New York. Non è di sinistra né di destra, è il classico intellettuale anticomunista, liberal ed ebreo che si entusiasma ancora per i libri di Saul Bellow. La definizione sembra cucita addosso a un neoconservatore, ma il direttore della Book Review del New York Times, Sam Tanenhaus, rifiuta anche questa etichetta che i suoi critici di destra e di sinistra gli rinfacciano continuamente. “Per natura sono molto moderato – ha detto in un’intervista – ma mi interessano le persone che hanno idee estreme”. Quando tre anni fa è diventato direttore di uno dei santuari giornalistici e intellettuali della sinistra liberal, la Book Review, la notizia è stata accolta come una piccola rivoluzione culturale nel mondo editoriale americano. Tre anni dopo, Tanenhaus ha raddoppiato l’incarico, creando già una serie di malumori in ampia circolazione su Internet. Il direttore del New York Times, Bill Keller, un giornalista che è molto più moderato del suo stesso giornale, gli ha affidato anche la guida della sezione Week in Review, il domenicale intellettuale del Times che, tra le altre cose, contiene le pagine degli editoriali. La Week in Review è lo spazio del giornale dedicato ad alimentare il dibattito politico e culturale del paese.
“Un noto neocon porta a destra la Week in Review del Times”, ha scritto il magazine Radar che è stato il primo a dare la notizia. L’intellettuale progressista Jim Sleeper ha un’ossessione per Tanenhaus. Non lo sopporta e di recente ha rincarato la dose, ricordando che Tanenhaus è stato ospite d’onore dell’American Enterprise Institute, dove ha svolto una relazione con toni ammirati su “George W. Bush e il futuro del conservatorismo”. La tesi di Tanenhaus è che le idee conservatrici sono dominanti e continuano a vincere. E, soprattutto, che non sono minacciate dal pensiero liberal di sinistra che, in realtà, non esiste. Sleeper gli contesta di aver portato queste idee sul Times e, a conferma, racconta con indignazione il fatto che la Book Review non abbia sentito l’urgenza di recensire il nuovo libro di Al Gore “The Age of Reason”. Non solo. Tanenhaus ha pubblicato recensioni devastanti sui libri di Paul Krugman, il guru economico dei progressisti e opinionista dello stesso Times, e continua ad affidare articoli a conservatori e, cosa ancora più grave, a quei liberal sospettati di intelligenza col nemico, come Paul Berman, Peter Beinart e Joe Klein.
Tanenhaus, 51 anni, ha scritto opinioni per il New York Times, ma anche articoli per Vanity Fair e New Republic, oltre che per le pagine neoconservatrici del Wall Street Journal, di Commentary, di New Criterion. Il suo eroe intellettuale è, appunto, Saul Bellow, autore secondo lui del “grande romanzo neoconservatore” intitolato “Il pianeta di Mr. Sammler”. Ma la nuova stella del Times ha anche altri eroi, entrambi impresentabili nei circoli culturali liberal. Uno è William Buckley, il fondatore della rivista conservatrice National Review, sul quale sta completando una laboriosa biografia. L’altro è Whittaker Chambers, sul quale nel 1998 ha scritto la biografia definitiva. Chambers era un giornalista e intellettuale comunista diventato negli anni Cinquanta uno dei più feroci anticomunisti d’America. Nel 1948 aveva accusato lo stimatissimo ex funzionario del Dipartimento di stato Alger Hiss di essere non solo un comunista, ma anche un agente sovietico. Hiss ha sempre negato l’accusa, ma dopo la sua morte si è scoperto che Chambers aveva raccontato la verità. Tanenhaus, da parte sua, è uno di quelli a cui non è mai sfuggita la portata della questione comunista e dei loro compagni di strada.
Christian Rocca
13 Dicembre 2007