New York. A morte Bush, abbasso Hillary, peace & love. Nella campagna elettorale americana è sceso in campo Sean Penn, l’attore più radicale del reame di Hollywood. Alle prossime elezioni primarie, il premio Oscar ovviamente non voterà per i disprezzati repubblicani, ma nemmeno per i favoriti del campo democratico. Secondo Sean Penn, Hillary Clinton, Barack Obama e gli altri big del partito sono soltanto una versione moderata del male assoluto bushiano. Penn non sopporta il fatto che siano inguaribili centristi, incapaci di considerare i crimini della Casa Bianca degni della pena di morte e, addirittura, timorosi di avviare le procedure di impeachment per rimuovere i responsabili dal loro ufficio. Il suo uomo è Dennis Kucinich, il bizzarro candidato di ultra sinistra che si è opposto alla guerra al terrorismo fin dal primo giorno, noto più che altro per aver mandato in bancarotta la città di Cleveland quando era sindaco e, più recentemente, per aver visto gli Ufo nel giardino dell’attrice Shirley McLaine.
In un ampio discorso tenuto venerdì scorso in una sala gremita della San Francisco State University, Sean Penn ha testualmente detto che Bush e compagni meritano la pena di morte per fucilazione. Penn, naturalmente, è contrario alle esecuzioni capitali, ma per la gang di George W. potrebbe essere pronto a fare un’eccezione: “Sono contrario alla pena di morte – ha detto nel suo discorso di endorsement a Kucinich – ma le leggi attuali prevedono che gente come Cheney, Bush, Rumsfeld e Rice, se trovati colpevoli, potrebbero trovarsi con un cappuccio sulla testa e con le mani legate e poi messi di fronte a un corpo di 12 uomini armati pronti a eseguire la condanna a morte per fucilazione”. Tutto questo, ha detto Penn, mentre “il Congresso, dominato in modo codardo dai democratici, riesce a malapena a trovare un’unica voce capace di proporre perlomeno l’impeachment. Questa è la voce di un vero americano. Questa è la voce del deputato Dennis Kucinich”.
Barba lunga, capelli arruffati, occhiali calati sul naso e vestito con un giubbottino bomber, Penn ha letto con tono monocorde il suo discorso, anche quando un unico studente repubblicano gli si è messo davanti e, rivolto verso il pubblico, ha mostrato un cartello che diceva: “Hey, Sean, ultimamente hai visto qualche Ufo?”. Secondo Penn, i repubblicani hanno devastato la Costituzione americana, che lui considera bella quanto quella venezuelana del suo nuovo amico Hugo Chavez (“un documento molto bello, non diverso dal nostro”).
“Bin Laden ora è contento”, ha detto Penn, perché grazie a Bush e alla vigliaccheria dei democratici l’America è diventata un paese di “torturatori”, di “violatori di principi” e di “pecoroni indeboliti”. La cosa più grave, secondo Penn, è che anche a sinistra ci sia una certa riluttanza a denunciare queste cose. C’è chi parla semplicemente di crimini e trasgressioni, ma per l’attore e regista si tratta di un vero e proprio “tradimento”, commesso non solo dai responsabili diretti di questi atti, ma anche da chi “sostiene questa Amministrazione attraverso la propaganda mediatica”.
Sean Penn ce l’ha anche con i suoi amici. Con la stampa liberal e con i circoli sociali di New York che continuano a parlare di “eleggibilità” dei candidati e a favorire le politiche centriste di Hillary. In gioco c’è la Costituzione, avverte Sean Penn, nella scelta del presidente non può essere decisiva l’altezza del candidato, il suo brutto taglio di capelli e nemmeno la moderazione. Kucinich è basso, ha un taglio improbabile e non è moderato nel difendere i principi americani, ma è il più nobile e meritevole dei candidati grazie a una piattaforma politica che Penn giudica coraggiosa e pacifista. “Siamo noi a determinare chi è eleggibile – ha detto Penn – ed è semplicissimo: se chiunque di noi che crede davvero nella Costituzione degli Stati Uniti andrà a votare per Kucinich, Kucinich sarà eletto”.
Penn ha ammesso di aver avuto una sbandata per uno dei candidati principali, uno degli avversari democratici di Kucinich. Poi però si è accorto che quest’altro candidato non è così deciso a difendere la Costituzione come il suo Dennis, quindi è tornato a sostenere il minoritario deputato dell’Ohio. Penn non ne ha fatto il nome, ma il candidato su cui aveva investito un po’ di fiducia è quasi sicuramente Barack Obama. Certamente non è Hillary Clinton. Di lei, dopo aver immaginato la fucilazione di Bush, ha detto cose terribili. Intanto, ha voluto ricordare che “non è Bill Clinton”, malgrado “lui conceda alla moglie la faccia del suo talento”. Per Penn, infine, “non bisogna sottovalutare il danno che l’ambizione di Hillary potrebbe causare al paese”.
Christian Rocca
12 Dicembre 2007