Caro Christian, ogni giorno che passa mi sento come quel personaggio depresso interpretato da Charles Grodin che ripeteva per tutto il film "ho solo bisogno di spazio" (ma che film era? Come si intitolava?). Tra trabiccoli di bambini, libri non letti, carte, cartacce e biglietti (ma non doveva sparire la carta dalle nostre vite, con l’informatizzazione?), e cianfrusaglie varie, sto pensando di affittare un loculo in uno di quei posti dove ti tengono la pelliccia e i quadri del nonno. E soprattutto mi domando: perché fanno le librerie così profonde? Messi i 33 giri in soffitta, e con le enciclopedie dei quotidiani assai più ridotte di quelle che avevamo da bambini (A-Bacca, Bacce-Cas, Cat-Det, Deu-Forf, eccetera: fidati, li so ancora tutti a memoria), a che servono questi trenta e passa centimetri di scaffale? Persino Ivar! I libri sono molto più piccoli, poi va a finire che finiscono dietro, e nessuno li trova più, e intanto è spazio perduto. "Devono stare dietro: lo spazio davanti è per tutte quelle fesserie e soprammobili che ci mette tua moglie", mi ha detto un mio amico.
Caro Luca, la destra evangelica americana si vuole pappare gli U2 e la sinistra non se n’è ancora accorta. Su National Review ho letto che "How to dismantle an atomic bomb" è il disco più "cristiano" di sempre del gruppo irlandese. Io credo che gli U2 siano solo dei gran paraculi, al punto che se un giorno volessero rimpiazzare Bono come frontman potrebbero benissimo prendersi Pierluigi Diaco. Bono non ha fatto l’errore di Michael Stipe dei REM, il quale ha ingenuamente fatto uscire il disco poco prima delle elezioni americane. Gli U2, invece, mica scemi: subito dopo. Cosicché ora i REM quando cantano il verso di "Final Straw" che fa "there’s a voice in me that says you will not win" sembrano i titolisti del Manifesto del giorno dopo l’elezione di Bush, mentre gli U2 sono riusciti ad ottenere anche il favore dei conservatoroni. Ovvio che "How to dismantle an atomic bomb", se avesse vinto Kerry, sarebbe stato tributato come un inno pacifista contro l’arroganza di Bush. Secondo me gli U2 sono dell’Udeur.
Caro Christian, per spirito di contraddizione difenderei gli U2, ma finora non sono mai riuscito a superare il fatto che quello si chiami "Bono". Ti pare una cosa normale? Pensa se Michael Stipe dei REM, appunto, fosse noto come "Fico". Tanto vale chiamarsi "DJ Francesco", allora. Comunque, ho scoperto il nome del film, era "Lo strizzacervelli", con Walter Matthau e Dan Aykroyd. Un po’ quello di cui avrebbe bisogno il travagliato personaggio di "Blankets", un fantastico fumetto americano che hanno da poco tradotto in Italia: un vero e proprio romanzo disegnato, e disegnato bene. Invece sto aspettando di capire se qualcuno in Italia trasmetterà questa nuova serie americana che si chiama "Desperate housewives" e che là sta spopolando. So che ci sono già gruppi di fans, quaggiù, che si scaricano le copie pirata da internet.
Caro Luca, le casalinghe disperate sono la versione bushiana di Sex and the City. Il punto è che in italiano "casalinghe disperate" sembra un casereccio e godereccio porno soft. Non è così. Le protagoniste sono donne bellocce che hanno scelto la famiglia invece che la carriera; che vivono nelle villette a schiera della straricca periferia americana invece che al Village di New York. Ma non hanno rinunciato del tutto a fare Sex and the Suburbia. E’ molto meno esplicito della serie con Sarah Jessica Parker, ma qualche settimana fa uno spot andato in onda prima del posticipo del lunedì di football ha provocato un gran casino. Una delle disperate è entrata nello spogliatoio dei Philadelphia Eagles vestita solo di un telo da bagno e ha chiesto a uno dei campioni di rinunciare alla partita per lei. Terrell Owens era pronto a lasciar cadere l’offerta, ma quando la casalinga s’è tolta il telo ha cambiato idea: "La squadra vincerà senza di me".
Caro Christian, tu definiresti "bushiano" anche "Ultimo tango a Parigi", se ti fosse piaciuto e avesse successo. In "Desperate hosewives" c’è sì una delle quattro che ha lasciato la carriera per la famiglia, ma se ne pente ogni giorno. Poi c’è una che fa le corna al marito con il giardiniere, un ragazzo che è iscritto a un gruppo di castità prematrimoniale, e una superprecisina modello mamma-e-moglie-americana-perfetta, che il marito odia e vuole lasciare perché non la sopporta più così perfettina. Circolano – con grande ironia – repressioni, frustrazioni e desideri di evasione dal quadretto tipico del sobborgo americano. I Moigi americani sono sul piede di guerra. Non è "bushiano", no: dammi retta.
Caro Luca, l’anno si apre con una cosa che mi piace molto, che avrà molto successo, anche tra le casalinghe disperate, e che in effetti è molto bushiana: il taglio delle tasse del Cav. Io pagherò il 6 per cento in meno di imposte. Poco forse, ma meglio che niente. Non capisco come sia possibile che qualcuno sia contrario a lavorare meno per lo Stato e più per se stesso. Io ho studiato sui testi sacri dell’economia, come sai. Dicono, infatti, i due noti teorici Lennon & McCartney, nel loro classico "Taxman", che l’uomo delle tasse è il male assoluto, chiede soldi ma non spiega per quale motivo, ed è sempre pronto a tassare la strada se tu guidi la macchina, ti tassa la sieda se provi a sederti, il calore se senti freddo e i tuoi piedi se fai una passeggiata. Se i Beatles decidessero di ricostituirsi, come lo vedi Tremonti al posto di John Lennon?
BOX
"Desperate housewives" va in onda negli Stati Uniti la domenica sera ed ha rilanciato gli ascolti della rete ABC in crisi. La serie è ambientata in un grazioso sobborgo borghese americano, anzi attorno alla curva di una strada, Wisteria Lane.
"Ivar" è uno dei pezzi più popolari e noti della produzione Ikea, la grande catena svedese di magazzini per la casa. È una libreria assemblabile e modulabile a piacimento. Alcuni possessori la abbandonano quando possono permettersi librerie più costose e su misura. Altri no.
La piccola casa editrice italiana che ha pubblicato il fumetto "Blankets" si chiama Coconino Press. "Blankets" di Craig Thompson è stato un successo editoriale negli Stati Uniti e racconta in forma autobiografica la tormentata infanzia e giovinezza del protagonista.
If you drive a car, I’ll tax the street,
If you try to sit, I’ll tax your seat.
If you get too cold I’ll tax the heat,
If you take a walk, I’ll tax your feet.
Don’t ask me what I want it for
If you don’t want to pay some more
‘Cause I’m the taxman, yeah, I’m the taxman
(tratto dalla canzone Taxman, dall’album Revolver dei Beatles)
L’Udeur è il partito di Clemente Mastella. Sta, non sempre, nello schieramento di centrosinistra. Giulio Tremonti è l’ex ministro del Tesoro che voleva tagliare le tasse. Fu costretto alle dimissioni, poi le tasse sono state tagliate senza di lui.
Il 3 novembre il quotidiano comunista Il Manifesto ha titolato a tutta pagina "Good Morning America", convinto che gli americani avessero cacciato George Bush dalla Casa Bianca.