Milano. George W. Bush ha governato spesso e volentieri non tenendo conto delle indicazioni del suo partito. L’impegno di nation building e l’esportazione della democrazia in Iraq non sono mai andati a genio ai repubblicani, così come l’enorme espansione del programma federale Medicare (500 miliardi di dollari), il rafforzamento del peso dello Stato, gli aiuti economici agli studenti rimasti indietro con gli studi, le proposte di legalizzazione dei lavoratori clandestini e, soprattutto, il gigantesco incremento del deficit pubblico. Bush ha tagliato le tasse per un totale di 1.350 miliardi di dollari in dieci anni, il più grande sgravio fiscale della storia americana. E’ un vecchio cavallo di battaglia dei repubblicani, ma le condizioni pessime dei conti pubblici hanno fatto sorgere dubbi. Bush non ne ha avuti, e per abbassare le tasse ha triplicato il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo (l’America sarebbe fuori da Maastricht se non si valutasse l’effetto positivo della detassazione sulla crescita economica), trasformando il surplus di bilancio ereditato da Clinton in un deficit, nel 2004, di 500 miliardi di dollari. La Heritage Foundation e il Cato Institute, centri studi conservatori, sfornano documenti contro Bush, il quale è riuscito a mescolare la ricetta fiscale dei repubblicani con la classica politica di spesa dei liberal. Detassa e spendi, dunque.
Da quando Bush ha tagliato le imposte, il mercato del lavoro è in trend positivo da 15 mesi. Dal luglio del 2003, infatti, sono stati creati due milioni e trecentomila nuovi posti di lavoro. Grover Norquist, leader dell’American for Tax Reform, dice che "Bush ha dato all’economia americana la libertà e lo stimolo necessari a creare nuova occupazione". Da quando il taglio fiscale è diventato operativo, l’economia cresce con una media quadrimestrale del 4,7 per cento, 1,2 punti in più rispetto alla media storica. Bush vuole rendere permanente questa riduzione e, contemporaneamente, semplificherà il codice fiscale. Molti conservatori alzano il ciglio, anche perché un’ipotesi al vaglio della Casa Bianca è l’eliminazione totale della tassa sui guadagni, da sostituire con una tassa sulle vendite. "Con questo voto ha detto Bush dopo la rielezione ho guadagnato un capitale politico che intendo spendere, e lo spenderò nel modo promesso".
24 Novembre 2004