Tempe (Arizona). Pochi secondi dopo la fine del terzo e ultimo dibattito tra George Bush e John Kerry, entrambe le squadre hanno reclamato la vittoria. Era già successo dopo la sfida in Florida e dopo quella in Missouri, con i kerrysti più convincenti nel primo caso e i bushiani nel secondo. Ieri notte, alle 4.30 italiane, i commenti sono stati meno entusiastici rispetto alle occasioni precedenti, nessuno faceva salti di gioia o, se li faceva, era meno credibile del solito. Ecco le voci raccolte dal Foglio nella Spin Alley, la zona dove i due schieramenti hanno provato a modificare la percezione che giornalisti e spettatori si sono fatti guardando il dibattito in televisione.
"Ho sempre pensato che sarebbero state elezioni indecise fino all’ultimo momento ha detto Bob Shrum, il Karl Rove del candidato democratico Ma stasera Kerry ha chiaramente vinto sulla sostanza delle proposte, si è dimostrato un leader forte, presidenziale e preparato". "Dico da sempre che sarà una corsa all’ultimo voto ha spiegato Ralph Reed, ex ragazzo prodigio della destra cristiana e oggi capo della campagna presidenziale negli Stati del Sud ma oggi Bush ha dominato, è stata una serata brutta per Kerry, il quale è certamente molto bravo nei dibattiti, ma i democratici non si rendono conto che anche quando dai sondaggi risulta che ha vinto il confronto, lo stesso campione dice di preferire le idee di Bush, lo reputa più piacevole e più credibile".
JFK inizia a ritirare gli spot: brutto segno
Secondo Reed, le cose vanno molto bene per Bush se si considera come, anche nei sondaggi, molti degli Stati che i due schieramenti all’inizio dell’anno giudicavano in bilico oggi non lo sono più: "In Arizona, in Missouri, in Louisiana e in altri Stati dove Kerry finora aveva speso oltre 27 milioni di dollari, ora ha ritirato gli spot e non è più in onda. In altri posti considerati in bilico non va a fare campagna da settimane e proprio ieri ha spostato in Iowa cento volontari che lavoravano in Missouri. La realtà è che ora noi gli stiamo contendendo Stati, come il New Jersey, inimmaginabili un anno fa". Anche Bush, però, ha questo problema, almeno in Colorado, dove i sondaggi danno Kerry in pericoloso avvicinamento: "E’ vero ora stiamo spendendo un mucchio di soldi lì", ha ammesso Reed. A questo va aggiunto che proprio ieri una corte della Pennsylvania ha escluso dalla scheda elettorale il candidato di sinistra, Ralph Nader, per irregolarità procedurali. E questa è una grande notizia per Kerry.
L’ex portavoce di Bill Clinton, Joe Lockhart, ha ammesso che Bush è sembrato "più forte" rispetto agli altri due dibattiti, ma i suoi sono soltanto "slogan e attacchi, mentre sulla sostanza ha stravinto Kerry". Bill Frist, leader repubblicano al Senato, ha riconosciuto che "è stato un pareggio quanto a stile, ma Bush è stato più efficace nella sostanza". Il media advisor di Bush, Mark McKinnon, ha trovato Kerry "incredibilmente piatto" e pensa che aver paragonato Bush a Tony Soprano potrebbe non giovargli in New Jersey.
Il sondaggio televisivo della Abc ha dato vincente Kerry di un punto, mentre i commenti sono stati contrastanti come al solito. Andrew Sullivan e Bill Kristol nei primi due dibattiti avevano giudicato Kerry come vincitore, tanto che i democratici avevano distribuito ai giornalisti copia delle loro dichiarazioni. Ieri invece i due hanno visto meglio Bush. Secondo Kristol, addirittura "Bush ha messo Ko Kerry, lo ha proprio massacrato". Ma la dichiarazione più eclatante, se confermata, è precedente il dibattito, ed è di George Bush. Drudge Report, ieri notte, annunciava che domenica prossima il New York Times pubblicherà un articolo con una frase pronunciata dal presidente a proposito dell’atteggiamento che avrebbe avuto durante il dibattito in Arizona: "Sarò molto positivo, mentre terrò il mio piede sulla gola di John Kerry".