Camillo di Christian RoccaIn un seggio del New Mexico dove già si vota

Albuquerque (New Mexico). "Voto anticipato", "early voting", si chiama così la novità elettorale del New Mexico, lo Stato americano circondato dall’Arizona, dal Colorado, dal Texas e, al sud, dal Messico. Qui migliaia di persone hanno già votato per eleggere il prossimo presidente degli Stati Uniti, sconvolgendo di fatto la campagna elettorale dei due concorrenti e le analisi dei sondaggisti. Sono 31 gli Stati americani in cui si è già iniziato a votare, nella maggior parte dei casi però il voto viene espresso attraverso l’invio della scheda via posta. In Oregon, dal 1988, addirittura non c’è altro modo di votare, mentre in Nevada lo faranno con Internet.

In alcuni Stati come l’Iowa, il Colorado, la Florida e il New Mexico è invece già possibile scegliere George Bush o John Kerry recandosi di persona alle urne, aperte in regolare orario d’ufficio ogni giorno delle prossime due settimane, esclusi i weekend. Le strategie di campagna elettorale sono necessariamente cambiate con il "voto anticipato". Nelle contee dove è possibile farlo, quasi non si parla più di Iraq o di assistenza sanitaria, perché una volta aperte le urne lo sforzo dei due partiti è quello di riempirle di gente.
In un ranch vicino a Santa Fe, la capitale liberal dello Stato del New Mexico, il primo giorno di voto anticipato è arrivata Elizabeth Edwards, la moglie del candidato democratico alla vicepresidenza, a spiegare ai sostenitori di Kerry l’opportunità di votare subito e di usare lo strumento per accompagnare amici, familiari e conoscenti a fare altrettanto. Ogni militante repubblicano, ha detto Karl Rove a Usa Today, ha ricevuto da tempo un modulo per ottenere la scheda, seguito da una telefonata dal quartier generale del partito per spiegare l’importanza di questa scelta.

La campagna elettorale è cambiata
La principale stazione elettorale di Albuquerque è situata in un centro commerciale su Montgomery boulevard, dove la gente è in coda sotto il sole. Chi esce sa già che sarà sottoposto a un exit poll improvvisato. A causa del divieto di propaganda davanti ai seggi, i volantini vengono distribuiti nel parcheggio del centro commerciale. La zona è metà repubblicana e metà democratica, come tutto il New Mexico che nel 2000 fu vinto da Al Gore con 360 voti di scarto, un margine inferiore a quello della Florida. L’idea di cominciare a votare prima, sfruttando la norma per cui il presidente si elegge ogni quattro anni "entro" il secondo martedì di novembre, è stata presa per facilitare le procedure di spoglio delle schede. Secondo Repubblica, il caos dei conteggi sarebbe la prova che l’America non è in grado di esercitare la democrazia che vorrebbe esportare altrove. In realtà il controllo scheda per scheda, i riconteggi e finanche la confusione dei ricorsi dimostrano l’esatto contrario: celebra la massima espressione della democrazia quel paese dove ogni singolo voto, anche di una sperduta contea del New Mexico, pesa al punto da essere decisivo per la scelta del presidente.
All’uscita dal seggio di Albuquerque c’è un trentenne che ha votato Bush perché "c’è da vincere in Iraq", seguito da una signora che ha appena scelto Kerry perché "abbiamo bisogno di una migliore assistenza sanitaria". Altri elettori dicono al Foglio di aver votato Kerry perché Bush è un bugiardo oppure Bush perché è contrario al matrimonio gay e all’aborto. Dentro il seggio la procedura di voto è lentissima, anche perché non esistono documenti d’identità né certificati elettorali. Il giudice che presiede il seggio consegna all’elettore una tessera magnetica, dopo aver verificato il numero di previdenza sociale, e se è registrato al voto. Ad Albuquerque non ci sono né schede cartacee né matite copiative. Si vota su dei computer che somigliano a macchinette dei bancomat. Al Foglio è stato consentito di provarne una. Si inserisce la tessera e sullo schermo compare una prima videata in inglese e spagnolo. Scelta la lingua con cui continuare, si passa al primo voto, quello presidenziale.
In New Mexico, oltre a Kerry e Bush (in questo ordine) ci sono Ralph Nader, poi il leader del Partito Libertario Michael Badnarik e due candidati minori. Toccando lo schermo con le dita si vota il candidato preferito, poi si passa alle votazioni successive. In New Mexico ci sono 152 voti su cui potersi esprimere. Oltre che per la Casa Bianca si vota anche per due deputati a Washington, per sette senatori e una decina di deputati statali, e poi sindaci, sceriffi, giudici della corte suprema, procuratori, tesorieri agricoli, agrimensori pubblici, consiglieri comunali, qualsiasi cosa. Per facilitare il compito degli elettori c’è la possibilità di cliccare una sola volta sul partito preferito e quindi, automaticamente, per tutti i suoi candidati. Ma non è finita, dopo le cariche elettive sullo schermo elettronico compaiono i referendum. Quest’anno ci sono tre emendamenti alla Costituzione dello Stato e decine di "proposition", proposte che diventano subito legge se approvate dalla maggioranza. Dopo aver votato, l’elettore ritira la scheda magnetica e il risultato viene registrato sia nella memoria del computer sia su un rullo di carta, entrambi sigillati fino al 2 novembre, il giorno in cui la più importante democrazia del mondo avrà eletto il proprio leader nel modo più democratico possibile.

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