Pare che Zapatero abbia detto che tagliare le tasse èdi sinistra
30 novembre
Un blog per mandare Jonah Goldberg al posto di Bill Safire al New York Times
30 novembre
Scusaci Montezemolo
Il giornale che fu di Antonio Gramsci fa il secondo titolo più ridicolo dei suoi ultimi anni. Il primo era stato “Scusaci principessa”, all’indomani della morte di Lady D. Ieri, invece, “La destra attacca Montezemolo”. C’è un unico filo che lega le scuse a una principessa e la difesa del presidente della Fiat e padrone dei padroni.
30 novembre
Don’t you forget about me
La divetta di Breakfast club, Molly Ringwald, oggi 36enne, torna. A teatro.
30 novembre
Il più inutile degli accessori per l’I-Pod
30 novembre
Inchiesta vecchio stile di Luca Sofri
Idati eurispes sui due milioni di bambini poveri: nédue milioni né poveri
Il Foglio, 30 novembre
Nella splendida cornice di Largo Fochetti
Torna, revisited, Recensire Rep.
Il Foglio, 30 novembre
Un paese in mano ai fondamentalisti
La Corte Suprema Usa, la stessa che “elesse” Bush nel 2000, quella a maggioranza repubblicana, riunitasi ieri senza il più conservatore di tutti, il presidente malato William Rehnquist, ha rifiutato di prendere in considerazione, e non s’è degnata neanche di commentare, la richiesta di gruppi conservatori di annullare la sentenza della Corte del Massachusetts che ha legalizzato il matrimonio gay.
30 novembre
Ipotesi sulla sostituzione di Bill Safire al NYT
Frum, Krauthammer, Kagan, Fred Barnes, Chris Caldwell e Richard Brookhiser.
30 novembre
Quando la taglia la mise il sindaco Rutelli
Cento milioni, nessuno scandalo (grazie alla valorosaRolli)
29 novembre
Una donna riprende a camminare grazie alle cellule staminali(non embrionali)
29 novembre
L’inserto del Rep. meglio di quello del Corriere, nonostante la prima “grande inchiesta”
Sono entrambi noiosi. Sia il doppio weekend del Corriere sia il domenicale della Repubblica. Quest’ultimo, come impostazione, è migliore. Cerca di raccontare storie e di fare inchieste. I temi mi paiono noiosi, però. Ma è il primo numero. Si vedrà più in là. Auguri.
Molto deludente il weekend del Corriere. Quello di sabato, sei pagine del quale sono a cura di Maria Laura Rodotà, sembra appunto “Amica” e invece che raccontare storie (come i domenicali anglosassoni) o suggerire cose da fare o vedere spiega che è importante fare qualcosa durante il weekend. Boh. Le pagine della domenica, che non fa la Rodotà, sono molto tradizionali e, diciamo, noiose.
Sul domenicale di Rep. c’è una grande inchiesta di D’Avanzo e Bonini sul mio amico Michael Ledeen. Fa molto ridere. Pensate: i due republicones hanno scoperto che Michael si batte come un leone contro gli ayatollah iraniani e aiuta il movimento democratico persiano che vuole cambiare il regime dei mullah. Il mistero svelato da Rep. è tutto tranne che un mistero. Ledeen ha scritto un libro negli anni 80 sugli errori americani che consegnarono l’Iran a Khomeini (ieri sul Foglio c’era una pagina molto bella di Carlo Panella sul tema). Poi, almeno da tre anni, Ledeen scrive ogni giorno sulla National Review di queste cose (potete trovare qui gli articoli). Ha organizzato manifestazioni pubbliche (non solo quella “scovata” da Bonini e D’Avanzo) ma anche conferenze stampa con senatori democratici e repubblicani per sponsorizzare una legge, simile a quella clintoniana contro Saddam, per aiutare l’opposizione iraniana a destituire la dittatura degli ayatollah. Quanto ai suoi rapporti con la Cia: in America aver combattuto la guerra fredda nel servizio segreto non è un disonore. Tutt’altro. Ledeen, infatti, è spesso definito “un cold war hero” dai giornali americani. Detto questo, da anni scrive centinaia di articoli (e anche qualche libro) contro la Cia. I republicones raccontano, infine, di un misterioso incontro romano di Ledeen con un suo amico che è un noto oppositore (e uomo d’affari) iraniano. Con sette o otto mesi di ritardo rispetto al Riformista (e rispetto a Newsday, Washington Post, New York Times e American Prospect). Infine nell’inchiesta c’è scritto che Ledeen avrebbe firmato “il manifesto che battezza la dottrina neocon”. Quale, di grazia?
28 novembre
Oggi pago il 45 per cento, l’anno prossimo il 39
La Meravigliosa e Stupefacente Alleanza Democratica dice che sarebbe stato meglio continuare a pagare il 45. Mi sa che ora avrò il 6% di ragioni in più per votare, per la prima volta, il Cav.
PS
Michele Serra, uomo di sinistra, su Rep. è incazzato nero perché il Cav. aggiungerà alla sua aliquota un 4 per cento di contributo di solidarietà per i più poveri.
27 novembre
Il Weekend del Corriere (di sabato) è davvero molto brutto e noioso
Speriamo domani nel nuovo dorso domenicale di Rep.
27 novembre
Dammi una a, dammi una e
Vittorio Zucconi è così influente che, avendo scritto quattro volte che David Mamet si chiama Memet con la e, ora tutti se ne convinceranno.
27 novembre
Berlusconi l’ha fatto diventare uno scrittore
Ho letto che Giuseppe Genna, ex autore della scuderia Mondadori, ha scritto questa frase meravigliosa: “Christian Rocca: ecco, questo lo conosco, è un blogger, Luca Sofri l’ha fatto diventare un collaboratore del Foglio”. Non solo terzista. Luca ha fatto pure questa!
27 novembre
Aiutatemi a battere Wittgenstein approfittando che è in vacanza
27 novembre
Misogina con le ali
Condi Rice apparterrebbe alla categoria delle “donne-scimmia” e, da “donna-scimmia” nera e favorevole alla dottrina del first strike, deve sapere che in Italia c’è una isterica de sinistra che ha scritto: “In quanto femminista, lo sparerei direttamente a lei, il colpo”. L’isterica de sinistra ha scritto (sul giornale che si merita) che “Condoleezza Rice, certamente afflitta da una vita di mestruazioni a cui, probabilmente, data l’età, è seguita la mai troppo rimossa menopausa”. Riassunto: un’isterica de sinistra dice di una ragazza nera dell’Alabama (le cui amiche sono state bruciate vive) che appartiene alla categoria delle “donne-scimmia”, che le sparerebbe, che le mestruzioni le hanno dato alla testa e che ora, “data l’età” e le cose che fa, si vede che è in menopausa. La Calderoli de sinistra si chiama Lidia Ravera. Il giornale naturalmente è L’Unità. Il resoconto è di Annalena Benini sul Foglio di venerdì. A sinistra nessuno s’è indignato per i toni razzisti e misogini. Ora immaginate se queste volgarità le avesse dette Calderoli.
27 novembre
Altre fosse comuni in Iraq
Trovate dagli americani. I cadaveri sono iracheni. Gli assassini? La cosiddetta resistenza.
27 novembre
Francis Ford Boccala
Sempre Giorgio Bocca, sempre sul Venerdì, scrive: “Usata dal regista Stanley Kubrick in Apocalypse Now”. (Grazie a Stefano).
26 novembre
Killing Berlusconi
Nell’ Olanda dove è stato appena ucciso Theo Van Gogh e dove l’anno scorso fu ucciso un leader politico, va in scena – sponsorizzato dal governo e col marchio dell’Unione Europea – uno spettacolo teatrale nel quale gli spettatori sono invitati a votare per uccidere Silvio Berlusconi. Silvia Grilli, una che conosco, è andata a vederlo per Panorama.
PS
COMPLIMENTI sinceri ai margheritici. L’eurodeputato Cocilovo ha fatto un’interrogazione al Parlamento contro lo spettacolo. La presidenza olandese ha confermato.
26 novembre
Bocca
Attacco
della sua rubrica odierna sull’Espresso:
“Abbiamo vinto”, ha annunciato il comando americano
da Falluja
Attacco della sua rubrica odierna sul Venerdì:
“Abbiamo vinto”, annuncia il comando Usa a Falluja
Notare la profonda differenza, l’uso del passato nel primo
caso e del presente nel secondo. “Americano” sull’espresso,
“Usa” sul Venerdì, “da Falluja” sul
settimanale e “a Falluja” nell’inserto.
Continua sull’Espresso:
Migliaia di case distrutte, centinaia di migliaia di cittadini
in fuga, un rapporto di 40 a uno dei morti iracheni rispetto
agli americani.
Continua sul Venerdì:
Millecinquecento ribelli uccisi contro 38 marine, un rapporto
quasi di uno a cinquanta
Notare la differenza: il rapporto dei morti è, nello
stesso giorno, di uno a quaranta sull’Espresso e di uno a 50
sul Venerdì. A Bocca questa cosa non va giù, avrebbe
preferito che morissero più marines che terroristi o che,
quantomeno, pareggiassero – come l’Inter. Comunque i marines
morti a Falluja sono almeno 55, Bocca ne sarà sollevato?
Seguono diverse frasi e espressioni simili, spesso campate in
aria. Fenomenale questa: “Lo conferma il rimpasto del governo
da cui escono colombe come Powell e in cui entra un superfalco
come Paul Wolfowitz e cresce la Condoleezza Rice, quella che
alle obiezioni dei moderati risponde “me ne frego e tiro
diritto”.
Wolfowitz entra? Ma non era già dentro? E, nel caso,
dove sarebbe entrato? E quando la Rice avrebbe detto “ai
moderati” (quali? chi?) “me ne frego e tiro diritto”?
Domanda: perché nessuno all’Espresso e al Venerdì
“passa” i pezzi di Bocca?
26 novembre
Recensire Bocca
Benemerito sito che recensisce Bocca
26 novembre
Regime change alla Cia
26 novembre
Ti devi decidere, oh oh
Secondo il Corriere la mossa di Berlusconi sulle tasse ricorda Bush, secondo La Repubblica ricorda Nixon.
26 novembre
Così, per curiosità
Chi ha detto a Ennio Caretto del Corriere che il nuovo direttore della Cia, Porter Goss, è un “neoconservatore”. Magari è vero, ma nessun giornale americano, che mi risulti, lo ha mai definto tale. Il Corriere, invece, definisce neocon chiunque condivida le idee di Bush.
26 novembre
Acte Patriotique
(…) terrorism suspects can be held for up to 13 days without charge and as long as four years without trial
(…) can be imprisoned for association with terrorists; a woman has been in jail for nearly a year awaiting trial on charges of knowing of a plot by her son, who is still under investigation”
Il «liberticida» Patriot Act? No, la legislazione anti-terrorismo in Spagna e Francia.
Da 1972che cita Volokh.
25 novembre
Dan Rathergate è finito come il suo ex avversario Richard Nixon
24 novembre
Giulietto
Ma quanto è contento, Giulietto Chiesa, oggi sulla Stampa, nell’articolo intitolato: “Torna la superpotenza russa”?
24 novembre
Uhm
Oggi Repubblica, unico giornale al mondo, ha due interviste esclusive firmate dall’inviato Giampaolo Visetti ai due presidenti dell’Ucraina. Visetti è riuscito vippiù a scrivere un’intera pagina di cronaca sugli avvenimenti.
24 novembre
Detassa e spendi
Un esempio americano per il Cav.
Il Foglio, 24 novembre
La destra religiosa si pappa anche gli U2
Su National Review una recensione del nuovo cd dice che è un disco “cristiano” come non mai.
24 novembre
In America chi sbaglia paga
24 novembre
Scorregge & Gabbana
Ho visto un abominevole spot tv di Dolce & Gabbana che si conclude con una doppia scorreggia dei due attori-modelli.
24 novembre
Make the world safe from Zucconi
Oggi in un pirotecnico (ma interessante) articolo su Schwarzenegger, Vittorio Zucconi scrive: “Fu sparato nella residenza del governatore della California che fu di Ronald Reagan da una sorta di colpo di Stato legale che cacciò l’occupante democratico, il pessimo Wilson e lo elesse per direttissma”. Wilson? Chi, Woodrow Wilson, l’esportatore della democrazia? Il presidente che entrò nella prima guerra mondiale al grido di “make the world safe for democracy”? Ma non è morto da un pezzo? Ovviamente sì. Il governatore della California, invece, si chiamava Gray Davis.
Poi, la “sorta di colpo di Stato legale” è il recall, la forma più antica di democrazia diretta. I californiani hanno votato per confermare o meno il governatore, e l’hanno bocciato. Contemporaneamnete s’è votato per il sostituto, e Arnold ha sconfitto il democratico Bustamante. Quale colpo di Stato, di grazia?
23 novembre
Ancora sul libroche sta leggendo Bush
Oggi ne parlano il Washington Post e il New York Sun.
23 novembre
Bush è accusato di voler “umiliare il corpo femminile”
Ma il suo divieto di partial birth è previsto dalla legge 194. Che cos’è il partial birth? Leggete qui, con cautela: “In un primo tempo, guidato da ultrasuoni, il medico mette il feto in posizione podalica, afferra i piedi con una pinza, porta le gambe fuori dell’utero e provoca il parto, estraendo la totalità del corpo del feto, tranne la testa. Si esegue quindi un’incisione alla base del cranio del feto, attraverso cui si fa passare la punta di un paio di forbici. Nel foro così praticato si fa passare un catetere, attraverso il quale viene aspirato il cervello e il contenuto della scatola cranica del feto. Per portare a termine l’aborto non resterà che estrarne la testa. Tutto questo ha un suo macabro “senso” e testimonia di un raccapricciante paradosso: il feto deve uscire già morto dal ventre materno (così si può parlare di “aborto”) perché ora sappiamo che, grazie agli immensi progressi della neonatologia, anche prematuri di quattro mesi e mezzo (per non parlare di quelli di sei o sette mesi) possono sopravvivere, se opportunamente assistiti, fuori dal corpo della madre”.
23 novembre
No library for oil
Chi ha finanziato, tra gli altri, la bella biblioteca di Clinton? Michael Moore ci farà un film?
23 novembre
Fatti la tua petizione online
23 novembre
Poi non dite che non vi avevo avvertiti
Non solo Bush, anche Condoleezza Rice sta leggendo il libro di Natan Sharansky che anticipa le prossime mosse americane in medio oriente.
20 novembre
Almeno all’Inter sono sempre certi di vincere
I liberal, invece, sono già certi della sconfitta nel2008
20 novembre
Recensire l’articolo di Rep sui neocon
Oggi Riccardo Staglianò ha fatto un po’ di confusione, ma Camillo apprezza lo sforzo (ma prega che Flores torni presto dalle vacanze o si rimetta dal raffreddore). Staglianò ha preso di peso un servizio della Reuters (questo – ma senza citarlo) e un paio di articoli della National Review (che, caro Staglianò, non è una rivista neocon) e ha confezionato un pezzo definibile di tipo “scandalistico”. Ci sarebbe “un piano in 7 punti” per fare cose indicibili tipo “convincere Germania e Francia”. Ovviamente non c’è nessun piano in 7 punti. c’è solo un’opinione di un tizio pubblicata su una rivista on line. Secondo Rep, poi, Michael Ledeen (anvedi quanto è cattivo) avrebbe parlato di regime change in Iran addirittura “a maggio”. E’ vero, forse a maggio del 1982. Quanto a Colin Powell, “ultimo argine contro il loro potere”, come la mettiamo che è proprio Powell a denunciare che l’Iran si sta facendo l’atomica?
20 novembre
Bello “L’Almanacco dei libri” di Repubblica
20 novembre
Ora e sempre rivoluzione
Victor Davis Hanson:
“Those on the left who are ignorant of history lectured the Bush administration that democracy has never come as a result of the threat of conflict or outright war – apparently the creation of a democratic United States, Germany, Japan, Italy, Israel, El Salvador, Nicaragua, Panama, Serbia, and Afghanistan was proof of the power of mere talk. In contrast, the old realist Right warned that strongmen are our best bet to ensure stability – as if Saudi Arabia and Egypt have been loyal allies with content and stable pro-American citizenries. In truth, George Bush’s radical efforts to cleanse the world of the Taliban and Saddam Hussein, bring democracy to the heart of the Arab world, and isolate Yasser Arafat were the most risky and humane developments in the Middle East in a century – old-fashioned idealism backed with force in a postmodern age of abject cynicism and nihilism”.
20 novembre
Jeb Bush: “No all’emendamento contro il matrimonio gay”
La Florida non modificherà la Costituzione statale. Si rafforza l’ondata fondamentalista.
20 novembre
La prova
Il New York Times di oggi e i network televisivi che hanno commissionato quegli exit poll così farlocchi che loro stessi non resero pubblici, a differenza dei media italiani in eccitazione per il vantaggio di Kerry, ora riconoscono ufficialmente quello che qui avete letto fin da subito: non potevano essere exit poll accurati perché erano stati condotti nelle prime ore della mattina e a urne nella west coast aperte da poco, e che qualcuno li ha passati ai blog. La prossima volta gli exit poll arriveranno tra le 4 e le 6 del pomeriggio (east coast), non più all’una.
19 novembre
Bush and the City
Sappiamo che Bush a New York City ha perso con una ventina di punti di scarto. Non sappiamo che, rispetto al 2000, ha guadagnato il 36 per cento dei voti. A Brooklyn ha guadagnato il 63 per cento. Nel Bronx il 47, a Manhattan il 16 e così via anche negli altri quartieri. Uno potà dire: ovvio, è aumentata l’affluenza, quindi sono aumentati i voti. Certo, però ome si spiega che Kerry, rispetto ad Al Gore, ha preso 12 mila voti in meno a Brooklyn e 16 mila in meno a Queens?
Sono arrivati gli evangelici anche al Meat Packing District?
19 novembre
Un paese in mano ai fondamentalisti antireligiosi
Il giuramento degli Scout viola la libertà religiosa degli americani, sostiene la sinistra dei diritti civili. Il Pentagono, sì il Pentagono, s’accoda.
Il Foglio, 19 novembre
Quanto adoro Blair
“Why should we be the people on the progressive left saying it is a terrible thing to bring democracy to these countries? Or when the Americans say we want to extend democracy to these countries, or extend democracy and human rights throughout the Middle East in the Greater Middle East initiative, people say well that is part of the neo-conservative agenda. Actually if you put in different language, it is a progressive agenda.“
Tony Blair, premier laburista inglese al Times.
19 novembre
Del nuovo libro di Lilli Gruber
E’ sufficiente la prima frase dell’anticipazione di oggi su Rep: “Dopo il mio rientro a Roma, cresce sulla stampa internazionale uno scandalo di cui avevo sospettato l´esistenza a Baghdad ma che non si era ancora mostrato in tutta la sua portata”.
Lei aveva sospettato l’esistenza molto prima della stampa internazionale. Lei.
19 novembre
Siccome they still haven’t found what they’re looking for hanno fatto un disco degli U2 come quelli che facevano prima di cercare qualcosa che continuano a non trovare.
19 novembre
La prova definitiva che non esistono due Americhe:la mamma di Bush ieri ha scattato una foto a Bono
Ieri alla cerimonia di inaugurazione della Biblioteca Clinton. Sotto la pioggia di Little Rock, Bono cantava Sunday Bloody Sunday e Barbara ha scattato la foto ricordo.
19 novembre
Shall you tell Luca Sofri?
Valentina Vezzali, campionessa di fioretto, su Rep. a proposito di Shall we dance, il film più brutto dell’anno (dopo Alfie): “Sono andata a vederlo perplessa e mi sono ritrovata d applaudire sui titoli di coda”.
In effetti, anch’io ai titoli di coda ero entusiasta.
19 novembre
Ritratto di first family in un interno
Vanity Fair, 18 novembre
“To a certain extent”
“To a certain extent Saddam Hussein’s departure was a positive thing”. Jacques Chiraq alla Bbc.
18 novembre
Dino Rossi, I presume
Nello Stato di Washington scatta il riconteggio dei voti per il governatore. In prima battuta ha vinto il repubblicano Dino Rossi di 261 voti.
18 novembre
Il libro che sta leggendo Bush e che i diplomatici europei e del medio oriente farebbero bene a procurarsi
18 novembre
Scelta la strategia, Bush nomina amici pragmatici in grado di realizzarla
Il Foglio, 18 novembre
Il giornalistaliban che una volta fu picchiato dai talebani e poi lui stesso ammise che fecero bene (e che piace all’Unità e a Internazionale) fa intendere che la donna inglese uccisa in Iraq sia stata assassinata da altri.
Da chi? Dai cattivi. E chi sono i cattivi secondo Fisk, l’Unità e Internazionale?
18 novembre
Saddam usava i soldi dell’Oil for food, quelli che avrebbero dovuto sfamare i bambini iracheni, per finanziare le famiglie dei kamikaze
18 novembre
I piani in Iraq deve averli preparati Zeman
Secondo Thomas Friedman, da Fallujah, in Iraq stiamo pari: 4 a 4. Quattro cose positive, quattro cose negative.
18 novembre
Everybody evangelical
La conferenza dei vescovi cattolici d’America si è alleata con gli evangelici e ha creato un nuovo gruppo ecumenico.
18 novembre
Massimo L. Salvadori
Non esiste nel panorama mondiale un editorialista più noioso di Massimo L. Salvadori. Però ogni tanto, per masochismo, io lo leggo.
Seguono estratti:
“Qui sono in gioco i modi di vivere. Bisogna perciò che gli individui, i gruppi, le culture, le forze politiche vadano alle radici dei loro valori e dei fini che intendono porre a fondamento delle società e per cui vogliono battersi. E´ il tempo delle scelte. Chi si illude di poter non scegliere finirà inevitabilmente per subire le scelte altrui”. Perfetto, se solo parlasse di Al Qaida. Invece Massimo L. parla di Bush.
“Personalmente tutto meno che un gigante, è reso tale dall´essere stato collocato dalla plutocrazia sulle proprie spalle”.
Sempre su Bush.
Poi la solita paccottiglia sulle due Americhe:
“Vi è stata l´America di Wilson, di Roosevelt, di Kennedy, di Clinton e quella di Hoover, di Nixon, di Reagan e ora vi è quella di Bush II. Americhe assai diverse”.
Assai diverse de che? Wilson fu il presidente dell’imperialismo americano e quello che lanciò la guerra per “make the world safe for democracy”. Massimo L. Salvadori è favorevole o contrario? Kennedy fu il presidente che s’inventò il Vietnam e anche l’effetto domino, Massimo L. è a favore o contrario? Nixon è quello che ritirò le truppe dal Vietnam. Trattasi di prima o di seconda America? Clinton è quello che fece un paio di guerre ideologiche, umanitarie, geopolitiche, preventive e senza autorizzazione dell’Onu. Che America è :1 o 2? Reagan sconfisse il comunismo, per Massimo L. Salvatori è stato un bene o un male?
Lo so, sono malato. Ho dedicato una ventina di righe a Massimo L. Salvadori.
18 novembre
Il caso Matiello e i finti laici
Al direttore – Una buona notizia. Da ieri mattina Dario Mattiello, ex capo segreteria del senatore Domenico Fisichella, da questi licenziato perché fotografato la scorsa estate al Gay Village romano, lavora al ministero per le Pari opportunità. Il ministro Stefania Prestigiacomo, valutato l’eccellente curriculum di Mattiello, ha infatti deciso di assumerlo. Lo ha fatto non solo in considerazione delle sue capacità, ma anche per riaffermare (pare che ce ne sia ancora bisogno) che le preferenze sessuali non possono costituire un motivo di discriminazione, e che non può essere tollerato che quella discriminazione arrivi proprio dai massimi rappresentanti delle istituzioni. L’assunzione di Dario Mattiello al ministero delle Pari opportunità non comporterà comunque, ed è ovvio, l’estinzione della richiesta di riparazione nei confronti del vicepresidente del Senato.
Daniele Scalise
Risposta del Direttore
Ora, se io dicessi che un politico italiano è stato messo in croce e bruciato per un’opinione personale sull’omosessualità da un coro imparaticcio di finti laici, mentre un altro politico italiano è stato ampiamente risparmiato dallo stesso coro per aver licenziato una persona accusandola di omosessualità, che cosa sarei, un fanatico, un pazzo? La notizia non è buona, è buonissima, e delicato perché giusto il gesto di Stefania Prestigiacomo, ma il silenzio pilatesco del Sepolcro Imbiancato Casini e di tutti gli altri della compagnia dei corrivi e degli ipocriti non è una buona notizia, non è nemmeno una notizia, ormai non fa notizia.
Il Foglio, 18 novembre
Chi è Condi
Il Foglio, 17 novembre
Luca Sofri e i pensieri sui blog italiani/3
A completamento del discorso di Luca sull’inadeguatezza dei blog italiana (quello dei due che ho capito) ecco la notizia che Andrew Sullivan fa parte della giuria di Time che sceglierà “la persona dell’anno”. E che partecipa in quanto blogger.
Siccome tutto si tiene, Alessandra Stanley del New York Times, altra giurata, pare abbia sostenuto che i blogger non rappresentano la società americana nella sua interezza. E lo dice una del New York Times… Ma siccome davvero tutto si tiene, la settimana scorsa a radiouno ho contestato alla Stanley, ospite della stessa trasmissione, l’affermazione che tv e giornali americani sarebbero stati equilibrati tra Bush e Kerry. Ovviamente le ho ribattuto con il falso della Cbs sul servizio militare di Bush scoperto da tre blogger. Americani.
17 novembre
Reciprocità
Al Jazeera non mostra le ripetute atrocità dei terroristi e non li condanna mai, ma mostra ampiamente il video della Nbc con il marine che uccide un terrorista ferito e lo condanna come crimine di guerra. Le tv del mondo libero pure.
17 novembre
Ma
Ma perché tutti quelli che dicono che il fondamentalismo islamico non è un problema epocale e invitano alla tolleranza, e a rispettare le loro tradizioni, e a non alzare i toni, poi diventano fallaciani, alzano i toni e dicono che questi evangelici dell’Alabama sono un problema gravissimo?
17 novembre
The New Republic spiega che ora il neocon è Bush
“When it comes to the broad foreign policy questions of the day, Bush no longer needs advisers to tell him what to think. He needs them to translate his thinking into policy”.
Torna la tesi, su un giornale neoliberal, secondo cui il neocon ora è Bush.
17 novembre
Tra un po’, sei mesi un annetto, potrebbe toccare a Rummy
Il sostituto al Pentagono? L’uomo che nel 2000 per un soffio non diventò Cheney, il democratico Joe Lieberman che fu vice di Al Gore (e il preferito di Camillo).
17 novembre
I-Pod e I-Poveretti
16 novembre/sera
Bush ha vinto grazie ai fondamentalisti (così come Kerry ha vinto i dibattiti 3 a 0). Dati:
Da
Time Magazine che titola: “Il folklore sulle
elezioni 2004”:
– Quest’anno la percentuale dei churchgoers (a messa 1 volta
la settimana) è stata esattamente la stessa del 2000
– Bush ha preso il 58 per cento dei loro voti. Il resto, non
proprio un’inezia, è andato a Kerry
– Nel 2000 Bush prese solo un punto in meno
– La più grande crescita di Bush è nella categoria
di chi va in chiesa meno spesso.
– Bush ha guadagnato 4 punti tra chi non va mai in chiesa
– Come già detto
qui cento volte: la percentuale di chi ha citato “valori
morali” come motivazione di voto (il 22%) sta sotto sia
terrorismo e guerra (34%), sia sotto economia e tasse (24%).
Time non lo scrive ma ii valori nel 2000 furono scelti dal 50
per cento degli elettori, stessa percentuale nel 1996 (vincitore
Clinton)
– Un nuovo sondaggio di un think tank di sinistra svela che per
il 42% degli elettori il “valore morale” più
importante è “la guerra in Iraq”. Aborto solo
13 per cento e matrimonio gay meno del 10 per cento.
– Non è vero che il paese s’è spostato a destra:
Il 69% degli elettori è a favore della ricerca sugli embrioni.
– Solo il 9 per cento è contrario in ogni caso all’aborto
– Il 60 per cento è favorevole a un riconoscimento delle
unioni civili tra gay (mentre il 58 per cento è contrario
al matrimonio).
16 novembre/sera
Bush ha vinto grazie ai fondamentalisti (e Kerry ha vinto i dibattiti 3 a 0).
Opinioni:
Joe
Klein,
editorialista liberal di Time: Liberals scoff, but
the balm that comes with being part of a religious community-the
Bible study, youth groups, choirs and, yes, the moral absolutes
that often accompany such communion-is real and comforting, unlike
the promise of complicated and expensive government programs.
Andrew
Sullivan su The New Republic (settimanale liberal): “The
new conventional wisdom is that the election results were not
so much a triumph for right-wing Christians as they were a more
general endorsement of George W. Bush’s clear, reassuring presence
in a troubled time. How else to explain the two-thirds of Bush
voters who were not evangelical? How else to explain the
one in five gay voters who went for Bush despite his determination
to rob them of civil rights? Or the big gain in Bush votes in,
say, New York City?”
16 novembre/sera
Titolo per provocare Luca Sofri:”Andrew Sullivan come Camillo”
AS
scrive su The New Republic che Team
America e The Incredibles (vedi post del 7 novembre) spiegano
perché i democratici hanno perso le elezioni: “There’s
a reason Schwarzenegger couldn’t be a Democrat. And a reason
why he’s a red-tinted governor of one of the bluest states in
the country. If you want to understand why, go to the movies
and watch cartoons and puppets. They’ll beat focus groups every
time”.
16 novembre/sera
Luca Sofri e i pensieri sui blog italiani/2
Io
della risposta di Luca Sofri alle mie considerazioni sulle
sue considerazioni sui blog, non ho capito niente. E’ questo
il limite maggiore – ai miei occhi – del suo Wittgenstein.
16 novembre
Le dimissioni del guerriero Powell, arriva Rice, parte il secondo mandato di Bush
16 novembre
Mormone, del far west, antiabortista, amico di Bush e iper patriota. Chi è?
Il
nuovo leader dei democratici al Senato, cioè
il politico più importante del centrosinistra americano.
Si chiama Harry Reid, è senatore del Nevada e sostituirà
Tom Daschle. Inoltre: la storia della chiesa evangelica dell’Oklahoma
che difende il diritto dei gay. Due Americhe oppure no?
16 novembre
Luca Sofri e i pensieri sui blog italiani
Luca
riflette sulla poca autorevolezza dei blogger italiani rispetto
ai giganti del mezzo Usa, i quali sono capaci di fare opinione
e di battere i giornali tradizionali nel dare le notizie. E ha
ragione. Però, per esempio e per quanto a Luca e a me
non piaccia, a Dagospia capita spesso di essere citato dai giornali
“importanti” e di dare notizie (frivole o meno) prima
del corriere o di repubblica o dei tg. E’ capitato anche all’orrido
Macchianera, per esempio. Ma capisco che non sia questo il punto.
E’ vero, i blogger italiani non fanno opinione, ma riconosco
che non è facile in un paese conservatore vero (altro
che l’America) e tradizionalista e rotto a ogni novità
e dove non conta quanto sei bravo o preparato o intelligente
ma a quanti cocktail nelle terrazze romane hai partecipato. In
ogni caso, pur non facendo opinione in quanto blogger, i blog
italiani spesso sono utili ai giornalisti tradizionali. Io, per
esempio, su 1972 e Leibniz, per dirne uno di “destra”
e uno che mi pare di no, trovo segnalati articoli che poi mi
capita di usare per i miei oppure che poi faccio tradurre e pubblicare
sul giornale cartaceo.
Ma c’è un’altra cosa, questa volta contro i blogger americani.
Le elezioni americane hanno dimostrato tutti i limiti dei blogger
come strumento serio di informazione. Durante la campagna sono
stati utili, hanno scoperto un paio di bidoni spacciati per veri
dalla grande stampa (vedi il caso Cbs e Dan Rather) e hanno offerto
buone idee e opinioni. Il giorno delle elezioni, quando il gioco
s’è fatto duro e i duri avrebbero dovuto dimostrare la
durezza, però si sono afflosciati, hanno fatto flop. E
i media tradizionali hanno vinto (attenzione: i media americani,
ché quelli italiani non sono ancora emersi dalla figuraccia).
E’ successo che i network tv avevano commissionato degli exit
poll a una società demoscopica, ma questi exit poll, una
volta commissionati, erano talmente inaffidabili che nessuna
delle stesse tv che li aveva commissionati ha avuto il coraggio
di mostrarli ai telespettatori. E, a loro merito, va dato atto
che erano exit poll favorevoli al candidato che preferivano.
Così gli americani sintonizzati alla tv non ne hanno saputo
niente. I blogger invece ci sono cascati (Kerry nel primo dei
due veniva dato vincente in Stati del Sud dove ha perso di 20
punti e vincente in Pennsylvania con un margine del 40%) e hanno
generato l’aspettativa della vittoria di Kerry che ha contagiato
anche l’Italia. Wonkette, il sito di una ragazzina viziata che
in America passa per un genio, ha pubblicato questi exit poll
inaffidabili. Le erano stati passati da quello che lei ha definito
“un uccellino” del partito democratico. Drudge ha ripreso
Wonkette e la voce ha fatto il giro del mondo. Gli stessi blogger
di destra, come The Corner, uno dei migliori, forse il migliore,
sono andati nel panico, erano disperati. Gli autori di The Corner
si volevano suicidare (tranne quelli, saggi, che invitavano alla
calma come Michael Ledeen e Mark Steyn) per l’annunciata vittoria
di Kerry. Tra i media tradizionali non c’è cascato nessuno
(a parte gli italiani). I media tradizionali (a parte gli italiani)
sono più affidabili dei blogger, i quali farebbero bene
ad abbassare le piume. Io l’ho appena fatto.
16 novembre
E’ Condi, dice la Abc
16 novembre
“Monster” (Arafat, non Charlize Theron)
Jeff Jacoby sul Boston Globe a proposito del personaggio che nella storia ha ucciso più ebrei, dopo Hitler e Stalin.
16 novembre
Lo sputo e l’orgoglio
In
questi momenti di solitudine all’estero mi manca tanto
la possibilità di poter prendere dalla mia libreria l’intervista
di Oriana Fallaci allo “sputacchiante” e “sgomentevole”
terrorista arabo che poi rese il Nobel per la Pace meno autorevole
del Festival di Castrocaro.
(Però il gruppo-vacanze dei politici italiani che è
arrivato in ritardo al funerale, è un momento impagabile).
16 novembre
Ma
Ma
la Boccassini non è che scriverebbe una requisitoria
breve breve sui miliardi di dollari che Arraffat ha rubato al
mondo libero e al popolo palestinese? Tra l’altro alcuni soldi,
come è noto, gli arrivarono dal Psi.
16 novembre
Il Doppio: Saddam s’è intascato oltre 21 miliardi di dollari
Cioè
più del doppio di quanto si pensava.
Lo dice il senatore Usa che indaga sul furto, complice le Nazioni
Unite, dei soldi destinati a sfamare i bambini iracheni.
16 novembre
Dopo
Rove non c’è il diluvio
Uno
dei geni della campagna elettorale dei repubblicani, per
certi versi ancora più importante di Karl Rove, è
stato Ken Mehlman. Non l’avete mai sentito? E’ vero, gli editorialisti
di Rep. non se ne sono mai accorti. Comunque sappiate che chi
guidava la macchina della campagna elettorale era lui: Ken Mehlman.
Ora, per premiarlo, vogliono nominarlo presidente del partito.
16 novembre
Inter
“grottesca”
Lo
dice il presidente, eh. “Ma Mancini non è in discussione”.
Peccato. Ma io so già che prima o poi arriverà
Hodgson.
16 novembre
Oh, oh, devo aver esagerato
Oggi
mi è arrivata questa mail:
Da: PARROCCHIA S.MARIA A FIBBIANA
A tutto il popolo di Fibbiana
Alle parrocchie del Vicariato di Empoli e Montelupo Fiorentino
A tutti gli amici
Carisssimi,
ogni 25 anni a Fibbiana, si celebra in modo solenne la FESTA
DEL SS. CROCIFISSO.
Il 28 Novembre prossimo, riaccade questo avvenimento importante
che caratterizza la nostra storia! Il Crocifisso, che risale
al ‘600, secondo la tradizione viene venerato come miracoloso
dal popolo perché al suo arrivo, un violento nubifragio
liberò Fibbiana dalla peste. Per questo è portato
in processione per le strade e durante l’anno si compiono gesti
di penitenza, di preghiera e di missione nel paese.
Il 26 Maggio 2004 la Santa Sede ha promulgato un Decreto che
ci permette di celebrare come Anno Santo questa nostra grande
festa. Esso concede infatti l’Indulgenza Plenaria e Parziale.
Il Decreto stabilisce, dalla Prima Domenica di Avvento dell’anno
in corso fino alla Solennità di Nostro Signore Gesù
Cristo Re dell’Universo dell’anno 2005, un calendario che
ora vi comunico con grande gioia affinché sia per tutti
una occasione di conversione per attingere a piene mani al tesoro
di Grazia aperto per noi dai meriti di Cristo.
In modo particolare l’invito è rivolto a tutti per
il giorno dell’inaugurazione, il 28 Novembre alle ore 10,30 con
la processione rievocativa dell’arrivo del Crocifisso dall’Arno,
portato a quel tempo da imbarcazioni provenienti da Costantinopoli
o dalla Terra Santa. Quest’anno sarà per tutti un’
eccezionale occasione per guadagnare l’Indulgenza plenaria,
alle consuete condizioni che la Chiesa pone (vedi retro). A questo
scopo vi invito a compiere un pellegrinaggio a Fibbiana (in data
libera purchè durante l’anno) o a celebrare la S.Messa
in una delle date del calendario. Sono suggerite poi opere di
misericordia, di penitenza o di missione approvate dal Cardinale
di Firenze affinchè ogni giorno sia possibile ricevere
l’Indulgenza parziale. Che la pratica di queste opere possa
attivare e accompagnare una conversione sempre più profonda
della vostra vita, per la gloria di Cristo e del Suo corpo che
è la Chiesa.
Nella comunione della Fede vi saluto cordialmente.
Don Paolo Milloschi
P.S.
I sacerdoti portino il camice e la stola per concelebrare.
15 novembre
Il più bel pezzo su Arafat, lo stragista
E’
di Michael Oren, sul Washington Post. Dice quello
che c’era da dire sul terrorista arabo (e primo responsabile
della situazione in cui si trovano i palestinesi) ma non scommette
che le cose nel breve possano migliorare visto l’odio che ha
propagato tra la sua gente (e infatti):
“Much of that public is now convinced that Arafat never
intended to make peace, but merely used Oslo as a means of implementing
the Palestinian Liberation Organization’s 1974 “Phased
Plan“, which called for Israel’s gradual destruction
through combined violence and diplomacy. Indeed, a solid
majority of Israelis have come to believe that Arafat so poisoned
his own people that, with or without him, there is little chance
to renew negotiations, and that Israel’s only option was to hunker
down behind a fence separating Israelis from Palestinians until
such time as the Palestinians produce a legitimate leadership
capable of making peace”.
14 novembre/ sera
Sfortuna
Un
minuto in meno, solo uno, e avrebbe sfatato la condanna
dell’ennesimo pareggio.
14 novembre (+15)
L’Economist sul mito del fondamentalismo religioso americano
In
italiano. Attenzione analisi completamente diversa
da quella che leggete su Repubblica ma molto vicina a questa.
13 novembre
“Every song is memorable”
Il
New York Times di domani (domenica) recensisce il
nuovo disco degli U2.
13 novembre/sera
Frank Rich, uno dei più cattivi editorialisti anti Bush del New York Times, sui “valori morali” che avrebberofatto vincere Bush: “Fiction”
“There’s
only one problem with the storyline proclaiming
that the country swung to the right on cultural issues in 2004.
Like so many other narratives that immediately calcify into our
24/7 media’s conventional wisdom, it is fiction”.
La sua tesi è: sui valori morali i repubblicani, pieni
di scandali sessuali eccetera, hanno perso. Anzi hanno abbandonato
i valori morali a partire dalla convention dove i fondamentalisti
religiosi come non hanno parlato mentre in prime time sono stati
mandati Rudy Giuliani, John McCain and Arnold Schwarzenegger,
“all are supporters of gay rights and opponents of the same-sex
marriage constitutional amendment”. Il ragionamento finale
di Rich è questo: “If the Republican party’s next
round of leaders are all cool with blue culture, why should Democrats
run after the red?”
13 novembre/sera
Rep. 4
Nello
stesso numero in cui Repubblica fa battute su Emilio
Fede servo di Berlusconi, viene pubblicata un’intera pagina sull’editore
di Repubblica Carlo De Benedetti. Che ha fatto l’editore per
meritarsi una pagina di elogi dai suoi dipendenti? Il compleanno.
Settanta anni (Auguri). Superbo il titolo: “La passione
per l’indipendenza”. Meraviglioso l’occhiello: “Grande
capitalista e outsider”. Molto outsider.
Straordinario quando spiega a) che un imprenditore che si occupa
di politica diventa un autocrate e b) che la sua Repubblica è
stata fondamentale per la vittoria dell’Ulivo.
13 novembre/sera
Io di questa guerra religiosa della destra americana al film “Kinsey”, di cui parla oggi con grande slancio Natalia Aspesi su Rep., non me ne sono accorto.
Ma sarà colpa mia.
13 novembre/sera
Voices of Iraq, il documentario che non vincerà il festival di Cannes
Il Foglio, 13 novembre
I due neocon
Il Foglio, 13 novembre
Clamoroso al New York Times (e altra balla su Gonzales e Guantanamo)
La correzione
pubblicata ieri a pagina 2 del NYT dimostra che
a) i giornali americani hanno un pregiudizio di sinistra; b)
i giornalisti italiani pure; c) i giornali americani almeno sono
seri e poi ammettono l’errore; d) i giornali italiani no. Dunque
che cosa è successo? E’ successo che Alberto Gonzales,
nuovo attorney general appena nominato da Bush, è accusato
di aver consigliato per conto del presidente la sospensione per
i prigionieri di Guantanamo dei diritti previsti dalla convenzione
di Ginevra. La prova? Un memo che scrisse Gonzales, o chi per
lui, nel quale si diceva nero su bianco che Ginevra andava sospesa
nei suoi aspetti più importanti. Il New York Times ha
pubblicato il memorandum, ma ieri è stato costretto a
rettificare. Leggete che cosa ha scritto ieri a proposito del
famigerato memo:
The passage, discussing the war on terrorism,
read in full: In my judgment, this new paradigm renders
obsolete Geneva’s strict limitations on questioning of enemy
prisoners and renders quaint some of its provisions requiring
that captured enemy be afforded such things as commissary privileges,
scrip (i.e., advances of monthly pay), athletic uniforms and
scientific instruments.” The version in the article yesterday
was truncated after ‘some of its provisions’ “.
Capito? Nell’accusa, ripresa da tutti i giornmali del mondo,
il memo termina con “e rende curiose alcune sue previsioni”
e sembra far intuire chissà quale via libera a quali violazioni
di diritti fondamentali. Nella realtà “le curiosità”
sono specifiche (ma il times le ha censurate) e riguardano “gli
anticipi sulla paga mensile”, le “uniformi sportive”
e gli “strumenti scientifici”, roba effettivamente
curiosa da fornire a dei “nemici combattenti” catturati
in battaglia in Afghanistan.
(Mi raccomando: no liberal media).
13 novembre
Krauthammer sul Washington Post
Stessa analisidi Camillo
13 novembre
New Republic ancora pentita di aver sostenuto Kerry
“John
Kerry ha perso perché è John Kerry”,
scrive Martin Peretz, direttore e proprietario del settimanale
liberale. Che conclude: “John Kerry would not have been
a good president; he might even have been a dangerously bad one”.
13 novembre
La migliore casa editrice italiana di saggi?
12 novembre/sera
Ma
Ma quando morirà Osama, Carlo Azeglio Ciampi e gli altri manderanno un telegramma?
12 novembre/sera
Gonzales dovrà rifare (il diffamato) Patriot Act
Il Foglio, 12 novembre
Oggi Curzio Maltese
Ci
spiega che il Tg5 di Enrico Mentana era meraviglioso, grande
tecnica televisiva, il preferito a sinistra eccetera. (E’ vero,
era il migliore). Ma o è falso quello che Maltese ha scritto
oggi oppure sono da cestinare quei centomila articoli degli ultimi
anni con cui ha spiegato che Mediaset era tutta militarizzata
e Mentana la foglia di fico, cioè il peggio. (La seconda
che ho detto).
12 novembre
Da Giuseppe Stalin a The Lancet all’Economist a Beppe Severgnini: 1 morto è una tragedia, 100 mila morti una statistica(o una stronzata)
La
notizia (diciamo così) di The Lancet, secondo cui in
Iraq sarebbero morti 100 mila civili, è basata su un sondaggio,
sì su un sondaggio. E’ ridicolo, ma è così.
L’Economist lo prende sul serio però, per smontarlo. Severgnini,
ex corrispondente dell’Economist, spaccia per vera la notizia
e accusa sul Corriere di oggi gli americani ignoranti di non
conoscerla: “Pochi sanno che la guerra in Iraq è
già costata la vita a centomila civili”. Ancora:
perché il Corriere è diventato così?
11 novembre
Non ne so niente, ma
Su
scrive: “Nel suo carnet di avvocato c’era una sola macchia:
fu consulente della Enron… ma nulla risultò a suo carico”.
A parte che non capisco che cosa significhi, a parte che i giornali
americani di oggi non ne parlano, a parte che Caretto non scriverebbe
mai la stessa cosa di Paul Krugman (prese 50 mila dollari per
consulenze economiche a Enron), a parte che ieri sera alla Msnbc
dicevano che non era vero niente, a parte che un giornalista
del Texas Monthly ha spiegato che Gonzales ha lasciato lo studio
legale prima che lo studio legale prese Enron come cliente, a
parte che l’unica cosa che so è che Enron contribuì
con 8 mila dollari alla rielezione di Gonzales a giudice del
Texas, a parte tutto ciò davvero non so se Caretto abbia
ragione.
11 novembre
Michele Serra of America
Andrew Sullivan segnala
The Amaca di Ted Rall: “Why shouldn’t those of us on the
coasts feel superior? We eat better, travel more, dress better,
watch cooler movies, earn better salaries, meet more interesting
people, listen to better music and know more about what’s going
on in the world”.
11 novembre
Dude, I’m from Alabama
Scena: Falluja.
Giornalista inglese osserva e ascolta i militari americani impegnati
nell’azione militare contro i terroristi:
“Capt Kirk Mayfield, commander of the Phantoms, called for
fire from his task force’s mortar team. But Sgt Anyett
I can take them out – I’m from Alabama.“
10 novembre/sera
Democrats seri
Le cose che ho scritto in questo lungo articolo (i democratici non sono più un partito
nazionale; è un errore pensare che gli elettori di Bush
siano fondamentalisti eccetera) sono state dette meglio ieri
in un interessante incontro a Washington organizzato da Democratic
Leadership Council. Qui il link al video.
10 novembre/sera
Kerry, ti prego, non farlo, stop
The New Republic, che aveva sostenuto Kerry, chiede in ginocchio al senatore di togliersi di mezzo e di non ricandidarsi per il 2008
10 novembre/sera
Li adoro
10 novembre/sera
In 48 Stati su 50
Tranne South Dakota (-0,4) e Vermont (-1,8) Bush in tutti gli altri Stati ha guadagnato punti percentuale rispetto al 2000
10 novembre/ sera
Perché Kerry non poteva vincere(e perché la tesi del jihad cristiano di Bush non sta in piedi)
Lungo,
lunghissimo, articolo che cerca di spiegare che cosa sia
andato storto per i democratici, quanto siano campate in aria
le analisi sul neofondamentalismo religioso degli americani,
sul paese diviso perfettamente a metà e molte altre cose.
(L’articolo va letto dando un’occhiata a questo)
Il Foglio, 10 novembre
Si è dimesso John Ashcroft, il ministro evangelico di Bush
E ora i teorici del “neofondamentalismo religioso” come la spiegheranno?
10 novembre
Ho detto “erection”
Un
giornale della Florida il 2 novembre ha pubblicato in prima
pagina un numero verde per far seguire in tempo reale ai lettori
i risultati delle elezioni, “election”. Solo che per
un errore di stampa il numero era sbagliato, era di una sex line.
10 novembre
Il governo iracheno ha un sito ufficiale
10 novembre
Bush è un difensore del laicismo
Christopher Hitchens
10 novembre
C’è gente malata
10 novembre
Obama, uno serio
Tim
Russert (Meet the Press) chiede alla nuova speranza dei democratici,
il neo eletto senatore (nero) Barack Obama: “Why do you
think John Kerry lost the race for the White House?”
Risposta di Obama: “Well, he was running against a very
popular wartime president. And I think that that would have
been a difficult circumstance for any candidate to run in, and
I think that your previous guest, Karl Rove, had a lot to do
with it. They’ve got one of the best political teams
that we’ve ever seen in America, and I think that they deserve
enormous credit for their win“.
(tutta la puntata di Meet
The Press è da leggere: prima c’è Karl Rove,
poi il vecchio Bill Safire spiega due o tre cose di politica
all’isterica Maureen Dowd).
9 novembre
A me che sia stato sconfitto Tom Daschle, il leader democratico al Senato, dispiace molto
9 novembre
Leibniz non sostanzia più
9 novembre
Giornalista della Bbc racconta in un servizio tv d’aver pianto quando Arafat è partito per Parigi
Poi gli sfottò li fanno a Emilio Fede.
8 novembre
Sono d’accordo con Wittgenstein (con precisazione)
Perfetta
l’analisi di Luca Sofri tranne due cose. Che
il 70 per cento degli americani sia convinto del legame (in qualche
modo) tra Saddam e Al Qaida non vuol dire come ha scritto Luca
“diciamo tra Saddam e l’11 settembre”. Vuol dire tra
Saddam e Al Qaida. E, peraltro, è una cosa vera, verificata
e certificata
anche dalla Commissione sull’11 settembre (ma
le prove sono molte di più). Altra cosa: le armi.
Sono state trovate? No. Sono stati trovati programmi di armi
di distruzione di massa? Sì. Lo dico io e lo confermano
solo gli ignorantoni che hanno votato Bush? No. Lo dice il capo
degli ispettori dell’Onu, El Baradei. Quando? Oggi: “The
threat of nuclear terrorism is real and current,” he told
reporters at a Sydney conference on nuclear proliferation and
terror. Undeclared nuclear programs discovered in Iran,
Libya, Iraq and North Korea proved the existence of an
extensive illicit market for the supply of nuclear items, he
said”
8 novembre
“Più truppe in Iraq”
Ora
il New York Times chiede ufficialmente più truppe
americane in Iraq. (Chissà perché non lo aveva
scritto prima del voto, chissà…)
8 novembre
Alfie è uno dei film più brutti dell’anno
Noioso
e con un unico scopo: battere il record di primi piani
sull’attore protagonista, Jude Law. Le ragazzine all’uscita erano
molto eccitate. Il film è un flop al botteghino. La Paramount
dice che la colpa è del risultato delle elezioni. Non
è che Bush, come il senatore McCarthy, è anche
un grande critico cinematografico?
8 novembre
“…che ci fai piangere e abbracciarci ancora”
8 novembre
Recensire il Corriere
Il
Corriere continua a non capire chi siano i neoconservatori.
E a disinformare i lettori. Ennio Caretto, che sta lì
da decenni, ha scritto che “i neocon” al Senato si
stanno battendo per non far nominare il senatore Specter alla
presidenza della Commissione giustizia, perché Specter
è pro-choice (favorevole all’aborto, diciamo così).
si candidano alle elezioni, non fanno politica. Scrivono sui
giornali, fanno gli analisti, lavorano nei think tanks. Stanno
(in pochi) dentro l’Amministrazione. Quelli che stanno facendo
la campagna contro Specter sono i social conservatori, i conservatori
cristiani. Caro Corriere, mi fai un nome di “senatore neocon
anti aborto”? Caro Corriere, perché sei diventato
peggio di Rep?
7 novembre
Recensire Repubblica (speciale domenica)
Rep.
pubblica un bel resoconto dell’analisi di Clinton sulla
sconfitta di Kerry e una bella intervista a Massimo Cacciari.
Entrambi dicono la stessa cosa (più o meno): i vincitori
non sono scemi né fondamentalisti religiosi, affidarsi
a Michael Moore è da matti, la sinistra deve riscoprire
l’ideologia (insomma le solite cose che sul Foglio leggete da
tre anni – ora ce le spiegano loro a cadavere caldo, non è
il massimo dell’eleganza ma sono i benvenuti). Rep. pubblica
anche un commento dal New York Times di Nikolas Kristof (un liberal
– anche se Ritanna Armeni l’altro giorno in tv ha detto che è
un neocon, confondendolo con uno dei due Kristol). Kristof dice
che i democratici dovrebbero fare come Blair per uscire dalla
crisi. Poi Rep. pubblica un editoriale di Eugenio Scalfari che
dice: “L´analisi del voto effettuata dopo il 2 novembre
è ormai univoca”. E’ la stessa, dunque, di quella
di Clinton, Cacciari e Kristof? No, per Scalfari, univocamente,
gli elettori bushiani sono folli crociati fondamentalisti religiosi.
7 novembre
I was always there
Mi
scrive il partito democratico Usa.
“Dear Christian, I want to thank you for everything
you’ve done over the course of this campaign. Time and time again
we asked for your help, and you were always there for
us…
Terry McAuliffe”
Avranno perso per questo?
7 novembre
The Incredibles
Non
vedevo un cartone animato dai tempi di “si trasforma
in un razzo missile coi circuiti di mille valvole”. Ieri
ho visto The
Incredibles. E’ fenomenale (e primo in classifica). I critici
cinematografici ne dicono meraviglie (il WSJ ha detto che by
far è il miglior film dell’anno). E’ davvero bello, e
con questa storia di ordinary super eroi (con la panza e i valori
familiari) spiega meglio di un’annata di Repubblica perché
ha vinto Bush. (Però oggi Antonio Monda, su Repubblica,
spiega bene sia il film sia l’America)
7 novembre
Cose che voi umani
Per
descrivere la tristezza dei newyorchesi in questi giorni
bisognerebbe essere dei romanzieri. Le mie vicine di casa programmano
di lasciare il paese, la gente si incontra per strada e scuote
la testa ancora incredula. Ieri sono andato a cena con un gruppo
di liberal. (Digressione: uno che di mestiere fa il critico di
vini ha scelto un vino per stupire i commensali: Ceuso. Nessuno
lo conosceva, tranne io ma solo perché il Ceuso è
di Alcamo, my hometown).
Erano tutti liberal dell’Upper West Side, straricchi ovviamente.
Facevano a gara per raccontare quante volte sono stati arrestati
dalla polizia per dissenso politico. Due coppie sono state arrestate
durante la convention repubblicana, ma una s’è evitata
le 24 ore di galera perché la moglie aveva appena comprato
un paio di scarpe da 500 dollari e così ha convinto i
poliziotti che erano lì per caso, per fare shopping, non
per manifestare. La figlia di questi due, il giorno dopo, s’è
fatta fermare a Central Park. I poliziotti le hanno fatto una
multa. I genitori sono molto orgogliosi. Un altro tizio ha un
fratello in New Jersey che ha votato Bush e non può crederci.
Un altro ancora ha detto che non uscirà più da
Manhattan (sai che penitenza!) e ha detto che suo fratello stima
solo due politici americani: Howard Dean e Dick Cheney.
7 novembre
Oggi si corre la maratona di New York
Io mi guardo bene dal partecipare
7 novembre
Buona la prima (sconfitta)
La
Juve perde la prima partita di campionato, giocando molto
bene e, peraltro, meritando di vincere (e non solo per i due
gol annulati e il rigore negato). Bene, dunque. Ibra è
sempre più sulle orme di Van Basten, mentre Emerson, Blasi
e Zambrotta sono meravigliosi. Bravi Cannavaro, Thuram e Camoranesi.
Bene la Reggina. Peccato solo che la partita sia stata rovinata
da cascatori e tuffatori e simulatori della squadra di casa.
Uno spettacolo penoso.
7 novembre
Fenomeni
Vi
hanno raccontato un’America che non c’era, non hanno capito
che cosa stava succedendo, non ci hanno preso, hanno sbagliato
analisi e previsione, però ora vi spiegano perché
Bush ha vinto: una nazione di fondamentalisti in preda alla paura.
Ok, divertitevi con il nuovo giochino.
6 novembre
Serra, Zucconi, Corriere e la chiacchiera sul fondamentalismo religioso degli americani
Leggete
questo articolo di David Brooks sul New York Times e
capirete che la trama dell’America fondamentalista è solo
una scusa. Serve a rassicurare la sinistra. Serve a convincerla
che resta antropologicamente superiore. Così perderanno
anche la prossima volta.
6 novembre
Nel frattempo, a ottobre, l’economia americana del disastroso Bush ha creato 337 mila posti di lavoro
6 novembre
Di tacco e di punta
Attacco
e finale del’editoriale di Vittorio Zucconi:
Attacco: Per sfiorare l´anima dell´America,
si deve cercarla dove finisce il suo corpo. Guidare l´automobile
oltre l´ultima cintura di asfalto attorno alle Sodoma e
Gomorra, alle grandi metropoli.
Finale: Chi ha disprezzato le paure profonde di
questa gente, ha avuto in cambio il loro disprezzo, non il loro
voto.
6 novembre
“I farmer non sono cretini”. Non ridevo così da sei mesi
Lo
segnala Luca Sofri questo editoriale del teorico della
superiorità della razza di sinistra, Michele Serra.
“C´è da cambiare un metodo e un attitudine:
quelli, pedanti e altezzosi, di una sinistra pedagogica e con
la scienza infusa, che fa cadere dall´alto la sua disciplina
critica e promuove o boccia i cittadini come se fossero alunni
meritevoli quelli che le danno ragione, somari quelli che non
capiscono o non condividono”. Che cos’è, una lettera
di dimissioni?
6 novembre
La spazzola e il caricabatterie di Kerry
Da Newsweek.
Kerry s’è incavolato come un matto perché
i suoi assistenti non gli portavano la spazzola: The morning
after the Feb. 3 primaries, which vaulted Kerry into a virtual-ly
insurmountable lead, the candidate was fuming over his missing
hairbrush. He and his aides were riding in a van on the way
to a Time magazine cover-photo shoot. Nicholson had left the
hairbrush behind. “Sir, I don’t have it,” he
said, after rummaging in the bags. “Marvin, f—!”
Kerry said. The press secretary, David Wade, offered his
brush. “I’m not using Wade’s brush,” the
long-faced senator pouted. “Marvin, f—, it’s my Time
photo shoot.”
Nicholson was having a bad day. Breakfast had been late and rushed
and not quite right for the senator. In the van, Kerry was working
his cell phone and heard the beep signaling that the phone was
running out of juice. “Marvin, charger,” he
said without turning around. “Sorry, I don’t have it,”
said Nicholson, who was sitting in the rear of the van. Now Kerry
turned around. “I’m running this campaign myself,”
he said, looking at Nicholson and the other aides. “I
get myself breakfast. I get myself hairbrushes. I get myself
my cell-phone charger. It’s pretty amazing.” In silent
frustration, Nicholson helplessly punched the car seat.
6 novembre
Kerry ha vinto
Il Manifesto magari potrebbe rifare il titolo. Un editorialista di estrema sinistra spiega perché Bush non puòaver vinto.
6 novembre
Il Corriere è caduto in basso
Si
potrebbe scrivere un saggio sulla deriva del grande giornale
della borghesia italiana, ridotto a organo dell’antiamericanismo
reazionario. E magari lo scriverò. Intanto due perle.
Sergio
Romano, nell’ennesimo articolo di insulti e contumelie campate
in aria sia Bush sia all’America, ha accusato Bush di essere
“basso”. Sì, “basso”: “Persino
la sua modesta statura…” e poi ” quando vedo Bush
incedere… penso a James Cagney, piccolo, tozzo…”.
Bush, però, è “basso” 1 metro e 80 centimetri.
Il resto dell’analisi politica di Romano è dello stesso
(basso) livello.
I corrieristi hanno una vera ossessione nei confronti dei neocon,
dopo non essersi accorti della loro esistenza per due anni. Ora
li vedono ovunque, ma non hanno ancora idea di chi stiano parlando.
In un articolo di Alessandra Farkas di ieri Alan Keyes veniva
definito “neocon”. Ed è falso, è un conservatore
sociale e cristiano. Oggi in un articolo di Ennio Caretto “neocon”
è diventato Gary Bauer. Ed è falso pure questo,
anche lui è un social-con (E’ solo amico di Bill Kristol,
perché hanno lavorato insieme al Dipartimento dell’Educazione
sotto Bill Bennet durante l’Amministrazione Reagan – ma questo
è troppo per i giornalisti del Corriere).
5 novembre
Michael Moore è contento, per 17 motivi
5 novembre
No good american will be left behind
Sito di donne canadesi pronte a sposare liberal americani delusi dalla vittoria di Bush
5 novembre
Il secondo mandato di Bush
Democrazia in medio oriente, subito
Il Foglio, 5 novembre
Paul Krugman: “No surrender” (tradotto: “nun ce vole sta”)
L’ex
advisor di Enron e del presidente antisemita della
Malesia, Paul Krugman, scrive in uno scombinato commento che
le elezioni non dimostrano che Bush sia imbattibile, al contrario(!):
“Perché non ha vinto a valanga”. Rigetta l’idea
dei clintoniani di colmare il gap culturale con il resto del
paese, invita alla lotta dura e senza paura, ma annuncia che
va via per un paio di mesi causa improrogabili impegni su importanti
testi economici. Non ci mancherà.
5 novembre
America is a nation of immigration
Ha
appena detto John McCain da Jay Leno: “Sarei il primo
ad approvare un emendamento che consenta a Schwarzenegger di
candidarsi a presidente”.
5 novembre
“Non posso credere che sto perdendo con questo idiota”
John Kerry, ad aprile. Su Newsweek di martedì. Ora ci avrà creduto.
5 novembre
5 non 4
Nel
frattempo i seggi conquistati dai repubblicani al Senato
sono diventati 5, non 4. Il nuovo Senato è 55 repubblicani,
44 democratici, 1 indipendente
5 novembre
Il Riformista: “Il saccheggio adel museo di Baghdad era una bufala”
Questa,
così, a occhio, mi pare di averla già sentita.
(ma da quinon posso leggere tutto l’articolo, quindi no so se
ci sono novità).
Ora o il Riformista scriverà un altro editoriale di complimenti
stavolta diretto a Camillo, oppure riceverà copia dei
numerosi insulti che Camillo ha ricevuto un anno fa dai blogger
antagonisti.
5 novembre
Il Riformista (giù il cappello)
4 novembre
“Come anticipato ieri dal Foglio, George W. Bush ha vinto le elezioni americane”
La fredda cronaca
Il Foglio, 4 novembre
Di Ann Coulter e, ehm, Bin Laden
Re: no subject
GQ, novembre
Feltrino
Kerry ha riconosciuto la sconfitta. Se l’è fatta descrivere da Moratti.
4 novembre
Mentre
Mentre
disinvoltamente in studio a Roma si diceva che avevano
vinto i fondamentalisti religiosi e i telepredicatori, sul palco
della vittoria c’erano le famigle del presidente e dei vicepresidenti,
tra cui Maria Cheney e la sua fidanzata. Richiamate quando un
leader del centrosinistra italiano se lo potrà permettere.
3 novembre
Un signore
John Kerry
è stato davvero bravo. Molto bello il suo discorso
di concessione della vittoria con appello, sincero, all’unità
del paese.
B”ut in an American election, there are no losers, because
whether or not our candidates are successful, the next morning
we all wake up as Americans. And that — that is the greatest
privilege and the most remarkable good fortune that can come
to us on earth.
With that gift also comes obligation. We are required now to
work together for the good of our country. In the days ahead,
we must find common cause. We must join in common effort without
remorse or recrimination, without anger or rancor. America is
in need of unity and longing for a larger measure of compassion”.
3 novembre
La sconfitta dei democratici
3 novembre
Incasso
Ovviamente
è successo, alla lettera, quanto avevo previsto
(e scritto sul Foglio in anticipo) non perché io sia Mandrake,
ma perché non sparo né proietto fantasie (e studio):
Avevo scritto che
“a Bush vanno tutti gli Stati del 2000”
ed è stato così
“tranne New Hampshire”
ed è stato così
“più New Mexico”
ed è stato così
“Con possibilità di vincere in uno delle pianure del nord (Iowa, Wisconsin e Minnesota)”
ed è stato così
“Se conquistasse uno solo tra gli Stati del nord ne otterrebbe
tra 286 e 289. Questa è la previsione più prudente”.
Bush ne ha conquistati 286.
E ora tornate a fidarvi di Repubblica, Corriere, Rai eccetera.
(Comunque Kerry ha vinto i dibattiti: 3 a 0).
3 novembre
Ma l’avete comprato Il Foglio di oggi?
E’
un giornale storico. Il primo articolo, mio,
analizza la sconfitta dei democratici.
3 novembre
Veltroni, l’americano a Roma
VOTO;
VELTRONI, PREOCCUPANTE CRISI SISTEMA ELETTORALE. PAESE
SPACCATO, NON AVREMO PRESIDENTE USA PER DIVERSI GIORNI (ANSA)
Ma perché parlano?
3 novembre
Kerry ha concesso la vittoria
Il senatore ha chiamato Bush, il presidente
3 novembre
Comunque Kerry ha vinto i dibattiti: 3-0
Bush
ha vinto in Nevada (Abc). Per i network è presidente
274 voti.(Mancano Iowa e New Mexico con Bush in grande vantaggio.
Pareggio in New Hampshire)
A proposito
I sondaggi dell’ultimo mese erano perfetti: media costante
di tre punti di vantaggio e così è stato. I giornali
italiani dicevano altro? Parlavano di parità? Continuate
a farvi del male.
Il Riformista: “Downing Street ha contattato il transition
team di JFK”
Vittorio Zucconi: “La possibile sensazionale vittoria di
Kerry”
Federico Rampini: “La spallata dei giovani”
Dalla parte del torto
Il Manifesto, prima pagina: “Con una valanga di voti gli
americani cacciano Bush dalla Casa Bianca’
Bush ha ottenuto il numero più alto di voti di tutti i
tempi
Karl Rove è un genio
L’Inter non ha vinto, ma spera nel riconteggio dei calci d’angolo
in Iowa.
Sorpresa!
E ora divertitevi a leggere Il Foglio di oggi, e comparatelo
con il Corriere/Repubblica.
La lezione del Boss
“No retreat, Kerry, no surrender”
Il signor Zogby, I suppose
Un
anno fa ha scritto una lettera giurando che avrebbe vinto
Kerry, oggi pomeriggio ha imbrogliato tutti, tranne gli americani,
annunciando una straordinaria vittoria di Kerry. Ci sono cascate
le tv italiane e il Corriere.
La sòla Wonkette (e dei blog)
E’
il sito che piace ai radical chic perché molto
di sinistra e guidato da una femminuccia carina. E’ stato il
sito che ha diffuso gli exit poll farlocchi che hanno ingannato
soltanto i blog, le tv italiane e il Corriere. Una sòla.
La debacle del Corriere
C’era
una volta il grande giornale della borghesia italiana.
Ora è peggio di Repubblica. Pubblica le analisi di Sergio
Romano.
Quattro milioni
Quattro
milioni di voti in più, storica larga maggioranza
al Senato, bocciato il leader democratico Daschle, maggioranza
più grande alla Camera, 140 mila voti di vantaggio in
Ohio, trecentocinquamila in Florida, in vantaggio anche in Iowa
e New Mexico: Bush può andare a dormire più soddisfatto
che mai.
Ohio
La situazione è questa: Bush ha 140 mila voti di vantaggio
(98 per cento scrutinato). Ma ci sono ancora le schede provvisorie,
quelle di chi non era registrato al voto ma che ha promesso di
farlo entro 10 giorni. Poi ci sono i vti inviati per posta. E’
difficile che Kerry possa recuperare.
Iowa
Bush è in netto vantaggio, ma si sono rotte le macchine
conta voti in due contee. Pare debbano arrivare dal Nebraska.
In due giorni.
New Mexico
Bush in vantaggio di 5 punti.
Nevada
Bush in vantaggio di poco.
New Hampshire
In parità
Wisconsin
Kerry in vantaggio di poco
Elezioni in Tv
In
tv sono tutti con le tabelline e le calcolatrici per trovare
un modo per far arrivare Kerry a 271
I democratici non concedono ancora l’Ohio
Bush ha vinto l’Ohio: 269 grandi elettori (Nbc, Fox)
Abc: Bush ha vinto la Florida (ore 23:42)
Abc: Bush 237-Kerry 188
95 per cento voti scrutinati in Florida. Bush 52-Kerry 47
Cbs: Bush 219-Kerry 199 (si vince a 271)<7/p>
Mancano, e ancora in gioco
Florida 27
Ohio 20
Wisconsin 10
Minnesota 10
Iowa 7
Hawaii 4
New Hampshire 4
New Mexico 5
Michigan 17
Vittorie facili per Bush
Alaska
Wyoming
91 per cento voti scrutinati in Florida. Bush in vantaggio di 314.461 voti
Nbc: Kerry sta perdendo l’Ohio.
51
per cento dei voti scrutinati. Bush in vantaggio di 113.370
voti. Ma nella contea più democratica Kerry ha preso solo
il 60 per cento, meno di Gore 4 anni fa. E Gore perse.
Corriere: “Lo sfidante supererebbe nettamente il presidente”
17 per cento
I
giovani non sono andati a votare dice ora la Nbc. Stessa
percentuale (17%) come nel 2000. Gli sforzi dei rocker non sono
serviti. Prima spiegazione per il vantaggio di Bush
Tendenza
Bush aumenta il margine su Kerry nei suoi Stati e lo assottiglia in quelli democratici (eccezione: Pennsylvania).
Ore 22:54
Bush vince Arizona, Kerry Pennsylvania 205 (o 203)-133
Ampio
margine in entrambi gli swing states. Finora, col parziale
della Florida, il distacco di Bush in Pennsylvania è la
cosa più eclatante della serata.
Titolo dei giornali italiani (cartacei)
“Kerry in vantaggio in tutti gli exit poll”, Corriere
Sommario di Rep: “Negli exit poll lo sfidante è in vantaggio”
Si sono fidati degli exit poll pomeridiani, diffusi su internet
dai blog, che in America nessuno ha considerato.
Pochi voti scrutinati (quindi ancora non conta)
Vantaggio
di Bush in Ohio
Largo vantaggio di Bush in New Mexico (Stato di Gore)
Largo vantaggio di Kerry in Pennsylvania (Stato di Gore, ma in bilico)
Parità in New Hampshire (Stato di Bush)
I repubblicani conquistano un seggio dei democratici (Camera,Texas)
Bush 185 (o 183), Kerry 112
La
differenza di 2 punti e sui voti assegnati sulla base
delle contee in Maine e Okhlaoma. Al momento non so com’è,
alcune tv assegnano i 2 voti a Bush, altri non ancora.
Ore 22:32 in America
85 per cento voti scrutinati in Florida. Bush 52, Kerry 47, Nader 1
77 per cento voti scrutinati in Florida. Bush 52, Kerry 47, Nader 1
Ma
non è finita, dipende quali contee mancano (ore
22.10 di NY)
Grande vantaggio di Kerry in Pennsylvania
In Maine Bush ha strappato 1 grande elettore ai democratici
Ora si parla apertamente di possibile vittoria di Bush in tv
I repubblicani vincono un seggio democratico al Senato
In South Carolina
64 per cento voti scrutinati in Florida. Bush 53, Kerry 47
Bocciato il referendum in Colorado
Doppio turno alla francese
Ho appena scoperto che in Luisiana il sistema elettoraleper il Senato è a doppio turno.
2 novembre/notte
Non si sa ancora come sia andato il referendum sul proporzionale in Colorado
Se passa avrà effetto immediato e i 9 voti elettoriali si divideranno tra i due candidati
2 novembre/notte
Tutto come previsto alle 9 di sera di New York
Altri Stati di Bush sono andati a Bush, Stati di Kerry a Kerry. (155 a 112 al momento)
2 novembre/notte
Kerry tra un po’ vincerà il New Hampshire (Stato di Bush nel 2000)
Era previsto, e non cambia la corsa su Florida e Ohio
2 novembre/notte
Bush ha vinto due contee democratiche in Florida
Buona
notizia per Bush, sorrisoni al comitato elettorale.
(Il conteggio alle 20:50 è 57 a 43 , al 34 per cento dello
spoglio. Ma, di nuovo, questo non vuol dire niente, è
troppo presto).
2 novembre/notte
Tutto come previsto alle 8 e 40 di sera a New York
Finora
tutti gli Stati di Bush sono andati a Bush, gli Statidi Kerry a Kerry. (102 a 77 al momento)
2 novembre/notte
Florida e Ohio
Urne
chiuse, gente in coda, i voti via posta che arriveranno
entro giovedì, no contestazioni. I network non si azzardano
a fare previsioni. Lo scrutinio del 20 per cento dei voti dà
Bush in vantaggio 55 a 45. Ma non vuol dire niente.
2 novembre/notte
I referendum anti matrimonio gay passano
(anche in Ohio)
2 novembre/notte
Ha vinto Barack Obama (democratico)
Il mio candidato senatore in Illinois (con l’81 per cento)
2 novembre/notte
Non ha vinto (non è né Bush né Kerry)
2 novembre/sera
Nel frattempo in tv ci sono ancora spot elettorali
2 novembre/sera
Circolano exit poll molto favorevoli a Kerry
Più venti in Pennsylvania, addirittura. Su Wonkette.
Le tv non ne fanno cenno, tranne Fox News. Molto nervosi su National Review.
2 novembre/sera
Tom Wolfe e della differenza tra leaving e living New York
“Voterei per Bush non foss’altro per stare in aeroporto
a fare ciao-ciao con la manina a tutti quelli che dicono che
se ne andranno a Londra, se vince di nuovo” (intervista
del Guardian a Tom Wolfe, dal Foglio di oggi).
Camillo, se vincesse Kerry, resterebbe volentieri in America.
2 novembre/sera
Se proprio devo scommettere (breve guida per seguire i risultati in tv)
Sapete
già cosa mi
auguro e sapete da un anno che, concretamente,
la politica
estera americana cambierà
pochissimo in caso di vittoria di John Kerry (sempre un americano
è), anche se su questi temi è più realista,
più di destra, meno liberale e meno
interventista democratico di George W. Bush, Bill Clinton,
Ronald Reagan e John Kennedy. (Kerry
è come Bush padre, non lo dico solo io, ma anche Thomas
Friedman sul New York Times, tanto è vero che piace ai
conservatoroni
di estrema destra di Pat Buchanan).
Da un anno scrivo
sul Foglio che, in sintesi, sarà una lotta all’ultimo
voto in Florida e Ohio. La novità è che Kerry oggi
rischia in molti altri Stati in bilico. Per vincere ha bisogno
che tutto, ma proprio tutto, gli vada bene. Bush ha più
combinazioni a disposizione per arrivare a 271 voti, il quorum
per la Casa Bianca. Limitandoci al trend dei sondaggi, e non
alle sensazioni né all’analisi politica, può
finire i tre modi: larga vittoria per Bush, vittoria di misura
per Bush, vittoria di misura di Kerry. Mia prudente previsione:
a Bush vanno tutti gli Stati del 2000 tranne New Hampshire, più
New Mexico. Con possibilità di vincere in uno delle pianure
del nord (Iowa, Wisconsin e Minnesota). Bush 289, Kerry 249
(non 253 come c’è scritto nell’articolo).
Qui
il programma di stanotte e a che ora arriveranno i risultati.
Auguri!
PS
Alcuni dei conti contenuti nell’articolo non tornano. Il senso
però sì. Sorry.
Il Foglio, 2 novembre
Gli ultimi (poco affidabili) sondaggi, l’affluenza, le condizioni meteo
2 novembre
“Più civilmente”
Sergio Romano, editorialista conservatore, dopo aver dato
ai bushiani di “arroganti”, “saccenti”, “prigionieri
della lobby religiosa”, “inconsistenti” e “dilapidatori
del patrimonio morale e civile della democrazia americana”
(bum!) e poi di “vago, grigio, fumoso e poco convincente”
a Kerry, ha scritto che non ha interesse a schierarsi sul voto
americano, “non ci concerne”, però una riga
dopo si schiera e schiera anche il Corriere: meglio Kerry. Ma
il modo di “litigare con l’America” anche con Kerry
al comando (e chi lo dubitava?). Però “più
civilmente”.
1 novembre/sera
380 mila tonnellate
In un articolo del Corriere di sabato, Ennio Carretto ha
scrittoche dal deposito iracheno sono scomparse “380 mila
tonnellate” di esplosivo (refuso). Non ha scritto, invece,
che il caso s’è sgonfiato, che gran parte di quelle “380
tonnellate” di esplosivo sono state recuperate, che il New
York Times ha cercato di dare un altro aiutino a Kerry. (No refuso).
1 novembre/sera
Slate spiega perché la strategia di Karl Rove per far votare gli evangelici rischia di galvanizzare i democratici
1 novembre
Il morto e il vivo, Osama & Moore, very liberal person
L’editoriale dell’elefantino di oggi. La controprova
in questa pubblicità scovata da 1972
del dvd in edicola con Repubblica e l’Espresso.
“Una spietata denuncia che smaschera, una dopo l’altra,
le bugie e le verità taciute al popolo americano sul tragico
attentato alle Torri Gemelle, la lotta al terrorismo e la guerra
in Iraq. Un’altra verità sui fatti drammatici del nostro
tempo che in molti volevano fuori dalle sale cinematografiche.
E a cui invece il pubblico ha decretato un successo straordinario.
Fahrenheit 9/11 è un grande esempio di giornalismo libero
e cinema impegnato, un capolavoro da conservare e a cui ispirarsi”.
1 novembre
Ha perso 14 punti in 9 giorni (non è né Bush néKerry)
1 novembre
Bel blog italiano (che sbaglia tutto) sull’America
L’autore
è Aldo Civico (auguri!). Non condivido niente
di quello che scrive, ma il blog (tendenza Dean) è interessante.
Due cose a caso: Howard Dean che “ad una signora che gli
chiedeva tutta eccitata se il sostegno che il New York Times,
ed il Washington Post davano a Kerry, avrebbero spostato qualche
voto” ha risposto: “Non penso proprio. La pagina degli
editoriali è letta solo dal 10 per cento dei lettori,
e quella percentuale ha già una opinione precisa per chi
votare”.
E, poi, questa segnalazione: “Ecco il cartello posto fuori
dall’Ambasciata Americana a Kabul: ‘The U.S. Embassy would be
grateful if any of our frends who have information on terrorist
activity or threats inform us between 10 am and 12 pm on Sunday
through Thursday“.
1 novembre
Oh, finalmente
E’
John Kerry il candidato di destra, è lui il più
vicino a George Bush padre. Lo spiega Thomas Friedman sul New
York Times, pensando di fare un favore a Kerry (come Bin Laden)
1 novembre