C’è un libro su George W. Bush e sul movimento neoconservatore americano che è il più completo e quindi il migliore uscito in Italia negli ultimi anni. Ovviamente è stato pubblicato da una piccolissima casa editrice, Falzea editore, e probabilmente si farà fatica a rintracciarlo nelle librerie stracolme di barzellette di Michael Moore spacciate per saggi e di antiamericanismi vari e di ogni colore. Il libro si intitola "G. W. Bush e i falchi della democrazia – Viaggio nel mondo dei neoconservatori". L’autore è un giornalista di Avvenire, Alberto Simoni, 31 anni, di Rovereto. Simoni lavora nella sezione Esteri del quotidiano dei vescovi italiani, dove si occupa della parte redazionale, cioè del desk, che in gergo è il valoroso mestiere di confezionamento di un giornale. Simoni non è un inviato speciale, dunque, né un editorialista. Però ha grande curiosità e voglia di studiare, caratteristiche fondamentali per fare bene il giornalista. Ecco perché Simoni ha fatto una cosa apparentemente inconcepibile per molti colleghi. Per un paio d’anni, infatti, il giornalista di Avvenire ha utilizzato parte delle sue ferie, e il suo denaro personale, per andare a Washington, a New York e a Boston. Non in vacanza, ma in visita per conoscere di persona i protagonisti di questa stagione politica americana e quindi per vedere con i suoi occhi il funzionamento di quella formidabile macchina di produzione del pensiero che è il mondo dei think tank. Il suo libro su Bush e sui neocon è una lettura piacevole proprio per questo. Nelle sue pagine non c’è sentito dire, c’è un racconto di prima mano del complesso di idee, di uomini, di centri studi che hanno plasmato la politica estera del primo mandato di George W. Bush.
Simoni ricostruisce la traiettoria intellettuale dei neoconservatori, traccia il profilo dei suoi interpreti, sia di chi ha lasciato la sinistra per passare a destra (come Irving Kristol) sia di chi è rimasto a sinistra e quindi viene cancellato (come Nathan Glazer) perché solo citarlo smonterebbe il giochino manipolatorio sulla lobby ebraica di estrema destra che vuole scatenare la guerra globale per fare affari, aiutare Israele e dominare il mondo. Parallelamente Simoni ha analizzato le varie correnti di politica estera americana e ricollegato l’idea dell’interventismo democratico caro ai neocon alla grande tradizione del Partito Democratico che va da Woodrow Wilson a John Fitzgerald Kennedy. Ma ovviamente è Ronald Reagan, anche lui un ex Democratico, il presidente di riferimento dei neocon. La sua tenace lotta all’Impero del male comunista, ricorda Simoni, ha creato anche una nuova categoria politica: i Reagan’s democrats. Nel libro di Simoni gli intellettuali neocon, questi strani personaggi caricaturizzati sui giornali di tutto il mondo, prendono nuova luce, vengono raccontati per quello che sono e per quanti sono: una ventina di persone in tutto, spesso in disaccordo tranne che sull’essere "entusiasti della democrazia". In particolare è il capitolo su Paul Wolfowitz quello che andrebbe letto e magari recepito prima di continuare a sparare banalità sui neocon.
21 Dicembre 2004