New York. In queste settimane ogni giorno sono usciti quattro o cinque nuovi sondaggi sulle elezioni presidenziali. Solitamente tre di queste ricerche segnalano un buon margine per George Bush, una vede i due candidati in parità, l’ultima assegna un punto a favore per lo sfidante John Kerry. Le ultimissime segnalano il presidente in vantaggio di 4 punti (Newsweek), di 3 (New York Times e Pew Research), di 2 (Cnn), di 1 (sia Washington Post sia Zogby sia Wall Street Journal) e Kerry avanti di 2 (Fox News). La media, segnalata giornalmente dal sito RealClear, è intorno al 2 per cento in favore del presidente.
Gli analisti, però, spiegano che nessuno di questi sondaggi è affidabile, non in sé, ma rispetto a quanto potrà davvero accadere stanotte. Non sempre i campioni raggiunti telefonicamente sono accurati, intere fasce sociali sono escluse, chi ha soltanto un telefono cellulare (il 2,5 per cento) non è interpellato e così via. C’è un altro aspetto. I sondaggi condotti tra i registrati al voto sono i più favorevoli a Kerry, perché i numeri dei democratici sono storicamente maggiori rispetto a quelli dei repubblicani. Ma sono meno realistici, perché una gran parte degli iscritti alle liste non vota. Più affidabili sono le indagini sui "likely voters", su chi ha intenzione di andare a votare (i più favorevoli a Bush), ma i sondaggisti non convergono su un’univoca definizione di "likely voter" e peraltro non sono in grado di prevedere quale sarà l’affluenza alle urne.
Il sistema elettorale americano è tale che segnalare una differenza di uno o due punti a favore dell’uno o dell’altro non vuol dire niente. Non vince chi prende più voti popolari, ma chi conquista almeno 271 Grandi Elettori, cioè chi vince negli Stati. Nel 2000 Al Gore ottenne più voti di Bush, ma perse nel Collegio elettorale. Questa volta prevedono alcuni editorialisti potrebbe capitare il contrario, con Bush più votato in assoluto, ma soccombente nel conteggio dei Grandi Elettori.
Un’indicazione più precisa viene dai sondaggi Stato per Stato, ma c’è chi dice che bisognerebbe guardare solo i sondaggi contea per contea. Altri spiegano che l’indicazione più realistica arriva dal luogo in cui i candidati hanno speso i soldi. Nella maggior parte degli Stati che all’inizio dell’anno sembravano in bilico, Kerry ha rinunciato a fare campagna, con l’eccezione di Florida e Ohio. Ed è stato costretto a impegnarsi in posti che considerava in cassaforte, non solo in Pennsylvania, ma anche in Minnesota, Hawaii, Iowa, Wisconsin, Michigan e New Jersey. L’esito potrebbe dipendere dall’affluenza alle urne, nel 2000 fu del 58 per cento e oggi potrebbe raggiungere il 60 , oppure da un imprevisto meteorologico. Nel 2000 Bush perse il New Mexico per soli 364 voti, e a causa di una tormenta di neve che limitò il voto in due contee saldamente repubblicane.
2 Novembre 2004