Camillo di Christian RoccaThe Wright Nation

New York. “Se volete capire Barack Obama – ha detto il più autorevole leader della sinistra religiosa, Jim Wallis – date un’occhiata a Jeremiah Wright”. Jeremiah Wright è il pastore della Trinity United Church of Christ di Chicago, una fervente chiesa nera della capitale del midwest che interpreta la Bibbia come se fosse la storia delle battaglie di liberazione degli afroamericani dall’oppressione dell’America bianca e che considera i neri, in quanto oppressi, più virtuosi e quindi più capaci di comprendere il vero significato delle Scritture.
Jeremiah Wright, 66 anni, è il personaggio centrale dell’universo spirituale e politico di Barack Obama, nato e cresciuto invece in un ambiente laico e non religioso. A metà degli anni Ottanta, lavorando come volontario a programmi antipovertà nella south side di Chicago, Obama ha incontrato il reverendo, la cui chiesa era ed è molto impegnata socialmente. L’incontro è stato decisivo per la formazione di Obama, il quale deve a Wright parte della sua straordinaria arte retorica, non a caso paragonata ai sermoni delle chiese nere e imparata durante le funzioni domenicali alla Trinity.
In particolare, è stato un sermone del reverendo intitolato “L’audacia della speranza” a trasformare il ventottenne Obama in un devoto frequentatore della chiesa e in un cristiano rinato. Nel suo primo libro, “Dreams of our fathers”, Obama racconta l’emozione e le lacrime di gioia all’ascolto di quel sermone di Wright che raccontava di come il potere della fede riuscisse a ispirare e trasformare i dimenticati dalla società. “L’audacia della speranza” è diventato il titolo del libro e del manifesto elettorale di Obama, oltre che il marchio di fabbrica della sua politica.
Obama s’è fatto battezzare e sposare da Wright e anche le sue figlie sono state battezzate alla Trinity. L’intera famiglia frequenta regolarmente la chiesa, e casa Obama è stata benedetta dal reverendo. Quando Obama è stato eletto senatore, nel 2004, la prima persona che ha ringraziato nel suo discorso di vittoria è stato Wright e prima di scendere in campo alle presidenziali si è consultato e ha pregato col reverendo. Il discorso di annuncio della candidatura, dieci mesi fa a Chicago, avrebbe dovuto essere introdotto e benedetto da un’invocazione al Signore di Wright, ma gli advisor di Obama gli hanno consigliato di cancellare l’intervento del reverendo. Il punto è che Jeremiah Wright è radioattivo per Obama, a causa delle sue posizioni radicali sul potere della black nation e giudicate “razziste al contrario” da parte dell’America.
(segue dalla prima pagina) Obama ha preso le distanze da certe posizioni del suo pastore, ma non al punto da non frequentare più la Trinity Church. “Il senatore è orgoglioso del suo pastore e della sua chiesa”, ha ribadito un comunicato della sua campagna. “Il reverendo è figlio degli anni Sessanta – ha detto Obama – e si esprime con quel linguaggio preoccupato rispetto al razzismo istituzionale che la comunità afro-americana ha dovuto affrontare. Analizza l’attualità nel contesto razziale, io tendo a guardarla nel contesto sociale di giustizia e ineguaglianza”. Con il New York Times, Wright non s’è scomposto: “Se Barack ce la fa alle primarie potrebbe aver bisogno di distanziarsi pubblicamente da me, gliel’ho detto e lui mi ha risposto di sì, che potrebbe capitare”.
Obama non è nato nel mondo di Jeremiah Wright, l’ha scelto. Figlio di padre africano e madre del midwest, il senatore è stato cresciuto nel privilegio dei valori della cultura mainstream americana. La Trinity Church è stata l’approdo finale del suo percorso alla ricerca della sua identità . E’ stato grazie al reverendo, ha detto al Times la sorellastra del senatore, che Obama “è riuscito ad abbracciare la comunità afroamericana in un modo completo e profondo”.
Wright è un seguace della teologia della liberazione, è abortista e favorevole ai diritti gay. Legge la Bibbia come un’analisi sociologica del degrado della vita nei ghetti di Chicago, del razzismo dell’America bianca e della politica estera degli “Stati Uniti e bianchi d’America”. E’ afrocentrico, amico di Muammar Gheddafi e del leader antisemita della Nazione dell’islam, Louis Farrakhan.
Dopo l’11 settembre, ha detto che gli attacchi sono stati la conseguenza delle politiche violente dell’America del “Grande occidente bianco”. Il sionismo “è razzismo bianco”. L’America è “la nazione più pericolosa”, un paese “fondato, e ancora oggi governato, da razzisti” che tengono i neri in prigione per non mandarli al college. Dopo queste geremiadi, ha scritto Rolling Stone, Wright chiude così i sermoni: “E. E. Diiiooo! Deve essersi. Rotto! Di questa merda!”.
    Christian Rocca

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