New York. Negare il matrimonio agli omosessuali è semplicemente una discriminazione, un diritto civile violato, un’ingiustizia paragonabile al razzismo nei confronti di chi ha la pelle nera. E’ questa la tesi di "Why marriage matters" e "Why marriage?", due libri con titolo e argomenti simili usciti negli Stati Uniti. Il primo libro è stato scritto da Evan Wolfson, direttore del gruppo "Libertà di sposarsi", importante avvocato di sinistra e "una delle cento persone più influenti del mondo" secondo la rivista Time. George Chauncey, invece, è professore di Storia americana all’Università di Chicago nonché autore di un libro sulla storia degli omosessuali a New York ("Gay New York").
Entrambi si battono perché una società moderna si liberi della paura del matrimonio tra omosessuali, entrambi spiegano come la tesi centrale di chi si oppone alle nozze gay sia basata su un presupposto che non tiene conto dell’evoluzione dell’istituto matrimoniale. Non è vero, scrive Wolfson, che porre fine all’esclusione delle coppie gay cambierebbe la definizione del matrimonio e metterebbe in pericolo l’istituzione principale della nostra società. E’ vero il contrario, scrive, perché "rimuoverebbe una barriera discriminatoria nel cammino di gente che vuole assumersi anche la responsabilità e l’impegno legale della vita di coppia". Wolfson sostiene che la battaglia è simile a quella che negli anni Sessanta fu condotta dal movimento dei diritti civili contro quelle leggi statali che proibivano il matrimonio tra coppie eterosessuali di diversa razza, oppure contro quelle norme che non garantivano uguali diritti alle mogli o che non consideravano un crimine lo stupro della sposa ma una contraddizione in termini. In tutti questi casi gli oppositori hanno sostenuto la stessa tesi che si sente oggi contro le nozze gay, e cioè che le proposte di cambiamento avrebbero portato alla distruzione dell’istituto matrimoniale. Aggiunge George Chauncey: "Il matrimonio è costantemente cambiato. Una volta era spesso poligamia, ora solitamente è monogamia". Una volta era più legato ad aspetti sociali, di trasferimento di proprietà mentre ora si celebra nella speranza di una mutua felicità. I cambiamenti fondamentali sono stati quattro, scrive Chauncey. "Primo: il diritto di scegliersi il partner, non importa quanto la scelta angosci la famiglia degli sposi"; "Secondo: la diminuzione della grande differenza di ruolo tra marito e moglie"; "Terzo: il matrimonio è diventato il nesso cruciale per l’assegnazione di diritti e benefici, al punto che l’esclusione dal matrimonio delle coppie dello stesso sesso impone crescenti e significative conseguenze economiche e legali"; "Quarto: il minor potere dei gruppi religiosi di imporre le proprie regole matrimoniali agli altri". Insomma il matrimonio è sempre cambiato, la tesi secondo cui non si può modificare perché da secoli è sempre stato come lo conosciamo oggi è falsa e, infine, consentire agli omosessuali di sposarsi non è molto più che un altro piccolo passo in avanti.
Il concetto di matrimonio, però, non può cambiare al punto di permettere a due omosessuali di procreare, sostengono gli oppositori. Il senatore Rick Santorum dice che "il matrimonio non riguarda l’affermazione dell’amore di qualcuno nei confronti di qualcun altro. Riguarda il mettersi insieme e aprire la porta ai bambini, per una più ampia civilizzazione della nostra società". Ma Wolfson nega che il matrimonio sia connotato con la nascita dei figli. Intanto perché molti eterosessuali si sposano pur non volendoli o non potendoli avere, mentre ci sono uomini e donne omosessuali con figli, cui viene negato il diritto di educarli all’interno di una relazione matrimoniale. "Sia legalmente sia nella realtà, il matrimonio è percepito come una relazione di interdipendenza emozionale e finanziaria tra due persone che si impegnano pubblicamente. Molte persone che si vogliono sposare, gay o no, vogliono diventare genitori, molte altre no. La scelta appartiene alla coppia, non allo Stato".
Alle coppie gay peraltro non sono riconosciuti i diritti fondamentali di cui godono gli sposi riguardo alla sanità, al diritto alla casa, alla cittadinanza, addirittura se uno dei due è in ospedale l’altro non può assisterlo come è consentito a un parente, ma è costretto a dover rispettare gli orari di apertura dell’ospedale al pubblico. I due libri raccontano decine di casi concreti proprio per spiegare che cosa significa nella realtà questa discriminazione. In caso di morte di uno dei due, per esempio, e in mancanza di un testamento, il compagno è come se fosse un estraneo riguardo alla casa, alla pensione, ai diritti di successione. "Il matrimonio non è una istituzione sacra scrive Wolfson è un’istituzione legale". La soluzione, dunque, potrebbe essere quella di garantire i diritti, riconoscere "l’unione di fatto" e magari mantenere la parola "matrimonio" solo per le coppie eterosessuali? I due libri rispondono di no, perché comunque una scelta di questo tipo creerebbe cittadini di serie B.
Il dibattito sul matrimonio gay è entrato nel vivo della campagna elettorale americana dopo una decisione favorevole alle nozze gay presa da una corte del Massachusetts, seguita da migliaia di matrimoni omosex celebrati alcuni mesi fa dal sindaco di San Francisco. Sia George Bush sia John Kerry sono contrari al matrimonio gay, anche se Kerry fu uno dei 14 senatori che si oppose alla legge sulla Difesa del Matrimonio che il Congresso approvò a larga maggioranza nel 1996 e che fu sostenuta da Bill Clinton. Bush ha fatto un passo in più: ha presentato un emendamento per far rientrare nella Costituzione il punto centrale della legge firmata da Clinton, cioè che il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna. Kerry preferisce che l’argomento sia lasciato alla competenza di ciascuno dei 50 Stati.
Ci sono anche omosessuali conservatori che da anni si battono per l’inclusione delle coppie gay. Uno di questi è Andrew Sullivan, la cui argomentazione non è di tipo libertario. Sullivan crede che la famiglia sia il fondamento della nostra società e non si capacita del fatto che chi predica i valori familiari poi neghi a milioni di persone la possibilità di vivere secondo quei canoni. Chauncey e Wolfson non sono d’accordo con questa impostazione, loro chiedono uguale protezione non perché da sposati i gay somiglierebbero alle famiglie etero, ma perché è sbagliato discriminare la gente a causa delle differenze. Secondo William Saletan, della New York Times Book Review, dire che ognuno può fare quello che vuole non va, perché lo stesso ragionamento può essere applicato alle leggi che vietano la poligamia e l’incesto.
7 Ottobre 2004