Che cosa farà, dunque, George W. Bush, del suo secondo mandato? Ovviamente sui giornali, specie quelli italiani, è già partita la gara delle interpretazioni o, meglio, delle proiezioni dei propri desideri o dei propri incubi. C’è chi dice che Bush forse diventerà buono, c’è chi immagina scenari bellici in Iran o in Cina, c’è chi si affida a Colin Powell come a San Gennaro, c’è chi racconta di un’America fondamentalista e in mano ai telepredicatori (ma resterà di sale quando John Ashcroft lascerà il ministero della Giustizia). Poi c’è la realtà. Spiegata ieri con la solita chiarezza da Bush medesimo: "Con questo voto ho guadagnato un capitale politico che intendo spendere, e lo spenderò nel modo promesso" e, poi, "la campagna elettorale è finita, gli americani si aspettano uno sforzo bipartitico e risultati. Tenderò la mano a tutti quelli che condividono i nostri obiettivi". Chiaro, no? Bush non cambia di una virgola il suo programma di questi quattro anni, specie ora che è stato premiato dal voto popolare.
Silvio Berlusconi ha ragione (e Massimo D’Alema ha poco da fare lo spiritoso) quando dice che Bush ha vinto perché ha tagliato le tasse e quando ribadisce che l’Italia non abbandonerà gli iracheni che lottano per avviare la democrazia. Bush ha confermato ieri che la sua priorità sarà rendere permanenti i tagli alle imposte, semplificare le leggi fiscali e riformare il sistema previdenziale. Quando? "Ora".
Sul fronte internazionale Bush è stato ancora più preciso nel ribadire la sua dottrina: "Stiamo combattendo una guerra al terrorismo. E la continueremo fino a quando il nemico sarà sconfitto". Le critiche non lo scuotono: "Sono fortemente in disaccordo con chi non capisce la saggezza nel promuovere società libere in giro per il mondo" né "con chi crede che certe società non possano essere libere". Bush ci crede, non solo in Afghanistan e in Iraq, ma anche in Palestina. La dottrina neocon "sarà una parte centrale della politica estera americana", oggi più che mai: "Anche se non siamo stati d’accordo ha detto Bush abbiamo un nemico comune. Continuerò a lavorare con i nostri amici e alleati in Europa e nella Nato, per promuovere sviluppo e progresso, per sconfiggere i terroristi e incoraggiare la libertà e la democrazia come alternativa alla tirannia e al terrore". Forse cambieranno gli uomini o forse no, ma non importa. Aspettiamoci da subito, prima del voto di metà mandato del 2006, i giochi d’artificio.
5 Novembre 2004