Camillo di Christian RoccaPerché Bush è meglio di Kerry (e perché, se eletto, Kerry non potrà fare altro che Bush)

Caro Luca Sofri, mi inviti a ripensarci, a dire quello che davvero penso su Bush, come ha appena fatto Andrew Sullivan. E allora te lo dico spassionatamente, pur non sentendomi minacciato dal blocco conservatore americano visto che non sono gay come AS (hai capito perché ora preferisce Kerry, no?). Dunque. Fossi americano voterei George Bush. Fossi europeo, come sono, ancora di più. Per un solo motivo (ce ne sarebbero altri, ma sono meno importanti). Il motivo è questo. Bush ha capito che c’è un nemico che vuole ucciderci, e il suo avversario no. Bush ha capito che l’unico modo per sconfiggerlo è quello di stare all’offensiva, e il suo avversario no. Per capirci: Bush è Sacchi, Kerry è Trapattoni. Uno preferisce affrontare il nemico a Bassora anziché a Baltimora, l’altro lo vuole aspettare al limite dell’area e se il caso colpire in rare occasioni di contropiede. Calcio totale contro catenaccio.

Bush ha capito che contro chi ama la morte più di quanto noi amiamo la vita non serve quello che è stato fatto finora, e che certamente avrei sostenuto anch’io se non ci fosse stato l’11 settembre ad aprirci gli occhi. Un blitz dei carabinieri contro il terrorismo è utile, ma insufficiente. Quelli ci vogliono uccidere, non chiedono il pizzo. Vogliono ristabilire il califfato, conquistare l’Andalusia e pure la Sicilia, non vendere cd agli angoli delle strade.
L’unica strategia efficace è quella di andare diritti all’origine del fondamentalismo. Anzi, lo chiamo per nome e per cognome: all’origine di questo "male assoluto", come il nazismo e il comunismo. La causa scatenante questo odio arabo e islamico (il terrorismo è solo uno strumento) è la dittatura in medio oriente, è l’oscurantismo in medio oriente, è il totalitarismo in medio oriente, è la tirannia in Arabia Saudita, è la cultura della morte in Iran, è l’odio che sgorga da quella parte del mondo. Non perché gli arabi o gli islamici siano cattivi o bruti, ma solo perché le dittature questo producono, di questo si alimentano e non possono fare altro che incitare l’antiamericanismo e l’antisemitismo, offrendo un facile capro espiatorio che li protegga dai loro fallimenti. E per abbattere tirannia, oscurantismo, dittatura e cultura della morte c’è bisogno, sia con le buone sia con le cattive, di rimuovere i regimi autoritari del medio oriente, cioè i responsabili della povertà, della tortura, dei massacri, della mancanza di libertà e di speranza. C’è bisogno di liberare quelle società, aprire quelle frontiere, far cadere quei muri, spaccare quelle cortine. Con la guerra? Sì, anche con la guerra, visto che te l’hanno dichiarata. Con le soluzioni tecniche e le nuances il nazismo prosperava, come sai bene. Con i summit internazionali si pappava la Polonia e sterminava i sudeti, come sai. Monaco, anno domini 1938, era un summit, o no? Sarà un’operazione pericolosa? Certo. Ci vorrà molto tempo? Sicuro. Bush ha fatto molti errori? Ci puoi giurare, ma Kerry propone esattamente il contrario (almeno fino a quando non dice la stessa cosa): il contenimento. L’ha detto chiaro, infine: il terrorismo deve tornare a essere come il gioco d’azzardo, come la prostituzione, cioè una seccatura, niente di più. Ma le puttane e i biscazzieri non si fanno saltare in aria e non ci uccidono. Anzi. (continua nell’inserto II)

(continua da pagina uno) La strategia di Kerry è la stabilità in medio oriente, cioè la continuità, non la democrazia né la libertà: mettiamoci un nostro uomo e fuck the arabs. Suo obiettivo è quello di continuare con la politica rovinosa di Henry Kissinger, sintetizzabile con un "appoggiamo un dittatore amico nostro che ci passi il petrolio". Ha funzionato, eh. Ed era probabilmente necessario finché il medio oriente è stato campo di battaglia della Guerra fredda. Mandato in soffitta l’orrore sovietico s’è scoperchiata la pentola, quasi come ora in casa di Simona Ventura.
Su questo Kerry è la destra, Luca. E Bush è la sinistra, se solo valessero le etichette. Il primo non trova il modo di dire una parola che sia una sui popoli afghani e iracheni liberati da decenni di orrore, e anzi si lamenta che la Casa Bianca abbia chiuso stazioni dei pompieri a Cleveland o letti d’ospedale a Milwaukee per aprirli a Bassora e a Baghdad. Io mi vergogno di Kerry quando dice queste cose, anche se poi 5 minuti dopo dice il contrario e sembra di nuovo serio e presidenziale. Ma, questo, lo sai, è un altro motivo per cui non potrei mai votare Kerry o, che ne so, Cesco Rutelli. Insomma per chi modifica le proprie idee in base a chi si trova davanti. Per uscire a cena lo trovo un atteggiamento cortese e nobile verso i commensali, per guidare il mondo no. E, domandina, dimmi caro Luca: va bene tutto, Bush è un incasinatore ma, fammi sapere, secondo te, Zarqawi e bin Laden, i resistenti e i Fratelli musulmani, come prenderebbero una sconfitta di Bush? Come una sconfitta o con lo champagne? Come un lutto o come abbiamo visto al cinema in Black Hawk Down?

Kerry è una specie di ingegnere che ti sa dare la soluzione tecnica a ogni problema, Bush è pasticcione. Ma io tra il pasticcione che ha capito che cosa c’è in gioco e l’ingegnere che non vede oltre il suo palmo di naso, nonostante abbia viaggiato e beva grandi rossi francesi, che si limita a sperare che non ci sia un altro attacco, che vuole contrastare una cultura potente come quella islamista nelle aule di tribunale, che al massimo chiude le frontiere e che gli arabi vadano a farsi fottere-perché-non-hanno-la-cultura-democratica ­ be’ non ho dubbi quale dei due scegliere.
Mettila così. Tu ti trovi a New York e sai che devi andare a Miami. L’unica auto che va a Miami è guidata da un autista inesperto e magari ex ubriacone, uno che rischia di farti andare fuori strada a ogni curva, però sai che va certamente nella direzione giusta. Poi c’è un autista bravissimo, preparatissimo, fichissimo e che è stato finanche un asso nelle strade del Vietnam, ma va in su, verso Boston, invece che in giù, verso Miami. Tu che fai? Io vado a Miami, anche con il rischio di finire fuori strada, tanto più che tutta questa ficaggine in quell’altro non la vedo. E tu non dire che, da terzista, resteresti a New York, perché sennò ti corco.
Ci sarebbero altri motivi per cui mi piacerebbe che vincesse Bush: è ottimista, cioè è più americano di Kerry; non vuole che lo Stato s’impicci nella vita del cittadino, ancora meno di Kerry; vuole meno tasse, non di più. Il conservatorismo americano ha questo di eccezionale, caro Luca: è progressista, è volto al futuro, l’unica cosa che vuole conservare è la libertà. Le cose che non mi piacciono di Bush sono molte altre: diciamo, per intenderci, il suo programma sociale. Non credo però che sia un fascista, che voglia togliere i diritti ai gay (è favorevole alle unioni civili, al contrario del Gad o come diavolo si chiama il centrosinistra italiano); non è vero che abbia vietato la ricerca sulle cellule staminali, ha soltanto limitato quella con i fondi federali (al contrario di quanto ha fatto una parte del Gad o come diavolo si chiama il centrosinistra italiano). Sì, d’accordo, è contrario all’aborto e favorevole alla pena di morte. Ma chi è favorevole all’aborto? Nessuno, no? Una cosa è legalizzare una situazione penosa e criminogena, un’altra è garantire il diritto ad abortire-per-view o fare figli col bancomat. Non ho certezze su queste cose. Ma almeno a destra se lo pongono il problema della creazione o della distruzione di una vita al fine di curarne un’altra. Io, chiudendo gli occhi, sono favorevole al riconoscimento di questi diritti, ma da qui a dire con disinvoltura chic che si possa fare qualsiasi cosa, ce ne passa. Pena di morte, ok. Ma sull’altro fronte è uguale. L’ultima di Kerry è questa: è contrario, tranne che per i terroristi. Ma che vuol dire? E il nessuno tocchi Caino? Se vale il principio è proprio Caino quello che non deve essere toccato, il più tremendo, il più difficile da difendere.
Kerry mi soddisfa su un paio di cose: sulla ricerca scientifica (unico argomento su cui non ha mai cambiato idea) e sulla necessità di ampliare il sistema di protezione sociale del cittadino americano. Su come farlo ha idee opposte rispetto a quelle di Bush, e non so quale ricetta sia più efficace. Certo questa è una priorità per i democratici, molto più di quanto lo sia per i repubblicani. E in tempi normali mi piacerebbe che vincessero i liberal. Ma oggi che te ne fai di un’assistenza sanitaria meravigliosa se non ti puoi bere in pace un caffè perché qualcuno anziché ordinare una brioche ti vuole far saltare in aria?
Detto questo, se dovesse vincere Kerry sarebbe poco male, perché vincerebbe comunque un americano. E saremmo alle solite: per un quarto d’ora Le Monde sarebbe tutto un frisson di ritrovato americanismo, poi non più. Circondato dagli interventisti democratici di Bill Clinton, Kerry non potrà che continuare la dottrina Bush. E’ americano, Luca. Non c’è alternativa. Quando sono attaccati e minacciati fanno sempre così, per la fortuna di noi che ci possiamo permettere di chiacchierare in pace guardando l’Isola dei Famosi. Tanto ci sono loro, la Cavalleria. E se ci sarà da abbattere un dittatore, liberare due popoli, magari soltanto per ragioni geopolitiche, magari senza risoluzioni dell’Onu, magari senza prove, magari senza piani per il dopo, tu e io sappiamo bene che bosniaci e kosovari non hanno dubbi che dei clintoniani ci si può fidare.

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