bush, zero a favore di Kerry. E, incredibilmente, non c’è
traccia di minaccia terroristica, undici settembre, democrazia
in Medio Oriente, Iraq e quant’altro. In pratica, fuori dall’Upper
West Side, chi legge questo editoriale si convince a votare Bush.

17 ottobre


Ha vinto Kerry, già (3)

Sondaggio
Gallup/Cnn/Usa Today dopo l’ultimo dibattito: Bush
52 Kerry 44 (8 punti di vantaggio per Bush, 3 punti – se si considerano
i registrati). Comunque ha vinto Kerry: 3-0

17 ottobre


Guantanamo, torture e film vietati ai minori

Storia
di prima pagina del New York Times sulle presunte
torture a Guantanamo. L’articolo cita diverse persone che hanno
lavorato nella base le quali, anonimamente, spiegano che cosa
succede a Guantanamo. Niente di nuovo. C’è un sistema
di premi e punizioni per i detenuti. Chi non collabora viene
“torturato” con l’aria condizionata al massimo, con
la musica rap a tutto volume e con la cura del sonno. Chi collabora
è libero di leggere giornali, riviste, guardare la tv
e, finanche dvd vietati ai minori. Confermato che i detenuti
collaboranti (al contrario di quelli che lanciano gli escrementi
sui secondini) ricevono Big Mac e frullati. Il Pentagono nega
gli abusi. Un rapporto di James R. Schlesinger sostiene che solo
due volte sono stati usati i due più duri sistemi di interrogatorio
previsti nella lista di Rumsfeld, mentre ci sono sotto inchiesta
otto casi di abusi da parte delle guardie.

17 ottobre

Ha vinto Kerry, già (2)

E’
uscito l’altro sondaggio post dibattito. Secondo Newsweek,
che la settimana scorsa aveva dato in parità i due candidati,
ora – dopo il terzo dibattito – Bush è avanti di 6 punti.
Ce ne sono altri che danno tre e 1 punto di vantaggio. Comunque
ha vinto Kerry: 3-0.

17 ottobre


Fahrenheit 12.500 dollari

Michael
Moore, come si sa, gira i campus americani per fare campagna
anti Bush. Quello che non si sa è che si fa pagare almeno
12.500 dollari a serata (in alcuni casi di più). L’intero
evento dell’altro giorno è costato alle casse degli studenti
– ripeto: degli studenti – dell’Università di Las Vegas
30 mila dollari, in parte recuperati con contributi e i biglietti
d’ingresso. Ma 12.500 se li mette in tasca Moore. Meraviglioso.

17 ottobre


La solita Rep. (a dispetto)

Alla
notizia del sondagigo di Zogby, Repubblica ha iniziato così
uno dei suoi soliti articoli: “A dispetto di tre umiliazioni
televisive, George Bush torna in testa nei sondaggi presidenziali”.
A dispetto.
Oggi, invece, niente. A dispetto dei wishful thinking e dei nuovi
sondaggi (vedi sopra) ancora più favorevoli a Bush.
Però, per mantenersi in forma, c’è questa perla
di Gabriele Romagnoli: “A rimpiangere Bush sarebbero sicuramente
i fondamentalisti, i reclutatori di kamikaze”. Certo,”sicuramente”
preferiscono il candidato più moscio. E’ evidente, no?
A dispetto delle bombe che Bush gli tira in testa.

17 ottobre


Quelli che one-issue voter

Camillo,
fosse americano, voterebbe Bush esclusivamente per la
sua strategia di lungo termine (democrazia e regime change in
Medio Oriente) contro il fondamentalismo arabo e islamico. Questa
è la questione principale, oggi. Tutto il resto viene
dopo. One-issue voter sono anche Christopher Hitchens,
marxista, e Max Boot,
neocon liberal. L’Economist della settimana scorsa, infine, ha
pubblicato il miglior doppio ritratto su Bush e Kerry di quest’anno.
E una volta letti (senza paraocchi) per Kerry è davvero
dura passare per il miglior candidato.

17 ottobre


Ha vinto Kerry, già

Il
primo sondaggio post terzo dibattito è di Zogby,
uno che l’anno scorso ha pure scritto una lettera ai suoi clienti
per annunciare che secondo lui vincerà Kerry e che finora
è stato il più favorevole allo sfidante. Il risultato?
Prima del dibattito i due erano pari, dopo il dibattito Bush
48 e Kerry 44. Più 4 Bush. Con questo commento che complica
le cose per Kerry: Pollster John Zogby: “While Bush–
now at 48%– had another good night continuing his upward
trend, Kerry appears stuck at 44%. The good news for the President
is that he has improved his performance among the small group
of undecideds
. Nearly a quarter now say that he deserves
to be re-elected
-up from 18% in our last poll”.
Ovviamente i sondaggi sono volubili, possono essere sbagliati
e domenica possono cambiare, ma il 3-0 che tutti i giornali italiani,
tranne uno, hanno raccontato ai lettori è ridicolo. Non
è che uno ha vinto perché dice le cose ci piacciono,
o no?
Qui la media
Sul Foglio queste cose le avete lette e sapete che con un margine
così basso si devono semmai guardare i sondaggi e la campagna
elettorale nei singoli Stati. E lì Kerry è messo
peggio, ha di fatto abbandonato in 10 Stati battlegrounds per
cercare di non perdere “i suoi” che Bush ora gli contende.
Bush, invece, è in difficoltà in Colorado e in
Nevada. Ieri anche La Stampa, con Paolo Mastrolilli, lo ha ben
spiegato. Electoral Vote dà 284 voti a Bush e 228 a Kerry,
ma assegna – in base ai sondaggi – anche gli Stati con pochissimo
margine. Comunque ha vinto Kerry: 3-0. Come l’Inter.

15 ottobre


L’ultimo dibattito

Il Foglio, 15 ottobre


Nella sala dello Spin tutti cantano vittoria: ma non troppo

Reazioni al dibattito di Tempe

15 ottobre


Spin Alley, dove si decide chi ha vinto il dibattito

Il Foglio, 14 ottobre


Hanno vinto gli Yankees: 3-1

14 ottobre


Hanno vinto tutti e due

Kerry
ha paragonato Bush a Tony Soprano, Bush ha pragonato Kerry
a Ted Kennedy. Il moderatore era di parte, parte Kerry ovviamente.
(domani di più).

14 ottobre


Il Guardiano

Una
campagna del Guardian rivolta ai non americani: dateci la
vostra e-mail, noi vi diamo un
indirizzo di un elettore americano
di una contea swing, in
bilico, (Clark County, Ohio) per convincerlo a votare Kerry.
Sostegno straniero a un candidato contro il presidente? Uhm,
potrebbe avere l’effetto opposto.

14 ottobre


Milionari per Bush, miliardari per Kerry

Ne
aveva scritto qualche giorno fa Massimo Gaggi sul Corriere
della Sera, Slate spiega perché i miliardari preferiscono
Kerry a Bush, nonostante Bush gli abbia tagliato le tasse. I
super miliardari hanno un vantaggio rispetto a tutti gli altri
essere umani: fottersene delle politiche fiscali. Questa la lista
di 200 miliardari (di dollari) pro Kerry
.

14 ottobre


Shakespeare e Roth contro la Commissione 9/11

Tra
i finalisti del National Book Awards il libro di Philip Roth,
un saggio su Shakespeare e il libro con la relazione sull’11
settembre.

14 ottobre


45 minuti

Vedo
che molti si agitano per l’ammissione del governo inglese
sulla falsità della notizia per cui Saddam avrebbe potuto
attaccare in 45 minuti. Che la notizia fosse falsa si sa da più
di un anno (ed è confermata dal fatto che non sono state
trovate armi). Dov’è la notizia, oggi? Falsa, ovviamente,
non vuol dire inventata da Tony Blair in combutta con George
Bush. Vuol dire falsa oppure sbagliata. Il giornalista della
BBC Gilligan, poi cacciato con ignominia, aveva detto che Alistair
Campbell sapeva della falsità della notizia, ma successivamente,
alle audizioni della Commissione Hutton, ha ammesso che non era
vero niente. Gilligan ha ammesso anche che i servizi credevano
fosse vera. La Commissione Hutton lo ha verificato. (Basta leggersi
gli atti o i pezzi usciti sul Foglio/Camillo).
Che la notizia dei 45 minuti non fosse inventata dagli inglesi
lo dimostra un’intervista dell’8 dicembre 2003 del Daily Telegraph
al generale iracheno che passò l’informazione ai medesimi
inglesi. Se ne accorse perfino Repubblica (ecco che cosa scrisse
la rubrica “Recensire Repubblica” del foglio il 9 dicembre
2003: “Interessante, invece, la notizia scovata sul Daily
Telegraph da Enrico Franceschini (da qualche settimana davvero
in forma): “Svelata la fonte del dossier che causò
lo scontro Bbc-governo”. Il giornale inglese ha intervistato
il generale iracheno che spiegò ai servizi segreti britannici
come Saddam avrebbe potuto attaccare l’Occidente in 45 minuti.
Dunque non era un’invenzione di Blair, quell’accusa. Franceschini
è costretto ad ammettere che “in apparenza le sue
rivelazioni costituiscono un punto a favore di Blair (e Bush)”.
L’errore dei servizi, si disse allora, fu quello di aver passato
l’informazione al governo senza l’ulteriore conferma di prassi,
diversa dall’unica fonte a disposizione. La Commissione Butler,
a luglio, confermò che successivamente i servizi ritenenro
non credibile quella fonte. Errore grave per i servizi, ma certo
non un’invenzione, magari un’invenzione del generale iracheno,
ma non dei servizi britannici né tantomeno del governo
Blair, che ha solo usato un’informazione dei servizi che confermava
la sua tesi. La responsabilità politica, certo, è
del governo. Sono stati i suoi servizi a fornire una informazione
sbagliata, ma non era l’unica motivazione dell’intervento contro
Saddam. Blair, allora come ancora oggi che le armi non sono state
trovate, ha spiegato perché fosse necessario far cadere
il dittatore, a prescindere dalle armi.
Ma, tornafo a questa storia dei 45 minuti, perché una
notizia vecchia di un anno fa ridiventa uno scoop oggi? E’ evidente
perché: per lasciar intendere che Blair e Bush hanno creato
prove false per fare la loro sporca guerra in Iraq. Questa è
un’invenzione.

13 ottobre


In giro per gli Stati Uniti (difficile aggiornare il sito e rispondere alle mail, sorry)

13 ottobre


Read My Lips

John
Edwards ha un po’ esagerato con le promesse elettorali:
‘We will stop juvenile diabetes, Parkinson’s, Alzheimer’s and
other debilitating diseases… When John Kerry is president,
people like Christopher Reeve are going get up out of that wheelchair
and walk again”.

13 ottobre


L’Arizona

Il Foglio, 13 ottobre


Kerry nel paese delle meraviglie

Il Foglio, 13 ottobre


Il Missouri

Il Foglio, 12 ottobre


I consiglieri di Kerry grati con l’Italia per la presenza di truppe in Iraq

Il Foglio, 12 ottobre


Attenti a quei 2

Hitchens
e Sullivan. Strepitoso transcript di un loro dibattito
tv. Uno di destra deluso da Bush e uno di sinistra che vota Bush.
Parlano di tutto, di Iraq, Afghanistan, democrazia, gay, marxismo,
libertà, legalizzazione delle droghe, Kerry e qualsiasi
altra cosa. Camillo sottoscrive.

12 ottobre


Kerry fa flip flop pure sull’acqua minerale

Ottimo
ritrattointervista sul magazine del NYT. Kerry ammette,
a sorpresa e tra lo sgomento dell’intervistatore, che per l’11
settembre non gli ha cambiato la vita né personalmente
né politicamente. Kerry non condivide l’idea della democrazia
in Medio Oriente, almeno come obiettivo primario degli Usa, e
spiega che per lui il terrorismo è come il gioco d’azzardo
o la prostituzione. E’ da leggere, veramente. E da cogliere l’imbarazzo
dell’intervistatore.
Il passaggio più kerryano è il seguente (corsivi
dell’autore del ritratto):
“A row of Evian water bottles had been thoughtfully
placed on a nearby table. Kerry frowned. ”Can we get any of
my water?” he asked Stephanie Cutter, his communications director,
who dutifully scurried from the room. I asked Kerry, out of sheer
curiosity, what he didn’t like about Evian.
”I hate that stuff,” Kerry explained to me. ”They pack it
full of minerals.” ”What kind of water do you drink?” I asked,
trying to make conversation. ”Plain old American water,” he
said.
”You mean tap water?”
”No,” Kerry replied deliberately. He seemed now to sense some
kind of trap. I was left to imagine what was going through his
head. If I admit that I drink bottled water, then he might
say I’m out of touch with ordinary voters. But doesn’t demanding
my own brand of water seem even more aristocratic? Then again,
Evian is French — important to stay away from anything even
remotely French”
.

12 ottobre


Kerry è formidabile

Nello
stesso dibattito di ieri ha detto:
“Well, let me tell you straight up: I’ve never changed my
mind about Iraq. I do believe Saddam Hussein was a threat.
I always believed he was a threat
. Believed it in 1998 when
Clinton was president. I wanted to give Clinton the power to
use force if necessary.”
Poi, più in là, rispondendo a una domanda sull’Iran:
“It’s a threat that has grown while the president has been
preoccupied with Iraq, where there wasn’t a threat“.

9 ottobre


Io c’ero: ha vinto Bush

Pareggio
su politica estera, vittoria presidenziale su
temi interni. Facce scure tra i democratici.
My take sul dibattito in Missouri dal Missouri.
(Ancora uno, e poi basta)

9 ottobre


Mister chiunque deve saper convincere gli americani

Ritratto della campagna Kerry a 25 giorni dal voto

Vanity Fair, 8 ottobre


L’Oriana d’America

Ann
Coulter spiega come insultare i liberal e dire cose
indicibili dei Kennedy

Il Foglio, 8 ottobre


E poi c’è chi dice che i comunisti non esistono

Quelli
che restano vincono il Nobel della Letteratura: Elfriede
Jelinek, dal 1974 al 1991, iscritta al Partito Comunista.

8 ottobre


Judith Miller goes to jail (chissà perché)

L’inviata-star
del New York Times è stata condannata
per non aver voluto rivelare il nome della talpa che le ha passato
l’informazione sull’agente Cia che indagava sulla compravendita
di uranio in Niger. L’agente Cia era la moglie dell’ex ambasciatore
Wilson, che sfruttando la chiacchiera da cuscino aveva attaccato
l’Amministrazione Bush. La cosa curiosa è che Miller non
ha mai scritto né mai rivelato il nome della signora.
E’ stato il conservatorne Bob Novak, su un altro giornale.

8 ottobre


Quando c’erano le armi che non c’erano/4

“A
brutal, oppressive dictator, guilty of personally murdering
and condoning murder and torture, grotesque violence against
women, execution of political opponents, a war criminal who used
chemical weapons against another nation and, of course, as we
know, against his own people, the Kurds. He has diverted funds
from the Oil-for-Food program, intended by the international
community to go to his own people. He has supported and harbored
terrorist groups, particularly radical Palestinian groups such
as Abu Nidal, and he has given money to families of suicide murderers
in Israel”.
John Kerry, 10 ottobre 2002, intervento al Senato nell’argomentare
il suo voto favorevole all’uso della forza in Iraq


Quando c’erano le armi che non c’erano/3

“We
cannot allow Saddam Hussein to get nuclear weapons in
violation of his own commitments, our commitments, and the world’s
commitments”.
John Edwards, 9 ottobre 2002, intervento al Senato nell’argomentare
il suo voto favorevole all’uso della forza in Iraq


Le ragioni a favore del matrimonio gay

7 ottobre


Quando c’erano le armi che non c’erano/2

“In
1991, the world collectively made a judgment that this
man should not have weapons of mass destruction. And we are here
today in the year 2002 with an uninspected 4-year interval during
which time we know through intelligence he not only has kept
them, but he continues to grow them”.
John Kerry, 10 ottobre 2002, intervento al Senato nell’argomentare
il suo voto favorevole all’uso della forza in Iraq


Quando c’erano le armi che non c’erano/1

“Saddam
Hussein’s regime represents a grave threat to America
and our allies, including our vital ally, Israel. For more than
two decades, Saddam Hussein has sought weapons of mass destruction
through every available means. We know that he has chemical and
biological weapons. He has already used them against his neighbors
and his own people, and is trying to build more. We know that
he is doing everything he can to build nuclear weapons, and we
know that each day he gets closer to achieving that goal”.
John Edwards, 9 ottobre 2002, intervento al Senato nell’argomentare
il suo voto favorevole all’uso della forza in Iraq


Dilemma

Tu
sei a New York e sai che devi andare a tutti i costi
a Miami, ma ci sono due persone che vogliono guidare la macchina.
L’autista più esperto vuole andare nella direzione opposta,
a Boston. C’è, invece, un tizio spericolato e imbranato
che è già sulla direzione giusta, Miami, con il
rischio però che vada fuori strada a ogni curva. Tu che
fai? Ti affidi all’esperto che va nella direzione sbagliata o
al casinista che va verso quella giusta?
Walter Russel Mead spiega così la politica estera e di
sicurezza di Kerry e Bush (e la sua indecisione il 2 novembre)

7 ottobre


La vice fredda cronaca

My take sul dibattito Cheney/Edwards

6 ottobre


Bush e gli eroi italiani

Quando
ha un discorso scritto, Bush è fenomenale.
Stamattina in Pennsylvania ha spiegato la differenza fondamentale
tra lui e Kerry (mindset pre o post 11 settembre), ha ridicolizzato
le posizioni di Kerry (“Lui è d’accordo con quello
che dico io, tranne quando non lo è”) e ha rispiegato
che il famoso piano di Kerry è già noto come “il
piano di Bush”. Infatti ogni singolo aspetto dei 4 punti
kerriani sull’Iraq è in corso d’opera in Iraq.
Bush ha anche definito vergognoso l’atteggiamento denigratorio
di Kerry nei confronti della coalzione in Iraq: “Gli italiani
morti a Nassirya non erano tapezzeria, ma eroi della lotta al
terrorismo”.

6 ottobre


Novecento pagine (scegli quelle ti piacciono)

E’
stato finalmente presentato il dossier sulle armi di Saddam.
Non c’erano (se non in piccole quantità e non per stragi
di massa ma – recita il testo – per semplici “assassini”)
e la sua capacità di produrle era fortemente diminuita
sotto il regime di sanzioni. Ma Saddam usava il programma oil
for food per violarlo e usava i soldi per i bimbi iracheni per
corrompere funzionari Onu al fine di allegerire le sanzioni e
allargare le maglie dei prodotti importabili con l’oil for food.
L’obiettivo di questa azione? Rifarsi le armi di distruzione
di massa. La commissione non ha escluso la possibilità
che le armi siano state trasportate in Siria.

6 ottobre


Fu di Antonio Gramsci, e ora non più

“Edwards
ha attaccato Cheney anche su diritti civili, politica
economica, tasse e disoccupazione, che sotto Bush è
calata drasticamente”. L’Unità on line.
(grazie a E.N.)

6 ottobre


Uninformed

“If
you watched this debate as an uninformed voter,
ìyou heard an avalanche of reasons to vote for Kerry”. William
Saletan, Slate.
Camillo condivide.

6 ottobre


Primo e secondo ascolto

Il
disco dei Rem, un tempo conosciuti come l’unica band che migliorava
di disco in disco, mi pare inutile

6 ottobre


Ha vinto Cheney (con aggiornamento)

Coro
unanime (tranne Andrew Sullivan), ieri notte, su tutti i
network e i canali via cavo: Cheney ha battuto Edwards nettamente.
Il solito unico sondaggio Abc (non scientifico, come giovedì
scorso) dice che Cheney ha stravinto 43 a 35 (19% dice pareggio).
Secondo me ha vinto, ma meno nettamente di quanto dicano i commenti
a caldo. Quando si è tenuto sulle generali, Edwards per
esempio ha prevalso. Sullo specifico e sulla concretezza è
andato meglio Cheney. Alla fine Edwards era provato, stanco e
il suo statement finale è stato uno dei più falsi
che io abbia mai ascoltato.

6 ottobre


I suggerimenti di un lettore di The Corner a Cheney

Did
you see when Edwards said something like, “Gwenn,
Our country has never been so divided in our history.”
Cheney should have said, “Actually, it was more divided
during the Civil War, when Democrats from North Carolina were
waging war on the United States in an attempt to keep people
like Gwen Ifill enslaved.

Gwen Ifill è la conduttrice, african american, del dibattito.

6 ottobre


Non male l’annuncio su The Corner ieri notte:

WELCOME…
…readers from the Kerry Campaign, Democratic National Committee,
Washington Post, New York Times, Liberal Blogs, & other political
commentators. As we always do, tonight we’ll be making a running
assessment of Dick Cheney’s and John Edwards’s performance at
Case Western. We saw your reports about some of our criticisms
of President Bush during the first presidential debate and we’re
glad you’re reading. Tonight, if we should say something positive
about Dick Cheney, we want you to know you’re welcome to report
that, too.
Sincerely, National Review Online

6 ottobre


Ignatieff e Berman, la sinistra anti Bush che critica la sinistra perché non sostiene il futuro democratico dell’Iraq

Il Foglio, 6 ottobre


Rummy esporta lo schema Samarra, Bremer critica (se stesso?)

Il Foglio, 6 ottobre


Of Paradise and Baseball

Robert
Kagan spiega la situazione in Iraq attraverso le critiche
del più grande esperto di baseball agli Yankee. Poi gli
Yankee hanno vinto.

6 ottobre


Un altro che ha perso la testa

Sam
Shepard ha scritto una nuova piece teatrale pre denunciare
“il fascismo repubblicano”.

6 ottobre


Forse era Marocco, o Algeria oppure era davvero Tunisia

Dicono tre lettori.

6 ottobre


C’è una cosa sui cui sono al 100 per cento d’accordo con Kerry: la ricerca sulle cellule staminali. Però lui imbroglia.

Ci
sarebbe anche altro, ovviamente, ma un secondo dopo che dr.
Kerry prende una posizione che mi piace, mr. Kerry la cambia.
Sulle cellule staminali, no. Non ha cambiato mai. Però
ha imbrogliato, e se ne è accorto anche il New York Times.
Kerry dice che Bush ha vietato la ricerca (il verbo usato è
“ban”), solo che non è vero. Primo: la ricerca
sulle cellule staminali embrionali, anche dopo l’intervento di
Bush, è libera (l’America non è l’Italia); secondo:
Bush non ha vietato il finanziamento privato alla ricerca; terzo:
la ricerca sule staminali continua anche con i soldi federali,
ma solo sulle linee embrionali già create. Kerry, e qualche
allocco, parlano di divieto. Una giornalista
gli ha chiesto tre volte conto dell’uso del verbo “ban”,
ma Kerry non ha risposto, salvo poi mandare sul palco una esperta
che ha riconosciuti la cosa.

6 ottobre


L’ultima sul dibattito vinto da Kerry (che ora c’è quello dei vice)

I
fact checker hanno detto subito che Bush ha detto una cosa
non vera quando ha parlato di 100 mila truppe (compresi polizia
eccetera) irachene già completamente addestrate. Sono,
invece, 80 mila. Gli stessi network hanno svelato che Kerry aveva
gonfiato il costo della guerra. Non 200 miliardi di dollari,
ma 120 miliardi (e qui poco importa ricordare che l’anno scorso,
a Meet The Press, Kerry disse che bisognava spendere di più,
w che però ha votato contro, ma che in realtà ha
votato a favore prima di aver votato contro e che flip e che
flop). Il punto è che Kerry, scrive il NY Sun, ha raccontato
un sacco di altre balle. Non solo la gaffe su Treblinka (pensate
che cosa avrebbero detto se Bush avesse confuso un campo di concetramento
nazista per una sede del Kgb comunista…), ma molte altre. Anyway
sul numero di balle non c’è dubbio che “il nuovo
neocon Kerry” (titolo del New York Times) abbia vinto.
PS
“Nessun presidente in tutta la storia americana ha mai
rinunciato al diritto di agire preventivamente in qualsiasi modo
pur di difendere gli Stati Uniti d’America, e anch’io farei lo
stesso”. John Kerry al dibattito tv che ha tanto appassionato
la stampa di sinistra italiana.

6 ottobre


La Coscioni d’America (al contrario)

Tetraplegica
e iper religiosa, la storia di Joni che fa battaglia
contro l’uso delle cellule staminali.
(Il titolare, qui, sta con Coscioni)

Il Foglio, 5 ottobre


Rummy e le truppe

5 ottobre


Al direttore

“Invadere l’Iraq in risposta all’11 settembre sarebbe
come se Franklin Roosevelt avesse invaso il Messico in risposta
all’attacco di Pearl Harbor”. Bella battuta. La frase di
John Kerry è piaciuta molto anche a Furio Colombo. Qualcuno
gli dovrà pur dire però che il primo paese che
Roosevelt invase dopo Pearl Harbor non fu né il Giappone,
né la Germania, né l’Italia, ma la Tunisia.

Il Foglio, 5 ottobre


Tiritiritù, tiritirità

Ogni
tre giorni, secondo Repubblica, l’Ansa e qualche altro giornale
italiano (e solo italiano), in America c’è qualcuno che
vuole ritirare le truppe. Rumsfeld, Kerry, Powell, Bush, Topo
Gigio, chiunque. Solo che non è vero, tanto che sui giornali
americani non se ne parla. In Italia, invece titoloni. Con l’assurdo,
nota Rolli, che l’Unità
di oggi pare abbia criticato gli americani perché si vogliono
ritirare. E’ un mondo meraviglioso.
La posizione è chiara. Non dico che sia giusta o sbagliata
dico che è chiaramente diversa da come passa sui giornali
italiani. Rumsfeld nell’intervista alla Fox (che in Italia ha
creato il baccano) ha ripetuto quello che dice da mesi: cominceremo
a ritirarci nel momento in cui l’esercito iracheno sarà
in grado di difendere il paese e ha aggiunto: anche se l’Iraq
non sarà totalmente pacificato. A quel punto ci penserà
il governo iracheno a farlo. Rummy, peraltro, l’aveva detta anche
la settimana scorsa così esplicitamente. E’ la versione
realista dell’until the job is done del cowboy Bush. Kerry dice
più o meno la stessa cosa, salvo aggiungere che i soldati
americani dovrebbero essere sostituiti anche da quelli europei.
Ipotesi che il senso comune e Bush, che ci ha già tentato,
reputano impossibile. Siccome Rummy (e Kerry) ripetono spesso
questo concetto, tutte le volte che aprono bocca in Italia ci
scappa un bel titolo, alcune pagine e un paio di editoriali che
poi vengono ripetuti, identici, alla successiva conferenza stampa
di Rumsfeld o di Kerry. Questa mattina Rumsfeld ha parlato a
porte chiuse a un consesso newyorchese di esperti, imprenditori,
analisti, finanzieri. Hanno parlato di tutto, tranne che di ritiro
delle truppe. Evidentemente gli scoop interpretativi di Repubblica
in America non li leggono. Sarà la censura del fascista
Bush?
PS
“Nessun presidente in tutta la storia americana ha mai rinunciato
al diritto di agire preventivamente in qualsiasi modo pur di
difendere gli Stati Uniti d’America, e anch’io farei lo stesso”.
di sinistra italiana.

4 ottobre/sera


Deve essere perché ha vinto il dibattito

Washington
Post e Abc rilevano le intenzioni di voto dopo il
primo dibattito presidenziale: Bush 51 per cento, Kerry 46.

4 ottobre/sera


E ora come la mettiamo?

“Il
presidente ha sempre il diritto di sferrare un attacco
preventivo, e ha sempre avuto questo diritto. Questa è
stata una teoria molto importante per tutta la durata della guerra
fredda”.
Vi pare quel fanatico di Bush? Oppure Michael Ledeen o Bill Kristol?
No, non è Bush né sono quei cattivoni dei neocon.
“Nessun presidente in tutta la storia americana ha mai rinunciato
al diritto di agire preventivamente in qualsiasi modo pur di
difendere gli Stati Uniti d’America, e anch’io farei lo stesso”.
Pensate ancora si tratti di Bush e di quella cricca di ebrei
intrallazzoni e guerrafondai che ha dirottato la politica estera
americana?
No, darling, sono parole di John Kerry pronunciate nel medesimo
dibattito che ha ridato tanta speranza ai sinistri of Italy.
Ne
scrive questa mattina sul New York Times, William Safire, in
un articolo intitolato: “Kerry, il più nuovo neocon”
.
Safire dice che nessuno ha notato queste frasi neocon di Kerry.
Nessuno, è vero: tranne
l’editoriale del Foglio di sabato, ovviamente
.

4 ottobre


Ultimi

Newsweek
ora dà 2 punti di vantaggio a Kerry (ma ha
cambiato il campione). Il LAT dà un punto di vantaggio
a Kerry, ma prima del dibattito lo stesso campione dava i due
sfidanti in parità. La Gallup li dà in parità,
con il job approval di Bush al 50 per cento. Rasmussen dà
4 punti di vantaggio a Bush (49 a 45) con job approval al 53
per cento. Nel conteggio sugli Stati, secondo electoral vote,
stanno 296 a 238 per Bush.
Dàai che manca solo un mese e milletrecento altri sondaggi.

3 ottobre/sera


Broccoli e altro

Ecco
il vero motivo per cui John Kerry è ineleggibile.
La frase è di sua moglie Teresa: “Now he always has
broccoli and loves Brussels sprouts.” He also eats more
salads and tomatoes, green peas, lentils, beans and other vegetables,
she said”.

3 ottobre/sera


E volentieri pubblichiamo

Gentile
Rocca, la pregherei di astenersi, domani, dal
are considerazioni di politica internazionale,
fecondazione assistita o crisi della sinistra italiana
con strani agganci alla partita dell’inter.
Dal momento che sono sicuro NON resisterà alla
tentazione, la mando preventivamente aff***@##.

3 ottobre/sera


The vast left wing cospiracy

Clamoroso.
Il Washington Post denuncia in un editoriale
il piano (non segreto) del partito democratico per convincere
i giornali e l’opinione pubblica della vittoria di Kerry nel
dibattito (ovviamente ci sono cascati solo Rep. e qualche blogger).
Dunque la storia è questa. Al Post hanno ricevuto una
lettera perfetta, scritta con garbo, passione ed efficacia con
cui si diceva che il dibattito era stato vinto alla stragrande
da Kerry. Solo che è stata inviata 4 ore e 19 minuti prima
dell’inizio del dibattito. Il Washington Post rivela come la
lettera sia pericolosamente simile a una e-mail che il presidente
del partito democratico, Terry McAuliffe (un Karl Rove più
spregiudicato, ma meno efficace), ha inviato ai supporter di
Kerry: “Nel momento esatto in cui finisce il dibattito,
andate on line e scrivete ai vostri giornali”, e ha fornito
una lettera prestampata e l’indirizzo mail dei giornali.
Troverete questa cosa sui giornali e sui blog italiani? No. E
se gli “autori” fossero stati repubblicani? Sì,
con tutta l’indignazione per dirty tricks, republican noise machine
e tante altre balle confezionate per gli allocchi.

3 ottobre


Il Washington Post sul dibattito

L’editoriale
del WaPo non dice chi ha vinto né chi ha
perso, ma critica Bush solo perché per non ha riconosciuto
che in Iraq le cose non vanno bene, mentre Kerry per non essere
riuscito ad essere chiaro:”But Mr. Kerry had a more
complicated position to defend, and it showed at times. He called
the war a mistake and a diversion, but later said that American
soldiers were not dying for a mistake. He implied that money
being spent in Iraq could be better spent on prescription drugs
for seniors, but insisted, “I’m not talking about leaving.
I’m talking about winning.” Mr. Bush was skillful and relentless
in underlining these “mixed messages,” and in arguing
that a president who sent them could not effectively lead U.S.
forces or recruit allies. “So what’s the message going to
be? Please join us in Iraq for a grand diversion?” he demanded
at one point. Mr. Kerry seemed not to have an answer to this
challenge; his argument that “the real war on terrorism
[is] in Afghanistan against Osama bin Laden” seemed to us
unconvincing alongside Mr. Bush’s repeated insistence that success
in Iraq and on other fronts is equally vital to U.S. security.
After all, not so long ago Mr. Kerry said he, too, believed that
Saddam Hussein represented a grave threat that the United States
could not afford to ignore”. Cioè quello che avete
letto sul Foglio (e nell’articolo di Flores su Repubblica, che
Repubblica ha ribaltato con il titolo).

3 ottobre


Repubblica

Come
si fanno i giornali? L’articolo di cronaca e di analisi
del dibattito tra Bush e Kerry è stato scritto da Alberto
Flores D’Arcais, e così comincia: “Un Kerry deciso
e all´attacco, lontano dalla caricatura flip-flop che ne
fanno i repubblicani, ma un po´ freddo e professorale;
un Bush sulla difensiva, con qualche incertezza ma sempre chiaro
nel suo messaggio semplice e diretto. I sondaggi a caldo che
premiano Kerry, gli analisti e i columnist che parlano di sostanziale
pareggio”. E su questo tono continua. Bene.
Rep. che titolo ha fatto, secondo voi?
In prima pagina: “Usa, Kerry vince il primo round”,
mentre in seconda: “Kerry vince il primo round”. Non
è meraviglioso?
Uno dirà, ma no, non hanno fatto il titolo sulla fredda
cronaca ma sul commento e sull’interpretazione di Vittorio Zucconi.
Avrà detto che è finita 6-0 per Kerry, no? E’ così?
No, non è così. Anche Zucconi è, più
o meno, della stessa tesi del pareggio e di nessun ko.
Ecco che cosa ha scritto Zucconi su questo punto: “Chi vuol
pensare che Kerry abbia vinto, perché non ha subito quel
ko mortale che lo avrebbe steso, può legittimamente farlo.
Chi preferisce leggere nel tabellino un pareggio (dunque un successo
per Bush avanti nei sondaggi), nonostante l´aria spesso
irritata, l´aspetto affaticato e il classico eloquio fratturato
del texano, ha altrettanto diritto di farlo”. e continua:
“Ma anche se Bush avesse davvero vinto e se nei prossimi
due dibattiti riuscisse a rintuzzare le punzecchiature di un
avversario apparso sempre in grave deficit di carisma e di comunicatività,
anche se lui fosse rieletto in novembre…” eccetera.
Evviva la formidabile Repubblica.
PS
Flores fa notare una gaffe clamorosa (ma senza impatto né
sul dibattito né sul voto). Uno dei due contendenti per
citare la sede del Kgb, la Lubjanka, ha parlato di Treblinka
che è campo di concentramento nazista in Polonia. Il solito
ignorante Bush? No, il raffinato intellettuale, rappresentante
dell’Altra America, John Kerry.

2 ottobre


In Iraq fino alla vittoria, dicono Bush&Kerry in una sfida finita 0-0

Il Foglio, 2 ottobre


Berman su Roth

Sul
New York Times Book Review di domenica, Paul Berman spiega
che The Plot Against America di Philip Roth a) non parla di cose
attuali (l’ha giurato Roth medesimo); b) e se ne parla non c’è
solo l’accusa di para fascismo a Bush ma anche la medesima accusa
nei confronti del movimento pacifista. In Iraq. Qualcuno lo dica
ad Alessandra Farkas del Corriere, la quale l’altro giorno citando
il pezzo di Roth ha riportato soltanto la frase anti Bush dello
scrittore, ma non ha fatto cenno al fatto che lui stesso ha voluto
esplicitamente e categoricamente negare che il libro si riferisca
a Bush (tra l’altro l’ispirazione l’ha avuta un anno prima delll’11
settembre).
Basandomi su un comunicato stampa, a giugno, questa cosa Lindbergh-accuse
ai neocon, che oggi tutti tranne Berman fanno finta di non vedere,
l’avevo notata
.

2 ottobre


Senza se e molti but

James
Taranto
, cattivone del blog del WSJ, si diverte con tutti
i ma di Kerry pronunciati al dibattito con Bush
“I’ll never give a veto to any country over our security.
But . . .”
“I believe in being strong and resolute and determined.
And I will hunt down and kill the terrorists, wherever they are.
But . . .”
“We have to be steadfast and resolved, and I am. And I will
succeed for those troops, now that we’re there. We have to succeed.
We can’t leave a failed Iraq. But . . .”
“I believe that we have to win this. The president and I
have always agreed on that. And from the beginning, I did vote
to give the authority, because I thought Saddam Hussein was a
threat, and I did accept that intelligence. But . . .”
“I have nothing but respect for the British, Tony Blair,
and for what they’ve been willing to do. But . . .”
“What I want to do is change the dynamics on the ground.
And you have to do that by beginning to not back off of the Fallujahs
and other places, and send the wrong message to the terrorists.
You have to close the borders. You’ve got to show you’re serious
in that regard. But . . .”
“I couldn’t agree more that the Iraqis want to be free and
that they could be free. But . . .”
“No president, through all of American history, has ever
ceded, and nor would I, the right to pre-empt in any way necessary
to protect the United States of America. But . . .”
“I’ve never wavered in my life. I know exactly what we need
to do in Iraq, and my position has been consistent: Saddam Hussein
is a threat. He needed to be disarmed. We needed to go to the
U.N. The president needed the authority to use force in order
to be able to get him to do something, because he never did it
without the threat of force. But . . .”.

1 ottobre


Il pareggio e il NYT

Ho
ricevuto una mail di insulti da un tizio perché ho
definito un “pareggio” (e lo confermo) il confronto
tra Bush e Kerry. La prova che io abbia manipolato mi è
stata fornita sotto forma di un titolo di Repubblica on line,
di un sondaggio e di un titolo del Quotidiano Nazionale. Ora,
uno può avere le opinioni che vuole, e se si è
partigiani si può anche pensare che l’Inter meriti ogni
anno di vincere lo scudetto, ma i fatti sono che Kerry, tecnicamente
più bravo di Bush, non è riuscito ad accoppare
il presidente sull’Iraq. E che Bush, pur dimostrando che Kerry
non ha un piano, ha fallito nel dargli il colpo del KO. Quanto
al punto, cioè al pareggio, basta
leggersi la news analysis del New York Times
(e dico: del
New York Times) per capire che di pareggio s’è trattato.
Ma sarebbe stato sufficiente aver visto il dibattito.

1 ottobre/sera


Liberazione, resistenza e 34 bambini assassinati

Il
chiacchiericcio sulle, delle, per le, con le Simone
(ma finirà, come insegna il Marziano di Flaiano) ha messo
in secondo piano la strage di bambini a Baghdad.
Siccome forse non è chiaro quello che è successo,
riassumo: una quarantina di bambini di Baghdad si è avvicinata
agli americani per ricevere cioccolato e caramelle, come facevano
i nostri genitori al passaggio dei liberatori americani. I fascisti,
però, non facevano saltare in aria i nostri genitori,
né rivendicavano stragei come questa. I fascisti islamici
sì. Secondo alcuni campioni si tratta di “resistenza”.
La resistenza, ai tempi dei nostri genitori, stava dalla parte
dei liberatori e poi fece il governo di liberazione, come oggi
Allawi. Quelli che continuarono a combattere, e lo fecero per
alcuni anni, si chiamavano repubblichini.

1 ottobre/sera


276 a 221

Oggi

1 ottobre


E allora pure io

Gheddafi chiede di entrare nel Consiglio di Sicurezza come membro permanente

1 ottobre/sera


Prova con un’altra metafa, tipo “Freedom Mime”

Il
New York Times per fare un elogio della performance
di John Kerry ha scritto che “Mr. Kerry moved his hands
almost continuously, at one point folding them over his heart
like a French mime” (come un mimo francese. Ch

1 ottobre


Perle dal dibattito (che domani troverete integrale e in italiano sul Foglio)

Ideona
tafazziana di Kerry sull’Iran: “I think the United
States should have offered the opportunity to provide the nuclear
fuel, test them, see whether or not they were actually looking
for it for peaceful purposes. If they weren’t willing to work
a deal, then we could have put sanctions together”

1 ottobre


Ah, ecco perché

Flaviaventismo
d’America/Cher.
Cher spiega che Kerry va amale perché in tv va spesso
Joe Lockhart, ed è troppo grasso.
“He’s too heavy. You need thinner people on TV.”

1 ottobre


Pareggio, quindi vittorina piccina per Bush

Ma
Kerry è sembrato “presidenziale”,
quindi ha ancora speranze. Comunque un bel dibattito. Nessun
ko, qualche colpo ben assestato e un paio di errori a testa.
Kerry nervoso all’inizio, Bush efficace. Seconda metà
al contrario: Kerry bravo, Bush ripetitivo.

1 ottobre


Oltre i dibattiti, ecco le strategie per get-out-the-vote

Il Foglio, 1 ottobre


Nessuno è immune dal flaviaventismo

1 ottobre


Kerrismi

Kerry
si è scusato per aver detto la famosa frase
madre di tutti i flip-flop: “In realtà ho votato
a favore della legge sugli 87 miliardi di dollari, prima di aver
votato contro”. In televisione ha detto che l’aveva pronunciata
al termine di una lunga e faticosa giornata di campagna elettorale.
The
Corner
svela che Kerry disse quella frase prima di mezzogiorno
(“I actually did vote for his $87 billion, before I voted
against it,” he told a group of veterans at
a noontime appearance at Marshall University
.)

1 ottobre


Le newsletter de Linkiesta

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Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

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