Camillo di Christian RoccaRegime Change alla Cia

Milano. George W. Bush sta facendo le pulizie di casa alla Cia, l’agenzia di intelligence accusata di moltissime cose, tra cui di aver sottovalutato il pericolo terrorista prima dell’11 settembre, di aver sbagliato previsioni sulle armi di sterminio in Iraq (ma ieri a Fallujah è stato trovato un laboratorio di armi chimiche), di aver sprecato energie per danneggiare l’ex favorito del Pentagono, Ahmed Chalabi, piuttosto che per catturare il capo terrorista al Zarqawi e, da ultimo, di aver condotto una campagna per screditare Bush e favorire il candidato democratico John Kerry. "E’ assurdo ­ ha scritto il vicedirettore (uscente) John McLaughin in un articolo pubblicato dal Washington Post ­ La Cia non ha istituzionalmente complottato contro il presidente". Ma McLaughlin non ha potuto negare che negli ultimi mesi dalla Cia siano usciti documenti che hanno messo in cattiva luce le posizioni della Casa Bianca. Più volte, nel corso della campagna elettorale, il New York Times ha avuto soffiate da anonime fonti della Cia che hanno imbarazzato di volta in volta il presidente, il Pentagono e il Dipartimento di Stato: dagli apocalittici scenari iracheni, a opinioni contrarie alla politica della Casa Bianca, fino all’autorizzazione concessa a un agente per scrivere in forma anonima un libro fortemente critico della politica di Bush, "Imperial Hubris" ("Arroganza imperiale"). D’altra parte, però, il premier iracheno Iyyad Allawi, sul quale Bush oggi fa tanto affidamento, è l’uomo che gli è stato consigliato dalla Cia.
"E’ un’agenzia canaglia", ha detto il senatore repubblicano John McCain. "I nemici di Bush sono in certi uffici della Cia ­ aveva scritto due settimane fa sul New York Times l’editorialista David Brooks ­ Se non pagheranno il prezzo per il loro comportamento nessuno pagherà un prezzo per niente, e ogni cosa sarà consentita".
Il prezzo sta per essere pagato. A settembre Bush ha nominato il nuovo direttore dell’Agenzia, l’ex agente segreto in Sud America, ex deputato repubblicano ed ex presidente della Commissione parlamentare sui servizi, Porter J. Goss. Il neodirettore nei mesi scorsi si era scontrato con l’allora capo, George Tenet, chiedendo un ampio rinnovamento. L’arrivo di Goss ha provocato tensioni all’interno dell’Agenzia al punto che si sono dimessi il direttore operativo e il suo vice, mentre l’altro ieri si sono ritirati il capo della Cia in Europa e quello nel sud-est asiatico. Contemporaneamente Goss ha inviato un memo ai suoi dipendenti ricordando che compito della Cia è quello di servire il presidente, non di fargli l’opposizione. Ma la rivoluzione in corso non si ferma al repulisti di Goss. Bush ha ordinato di aumentare del 50 per cento il numero degli analisti e delle spie e, contemporaneamente, di ampliare il ruolo del Dipartimento della Difesa nelle azioni coperte antiterrorismo e paramilitari che tradizionalmente sono state di competenza della Cia. Entro 90 giorni, la Cia dovrà riferire alla Casa Bianca come intende migliorare la sua performance antiterrorismo.
Poi c’è il progetto di legge di riorganizzazione delle attività di intelligence, nato per accogliere i suggerimenti della Commissione sull’11 settembre. La legge incontra l’opposizione di una buona parte dei deputati repubblicani e, sottotraccia, anche del Pentagono, perché prevede l’istituzione di una nuova figura dentro l’Amministrazione, il national intelligence director, che avrà il potere di controllare il budget dei servizi e di coordinare l’afflusso delle informazioni dalle varie agenzie.a

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